In the real story
All'uscita da scuola, aspettando Marlene, Tom si appoggia al muro esterno del Kadic e tira fuori il cellulare, iniziando contrariato una partita al primo gioco che si ritrova nella cartella delle applicazioni.
Ma perché sua sorella ci mette sempre così tanto a uscire, diamine? Dopo tutti quegli anni non ha ancora capito cosa la spinga a ritardare il momento della fuga da quella gabbia di matti.
Mentre continua a sparare contro stilizzati omini verdi in un'ambientazione spaziale da quattro soldi, dentro lo schermo che ricorda uno di quei vecchi giochi da macchinetta a gettoni degli anni Ottanta, qualcosa di freddo e sottile gli si incolla improvvisamente al braccio con un soffio di vento.
Mette in pausa, per scoprire che la corrente non ha trasportato altro che un volantino.
Una ragazza dai capelli rossi a caschetto, sua compagna di classe, gli corre vicino, cercando di acchiappare al volo gli altri foglietti che le sono evidentemente sfuggiti di mano. Dopo appena pochi secondi però rinuncia, rivolgendosi finalmente al ragazzo:
-Oh, mi spiace! Il vento mi ha colta di sorpresa!
-Figurati, Annette. Ma per cosa sono esattamente?- domanda lui indicando i volantini.
-Una festa, il mese prossimo. In verità so che ce ne saranno due, ma solo la seconda riguarda noi. Se ne stanno occupando i ragazzi del terzo superiore, però hanno chiesto a noi di dare una mano a spargere la voce per tempo... se ne parlerà in un'assemblea tra un paio di giorni, ma se vuoi sapere qualcosa in più è con Nickie che devi parlare.
Alla parola "festa" il corredo genetico di Odd della Robbia presente in lui si risveglia di botto, facendolo sorridere inconsapevolmente.
Tom individua Nickie appoggiata all'altro muro esterno adiacente al cancello, con un fascio di fogli identici a quelli di Annette ben stretti al petto, visto il forte vento che ha appena fatto volar via quelli della rossa.
-Grazie, vado a parlarci ora. A domani!
L'altra ricambia il saluto e torna a cercare di salvare qualche altro volantino. Tom intanto si avvicina alla castana, facendole un cenno con la mano:
-Ehi!- dice lei, sorridendo.
-Ciao! È vero che c'è una festa in arrivo?- domanda con fare da intenditore. Nickie ridacchia:
-Sì, è vero. Sarà per l'ultimo giorno delle vacanze invernali ma abbiamo preferito organizzarci per tempo.
Il cinque gennaio... in effetti, il ragazzo si rende conto solo ora di come sia volato il tempo dalla sera del salvataggio di Astra: ormai la fine della scuola prima delle vacanze di Natale è alle porte.
-Ma se vuoi un biglietto- continua lei intanto. - Credo che dovrai aspettare che la prenotazione di qualche locale sia confermata, visto che il preside non ci lascerà utilizzare la palestra... e in effetti ha ragione, visto come l' abbiamo ridotta l'ultima volta.
Tom rammenta ancora il disastro lasciato dopo il veglione organizzato per la fine dell'anno scorso, specialmente sui pa... ah, ma che va a pensare, il pavimento era l'unica cosa invisibile in mezzo a tutto quel trambusto. Per non parlare dei muri...
-Beh, non posso darti torto... ma non importa dove, ti assicuro che dovunque ci sia da divertirsi troverò il modo di presentarmi.
-Oh, no...- scherza Nickie. - E dimmi, da quanti posti potresti farci bandire prima del tuo diploma?
-Un po'.
-Se mi dici così puoi scordarti il volantino, allora!
-Ah, ma da...
Si blocca, quando vede uscire Erik dal cancello. Il castano non dice nulla, ma si limita a scoccargli un'occhiata che vale più di mille parole: è evidente che ce l'ha ancora con lui per la storia di Astra; da quando è tornata sulla Terra, la ragazza non solo non ha rivolto più la parola a nessuno dei due, ma gli anche chiesto di non farlo a loro volta. Questo di per sé non sarebbe poi un problema, visto che è comunque una situazione di parità, ma come al solito Erik non ama perdere. Nemmeno se non è l'unico a farlo.
