capitolo tredici: missing girl
AIKO STERN
«Siamo arrivati appena possibile» esclamò Leo, entrando nella sala computer.
Hugo e Candice voltarono il capo verso di noi e sgranarono gli occhi. Per quale motivo ci stavano fissando a quel modo?
«Che cosa c'è?» domandò Leo acidamente.
Hugo si schiarì la voce. «Nulla» rispose, «pensavo solo che Aiko fosse in compagnia di Lottie e Damien»
Sbuffai. «No, Charlotte non risponde al telefono. Probabilmente è occupata. Allora, qual è il motivo di questo attacco?»
Hugo tornò a guardare il display del supercomputer e sospirò nuovamente.
«XANA ha segnalato una torre attiva, ma qui non riesco a trovarla. Probabilmente è stato un errore»
Spalancai gli occhi. «Allora possiamo tornare alla festa? Oddio, non che sia la migliore di tutte quelle che abbia mai frequentato, ma è sicuramente meglio di rimanere qua, in questo posto puzzolente»
Leo scoppiò a ridere e mi assestò un'occhiata divertita. Per tutta risposta, incrociai le braccia al petto e lo demolii con uno sguardo.
«Smettila Leo» lo ammonì sua sorella minore.
«Aspettate» mormorò Hugo, «abbiamo ricevuto qualcosa»
Mi avvicinai al supercomputer, ma il mio amico aveva già ricominciato a battere sulla tastiera, perciò non capii più nulla. Dopo circa trenta secondi Hugo ci assicurò che fosse sicuro, perciò lo aprì.
«Penso che dovreste chiamare gli altri» mormorò, tremando.
Candice sgranò gli occhi. «E' qualcosa di grave?»
«Non saprei dirlo, sinceramente. Sembra che chiunque abbia registrato questo video voglia farci un favore, ma contiene un episodio importante e sì... grave»
Afferrai il cellulare e composi il numero di mio fratello Edmund. Rispose dopo qualche squillo.
«Edmund» esclamai, «con chi sei?»
«Liesel, Eric e Charlotte, perché? Ci siamo appena incontrati per venire alla fabbrica»
«Sbrigatevi ad arrivare. C'è una cosa che dovete assolutamente vedere»
***
ERIC DUNBAR
Appena le porte dell'ascensore si spalancarono, entrai nella sala scanner. Candice, Hugo, Leo ed Aiko erano già lì e i loro occhi finirono sui nostri volti nel giro di qualche secondo.
«Finalmente siete arrivati» esclamò Hugo.
Mia sorella, trafelata, raggiunse il supercomputer. «E' successo qualcosa?»
«Abbiamo ricevuto un video» rispose telegrafica Aiko.
Suo fratello la guardò con un sopracciglio alzato. «E la torre?»
«Una cosa per volta» sentenziò Hugo, facendoci zittire.
Sospirò a fondo, poi girò la sedia in modo tale da poter vedere tutti i nostri volti e riprese lentamente a parlare.
«Non c'era nessuna torre. Penso che sia stato un problema della mia applicazione, ma quando siamo arrivati ho trovato un video nel supercomputer. Qualcuno ce l'ha inviato»
Lanciai un'occhiata al display illuminato del supercomputer.
«Di che cosa si tratta?» domandai.
«Ancora non l'abbiamo visto» mormorò Leo, «stavamo giusto aspettando voi»
Hugo girò nuovamente la sedia e cliccò sulla tastiera. Il video si aprì e partì. Era stato registrato in una casa che non vedevo da almeno otto anni. L'avrei riconosciuta ovunque, davvero.
La scena era girata nella cucina illuminata, e sulla destra si poteva notare l'atrio principale della casa e la porta d'ingresso. Improvvisamente una donna alta, magra, con lunghi capelli ricci e biondi entrò nella cucina. Era sorridente e stava canticchiando, perlomeno fino a quando la porta d'ingresso non si spalancò.
