Capitolo 6 - Carne e sangue
Lesse quella scritta più volte, come a interrogarsi su un suo possibile significato. Scosse la testa d'improvviso, mordendosi il labbro inferiore.
«Non ne ho la più pallida idea» affermò sconfitto.
«Potrebbero essere un luogo e, non so, una specie di data?» domandai ancora. Ero troppo curiosa di scoprire cosa volesse dire, ciò che immaginai, la mano di nostra madre avesse tracciato con cura dietro quell'istantanea.
«No, o meglio, non saprei... qui siamo a casa» alzò le spalle, per poi scrollarle.
«Ciao, scusate il disturbo» sua madre sgusciò d'improvviso all'interno della stanza, afferrò la cesta dei panni sporchi e la ritirò velocemente. «Resti qui stanotte?» mi chiese con calma placida.
Anche se avessi voluto, non avrei avuto modo di lasciare velocemente la piccola cittadina in cui vivevano e, a prescindere da quello, era divenuto fin troppo importante provare a creare un rapporto con Mike, non potevo abbandonarlo dopo poche ore che ci eravamo conosciuti.
«Non so cosa ne pensi, Elle, ma io vorrei che tu restassi qui a lungo... nel caso non fosse possibile, verrò io con te» la proposta non sembrò aperta a repliche, lui più di me apparve disposto a passare l'intera estate insieme.
In un modo o nell'altro, ormai, niente ci avrebbe più separati.
«Resterò qui fin quando potrò e poi decideremo il da farsi» gli sorrisi.
Eravamo complici, pur conoscendoci da poche ore.
Lui sembrò ancor più felice di me, al solo pensiero di passare del tempo insieme.
Avevamo tanto da recuperare e ne eravamo entrambi consapevoli.
«Per quanto ci riguarda potresti rimanere anche per sempre, ti abbiamo cercata da che abbiamo saputo della tua esistenza, ora nessun motivo potrebbe portarci ad allontanarti. Mi dispiace soltanto che casa nostra sia piccola. C'è una stanza in più, in effetti, ma è da anni che non la usiamo... credi che a lui andrebbe bene?» si rivolse a Mike, titubante. Lui sembrò ombrarsi all'istante. Scosse l'indice della destra, per vietare a sua madre di proseguire in qualsiasi fosse il suo intento e, poi, aggiunse categorico «Dormirà nel mio letto e io passerò sul divano... lascia in pace Chris».
Non appena udii le sue parole, fui immediatamente portata a voltarmi verso la parte di stanza occupata abitualmente dall'altro Eliot, dimenticandomi delle persone che avevo accanto.
Osservai con uno sguardo rapido tutti i libri posizionati sulle mensole, notando uno strano miscuglio di volumi di letteratura e di giurisprudenza. Fui particolarmente colpita dal vederlo bambino con i suoi occhioni azzurri abbaglianti accanto a mio fratello in una fotografia appesa alla parete.
Riuscii a percepire, anche a distanza di anni e attraverso quel medium, l'amore che stavano provando entrambi l'uno per l'altro. Mi fecero una tenerezza infinita e, non so perché, in quel frangente, tra tutti i miei fratelli scomparsi, pensai a Tony e a come sarebbe stato bello vedere su quella parete un trio piuttosto che un duo.
Sentii lo stomaco contorcersi e mi parve di stare talmente tanto male da non poter sopravvivere.
Quanto invidiavo i sette anni di vita che Mike aveva vissuto come Robertson.
In me, ormai, da quando avevo saputo di essere stata adottata, non c'era nient'altro che un'accozzaglia di pensieri confusi. Essi viaggiavano fin troppo veloci nella mia mente, sovrapponendosi gli uni agli altri in un disegno incomprensibile e intricato.
Tuttavia soltanto una cosa fu in grado di bloccarli. Smisi di pensare a me e alla storia complessa della mia famiglia nell'esatto momento in cui notai, tra le istantanee appese accanto alla scrivania di Chris, un volto finora sconosciuto.
A catalizzare la mia attenzione furono un paio di occhi color ghiaccio velati di tristezza, i medesimi che riconobbi nell'infante accanto a lei. Una donna dai lineamenti familiari era stata immortalata mentre era seduta su una sedia a dondolo accanto a una finestra. Probabilmente, mentre stava osservando il panorama circostante, cullando il suo bambino, era stata chiamata e, voltandosi, era stata fotografata a tradimento.
Finalmente mi sembrò di poter riconoscere in lei una vera somiglianza con Chris. Similitudine che sicuramente non avevo percepito affatto nella madre adottiva di mio fratello e molto poco nel signor Eliot.
«Anche lui non è loro figlio biologico» Mike respirò accanto al mio volto, spaventandomi, più che con le sue parole, con il calore del suo corpo. Non mi ero accorta che fosse così vicino e non credevo che gli sarebbe stato così semplice rendersi conto del mio interesse nei confronti degli oggetti esposti in giro per la stanza.
«Adottato?» domandai senza voltarmi. Quella donna era così bella e allo stesso tempo così triste da avermi colpita. Più che una foto, sembrava un quadro. C'era così tanto sentimento dietro di essa che quasi faticai a guardarla ancora.
«Non proprio... lui è davvero un Eliot, ma è il figlio di Cameron, il fratello di mio padre, e di Lilibeth Rose, quella che vedi nella foto» abbassò la voce, terrorizzato dall'idea che Chris arrivasse alle sue spalle.