Fortunatamente sono in due persone a salvarlo da una possibile figuraccia -che scongiurerebbe, è sicuro, nell'ennesima litigata-: Marlene e il resto dei loro amici varcano in quel momento la soglia del cancello, e Nickie decide di salutare il compagno:
-Erik!- gli si avvicina per offrirgli un volantino, che lui prende riluttante.
-Che cos'è?
-È per un ballo invernale. Al posto di una festa di capodanno hanno preferito optare per farlo il cinque gennaio.
-E come mai questa decisione?
-Beh... a saperne di più sono quelli del terzo anno, ma se non sbaglio per Capodanno avevano in mente un'altra cosa, stavolta in palestra. Li avevo sentiti parlare di una sorta di rimpatriata per i vecchi alunni.
Tutto il gruppo si gira a guardare Nickie, che però si schernisce così:
-Questo è tutto quel che mi hanno detto, nemmeno essendo la rappresentante della mia sezione ho saputo altro. Ma dopodomani se ne parlerà in assemblea.
-Dopodomani?- si intromette Marlene. - Vuoi dire che salteremo la lezione di letteratura? Ma è fantastico!
Merda... la figura del giorno è stata fatta, e Tom non è l' unico ad accorgersene evidentemente.
-Ehm... Marley...- sussurra piano Amy.
-O-ops!- scatta lei infine- Mi spiace, non intendevo dire che tua madre... si tratta della materia...
-Tranquilla- la rassicura la ragazza. - Io stessa tremo al pensiero di mia madre come insegnante.
Tom vede il viso di sua sorella distendersi e cominciare ad assumere un colorito più chiaro del rosso corallo; però, onde evitare altre situazioni del genere, la afferra per un braccio e comincia ad avviarsi lungo la via principale:
-Capisco... ma ora è tardi, non credi, Marlene? Penso ci convenga sul serio avviarci. A domani!
Prima di lasciarsi la scuola del tutto alle spalle, il biondo si volta a guardare un'ultima volta Astra, come fa tutti i giorni quando va via. Ormai non succede più dai primi giorni dopo il rientro a scuola di quest'ultima, quando si è ristabilita abbastanza da tornare una volta uscita da Lyoko... persino Tom non se lo aspettava. Ma riesce a cogliere un guizzo, un semplice movimento delle iridi, che gli fa capire solo una cosa. Astra, dopo oltre un mese, ha ricambiato l'occhiata.
***** *****
La porta spesso legno chiaro si chiude piano dietro le spalle. Astra fa qualche passo nell'ingresso, poi chiama a mezza voce:
-Mamma?
Nessuna risposta. Aguzzando l'orecchio però, la ragazza riesce a cogliere il suono del lieve russare della madre, probabilmente addormentata sulla poltrona in salotto. In punta di piedi, sale le scale e posa lo zaino fuori dalla porta della camera. La spinge, attenta che non cigoli, e fa capolino all' interno con la testa.
-Fred.
Il bambino dai riccioli biondi alza la testa dalla piccola scrivania ingombra di quaderni accanto al proprio letto.
-Oh, ciao!
-Shh, non urlare! La mamma dorme.
-Ah...
-Papà?
La risposta è la stessa che il fratellino ha dato ad Astra uno, sette, venti giorni prima. Da quel che ricorda, persino da prima del periodo a Lyoko.
-Lavora... è sceso due minuti di sotto per prendere da mangiare, penso, ma io non l'ho visto.
-Lo credo bene, con tutto il tempo che passi su quei dannati libri già a sette anni... senti, io sono di là se ti serve qualcosa.
-Astra... la mamma ha detto...
-Tu non fare la spia, se non vuoi pagarla. Lo so cos'ha detto la mamma.
Ma per una volta, la mamma non può controllare che io lo faccia.