Un uomo vestito di nero entrò nella cucina e si lanciò contro la donna. Ella sbatté il capo sul ripiano della cucina e cadde a terra. L'uomo aveva pantaloni neri e felpa del medesimo colore, con il cappuccio sulla testa. Caricò sulle spalle la donna e la portò fuori dalla casa.
La registrazione si bloccò.
All'interno di quella stanza tutti sapevamo il nome di quella donna. Era stata amica delle nostre famiglie per qualche anno e da poco era tornata in Francia. Era Julia, la madre di Alexie Diane.
Restava da capire se quel video era stato registrato quella sera oppure era stato montato apposta.
«Qualcuno dica qualcosa per favore» mormorò Charlotte, alquanto spaventata, «abbiamo appena visto il rapimento di una donna. Dobbiamo consegnarlo alla polizia, immediatamente»
«Prima dobbiamo accertarci che Julia stia bene» la corresse Candice.
Lottie scosse nuovamente il capo. «No, non capite»
«E se ci chiedono chi ha mandato questo video? Non possiamo dire niente riguardo al supercomputer, volete capirlo?» esclamò Hugo, «possiamo consegnarlo, ma in modo anonimo, così nessuno ci chiederà qualcosa»
Charlotte fece un grande respiro.
«Dobbiamo prima chiedere a qualcuno se Julia sta bene» ripeté Liesel.
A quel punto ricordai di avere il numero di telefono del fidanzato di Julia, il patrigno di Alexie.
«Posso chiamare il compagno di Julia» mormorai, quasi senza fiato.
Sette paia di occhi furono su di me. Imbarazzato, abbassai il capo e cercai di non arrossire.
«Chiamalo» replicò Edmund.
Afferrai il telefono dalla tasca e lo sbloccai. Alexie mi aveva salvato il numero del suo patrigno perché così avrei potuto telefonargli in caso di necessità. Il telefono di James O'Brien.
«Buonasera signor O'Brien, sono Edmund Stern, l'amico di Alexie» esclamai.
«Edmund»
La voce di James era spezzata dalle lacrime. Stava letteralmente singhiozzando.
«Non è un buon momento» mormorò.
A quel punto capii. Il video era vero, era stato girato qualche ora prima, e quindi che Julia Diane era stata rapita da qualcuno.
«Che cosa è successo?» chiesi, sapendo già la risposta, «se posso sapere»
«Julia è stata rapita. La polizia è in casa e in questo momento non posso parlare. Vorrei che tu non dicessi nulla ad Alexie, almeno per ora»
Una lacrima mi rigò il viso. Odiavo mentire, soprattuto ad Alexie, perché era diventata una persona davvero importante per me ultimamente.
«Certamente. Per qualsiasi cosa, signor O'Brian, non esiti a chiamare»
«Grazie mille, Edmund»
Spensi la telefonata e posai il telefono nella tasca. Rialzai il capo e, sotto lo sguardo spaventato e deluso dei miei amici, annuii lentamente.
«James mi ha detto che Julia è stata rapita. La polizia è in casa»
Le ragazze si coprirono la bocca con le mani e cominciarono a piangere. Probabilmente si sentivano in colpa, perché se Julia era stata rapita era solo merito nostro. Noi avevamo riacceso il supercomputer e fatto in modo che il passato ritornasse a galla.
«Dobbiamo tornare in collegio» mormorò debolmente Leo.
«Che cosa ne facciamo del video?» chiese Liesel.
Hugo fece spallucce. «L'ho salvato nel supercomputer, quindi abbiamo una copia. Domattina decideremo cosa fare»
***
CANDICE DELLA ROBBIA
Quando rientrammo nel giardino del Kadic, osservai uno scenario incredibile. C'erano due ambulanze e una macchina della polizia.
Non avevo mai assistito ad un episodio simile all'interno del collegio, eppure stava accadendo, per la prima volta.
