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Strength

- Prova ancora! Dai!

Marlene sta continuando a urlare incitamenti di ogni genere da circa mezz'ora, ormai; nonostante questi, ogni secondo che passa il volto di Niels non si ravviva, anzi: il ragazzo ha lo sguardo sempre piú cupo e fisso sulle mani, quelle stesse mani da cui ha continuato per tutto questo tempo a tentare -invano- di far uscire anche solo una minima, debole fiamma, che ora tremano impercettibilmente.

- No, - la risposta è secca, decisa. - È inutile. Ormai le ho provate tutte, Marlene. Mi dispiace solo di aver fatto perdere tempo a te, a tua madre e a mio zio.

In realtà, la ragazza è certa che Jeremy li stia ascoltando a stento: lo hanno lasciato ad esaminare con la mamma il supercomputer e a contattare quel Drake, e sicuramente li ritroveranno nella stessa situazione.

La cosa che la preoccupa, invece, è proprio Niels: non lo ha mai visto cosí. È stato tante volte stressato, frustrato o semplicemente giú di corda, come tutti, ma stavolta pare spento, come gli occhi scuri che non si azzarda a staccare dal suolo.

Si avvicina a lui, il riflesso dell'avatar da strega che la segue spostandosi e deformandosi sui vari cristalli.

- Non puoi mollare! Hai creato il fuoco una volta, sai che puoi farlo: devi solo...

- Crederci? So che volevi dire questo. Ma l' ho fatto; l'ho fatto, e non ho ottenuto nulla, come vedi.

- Le cose non si ottengono schioccando le dita, Niels.

- Pensi che non mi sia impegnato? - Marlene lo vede stringere i pugni con forza. - Mi hai visto. Non puoi capirlo, se non lo provi.

Non lo capisce, è vero, non fino in fondo. Ma sa che se gli permettesse di arrendersi adesso, non avrebbe un altro momento per fargli riprovare a farcela.

- È vero, ma... - si blocca un attimo, soppesando le parole. Già poco prima, con Amy, la sua imprudenza è costata loro cara; non vuole dire anche qualcosa di sconsiderato.
- Ma mollando ora non starai meglio.

- Non puoi dirlo. Non hai idea di come sto, Marlene. Mi sento impotente, in questo mondo non so come muovermi, come fare il mio dovere!

Lo dice alzando gli occhi, per la prima volta da quando sono lí, e puntandoli su di lei. Sebbene la angosci solo vederli cosí, Marlene si impone di non demordere:

- Non sapevi come farlo quando abbiamo scoperto questo mondo, eppure siamo qui anche grazie a te. Hai salvato Astra da solo.

- Avevo i diari e tutti i programmi come aiuto; ecco cosa succede quando mi distacco dal mio campo: sono un disastro.

Marlene sta cominciando a comprendere, ma allo stesso tempo a spazientirsi. Crede di essere solo. Dopo tutto quello che hanno passato, ha la ferma convinzione di esserlo! Hanno affrontato spettri, terroristi e quant'altro, condividendo sofferenze e successi, e Niels ancora pensa di doversi addossare la responsabilità di tutto.

Vorrebbe gridargli in faccia quel che ha in testa, ma non fa in tempo nemmeno ad aprire bocca che il moro guarda in alto e grida:

- Zio!

Jeremy ci mette un po' a rispondere, e quando lo fa il suo tono rivela la poca attenzione che sta prestando loro.

- Niels, cosa c'è?

- Abbiamo finito qui.

Naturalmente, non si sogna nemmeno di dire tutto quel che ha da dire.

L'uomo, dal canto suo, non fa nemmeno domande. Risponde che avvierà la materializzazione immediatamente, e il silenzio torna a regnare sul labirinto di cristalli.

È la streghetta a interromperlo dopo pochi secondi. Fissa Niels con occhi sgranati e chiede:

- È davvero ciò che vuoi?

- Mi dispiace, Marlene. Forse è vero: non ci credo, per dirla come piace a te. Ma ci sono altre verità che sono state provate. Io qui sono inutile, non riesco nemmeno a raggiungere una torre da solo, il mio fuoco è scomparso e farò molti meno danni al computer. Queste sono le cose in cui credo.

