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[missing moment #6: modd pt. two]

maggio, 2034

«Il campanello! Odd, puoi aprire la porta? Soledad mi sta uccidendo!» esclamò Mary, gridando dal salotto della nostra casa.

L'avevo comprata per mia moglie dopo la nascita della nostra seconda bambina, Candice Alyn, nata appena tre anni prima. In quel momento era seduta su uno dei tre divani del salotto, insieme a Mary e alla bambina più piccola, nata solo una settimana prima, Soledad Lara.

Eravamo tornati solo da due giorni da Formentera, dalla casa dove i Montgomery ci avevano ospitati per qualche giorno.

«Odd!» mi richiamò, dato che non aveva ricevuto risposta.

«Lo faccio subito, amore!» esclamai, e poco dopo aprii la porta. La voce squillante di Laura mi trapanò i timpani, insieme al pianto di Soledad. Salutai la signora Dunbar con due baci sulle guance, mentre William mi strinse la mano e mi abbracciò. Poco dopo, fece capolino nella stanza Mary, con Candice e Soledad in braccio. 

Nell'atrio, sui muri dipinti di giallo spento, c'erano fotografie della mia famiglia. Io insieme a Steven Spielberg, Tim Burton e Gillet Paques-Brenner. Grazie ai miei lavori ero riuscito a guadagnarmi qualche possibilità di incontrare una parte dei miei maggiori ispiratori, fra cui l'ultimo citato, autore del film La chiave di Sara, un film francese splendido, che io e Mary adoravamo.

In più, in quadretti rigorosamente blu, erano presenti delle foto di Mary con giornalisti e scrittori famosi a livello internazionali, come JK Rowling, Stephen King e Nicholas Sparks.

«Mary! Che piacere!» esclamò Laura, salutando mia moglie.

Gli occhi della famiglia Dunbar finirono immediatamente sulla piccola Soledad. Anche Laura e William avevano una figlia appena nata, ovvero Denise. Charlotte, invece, di sei anni guardava con curiosità Leo, suo coetaneo. Generalmente, quando si incontravano impiegavano qualche ora per ritornare "amici". Il figlio di mezzo, a già tre anni, era la copia perfetta di William: stessi capelli, stesso taglio, stessa tinta, occhi scuri, lunghi...

«Sono molto felice di vedervi» sussurrò Mary, aggiungendo un piccolo sorriso.

Aspettavamo anche il resto del nostro gruppo, per festeggiare la nascita di Soledad. La sala da pranzo, gentilmente preparata da me e Mary mentre i nostri figli dormivano ancora, era già pronta. C'erano due tavoli: quello dei ragazzi e quello dei genitori, e ognuno poteva sedersi dove preferiva.

Presi le giacche di tutti e le lasciai nel ripostiglio accanto alla porta d'ingresso. Ci stavamo dirigendo verso la sala da pranzo, quando il campanello suonò ancora. Aprii la porta e dinnanzi a noi apparvero Aelita, con Liesel fra le braccia, Yumi, con Eric fra le braccia, ed infine Jeremy, Ulrich, Hugo Belpois e Aiko Stern.

«Ciao!» esclamò Liesel, appena vide Mary.

Si sporse in avanti per darle un bacio e sorrise. Per Liesel e Hugo ero come uno zi, in quanto Aelita, per me, era diventata quasi una sorella, più che una cugina.

«Ciao Mary, ciao Odd» esclamò Aiko, rivelando i bianchi e splendenti denti presi dalla madre. Sbatté più volte le sopracciglia scure e sorrise.

«Ciao, che piacere rivederti» mormorai, prendendole la manina e baciandola.

Aiko scoppiò a ridere, poi Yumi le tolse la felpa e me la porse. Insieme alle borse, posai il tutto nel ripostiglio. Ritornai nell'atrio e Mary mi sorrise, porgendomi Candice. La presi in braccio e lei subito mi abbracciò.

Soledad, fra le braccia di Mary, continuò a indicare con l'indice la piccola Denise, la quale invece era in braccio al padre. Mary e William si accomodarono sui divani, uno accanto all'altro, e mentre le bambine giocavano fra di loro, lei e lui parlavano.

«Ho saputo che presto avrai un colloquio di lavoro per scrivere un libro a quattro mani» esclamò William, «sono davvero colpito.»

Mary gli sorrise. «Grazie. Sì» riprese poi, «quello che dici è vero. Ho in programma anche altri due romanzi, per concludere la trilogia iniziata l'anno scorso.»

«Certo. Il destino di Frank! Laura ha letto quel libro almeno diciassette volte!» mormorò William, scoppiando a ridere.

«E tu? Come va... il lavoro?»

William prese fra le mani il bicchiere di acqua che Laura gli stava porgendo e la ringraziò. Bevve qualche sorso, poi si rivolse nuovamente a mia moglie.

«A settembre comincerò a lavorare in un nuovo liceo. Insegnerò inglese, francese e, per la prima volta da quando mi sono laureato, olandese. Ho già ricevuto i nominativi degli alunni e, non ci crederai mai, ma sono di più quelli iscritti al corso di olandese!»

Mi sedetti al fianco di Mary e sgranai gli occhi. «Sul serio?»

«Già» approvò William, «ho dovuto dividere il corso in due sezioni da quanti alunni si erano iscritti. Non pensavo che fosse una lingua così richiesta!»

Laura e Aelita si avvicinarono sorridendo. «Perché non dici qualcosa in olandese?»

William annuì e sorrise. «Het is een mooie dag»

Lo guardammo con gli occhi spalancati per qualche secondo e poi scoppiammo a ridere. Mi coprii la bocca con una mano, poi vidi Laura accarezzare la spalla di suo marito.

«Che cosa significa?» chiese Yumi.

«Oggi è una bella giornata» replicò ridendo William, poi allungò lo sguardo verso Laura e sorrise.

Il forno della cucina trillò e Mary sobbalzò. Mi guardò ed io annuii, come per rispondere alla domanda che voleva porgermi, ovvero se potevo andare io a controllare che il pollo fosse pronto.

Mi alzai e, invitando gli ospiti a sedersi in sala da pranzo, raggiunsi la cucina.

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