Alcune ragazze vicino a me dissero che alcuni erano scivolati a terra durante il blackout e li stavano portando in ospedale. Ma la macchina della polizia a che cosa serviva?
Eravamo tutti vicini, ci stringevamo nelle spalle, sperando che la situazione potesse cambiare, ma non accadeva nulla. Sapevamo che la madre di Alexie era stata rapita.
Improvvisamente, una voce mi chiamò. Mi voltai e con mia grande sorpresa notai il gruppo al completo dei nostri genitori. Mia madre venne verso di me e mi abbracciò, così fece Aelita con sua figlia Liesel.
«Papà» esclamai incontrando il suo sguardo, «è successo qualcosa?»
«Ci ha chiamati il preside Pichon» rispose Aelita, tenendo ben stretta la figlia di mezzo a sé, «la polizia era al collegio e tutti i genitori sono stati chiamati»
Soledad era in braccio a mio padre, mentre la piccola Bloom fra le braccia di Jeremy. Entrambe avevano un'aria piuttosto assonnata.
«D'accordo» mormorò Leo, «ma che cosa è successo?»
Nostra madre le passò una mano fra i capelli e sospirò, quasi come se fosse angosciata. Anche Yumi e Laura erano vicino ai loro figli e copiavano la stessa espressione di mia madre. Scott e Denise Dunbar stavano appiccicati rispettivamente al padre e alla madre, guardandosi attorno.
Il preside Pichon ci raggiunse, senza sorridere.
«Dovremmo interrogarvi» mormorò.
Sgranai gli occhi. Che cosa? Interrogarmi? E per quale motivo?
«Si può sapere che cos'è successo?» chiese Charlotte, liberandosi dalla presa della madre.
«Tesoro» sussurrò scandalizzata la signora Dunbar, «contieniti, per cortesia»
«No, mamma» replicò lei, «voglio sapere che cosa sta succedendo»
A quel punto giunsero Damien e sua sorella Juliette, seguiti dai loro genitori. Il ragazzo raggiunse Charlotte e l'abbracciò, ponendo fine al quasi litigio fra lei e la madre. Patrick, il cugino di Jeremy, lo raggiunse e si strinsero la mano.
«Avete saputo?» domandò, come se non volesse che noi ragazzi ascoltassimo.
«Sì, abbiamo saputo» rispose Jeremy.
Il mio sguardo cadde sulla signora Belpois, quella coi capelli biondi, color mais. Samantha era davvero una bella donna e capivo mio padre se aveva scelto lei, prima di mia madre.
I due si stavano avvicinando, mentre mia madre scambiava qualche parola con Yumi, la sua migliore amica.
«Che cosa gli starà dicendo?» sussurrò mia madre.
«Sta' tranquilla, Mary. Odd ti ama e non metterà fine a due matrimoni contemporaneamente» replicò risolutamente Yumi.
Ma Samantha sembrava voler qualcos'altro da mio padre. Non si limitò a stringergli la mano cordialmente, lo baciò sulle guance e lo abbracciò, come se io avessi appena avuto un incidente.
Le uniche cose che sapevo di Samantha erano che quando andava al liceo era decisamente una stronza. Mio padre adorava quel tipo di ragazza, perlomeno fino a quando conobbe mia madre.
«Se vuoi puoi chiamarmi, Odd» sorrise Samantha, «ho ancora il tuo numero fra i preferiti della rubrica»
Pensavo avessi quarantacinque anni, Samantha, non tredici, come quando uscivi con mio padre.
Mia madre la pensava allo stesso modo.
«E' così giuliva» commentò.
«Smettila» bisbigliò Yumi, «oh, guarda! Sta tornando Pichon!»
Il preside stava effettivamente camminando nella nostra direzione e quando fu a pochi metri da me, mi guardò e disse: «La polizia vuole interrogare solo alcuni di voi»
«Chi?» domandò Ulrich, avvicinandosi a sua moglie.