Ma certo. Come dimenticarlo? Niels è pragmatico, metodico e ordinato. Figurati se un grande scienziato potrebbe mai accettare una cosa cosí astratta come la forza di volontà, equipararla a quelle formule sataniche di fisica che divora come pane.

Il corpo di Marlene inizia a dissolversi. Prima che lo faccia del tutto, punta gli occhi sul ragazzo. Si augura che quello sguardo lo segua anche nel mondo reale: magari capirà come si sente lei, a vederlo cosí. Capirà che non è l'unico su cui si ripercuote il suo stato, che lei ci sta male quasi quanto lo stesso Niels.

***** *****

Erik non si è mai pentito come oggi di non aver ascoltato sua madre.

Quasi sempre, la mattina, Yumi grida sempre al figlio di portare un cappotto invece della solita, vecchia maglia nera -il periodo in cui si ripete il teatrino va da novembre a marzo circa. Erik, allora, prende Amy e corre a scuola il più velocemente possibile, prima che la donna lo rincorra con la bomba a mano che osa definire "piumino" e gliela lanci al volo. In genere, visto che il Kadic è dotato di un sistema di riscaldamento che permette di girare anche a maniche corte in inverno -e che d' estate trasforma l'istituto in una sauna-, il freddo non lo sfiora minimamente.

Tuttavia, né la sua adorabile sorella né qualcun altro si è degnato di informarlo che il riscaldamento si è rotto.
"Ma come, sono uscita con due sciarpe e il paraorecchie e non ti sei accorto di niente?"

- Ma come, sono uscita con due sciarpe e il paraorecchie e non ti sei accorto di niente? - Erik la scimmiotta senza accorgersene nemmeno, continuando a camminare intirizzito e tirando la cerniera della maglia quasi fin sopra il mento per il freddo, fin quando i suoi piedi non calpestano qualcosa di sottile. Abbassa lo sguardo, notando un quaderno azzurro.

Lo raccoglie e alza la testa, fermandosi poi ad osservare perplesso la proprietaria.

- Nickie?

La studentessa porta più trucco del solito oggi, o è solo una sua impressione? Non l'aveva mai vista così, con rossetto e ombretto dai colori così appariscenti che nemmeno lui, che a stento fa caso ai trucchi che mette Amy, riesce a ignorare. 

Quel quaderno, che ora le sta porgendo, non è caduto per caso probabilmente.

- Oh, no, - risponde lei, alzando divertita gli occhi al cielo e prendendo l'oggetto- Non Nickie. Sono Danielle... e grazie per avermelo raccolto.

Gli porge la mano. Anche se non capisce perché, in un certo senso lo solleva sapere che non si tratta della sua amica, ma della sua gemella, quella che lei gli ha nominato a volte. Decide di stringerla, e lo fa sorridendole:

- Erik. Di nulla... piuttosto, scusa se ti ho scambiata per lei, ma siete due gocce d'acqua.

- Figurati, nessun problema. Molta gente lo fa, purtroppo.

- Oh, beh... aspetta, in che senso "pur...

- Erik, ciao!

La vera Nickie fa la sua comparsa da dietro l'angolo con la solita espressione allegra, prima che lui riesca a finire la domanda. La ragazza, alla vista della sorella, si irrigidisce e mormora:
- Danielle...

- Ciao, sorellina! Non mi avevi detto di averne di così... simpatici.

Erik non sa perché a quelle parole la ragazza assuma una faccia esasperata e rotei gli occhi. Si affretta però a rispondere:

- Sì, anche se in verità ci conosciamo solo da pochi mesi. Ogni tanto mi ha parlato di te... ma non credo che ci siamo mai visti.

- Purtroppo, sono in una classe diversa dalla vostra... e a me Nickie non presenta molti amici, ma spero si possa rimediare.

- Sì, sì, magari parlerete dopo - risponde l'altra afferrando Erik per un braccio. - Ma sfortunatamente ora noi due abbiamo lezione, non ricordi?

- Beh, sì, ma...

