Scatola Nera
A volte
La quiete
È violenta.
ARYA MICKLEM'S POV
Non sapevo minimamente da dove iniziare, non ero spaventata.
Più che altro ero incredula, mi sentivo come se fosse tutto un sogno, neanche un incubo.
Ero ormai all'interno della porta, con i piedi sopra al braccio staccato di un uomo di mezza età, ma non mi fece troppa impressione.
D'altronde non era affatto la prima volta che avevo a che fare con i defunti, almeno una volta alla settimana moriva qualcuno sotto i ferri.
Non che ne fossi contenta, ma ero semplicemente abituata.
«Tieni gli occhi aperti» mi richiamó Kalim «Non si sa mai» aggiunse rallentando.
«Datevi una mossa» urlò Seth dall'esterno, doveva essere molto annoiato, dal momento che era più di un'ora fermo a guardarci.
«Arya,» riprese Kalim con stupore «Ho trovato la scatola nera» urló, in modo che sentissero tutti.
Feci un grosso respiro di sollievo e mi avvicinai al mio amico, Ethan mi seguì.
«Potrò dire di essere stato salvato da un Kebabbaro» insinuò lo spilungone, risposi tirandogli un 'dolce' calcio negli attributi.
Una volta raggiunto Kalim, mi ritrovai davanti un aggeggio rosso, di dimensioni medie.
«Ma stavamo cercando la scatola nera, non la scatola rossa» disse Ethan, non riuscendo a stare serio.
«Vieni qua» Disse Kalim indicando Ethan, che si avvicinò a lui.
«Questo si chiama Flight Data Recorder» fece il moretto indicando il lato cubico della scatola «Serve per registrare i parametri di volo nelle ultime venticinque ore» spiegò studiando l'oggetto «A quanto pare, siamo andati miglia fuori rotta nelle prime due ore, e nessuno è stato avvisato, probabilmente pensavano di avere tutto sotto controllo,» sospirò, mente Ethan ascoltava attentamente «Invece questo è il cockpit, una registrazione di cosa si sono detti pilota e co-pilota durante tutta la durata del viaggio».
«E a cosa dovrebbe servirci?» sbottò il più giovane.
«A capire cosa diamine sia successo su quell'aereo, e magari a capire dove siamo» precisò «Però ho bisogno di un po' di tempo, torniamo alla grotta» aggiunse.
Neanch'io credevo che sarebbe riuscito a risolvere tutto subito, sarà stato pure esperto, ma non era un mago, e soprattutto non eravamo in un luogo adatto.
Uscendo dallo sportello fatto esplodere in precedenza, inciampai su un cadavere.
Ma la mano del principe Ethan evitò di farmi fare una figuraccia.
«Hey doc, perdi colpi eh» ridacchiò aiutandomi a tirarmi su, risposi con un sorriso.
«Alla buon'ora» sbuffò Seth, appoggiato ad una lamiera, con Madison tra le braccia «Non pensate male, stava per svenire» precisò.
«L'avevo detto che sarebbe stata la coppia dell'anno» rispose Ethan, scoppiai in una risata liberatoria.
Ripensai ai cadaveri pestati con non curanza all'interno dell'aereo, solo dopo mi sentii in colpa.
Scacciai i miei pensieri quasi subito, pensando che non fosse il momento.
«Ethan! fai piano cazzo» urló Madison riferendosi all'impossibilità di camminare del suo amico.
Tornò Kalim al mio fianco.
«È maschio o femmina?» chiesi per rompere il ghiaccio «il bambino, o la bambina, intendo.»
«Destiny non ha voluto saperlo, lo sapremo quando nascerà» disse sorridendo, doveva amarla tanto, anche se a volte mi chiedevo come facesse.
«Farò di tutto purché nasca in un ospedale, e non su questa misteriosa isola», augurai al mio amico.
La nostra conversazione fu interrotta da qualcosa di molto strano, mai provato prima.
Mi girai verso gli altri, e ci guardammo tutti negli occhi.
Si alzò improvvisamente in forte vento, freddo, gelido, che rilasciava uno strano odore metallico.
Talmente forte da farci chiudere gli occhi, e tapparci le orecchie.
«Ma che cazzo sta succedendo?» urló Ethan, il mio udito era fortemente ovattato, ed eravamo bloccati, in silenzio.
Faceva talmente freddo che le mie gambe cedettero, facendomi accovacciare a terra.
Mi rannicchiai con la testa tra le ginocchia, e aspettai, non potevamo fare altro.
Ero molto confusa.
E poi il buio.
Lo stesso buio visto qualche giorno prima, dopo lo schianto.
«Arya, svegliati per favore» mi sentii richiamare da Seth, appoggiato ad un albero pochi metri dopo di me «Che diavolo è successo? perché sono svenuti tutti?»
Mi girava molto la testa.
Aprii lentamente gli occhi, tutti i miei amici erano pallidi, accasciati completamente a terra, svenuti.
Apparte Seth, che probabilmente aveva resistito.
«I-Io non lo so» riuscii solo a dire, il vento non c'era più, mi sentivo come se mi fossi svegliata dopo aver bevuto tre litri di vodka.
«Tieni» mi disse Seth lanciandomi la sua calda felpa nera «Sveglia gli altri che mi fa male la gamba, ho bisogno di sedermi» aggiunse scocciato, come se fosse colpa mia.
«Ma che cazzo?» si risveglió Madison, con i capelli scompigliati e la pelle d'oca «Cosa é successo?»
si chiese.
«Succede che siete svenuti tutti, per dieci minuti» rispose Seth «Stai bene?».
«Sì, credo.»
Non avevo parole,
ma ero più che consapevole che c'era qualcosa di molto strano, per qualche attimo pensai che fosse tutto nella mia testa.
Intanto si svegliarono tutti, confusi e stanchi quanto me, talmente tanto che Ethan non fece nessuna delle sue squallide battute.
Aiutai Seth a tornare alla grotta e a farlo sedere, prima di tempestarlo di domande sull'accaduto, dato che era l'unico rimasto sveglio.
«Mi puoi dire che diamine è successo?» sbottai.
«Cazzo Arya! Ti ho detto che non lo so! si é alzato il vento, ho avuto i brividi di freddo e siete svenuti tutti, tutto qua!» mi rispose scocciato.
«E perché tu no?»
«Stavo svenendo anch'io, ma fortunatamente avevo un albero vicino e sono riuscito a sorreggermi, ma sembrava di essere al polo Nord in quei due minuti» aggiunse.
Effettivamente, che ne poteva sapere, d'altronde era stato tutto il tempo con noi.
«Riprenditi la tua felpa che sei pallido come il cartongesso» dissi quasi incazzata «ci vediamo» mi congedai, anche se mi dispiaceva trattarlo così per nulla.
La cosa che mi stupí di più fu l'impassibilità di Ethan, che era tornato tranquillo sul suo pezzo di ala a mangiarsi un frutto.
Lo raggiunsi.
«Come stai?» gli chiesi semplicemente.
«Bene, ne vuoi uno?» mi chiese lanciandomi un frutto che aveva le sembianze di una pera «Non farti troppe paranoie, è già surreale il fatto di essere sopravvissuti ad un disastro aereo di questa portata, non ti stupirai mica per un vento glaciale alzatosi dal nulla in una giornata afosa di metà agosto!» puntualizzó, come se nulla fosse.
Effettivamente aveva ragione, niente di quello che succedeva quadrava.
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