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Rentrée

- Sveglia! - La persona a cui è rivolto l'urlo, una ragazza bionda ancora infagottata e immersa nei cuscini del suo letto, emette un gemito infastidito.
- Ehi, sorellina! Dai, muoviti, o faremo tardi! - con queste esatte parole suo fratello, così simile a lei nei tratti e nei colori di occhi e capello da sembrare il suo gemello, le dà il buongiorno a modo suo: sbattendole uno a caso dei numerosi peluches in faccia e togliendole di dosso la coperta, facendole venire la pelle d' oca. Marlene Della Robbia si rannicchia su sé stessa.

- Va' al diavolo, - mugugna. - Lasciami dormire altri cinque minuti, dai...
Lo sente che schiocca la lingua:

- Spiacente, - risponde con finta rassegnazione. - Ma le vacanze sono finite!
Lei lo maledice tra sé e sé per averle ricordato che è l'uno settembre: il primo, dannato giorno di scuola.

- Uffa! - sbotta. - Ma io voglio dormire!
Lui rimane irremovibile, ma probabilmente se la sta ridendo sotto i baffi, lo sa anche senza poterlo vedere in faccia.

- Dai, - continua. - Papà vuole salutarci, lo sai che starà via tutto il mese.
Solo allora Marlene si decide a scendere dal letto. Il loro padre, Odd Della Robbia, è un regista famoso in tutta Europa per i suoi lavori nell' ambito della commedia. Sfortunatamente per loro, questo lo porta a stare lontano da casa spesso, e per periodi non sempre corti.
La ragazza caccia Tom e si sfila il pigiama, mentre apre l'armadio per scegliere cosa mettere.
Guarda la finestra per vedere com' è il tempo e regolarsi: pioggia.

Ma che sorpresa. Ormai sono quindici giorni che su Parigi si è abbattuto un diluvio torrenziale, che non accenna a finire e che secondo il meteo non lo farà almeno fino al dieci settembre. Marlene opta dunque per una felpa del suo colore preferito, il viola scuro, e indossa un paio di pantaloni non troppo pesanti, di un verde militare. Si infila ai piedi delle scarpe nere e va in bagno a pettinarmi.
Non che ce ne sia un gran bisogno: i capelli biondi, che lei, Tom e la sorellina Chantal hanno ereditato dal padre, sono corti quasi come quelli di un maschio. I ricci le sfiorano solo il collo, e Marlene ha sempre fatto in modo di non tenerli più lunghi di così; troppo scomodi e problematici da acconciare, i capelli lunghi.

Esce dal bagno e scende le scale, iniziando già a metà di queste a percepire un delizioso profumo di pane tostato e caffè.
Entra in cucina:

- 'Giorno - saluta.

- Ciao, tesoro - ricambia la mamma, senza però girarsi dal piano di cottura, dove sta preparando altri toast.

- Fao, Mauene - bofonchia invece suo padre a bocca piena, trangugiando cibo ininterrottamente.

- Finirai per strozzarti, un giorno o l'altro! - lo avverte ridacchiando.
Mentre Marlene e sua madre si siedono al tavolo, dopo che Marthine vi ha portato le ultime pietanze, Tom irrompe nella stanza:

- Nulla da fare! - esclama. - Le pesti non ne vogliono sapere, di alzarsi.
Per "pesti" intende Gary e Chantal, i piccini di casa Della Robbia-Aubral, di rispettivamente otto e sei anni.
Odd sospira e si alza -ma ovviamente ha già ripulito il piatto prima di farlo.

- Vorrà dire che ci penserà Odd il Magnifico a farlo! - annuncia mentre Marlene si prepara a sentire i bambini implorare pietà, visto che c'è un solo modo in cui Odd della Robbia sveglia i suoi figli: col solletico.
Dieci, nove, otto... conta mentalmente alla rovescia da quando sente impercettibilmente aprirsi la porta della loro cameretta.
Non fa neanche in tempo ad arrivare al tre prima di udire i due birbanti che corrono rovinosamente a vestirsi cercando di sfuggire alla tortura.
La ragazza soffoca un risolino:

- Tom, che ore sono? - domanda.