Senza attendere la risposta, Nickie lo trascina via, facendo un breve cenno di saluto a Danielle.

- Ehi, ehi, ehi! La campanella non è ancora suonata, calma!

La castana non lo ascolta, e nemmeno si ferma, finché non svoltano l'angolo. Si ricompone allora brevemente e inizia a parlare:

- Scusa, è che mi serviva parlarti per darti... delle informazioni. Insomma, ho visto che non siete venuti all'assemblea di quattro giorni fa, tra poco finirà la scuola e mi sembrava giusto informarti sulle novità, visto che riguardano genitori e i tuoi sono stati alunni qui e...

- Wow, frena! - scherza lui. - Calma, respira a fondo... ok, ora puoi parlare.

- Insomma... ciò che cercavo di dirti è che in auditorium le rappresentanti hanno parlato dei veglioni. Mio padre mi ha detto di essere andato a scuola con i tuoi genitori, e per questo ti dicevo che... cioè, il primo, quello di Capodanno, è per gli ex alunni del collegio.

- Ora sì, che ti sei spiegata - Erik sorride. - Comunque, lo dirò a mi madre e mio padre, grazie per avermene parlato...

- Di nulla! E a quello del cinque gennaio, per gli alunni, verrai?

- B- beh...

Nella mente del ragazzo risuonano le parole che Yumi e Ulrich Stern hanno fermamente pronunciato al tavolo della cucina, dopo una lunga, umiliante ora in cui lui ed Amy si sono limitati ad ascoltare i due mentre dicevano loro quanto fossero stati sconsiderati: in casa per un mese. Conoscendo la mamma, però, qualsiasi proposta di fare uno strappo sarà accolta e ricompensata con un generoso aumento della durata del castigo.

Il pensiero di Erik va ad Astra, e ciò gli ricorda una cosa: lei è libera. O almeno, lo sarà dopo una settimana. Forse, anche se ormai lo ha più che perdonato, si è giocata col padre la carta del "Mi hai immesso un codice nella memoria" per uscirne quasi indenne; comunque, anche se non sa dove la furbizia di quella ragazza possa essersi spinta, resta il fatto che Astra è fuori dai guai, e molto probabilmente lei ci andrà, al veglione... senza di lui.

Non gli ha rivolto la parola che in situazioni di massima emergenza, e con Tom ha fatto altrettanto. Lui non credeva che parlasse sul serio quella sera, in fabbrica, eppure li ha ignorati davvero, e per oltre un mese. Ormai, con il Natale alle porte, il ragazzo comincia a dubitare che riuscirà a concludere l' anno con la situazione cambiata.

- Erik?

Nickie gli sventola una mano davanti alla faccia.
- Sei tra noi?

- Scusa, mi ero distratto... comunque non so se verrò, devo chiedere ai miei. Ti farò sapere.

- Certo! Se proprio non riesci prima delle vacanze, mandami un messaggio.

- Senz' altro... - Mentre cominciano ad avviarsi verso la classe di Madame Schmall, gli viene un dubbio. - L'entrata non sarà mica a coppie?

- No, sta' tranquillo - l'amica ride. - Non devi entrare con qualcuno a meno che non lo voglia tu.

Fantastico. Semplicemente fantastico. Un problema in meno; se dovesse andarci anche Astra, gli basterebbe  entrare e basta, e poi trovarla all'interno. L'unica cosa che gli resta da fare è essere il figlio piú educato, studioso, giudizioso ed ubbidiente che esista per una ventina di giorni e rabbonire almeno suo padre, che a sua volta provvederà a convincere Yumi. Almeno, a differenza di Amy, con lui il cambiamento da scapestrato a figlio modello sarà tangibile.

- Perfetto - risponde dunque, prima di entrare in classe e sedersi accanto a Nickie.

***** *****

-Uff, le prevendite vanno a ruba già da ora – si lamenta Marlene con suo fratello, seduto accanto a lei al solito tavolo della mensa.

- Non facciamola tragica... insomma, che vuoi che sia stare in casa fino alla fine delle vacanze, senza tv dopo le nove, e avere tutti i videogiochi sequestrati... cose da nulla – Tom finge di piangere e asciugarsi le lacrime, parlando con finta voce rotta.

