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Frater meus, mors tua

«Grazie per tutto ciò che hai fatto per me, fratello mio».

Silvio era andato a porgere omaggio a Quinto, nel piccolo cimitero di famiglia dietro la villa in cui viveva isolato da tutto, ben lontano dalla città. Pensava che se fosse diventato un minimo religioso la coscienza si sarebbe lavata con estrema facilità. E infatti si sentiva libero da ogni peccato.

Tornando verso casa diede un'occhiata anche alle altre piccole lapidi, soffermandosi un paio di secondi solo sull'ultima, "ne è passato di tempo, eh Primo?".

Entrò a casa, il suo maggiordomo gli prese la giacca e la posò sull'attaccapanni. 

«Il signore vuole riposare? Il letto è pronto e la camera ha raggiunto la perfetta temperatura».

«No Alfredo, ci vado più tardi. Non sono stanco. Voglio vedere gli altri. Sai com'è, dopo ogni volta ho bisogno di assicurarmi che vada tutto bene».

«Il signore sa che è tutto monitorato, non deve preoccuparsi».

«Lo so vecchio mio, ma mi sento meglio se lo faccio». Gli posò una mano sulla spalla e lo accarezzò con affetto sulla testa. «Sei un caro amico Alfredo, sei con me da sempre. Il tempo passa, i guai vanno e vengono, ma tu ci sei sempre stato».

«Il signore può sempre contare su di me, come poteva farlo suo padre, pace all'anima sua. Ho votato la mia vita per voi e non mi serve altro».

«Vado di sopra, semmai prepara un pranzetto leggero. A dopo»

Si diresse verso le scale e prese il respiro, non poteva e non voleva sforzarsi troppo. Dopo ogni ciclo era sempre più dura. Prima un piede, poi l'altro, respirazione. Battito regolare. Piede destro, inspira, piede sinistro, espira. Tutto a posto. Si convinse che il peggio era passato. Salì fino in cima.

Si avvicinò alla prima camera e osservò attraverso lo specchio unidirezionale. Lui stava correndo sul tapis roulant a velocità discreta, con al braccio il cardiofrequenzimetro collegato al macchinario. Luce verde, perfetto. 

Letto fatto, tavolo con acqua e integratori subito disponibili, tutto a norma.

Silvio proseguì il giro. Seconda camera. Il soggetto stava guardando la televisione. Una televisione che trasmetteva soltanto programmi di salute, benessere e nutrizione appositamente scelti dallo staff. Diede un morso a una mela e trangugiò un paio di capsule di Omega-3 RX. Ah sì, era quasi ora di pranzo. 

Lasciò anche la seconda camera e oltrepassò la terza senza soffermarsi. Uno su tre fa il turno di notte, e se gli altri due erano in attività, questo doveva per forza dormire per essere pronto e al massimo della forma di notte, per ogni evenienza.

Si fermò davanti alla vetrata della quarta camera e spiò. Era uno dei suoi preferiti. Al contrario degli altri, quasi tutti con stessa pettinatura e colore dei capelli (e non solo), lui aveva espresso il desiderio di lasciarseli crescere fin oltre le spalle e di far crescere pure la barba. Sarà rimasto colpito dal'aspetto del dottor Pace, probabile, ma reputava la sua scelta una novità e qualcosa per cui provare un pizzico di simpatia, anche se non ci aveva mai parlato. Come con gli altri, del resto. Non poteva conoscere il loro carattere, ma un giorno decise di provare simpatia per quel soggetto. Non creava nessun disordine nel volere un aspetto diverso, anzi, a Silvio faceva anche piacere vedere una versione alternativa. Per questo Silvio lo aveva messo in fondo alla lista, da usare solo in caso di necessità.

Lo salutò col pensiero e arrivò alla quinta camera. Stava facendo esercizi di core stability, sudava come una bestia e reggeva le posizioni a lungo. "Questo è molto resistente, i test dicono che supera tutti, anche se di poco", pensava con soddisfazione Silvio. Passò oltre.

Il sesto dormiva e il settimo era sulla cyclette andando a manetta e si rinfrescava con una speciale bevanda integratrice. "Piacerebbe tanto fare bicicletta pure a me", pensò sospirando con una leggera nota di rammarico.

Nell'ottava camera c'era lo staff medico che faceva il giro d'esami e controllava la pressione dell'inquilino, così proseguì ancora. 

Il decimo stava già mangiando del cibo accuratamente scelto dai nutrizionisti dello staff e finalmente Silvio, ispirato dall'uomo chiuso in camera, si ricordò del brontolio del suo stomaco, segno che ora aveva davvero fame e stava facendo anche tardi. Il pranzo avrebbe già dovuto essere pronto, così si diresse al piano di sotto, tralasciando le altre trenta camere, d'altronde il giro completo era troppo lungo da fare e comunque c'era chi monitorava tutto quanto.

Scalinata. Piede destro, sinistro, respirazione. E così via.

Alfredo, sempre pronto, lo accompagnò a tavola e lo fece sedere, portandogli le cibarie appena cucinate. 

«Tutto bene, signore? Come stanno?». Il maggiordomo non andava mai al piano di sopra, che era di competenza dello staff di medici e chirurghi.

«Normale. Anzi, al top della forma, come dovrebbe essere. Il quarto non si taglia mai la barba. Gli altri sono tutti uguali, ma lui mi assomiglia poco e per questo mi sta simpatico. Sarà uno scherzo del cervello, ma vedendolo diverso da me, mi dà una strana sensazione».

«Mi fa piacere, signore».

«Ma non ti sei mai incuriosito? Non hai mai voluto andare sopra».

«Il signore sa che sono fedele alla famiglia ma non ho mai condiviso moralmente il lavoro di suo padre. Sono dell'ottantadue, altra generazione, i bambini li vedevo crescere in altro modo, non copiati con lo stampo, e mi è rimasta quella concezione di procreazione. Quando dopo la sua nascita ho visto quella moltitudine di... fratelli, ho fatto un patto con il dottore suo padre. Ma non è mio dovere giudicare. Servire voi, lo è».

«Sempre ligio al dovere e sincero come non mai, caro Alfredo!», disse allegro Silvio che subito si fece serio, «io ho vissuto con tanti fratelli e non li ho mai conosciuti. Li vedo servire la causa e morire uno dopo l'altro. Non mi piace, ma sai che mio padre l'ha fatto solo per la mia malformazione congenita al cuore, non sarei mai vissuto così a lungo senza la sua dispendiosa idea e i doni dei miei fratelli. Ogni paio d'anni circa mi serve un cuore forte, e non solo, ed essendo compatibile con poche persone nel mondo... per questo curiamo la loro salute ma non abbiamo rapporti. È triste, ma è così. Loro sono stati abituati a crescere in pochi ambienti e soli. E io non ho di certo voglia di mo, di mori...», fece Silvio, in leggera difficoltà respiratoria. Alfredo volò per aiutarlo.

«Si rilassi signore, respiri. Si è sforzato troppo stamattina ed è stato operato appena una settimana fa, è il quinto cuore e lo sa che ogni volta il recupero è più lento. Inspiri, espiri... inspiri, espiri...»



1103 parole, ho sforato un po'. 

Idea partorita ieri mattina, scritta di getto nel pomeriggio con la solita improvvisazione, una revisioncina stamattina. Et voilà, pijateve 'sta munnezz

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