- Non puoi semplicemente girarti e guardare l' orologio dietro di te? - sbuffa lui prima di riempirsi la bocca con un pancake.

- Ma tu ce l'hai di fronte, lo sai che sono pigra. - Dio, quanto ama infastidire suo fratello.

- Sono le otto meno un quarto, contenta? - dice esasperato.
Tutt'altro che contenta, le scatta in piedi:

- Cavoli, ma è tardissimo!- grida afferrando lo zaino e precipitandosi all'ingresso. Prende un ombrello e aspetta che arrivino gli altri per andare.
I suoi fratellini iniziano a scendere in quel momento le scale, già con gli zainetti sulle spalle. Li osserva: Chantal è in tutto e per tutto sua copia, fatta eccezione per i capelli, che porta a caschetto. Le si legge in faccia l' emozione per il primo giorno di scuola elementare. Gary invece è all' terzo anno di quel ciclo d' istruzione, e Marlene ha tutte le ragioni per credere che non veda l'ora di finirlo. E' l' unico dei quattro a non somigliare al resto dei fratelli, ha un zazzera di capelli castano scuro come la mamma, oltre ad averne ereditato gli occhi verdi.
Odd li raggiunge portandosi dietro un trolley lilla, impaziente:

- Dai, ragazzi, muoviamoci o faremo tardi e non potrò salutarvi prima di andare in aeroporto!
Motivati da questo, i cinque si dirigono in fretta in auto, dove ma Marlene tocca condividere il sedule posteriore con Gary e Tom, mentre Chantal si siede accanto al padre.

- Dove andrai stavolta? - gli domanda curiosa.

- Diciamo solo che farò una bella rimpatriata - risponde questo con un sorriso enigmatico.

- E dillo e basta, che vai in Italia! - gli rovinano la festa lei e Tom, come se si fossero letti nel pensiero.

- Certo che avete proprio un bel carattere... - protesta papà.

- Ma guarda, chissà da chi lo abbiamo preso.

- Da vostra madre, sicuramente: io non sono un tale guastafeste - gli regge il gioco. Di Odd della Robbia si dire davvero tutto, tranne che sia una persona seria: scherza in ogni ora in cui non dorme... o si abboffa come un maiale.
Anche il suo look non è proprio il massimo del rigore; in mezzo ai capelli biondi, che porta non molto lunghi e sistemati a punta sulla testa, ce n'è una striscia che ha tinto di viola, lo stesso colore che mette praticamente ovunque: coperte viola, tende viola... persino la cuccia del cane è viola. Quest'abitudine l'ha presa alle medie, e né le suppliche della madre dei suoi figli, né le minacce dei professori negli anni sono servite a fargliela perdere. A trentotto anni continua a portare i capelli di un quattordicenne. Marlene è pronta a scommettere che un giorno i suoi figli lo conosceranno, e quel giorno avrà ancora i capelli di quel colore.

Neanche si accorge del tempo che passa mentre si avvicinano a destinazione, sarà che vuole goderselo tutto finché non dovrà salutarlo di nuovo per chissà quanto.

La macchina alla fine si ferma davanti alla scuola sua e di Tom: il collegio Kadic. In verità loro sono esterni e tornano a casa dopo le lezioni, ma gli alunni -o meglio i loro genitori- possono scegliere se restarvi a dormire o no.
Non fa in tempo a mettere piede fuori dall'auto e ad aprire l'ombrello che sente gridare il suo nome:

- Marlene! - una ragazza dai lunghi capelli corvini le corre davanti e la abbraccia con entusiasmo.