- In questo sono d'accordo con te – biascica Erik, la testa nascosta dai gomiti e appoggiata sul tavolo – Anche se noi di settimane in casa dobbiamo passarne quattro.

- Sembrate dei prigionieri di guerra – replica Steve.

- La fai facile, tu – il castano lo fulmina con lo sguardo. – E anche tu, cugino, non sai quanto ti invidio.

Niels sussulta lievemente; i discorsi dei suoi amici li ha seguiti solo da lontano, estraneandosi dall' ambiente circostante... di nuovo. Da tre giorni, non fa altro ormai.

- Come no... zia Yumi ha parlato con mia madre l'altroieri. Mi ha assicurato che i conti li faremo in estate... una bellezza.

Lo dice con fretta: non vuole dare la sensazione di essersi distratto ancora, ma al contempo ciò che desidera di meno è chiacchierare piacevolmente con i suoi amici.

Dopo il fallimento al settore cristallo, ha cominciato a lavorare ogni notte per esaminare codici, formule e tutto ciò che possa essergli utile, oltre ad aver riaperto la cartella di Franz Hopper, che ha trascurato per lungo tempo. Stanotte avrà dormito due ore o tre, al massimo. Fino alle quattro del mattino, è rimasto davanti al computer di camera sua, cercando di venire a capo di qualcosa, di essere utile... almeno in quello.

Non può trascurare i propri doveri, è una sua responsabilità; Jeremy è impegnato nelle comunicazioni con Drake, oltre a doversi occupare della propria famiglia, che ormai è in procinto di allargarsi. Tra due mesi o poco più, se non avranno trovato una soluzione definitiva, lo zio sarà di nuovo padre e Niels sarà lasciato da solo, di questo è certo.

Si alza e prende il vassoio, per poi posarlo con gli altri una volta svuotato: ha mangiato solo il secondo, mandandolo giù a velocità estrema, proprio per risparmiare tempo; eppure, una volta uscito, non ha poi tutta questa voglia di lavorare.

Nemmeno i soli dieci gradi che lo accolgono una volta messo piede fuori dal refettorio sono sufficienti a fargli ignorare un minuscolo dettaglio: la stanchezza. L'ha affrontata per tre notti e lo farà una quarta, ma una pausa di un'ora, almeno prima dei compiti, potrebbe farla...

No. No, assolutamente no. Lavorare al computer è tutto quel che sa fare. Gli altri, almeno, su Lyoko assolvono ai loro compiti; Niels non ha altra utilità se non questa. Se non lo farà, diventerà un peso... più di quanto non lo sia già.

Si fissa le mani: perché? Jeremy non era un asso nella lotta, ma non poteva dirsi pessimo. I suoi poteri funzionavano. Sua madre, da quel che ha capito, dominava anche lei un elemento: la terra. Yumi ci metteva uno sforzo enorme, con la telecinesi, però gli effetti erano sorprendenti, per non parlare di Aelita e Ulrich... anche Amy, Marlene, Erik ed Astra non hanno difficoltà. Perché è l' unico ad incontrarne? Forse è lui il problema: non vede altra spiegazione.

Si siede su una panchina, lo sguardo fisso su un punto imprecisato. Rimane così finché non sente una voce:

- Vuoi diventare un ghiacciolo? Guarda che non ti manca molto, stare lì non ti serve

Marlene gli si avvicina e in un attimo è seduta accanto a lui.

- Mh...

- Niels, cos'hai? Sono giorni che non spiccichi parola. È per quello che...

Lui si raddrizza con la schiena, si appoggia con essa al retro della panchina e guarda in alto, mentre la interrompe per replicare:

- Sì. Avanti, dimmelo.

- Dirti cosa?

- Che avrei dovuto starti a sentire, non avrei risolto nulla eccetera... "te l'avevo detto".

- Oh, ci sarebbe alcuno sfizio, visto che mi stai dando ragione da solo.

- Ma sentila...

Lei sorride, ma la domanda successiva la porge con tono piuttosto serio, comprensivo:

- Vuoi parlare?