«Ehm» mormorò il preside Pichon, ma la sua frase fu interrotta da un poliziott. Doveva avere qualche anno in meno di mamma e papà, perché somigliava in modo alquanto spaventoso ad un ragazzo che era inserito nell'annuario, durante il loro ultimo anno.
Il suo nome era Matthias Burel. Mia madre una volta mi disse che Yumi l'aveva baciato, per gelosia nei confronti di Ulrich.
«Matthias?» domandò Yumi, sgranando gli occhi
«Oh, non pensavo che fossero loro le persone da interrogare» commentò l'uomo, sorridendo a disagio al preside Pichon.
Egli sorrise. «Spero che questo non causi alcuni problemi, Matthias. Hai la possibilità, volendo, di trasferire il caso a qualche collega?»
«Non è un problema» tagliò corto l'uomo sorridendo, poi prese un pezzo di carta dalla tasca interna della giacca marrone e lo aprì.
«Avrei bisogno di parlare con... tutti voi, ad essere onesto, perché conoscete la donna. In più, vorrei organizzare un colloquio con Hugo Franz Belpois, Aiko Stern, Edmund Stern e Leo della Robbia»
Alzai un sopracciglio. Perché dovevano parlare con mio fratello? Non c'entrava assolutamente nulla con la sparizione di Julia Diane.
«Quando possiamo incontrarci?» domandò mia madre, posando una mano sulla spalla di Leo.
«Domattina vi aspetto in centrale alle dieci in punto. Non so per quanto tempo i colloqui si prolungheranno, perciò vorrei che foste preparati a qualsiasi evenienza» spiegò il signor Burel, poi sorrise ancora e aggiunse: «Buona serata»
«Arrivederci» mormorò Ulrich, a denti stretti.
Guardai mia madre con uno sguardo decisamente preoccupato, ma lei non rispose. Mi attirò a sé e mi abbracciò, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Ma che cosa era successo mentre io stavo guardando quel video? Qualcuno aveva rapito Julia, lo sapevamo già, ma a scuola che cosa stava accadendo? C'era stato un blackout... e se qualcuno ci avesse spinti alla fabbrica per guardare quel video?
«Andiamo a casa» sentenziò mia madre, guardando dritta negli occhi di mia madre.
La signora Belpois si mise in mezzo. «Non credo sia il caso, Mary. I ragazzi devono stare qua a scuola»
Mia madre guardò Samantha e storse un sopracciglio. «Forse potrai farlo con i tuoi figli, ma non con i miei. Andiamo» sibilò poi. Mio padre prese per mano mia madre e insieme ci dirigemmo verso l'uscita del collegio.
Dietro di noi il resto del gruppo si trascinava verso le macchine. Potevo sentire il respiro affannoso di Liesel e gli occhi curiosi di Hugo sulla mia schiena.
Stava ancora pensando al Ballo? A tutto quello che era accaduto fra di noi? Cioè, in realtà non era successo nulla, ma avevo notato qualcosa nei suoi occhi, quando insieme volteggiavamo per la grande sala da ballo.
O solo io avevo percepito quelle emozioni?
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spazio autrice: eccomi qua! allora, chi avrà rapito Julia Diane? E perché vive con il suo compagno e non con il padre di Alexie? Che cosa succederà ora che tutti devono essere interrogati per la sparizione di Julia? I ragazzi racconteranno la verità riguardo al video ricevuto?
nella foto potete trovare Edmund Stern nella prima versione su Lyoko. e ora eccoci alla fatidica domanda del giorno.
4) Chi è il ragazzo con cui ha parlato Aiko, prima che egli corresse via?
1) Leo della Robbia
2) Damien Belpois
3) Un compagno di classe
4) Un esterno
rispondete nei commenti. ci vediamo alla prossima!
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