- Amy! - saluta la bionda mentre si stacca per evitare di morire soffocata. Conosce Amanda Stern praticamente da quando sono nate, e sono come degli opposti che si attraggono. Amy è carina, attrae tutti i ragazzi coi suoi occhi a mandorla neri come la pece e con gli stessi capelli scuri di sua madre Yumi; solitamente però, fatta eccezione per i vecchi amici, è abbastanza timida e scostante come suo padre, anche se sa essere davvero dolce in certe occasioni.
Marlene, dal canto suo, è la buffona della situazione, quella che fa le battute, anche se non si definirebbe propriamente bella, visto che si cura con appena piú dedizione di quella che impiega suo fratello, e solo perché obbligata dalla madre.

- Hai visto Astra, per caso?

- No, - scuote la testa. - Ma visto che ad accompagnarla è Aelita, credo sia logico che tardi un po'.

Aelita è...  come una specie di madrina, se non fosse per il fatto che i genitori di Marlene non sono credenti e che perciò non l'hanno mai battezzata. Ma quando mamma e papà non c'erano era sempre lei a occuparsene, facendola stare a casa sua e giocare con Astra.
Non sa troppo della sua giovinezza, se non che ha creduto di essere orfana per lungo tempo: non ha saputo che i suoi genitori erano vivi fino a quattrodici anni. E' stato Odd ad aiutarla a stare al Kadic -neanche Marlene sa come abbia fatto a procurarle un' identità fittizia- assieme a suo marito, Jeremy, finché ha appreso di avere ancora una famiglia.
Da quel che le hanno raccontato, si è finta la cugina di suo padre, ma ovviamente Marlene non ha alcun legame di parentela né con lei, né con sua figlia Astra o il suo fratellino Fred... o col bambino che i Belpois -questo è il loro cognome- stanno aspettando ora.

- Capisco, - mormora Amy comprensiva. - In effetti, mi pare normale che in quello stato debba guidare piano.
In realtà i Belpois abitano praticamente dietro al Kadic, ma hanno trascorso qualche giorno dalla madre di Aelita nel centro di Parigi e per una serie di contrattempi non sono potuti ritornare a casa loro ieri.

- Ehi, Amy! - si fa avanti Tom per salutarla velocemente, per poi passare al suo compagno, nonché fratello della mora, Erik. Non è un'esagerazione dire che sia la copia sputata - sia in aspetto che in atteggiamento- di Ulrich Stern, suo padre.

-Della Robbia, che piacere rivederti - quest' ultimo fa solo un cenno con la mano, evitando di lasciare il grosso ombrello che ripara sia lui che la sorella, motivo per il quale ha dovuto seguirla quando mi è corsa incontro.

-Lo sapevo, non riesci a starmi lontano, eh?

- Caro mio, non l'hai ancora capito che con "della Robbia" intendeva me? - lo apostrofa.
I ragazzi scoppiano tutti a ridere, poi Amy sposta lo sguardo e si apre in un enorme sorriso:

- Astra, finalmente!
Una testa rosa si materializza, accompagnata dall'ondulare dei suoi codini, che in realtà sono talmente lunghi da arrivarle sotto al sedere, e da una donna dai capelli corti del suo stesso colore e il ventre leggermente sporgente.

-Ehi, Principessa! - a chiamare cosí Aelita è Odd, che finora ha assistito ai loro discorsi in silenzio. Scende dall'auto e va ad abbracciarla, poi il suo sguardo si sposta sulla ragazza. Sfodera un sorrisetto e fa un piccolo inchino:
-Vostra Altezza, vedo che ci siete anche voi!
Astra si mette a ridere, mettendo in mostra i denti bianchissimi e socchiudendo le iridi di uno sgargiante acquamarina.

-Odd, come al solito non perdi mai la voglia di scherzare- sorride sua madre.

- Naturalmente! Ora però devo andare, ragazzi, o non farò in tempo a prendere l'aereo visto che devo accompagnare anche i bambini. Tom, Marlene...
L'uomo dà ai figli un abbraccio velocee risale in macchina, accelerando e svoltando al primo incrocio.

- Entriamo? - propone poco dopo Erik.