Niels chiude gli occhi, espirando lentamente. Deve rifletterci un po', prima di annuire, ma alla fine si convince che non può fargli certo male. Inoltre, non sta rivelando tutto a chissà chi: è Marlene. Solo ed esclusivamente la sua migliore amica Marlene.

- Non che ci sia molto da dire, - la avverte prima. – Hai indovinato, ovviamente, e sì, avevi ragione: forse andarmene è stato da idioti.

- E allora perché l'hai fatto?

- Beh... l'ho detto: ero inutile. Non riuscivo a fare nulla. Tu non sai come sto. È una sensazione orribile, sono a conoscenza del fatto di avere una forza interiore e allo stesso tempo anche di non riuscire a usarla. Non servo a niente, lì, se non posso: né a voi, né alla missione, a Jeremy... l'unica cosa che so fare è facilitare il lavoro dei terroristi.

- E per questo ti stai rintanando come una talpa tra i tuoi computer - deduce ovviamente lei, senza nemmeno il bisogno che il moro le risponda.

- Solo così riesco a non star male... insomma, sono l' unico che riesce a combinare qualcosa, se non facessi nemmeno quello, diventerei a tutti gli effetti una zavorra.

A queste parole la ragazza lo fissa con gli occhi sbarrati e un sorrisetto amaro in volto:

- Una zavorra? Niels Ishiyama, credi di essere una macchina? Non so, magari pensi pure che tutta questa storia abbia trasformato anche noi in affari tecnologici e che tu funzioni male perché, davvero, non capisco come altrimenti tu possa vederla, da quello che hai detto. Tu non sei né sarai mai un peso per noi. E soprattutto, non sei solo. Anche se non riusciamo a decifrare quella robaccia leggibile quanto l'arabo e il cinese messi assieme, non significa che scarichiamo su di te tutto il lavoro, che non ti sosteniamo.

Non sei solo. Sono queste le tre parole che gli fanno quasi trattenere il respiro; forse voleva sentirselo dire, o ne aveva semplicemente bisogno, ma quando le ascolta è come se un peso gli scivolasse via dal petto.

- Grazie.

La bionda gli regala un magnifico sorriso:

- Ah, non ringraziar...

Niels la abbraccia, ridacchiando:

- Grazie, grazie, grazie. Sul serio, oggi te lo direi cento volte. Parlare con te mi ha fatto davvero bene.

- Contento tu... ma togliti, ti prego, o rischio di abbassare la mia temperatura di due gradi!

La accontenta, anche se un po' a malincuore, e annuisce altrettanto mestamente quando la bionda gli dice di avere lezione e di dover andare. Vorrebbe passare altro tempo con lei. Prima di lasciarlo Marlene gli fa un'ultima domanda:

- Proverai a riusare i tuoi poteri, allora?

- Credo proprio di sì, – risponde lui, stavolta non certo come poco fa, ma almeno un po' più speranzoso al riguardo. – Ma aspetterò un attacco. I miei tornano in settimana e, anche se la mia punizione la sconterò a giugno, dubito che riuscirò ad andare in fabbrica quando voglio, visto che vivo a dieci chilometri.

- Mi basta sapere che ci proverai. Sono contenta di averti aiutato. Ma ora devo scappare, a dopo!

Lo saluta velocemente e si eclissa; il ragazzo però non fa in tempo nemmeno a tirare un sospiro che sente qualcun altro chiamarlo:

- Niels!

Gira la testa nella direzione da cui proviene il grido e scorge Tom, vicino al portone della scuola all'inizio del colonnato, che gli fa segno di raggiungerlo.

Lui si alza e va a passo spedito verso l' amico, sfregandosi le mani intirizzite dal freddo.

- Ciao – dice calmo. – Ti serve qualcosa?

- In realtà sì, un'informazione da te mi servirebbe... e alla svelta. – Niels capta una strana sfumatura nel tono di voce del biondo per un momento teme addirittura che XANA gli stia giocando un brutto tiro, ma poi Tom assume la tipica espressione che ha quando intende sapere una cosa sul momento, e ciò gli fa accantonare l'idea.