Dopotutto, Astra ha aspettato fin troppo; con le missioni a causa di XANA , ha atteso oltre un mese per scoprire se in quella stanza si trova suo padre o una sorta di cadavere in decomposizione che lavora a chissà cosa. Senza contare la guerra fredda tra Erik e Tom... in effetti, quella sarebbe il caso di terminarla. Beh, ad Astra piacerebbe, se solo sapesse come. Per quasi sei settimane, si è limitata a ignorarli; ma è certa che questo abbia solo incrinato ancora di più il difficilissimo rapporto tra i due. Solo oggi si è decisa ad alzare uno sguardo su Tom, e si è resa conto che è stata una pessima idea, visto l' imbarazzo e il senso di colpa che l' hanno pervasa dopo. Si sente in colpa specialmente con lui, a cui non ha nemmeno detto grazie per averle salvato la vita. Ma è anche in particolare imbarazzo, visto quel che ha fatto subito dopo. Astra ha tentato di seppellire quel bacio in un angolino di memoria più di una volta, ma questo è sempre riemerso in qualche modo. Non ero cosciente, non ero me, si ripeteva. Eppure, dimenticarlo le è impossibile. E questo la blocca con Tom. Con Erik, il problema è un altro: è lui a dover sbollire in questo momento, il fuoco sotto quella pentola attualmente è ancora alto, altissimo; se lui non si decide a darsi una calmata, la ragazza non potrà mai nemmeno pensare di parlare sia con lui soltanto che con entrambi, per chiarire.
Chiarire. Scegliere, semmai. In realtà sono due cose diverse, ma è praticamente certa che se non farà una scelta non metterà comunque le cose a posto, quindi potrebbe considerarli sinonimi... e contrari, dato che scegliendo quei due non si riappacificheranno mai...
Sbatte le palpebre e scaccia quei pensieri. Ha tempo. Nessuno le corre dietro, e anche se ci provasse sarebbe inutile. Ora deve concentrarsi su suo padre.
Titubante all' inizio, cerca di far svanire l' insicurezza sempre più ogni passo che fa per avvicinarsi allo studio. Arrivata davanti alla porta, si costringe ad abbassare subito la maniglia.
Le vecchie porte dell'Hermitage hanno il dannato vizio di cigolare tutte peggio di un'armatura, pensa mentre fa una smorfia dovuta al rumore.
Alza la testa, vedendo Jeremy seduto di spalle, su una sedia. Non si degna nemmeno di guardarla per vedere chi è:
-Aelita, non devi preoccuparti, ti ho già detto che sto per fi...
-Mamma sta dormendo, papà.
Riconoscendo la voce della figlia, Jeremy sussulta girandosi; la ragazza cerca di non far caso a quanto siano marcate le occhiaie, o arrossati e assonnati gli occhi, ma alla fine non ce la fa. Timidamente, fissandone le iridi azzurre, azzarda:
-Credo che dovresti provarci anche tu.
-Astra, avevo detto che non dovevo essere disturbato. Questo è un lavoro importante.
-Beh, cominciavo a dubitare di essere orfana, per quanto tempo gli dedichi- tenta di buttarla sull'ironia lei, ma con pessimi risultati:
-Meno tempo mi portate via, meno ne impiegherò a finirlo, non credi, tesoro? Ti garantisco che se non fosse necessario, non ci passerei anche la notte- dicendo questa frase la squadra da capo a piedi; chissà che non ricordi nemmeno bene le fattezze della figlia.
Astra vorrebbe dirgli che rinuncia al sonno anche per i progetti più stupidi, ma per evitare una probabile sfuriata cambia idea e suggerisce gentilmente:
-Non... non potresti farti aiutare da Marthine? In fondo siete colleghi.
-Marthine ha fatto la sua piccola parte dedicata a calcoli e statistiche di riuscita un po' di tempo fa, ma è minima riguardo alla mia. E poi credimi, finiremmo solo per dannarci in due, senza velocizzarci di molto. Ora, per favore, puoi lasciarmi lavorare?- Jeremy termina la frase in tono scostante, così tanto che alla fine la ragazza cede; mormora un saluto e chiude la porta. Fatto questo, lascia scivolare la schiena lungo essa e sospira, chiudendo gli occhi.
***** *****
Ci sono giorni in cui la vita non è cosí male: hai avuto una giornata leggera a scuola, pochi compiti e tua sorella ha finito i suoi senza bisogno di aiuto; non devi fare la spesa e puoi anche concederti un riposino sul divano prima di cucinare.
Poi ci sono quelli in cui persino un'anima degli inferi è meno provata di te, tipo oggi.