- Ma non manca Niels? - nota Marlene. Niels è il cugino in comune di Astra con lui ed Amy;  è suo coetaneo, figlio della sorella di Aelita e del fratello di Yumi, Therese e Hiroki. Della madre non ha praticamente nulla: lei è in tutto e per tutto occidentale, Niels invece ha i tratti asiatici e la pelle pallida di suo padre. L'unico tratto caucasico è la forma più rotonda degli occhi.

- Arriverà domani, se non sbaglio, - dice il castano. - I suoi hanno dovuto chiedere un permesso, visto che sono stati costretti a rimanere per lavoro in Giappone e a reiscriverlo come interno quest' anno.

- E com'è che tu sai tutti questi dettagli e io no? - domanda sua sorella.
Lui fa un sorrisetto:

-Diciamo che al posto di essere sempre in giro per uno dei miei mille impegni o di chattare su WhatsApp, ogni tanto scambio due chiacchiere con papà.

- Che spiritoso - quando Amy fa così, a Marlene sembra proprio di vedere Ulrich che risponde ad una frecciatina di suo padre.

- Ok, basta, - stronca una possibile lite tra fratelli. - Visto che Niels non verrà, vogliamo entrare?
Tutti sono d'accordo, e dopo che anche Astra ha salutato sua madre i cinque varcano l'imponente cancello del Kadic. Quest'ultimo è davvero enorme: comprende in un unico plesso medie e superiori, laboratori vari inclusi, e in edifici separati ha una gigantesca palestra, una piscina e naturalmente i dormitori degli interni. Possiede anche un campo da calcio, dove Tom si diverte a fare bella mostra di sé quando riesce a non farsi soffiare la palla da Erik. Nonostante ormai siano tre anni che frequenta questa scuola, ogni volta il primo giorno lascia sempre Marlene di stucco...
Arrivati all'ingresso i ragazzi si separano per andare nelle rispettive classi.
Astra, Amy e Marlene trovano in fretta l'aula corrispondente alla 4C e una volta entrate cercano un posto decente, rigorosamente nelle ultime file. Sfortunatamente, però, non ci sono banchi a tre.

- Fa nulla - si arrende  subito Amy. - Prendo io quello davanti a voi due, l'anno scorso è toccato ad Astra.
Trovato l' accordo, ci sediamo. La classe si riempie poco a poco, e Marlene approfitta del fatto che ancora non ci sia nessun docente per dare alle amiche una notizia sentita di sfuggita:

- Sa quel che so avremo una nuova professoressa di francese quest'anno.

- Davvero? - domanda Astra accanto a lei. - E come mai?

- La nostra non era proprio giovanissima, suppongo sia finalmente andata in pensione. Ma non so chi prenderà il suo posto.

Quasi in risposta, la nuova insegnate varca la soglia dell' aula a passo spedito. È una donna a cui non darebbe più anni dei suoi genitori, con dei lunghi capelli scuri -che, nota, sono tinti, viste le radici leggermente bianche alla base- acconciati in maniera buffissima in una specie di coda gigante. Ha due dita di ombretto rosso sulle palpebre, un rossetto -fortunatamente non dello stesso colore sgargiante- sistemato alla bell'e meglio sulle labbra arricciate in una smorfia che lascia trapelare quanto sia stufa della vita, e probabilmente irascibile. Tutto sommato però, Marlene crede sarebbe una bella donna, se non si vestisse da pagliaccio per andare a lavorare.
Scuoto una spalla ad Amy:

- Lo vuoi un bel palloncino, Georgie? - imito It facendola scoppiare a ridere.
Purtroppo, la festa finisce subito:

- Silenzio! - tuona la prof.
- Allora ragazzi, mettiamo da subito le cose in chiaro. A meno che non sia per fare delle domande o per rispondere alle mie quando vi interrogherò, non voglio sentir volare una mosca qua dentro, né ora e né per il resto dell' anno, ci siamo intesi? Io sono la vostra nuova insegnante di francese. Il mio nome è Delmas. Ora, procediamo con l'appello.