- Ricordi quando l' altro giorno, in fabbrica, prima di virtualizzarvi ti ho chiesto di darmi fiducia?

- Beh, sì.

- E allora mi spiegheresti perché ora non lo fai?

- Tom, ti giuro che non ho la minima idea di cosa tu stia parlando.

- Ti piace mia sorella.

L'affermazione dell' amico lo lascia a dir poco basito:

- Cosa? No... perché dici una cosa simile?

- Spiare è un'attività che so fare molto bene – si vanta il ragazzo sorridendo furbescamente. – Comunque sta' tranquillo, non ti mangio mica! Mi sarei preoccupato se ad andare dietro a Marlene fosse stato qualcun altro della tua famiglia.

- Ho capito, ho capito. Ma non sono inn... cioè...

In effetti, non lo sa nemmeno lui, se gli piace Marlene. Sono stati  migliori amici, per così tanto tempo che non ha idea di come sarebbe se ci fosse un altro tipo di rapporto tra loro. Ma allora perché ogni volta che la vede, da un po' di tempo a questa parte, gli basta semplicemente quello per non abbattersi? Perché, al settore cristallo, è certo che avrebbe rinunciato ancora prima senza di lei?

Non ha mai pensato a cose del genere: per quattordici anni, la sua vita è stata tutta un "amici-Giappone-scuola". Ciò che ha avvertito è cominciato da quando hanno scoperto il mondo virtuale. Probabilmente hanno iniziato a crescere, dovendo affrontare una cosa simile.

- Niels, almeno potresti dirmi da quanto, se proprio non vuoi parlarne ancora.

Ah, accidenti, è un interrogatorio, questo?

Sbuffa, però nella sua mente inizia a farsi strada la possibilità che abbia ragione. Forse è una cosa da niente, eppure non saprebbe come altro definirla, dato che ci ha pensato solo adesso.

- Se vuoi la verità... credo che abbia iniziato a farlo da questo momento.

Tom lo fissa stranito, le braccia conserte.
– Che vuoi dire?

- Che prima non ci avevo fatto minimamente caso. Ero preso da talmente tante cose che su questa non ho riflettuto minimamente...

Il biondo allora ridacchia, guardandolo con l' aria esperta di chi ci è già passato:

- Te lo concedo, Ishiyama... te lo concedo. E se dovesse servirti, ti offrirei anche aiuto.

- Come? – domanda lui, leggermente perplesso. Poi, però, sorride.- Beh... in questo caso, grazie.

- Accetti?

- Suppongo di sì – dice prima di salutarlo e allontanarsi velocemente verso la propria stanza.

Aiuto... glene servirà eccome. Anche se volesse combinare qualcosa, rimane pur sempre Niels: senza la spinta giusta, è altamente improbabile che ce la faccia. Potrebbe volerci davvero, davvero tanto, ragiona mentre si siede al computer per immergersi, un po' più motivato, nei suoi programmi.

***** *****

Steve controlla velocemente l'orario sul display del cellulare: le quattro e mezza. Se tutto va bene, e se ricorda gli orari di Faith, ha dieci minuti prima di avviarsi. Decide perciò di sedersi da qualche parte e riposare, o almeno distrarsi, fino a quando non dovrà andarsene.

Ogni tanto va da Niels, per aiutarlo o, come lo hanno implorato di fare Astra e Marlene, per staccarlo dal pc e farlo svagare. Tuttavia, oggi l'amico è stato irremovobile: dopo il pranzo, ha speso l'ora di riposo che aveva per il computer e ha anche saltato le lezioni. Erik e ed Amy sono spariti, Astra è ancora in aula e i due della Robbia saranno sicuramente già a casa, e ciò lo lascia da solo.

Si incammina quindi lungo i corridoi alla ricerca di uno dei soliti muretti su cui sta durante le ore buche, passando davanti alle aule di tecnica, informatica, ed arte.

A quella di musica rallenta il passo, sia per la melodia che ne proviene che per la persona che vi è dentro e la sta suonando.

Amy sta muovendo le dita con fare esperto, chiudendo e aprendo i fori e premendo quelli che sembrano tasti.