Steve cerca di muoversi a finire di studiare per andare a dare una sistemata al piano di sopra, visto che sono due giorni che non riesce nemmeno a mettere piede in camera di William.
Prende un bel respiro, porta la scopa e uno straccio su per le scale e comincia a darsi da fare, lasciando la stanza del padre per ultima.
Una volta entrato, si passa la mano sulla fronte e fa un quadro generale della situazione; fortunatamente William sembrava stanco perfino per lasciare in disordine, dopo lo straordinario dell' altro ieri.
Passa velocemente la pezza sui mobili e poi inizia a spazzare frettolosamente, ansioso di uscire da quel posto il prima possibile. È proprio la troppa fretta però che gli fa muovere male un gomito, che va a colpire e fa cadere una foto sul comodino.
Steve impreca sottovoce, inginocchiandosi e prendendo in mano la cornice: non è rotta completamente, ma sul volto sorridente di Laura ora c'è una lunga crepa, che attraversa anche parte del viso di suo marito.
La parte posteriore del portafoto è quella che sembra però essere messa peggio; il sostegno in plastica non solo si è staccato, ma è definitivamente rotto. Tra la plastica irregolare ancora attaccata c'è un foro. Steve esamina il pezzo rottosi, ma non vi scorge stranamente alcuna vite da infilare all' interno. Al contrario, osservandolo meglio, scopre che ad unirlo alla cornice sono dei grumi ormai inservibili di colla secca.
Perché mai praticare un foro se non serve?
D'un tratto nella mente del ragazzo si insinua un sospetto. È stupido, irrazionale e impossibile, però...
Quella cornice è strana. Spessa, troppo.
Picchietta con un dito sul retro, sentendola suonare a vuoto.
Mettendo velocemente i tasselli al loro posto, Steve capisce che è stata senz' laltro sua madre ad avere quell'idea. Geniale, sí. Peccato che suo figlio ragioni con la sua stessa mentalità.
Una chiave; da qualche parte Laura deve averla nascosta.
Esamina il buco dietro la cornice: un cilindro sottile. Sospira. Avrebbe agito anche lui cosí.
Apre il portagioie e ne estrae velocemente la collanina, quel semplice tubetto dorato che sembrava tanto stonare con gli altri gioielli piú vistosi.
Non sa cosa troverà mai in quella cornice. Potrebbe essere un altro oggetto prezioso, magari di un valore piú alto dell' intera stanza in cui si trova, oppure...
No, riflette, è impossibile: perché nascondere sotto gli occhi della famiglia qualcosa per farsi trovare? Se fosse stata rapita non ne avrebbe avuto il tempo; nel caso di una fuga volontaria, invece, sarebbe stato un gesto totalmente insensato.
Beh, l'unico modo per scoprirlo è aprire quest'affare.
Steve infila la chiave nel meccanismo, che dopo uno scatto rivela un piccolo scomparto segreto.
Un foglio piegato è al suo interno. Incredulo, il ragazzo lo spiega nervosamente, ansioso di leggere quanto vi è scritto. Immagina sia una qualche lettera, o indicazione.
Spalanca gli occhi, perciò, quando si trova davanti a una serie di codici binari.
SONO VIVA, SONO VIVA. E grazie a Jeremy336, vivo a quanto pare anche lui dopo una sparizione trimestrale, ho superato anche il blocco dello scrittore.
Annuncio che non so quando potrò pubblicare, perché fino al 27 maggio ho tipo 12 prove/interrogazioni, ma in settimana dovrei riuscire ad aggiornare la traduzione (i vantaggi di avere gli esami di spagnolo tra 10 giorni MUAHAHAH).
Detto ciò, che ve ne pare del capitolo?
Il titolo serve appunto ad annunciare che da ora si entra realmente nel vivo, infatti ho racchiuso anche avvenimenti chiave, nel vero senso della parola.
Cosa saranno i codici racchiusi nella cornice? Perché Laura ce li ha nascosti?
Se avete idee mi piacerebbe sentirle!
Ora vado, visto che l' ora di cazzegg... ehm, geostoria sta per finire.
Spero di pubblicare di nuovo presto, in caso contrario non ammazzatemi. Scusatemi anche eventuali errori di battitura!
Besos,
Kincha007
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