Marlene la testa sul banco a sentire quel nome. Suo padre le ha parlato di Elisabeth, o Sissi Delmas: frivola, oca e soprattutto piú ignorante di un asino in ogni argomento che non sia la moda. Non ha la minima idea di come le sia balenato in testa di insegnare letteratura. Ancor più strano, però, è che qualcuno abbia accettato di darle una cattedra da qualche parte.

Iniziando da Astra, in poco tempo è il suo turno:
- Della Robbia Marlene. - Non fa in tempo ad alzare la mano che la sente commentare - Tuo padre non ha mai avuto buon gusto coi nomi... ma che vuoi farci, basta guardare quanto ridicolo sia il suo.

Non è possibile. Ma chi accidenti di crede di essere? Marlene sa che dovrebbe restare zitta, ma è più forte di lei. Non riesce a evitare di risponderle come si deve:

- Infatti lo ha scelto mia madre - il tono di sfida con cui ha parlato fa sì che per pochi secondi cali il silenzio.
Vedendo che la ragazza continua a fissarla senza cambiare di una virgola espressione, passa alle maniere forti:
-Sai che c'è? Se vuoi proprio iniziare in modo spettacolare la giornata, e l'anno, vedrò di accontentarti con una bella nota in condotta. E ora basta, proseguiamo con l' appello, non voglio perdere altro tempo con te.
Marlene non fa una piega, ma aspetta che sia la donna a smettere di guardarla. Ormai ha imparato che in casi come quello è meglio lasciar perdere.
Sa che la nuova insegnante non è in buoni rapporti con la sua famiglia, e ancor meno con quella di Amy, e che dopo il divorzio da suo marito non vede praticamente mai una delle sue figlie, visto che ha ottenuto la custodia solo di una delle due ragazze . Ma il suo dovere con quella classe è quello di insegnare. Marlene non ha la minima intenzione di lasciare che le vengano scaricati addosso lo stress e le frustrazioni della vita di quella donna o di lasciare che ciò influenzi la sua vita.

- Stern Amanda. Accidenti, sei la copia sputata della tua insopportabile madre.
Marlene vede il viso della sua amica diventare rosso di rabbia e di vergogna. Amy non è come lei, non riesce a mantenere la calma mentre risponde a un insulto. Se non riesce a ingoiare il rospo, esplode platealmente. La ragazza sta per posarle una mano sulla spalla per consigliarle di tacere, ma prima che possa reagire vengono interrotti da qualcuno che bussa alla porta.

- Avanti - dice la Delmas.
Una zazzera di capelli così scuri da sembrare blu precede un viso leggermente abbronzato e due occhi grigi... familiari. Troppo familiari, anche se a prima vista Marlene non ricorda esattamente a chi appartengano.

- Buongiorno - saluta il ragazzo senza nemmeno scusarsi, non modificando di una virgola l'espressione perfettamente neutrale.

- L'ennesimo maleducato, - si lamenta acida la donna con una punta di sarcasmo. - Chi saresti tu, sentiamo? Ho finito ora di leggere l'elenco degli alunni, dopo Stern non c'è nessuno. E in classe sono tutti presenti.

- Mi sono iscritto da poco, - spiega il nuovo arrivato con voce atona. - Giusto una settimana fa. Credo che la segreteria non abbia fatto in tempo a modificare il registro di classe.

La docente sbuffa contrariata.
-Mi ricorderò di farlo presente alla segreteria. È impossibile lavorare, da qualche anno... Dimmi nome e cognome, li scriverò a penna in fondo al foglio per il momento.

- Mi chiamo Steven. Steven Dunbar.

Finalmente ce l' ho fatta nipotini, sono riuscita a copiare il capitolo più lungo che io abbia mai scritto entro oggi! Che ve ne pare? Cercherò di farli durare di più rispetto all' altra storia, anche se ho già detto che aggiornerò un po' meno frequentemente... ma credo che a questo punto ne valga la pena, no? Potreste dirmi se si vede la foto di Erik?
Kincha007

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