Steve resta in silenzio ad osservarla e ad ascoltare; non saprebbe dire quale sia la canzone che sta suonando, tuttavia non ha l'aria di essere facile: la ragazza fa spesso pause, per riprendere il respiro o concentrarsi dopo una nota sbagliata. Sempre allo stesso punto della melodia, per quattro o cinque volte, allontana le labbra rosee dal flauto e sbuffa, evidenziando con una penna parti di pentagramma sui fogli sistemati sopra al leggìo. Man mano che continua a sbagliare, però, la sua espressione diventa sempre più accigliata.

Steve non si accorge nemmeno che la sua mano è finita sulla porta socchiusa, facendola cigolare.

Amy si volta di scatto, gli occhi spaventati; vedendolo sospira e pare calmarsi, ma distoglie lo sguardo.

- Ciao- la saluta lui.

- Ciao – risponde questa, imbarazzata. – Ha-hai sentito?

- Sì. Sei brava.

- Ma pe- per favore... ci sto provando da due giorni e mi sono arenata sullo stesso punto da ieri...

La ragazza si gira del tutto e comincia a muovere freneticamente dei fogli nella propria tracolla, sistemata su un banco, come per cercare qualcosa, ma dal rossore sulle guance e dalla faccia nervosa che ha, lui capisce subito che non deve trovare un bel niente.

- Che ti prende? – Entra nella stanza e le si avvicina. Lei, per tutta risposta, continua a rovistare con ancor più tenacia nella borsa nera, in cui ormai regna il caos.

- Nie-niente. Sto solo cercando... un altro spartito. Devo provare ancora.

Steve posa una mano sullo stesso banco davanti al quale è lei, e chiede ancora:

- Cos'hai oggi, di grazia?

- Ti ho detto che non ho niente...

- Dimmelo guardandomi in faccia, allora.

Amy alza lentamente il viso; si morde il labbro inferiore e ripete, per la terza volta:

- N-non ho... assolutamente nulla- appena pronuncia l'ultima parola, però, gli occhi a mandorla volano ad un punto indefinito.

Il ragazzo alza un sopracciglio, prima di iniziare a capire: non le parla da più di tre giorni. O meglio, è lei a non avvicinarsi mai a lui. L'ultimo avvenimento in cui hanno comunicato è stato l'attacco dei terroristi a scuola, in cui lui...

- Oh, ti prego, – borbotta, per poi alzare la voce. – Dimmi che non è per ciò che è successo in biblioteca. Te l'ho detto più di una volta, non ha nessuna importanza.

Si aspetta un'altra risposta detta in preda a balbettii e singhiozzi, ma quel che segue è il silenzio più assoluto. Amy resta immobile per almeno un paio di minuti, e nemmeno lui si muove. Sta quasi per pensare che stia per andarsene, quando finalmente riapre bocca:

- Può essere... ma per me ne ha, anche se in un altro senso. Se un ragazzo mi bacia, non sono posso semplicemente scordarmelo. Forse tu ne sarai capace, ma io... io no. Penso troppo, lo hai detto anche tu.

- E ho anche aggiunto che commetti un errore madornale facendolo, o sbaglio?

- Io sono così! Le persone non cambiano completamente da un giorno all' altro, Steve. Non siamo a Lyoko... e non posso cancellare questa cosa dalla mia memoria come con il ritorno al passato.

Il moro decide di andar via; se continuassero questa discussione adesso, è convinto che lui finirebbe per dare in escandescenze o Amy per piangere.

- Come vuoi. Ignorami, cambia corridoio, guarda dove vuoi pur di non incrociare il mio sguardo per tutto il tempo che ritieni necessario, ma sappi che è assolutamente inutile, almeno secondo me, visto che non ho commesso nulla che giustifichi queste cose. Tra parentesi, se avessi taciuto non avrei dovuto nemmeno farlo... ma spero che capirai presto, Stern, che quel bacio era insignificante, e che rivorrei la vera Amanda indietro.

Si volta ed esce dalla classe. Il grido della ragazza lo raggiunge, così forte da perforargli i timpani:

- Ce l'hai davanti, la vera Amanda!

Non risponde e continua a percorrere a ritroso la strada fatta poco prima. Controllando l'orologio, vede che ormai è quasi in ritardo per raggiungere sua sorella. Comincia a correre, uscendo dal Kadic e svoltando verso il percorso di minor durata verso la scuola elementare.

Dannazione, non doveva perdere tutto questo tempo... inoltre, la fine di quel dialogo lo ha lasciato deluso. No, non deluso... amareggiato.
Non sa quanto tempo ci metterà quella benedetta ragazza a capire che se l'ha baciata non è stato nient'altro che per necessità. L'alternativa era tapparle la bocca con la propria mano.

Certo, il carattere di Amy è molto diverso dal suo, ma davvero fino a questo punto? Sarà che lui non ha nemmeno avuto molto tempo per pensare a queste cose, finora. Nella sua vecchia scuola c'era una ragazza che gli interessava. Ha iniziato a frequentarla per qualche settimana, ma poi lei non si è più fatta sentire, dopo aver capito che Steve era totalmente assorbito da Faith, dallo studio e da tante altre altre cose ben meno piacevoli delle precedenti.

Dopo questo, non è più successo nulla, né a lui è cambiato qualcosa. Non gli sarebbe dispiaciuta una storia, ma non ne ha avuto materialmente possibilità. Forse è per questo che baciare Amy gli è sembrata la cosa più banale del mondo. Quel genere di questioni non è mai riuscito ad affrontarle con la giusta importanza.

Di lei, invece, non sa nulla. Ha avuto modo di vedere che gli ammiratori non le mancano di certo, ma non sa quanti di essi lei abbia accettato e i dettagli della sua vita amorosa, ovviamente, restano per lui un mistero. La conosce però abbastanza da capire che, seppur stupida, una reazione del genere non è una sorpresa, da lei... anche se non è sempre così inibita. Su Lyoko, ha avuto modo di vedere una sfaccettatura del suo carattere che è nascosta, purtroppo. Se fosse stata quella versione di lei ad essere con lui in biblioteca, è probabile che non avrebbero discusso affatto, poco fa. Ma come ha detto Amy, non sono a Lyoko.

Cerca di affrettare ancora di più il passo, ma una prolungata vibrazione nella tasca lo fa arrestare di botto.

Lo schermo annuncia che la chiamata è proprio della sua compagna. Perplesso, la apre; non fa nemmeno in tempo a dire "pronto?" che la ragazza inizia a parlare, agitata:

- Steve! È successo un disastro!

- Come? Che intendi?

Lei ha il fiatone, come se avesse corso... o fosse totalmente in preda al panico. Steve inizia a preoccuparsi seriamente, e i suoi sospetti purtroppo non si rivelano infondati.

Ciò che l'amica gli dice è probabilmente la peggior notizia della settimana, ancor più brutta di quella avuta in laboratorio, sui codici di Laura.

- Mio padre mi ha chiamata... lo hanno fatto. Sono entrati nella base di Drake e l'hanno messa totalmente a soqquadro. E la cosa peggiore è che non sappiamo se e cosa hanno preso... dobbiamo aspettarci il peggio.

Dite che 4937 parole e un capitolo infarcito di ship bastano a perdonarmi per l' assenza? Síii dai❤

Comunque seriamente, avevo un botto di ispirazione per il pov di Marlene, per Niels abbastanza ed Erik... vabbè, ma per Steve zero. Spaccato. Diviso in due. Atto a formare due semicerchi congr... ok, forse basta.

Spero possiate ancora scusarmi. E soprattutto che continuiate a farlo in caso servisse perché faccio il quinto ginnasio, devo mettermi sotto se non voglio che greco mi inculi e credo che una professoressa stia iniziando a puntarmi (NO, NON HO STUDIATO STORIA. IL MIO CERVELLO IDENTIFICA LA STORIA COME "UTILE" DAL 476 d. C., PRIMA NON RICORDO NÉ RICORDERÒ MAI UN CAZZO).

Ok, la smetto. Come al solito scusate eventuali errori, io vado a magnare, spero di tornare presto.

Kincha007

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