«E che fine hanno fatto?» mi venne spontaneo chiederglielo, non capivo per quale ragione due zii fossero stati costretti a prendersi cura, come fosse un figlio loro, di un nipote.
«Lei è morta, lui se n'era già andato da tempo con un'altra donna... è stato coerente a non tornare» guardò con preoccupazione l'orario sul suo cellulare. Si avvicinò all'armadio, frugandovi all'interno. «Mi dispiace Elle, ma devo assentarmi per un'ora... ho iniziato ad allenare un ragazzino e sua madre mi ha pagato in anticipo... se non mi presento mi viene a cercare per tutta Beverly» agguantò rapidamente una divisa della squadra e, non appena ebbe indosso quei colori con i quali tanto orgogliosamente rappresentava la sua università, fui fiera di vederlo così.
Il sentimento puro che riuscii a provare in quel momento mi scioccò così tanto che iniziai a mettere in dubbio la sanità mentale di quella che stavo diventando... o forse di quella che ero sempre stata senza saperlo.
«Tranquillo, non voglio esserti d'intralcio... fai tutto quello che faresti se io non fossi qui... nel frattempo mi sistemo» lo abbracciai in uno slancio improvviso, e lui strinse i suoi bicipiti attorno a me.
Sospirò sulla mia pelle e, ancora una volta, quel giorno, mi parve di provare l'amore più intenso che io avessi mai conosciuto. Neanche nell'incontrare mio padre, dopo mesi di assenza, sebbene per me lui fosse una leggenda, aveva mai fatto lo stesso effetto.
Carne e sangue che riconoscono carne e sangue.
Tutto qui.
***
Mike era uscito da una decina di minuti, quando il mio telefono cominciò a squillare. Pregai tra me e me che non fosse mia madre e, anche questa volta, i miei desideri furono esauditi.
«Allison» urlai, squarciando il silenzio di casa Eliot. Mi ero completamente dimenticata di lei, presa com'ero da tutte le altre vicende.
«Non sento un cazzo» mi rispose dall'altro capo del telefono.
Rizzai in piedi, portando il braccio verso l'alto, alla ricerca di campo. Alla fine fui costretta a uscire fuori.
«Ora?» alzai ancora la voce.
«Sì, cazzo! Che fine hai fatto?!» il suo tono fu ancora peggio del mio, rischiò di spaccarmi i timpani. Giurai che proprio in quel frangente alcuni uccelli si fossero librati in volo spaventati a causa dell'elevato incremento di decibel.
«Ehm... credo che dovrai coprirmi più del previsto... sono in... Ohio» bisbigliai l'ultima parola, sperando che non capisse bene. Avevo il timore che mi avrebbe uccisa per essere stata così impulsiva da partire senza consultarla.
«OHIO?» purtroppo per me, riuscì a comprendere benissimo cosa io avessi volutamente sussurrato. «Che ci fai in quelle campagne sperdute?» percepì il suo autocontrollo, già messo precedentemente a dura prova, venire meno.
«Sono con Mike, va tutto bene Alli, stai tranquilla... appena avrò il quadro un po' più completo ti racconterò tutto, te lo prometto. Fino ad allora, devi semplicemente prelevare dalla mia carta o fare acquisti. So che non ti è mai piaciuto rimanere da sola in quella casa, ma è per una giusta causa» provai a farmi vedere grata per ciò che stava facendo per me, e, in effetti, era davvero così. Se non fosse stato per il suo aiuto, io non avrei potuto muovere un passo senza farmi scoprire dai miei genitori.
«Spero che stia andando tutto per il meglio con lui... ma ti prego Soph, torna presto. Ho paura di veder sbucare Patricia da un momento all'altro. Me la faccio sotto se penso a lei incazzata».
Mi ricordai di quella volta in cui Allison mi aveva riaccompagnata a casa ubriaca e di come mia madre le avesse fatto una sfuriata epica. Un po' risi, e un po' dovetti sorreggermi a un pilastro del portico per non cadere a causa delle gambe molli. Provavo a fingere con me stessa e con gli altri, ma, in realtà, avevo paura anche io che potesse profilarsi una situazione simile.
Cosa sarebbe accaduto se lei avesse saputo ciò che stavo facendo?
«Non preoccuparti, ho tutto sotto controllo» glielo dissi convinta, mentre la mia attenzione verso di lei stava definitivamente scemando. C'era qualcosa di molto più interessante a pochi metri da me.
Vidi Chris in lontananza, seduto tra i ciuffetti d'erba, davanti a quella che mi sembrava una lapide. Fui così catturata da quella immagine, che decisi di liquidare immediatamente la mia amica per raggiungerlo.
«Ora devo andare, ti voglio bene A» le dissi distrattamente, decretando la fine della conversazione ancor prima di sentire il suo anche io S.
Camminai lentamente, senza però sfruttare il tempo che ci separava per pensare a cosa gli avrei detto. Passai accanto a una sorta di fienile, e risi pensando alla conversazione che avevamo avuto in macchina.
Notai il modo in cui era a suo agio in quella posizione, con il corpo spalmato sulla terra. Mi sentii così estranea a quel mondo. Sebbene io fossi nata in uno Stato sicuramente più simile all'Ohio rispetto a quello in cui ero cresciuta, non mi ero mai sentita naturalmente connessa alla natura, non almeno al pari di quanto mi piacessero le luci scintillanti e i rumori del traffico newyorkese.
La lapide in marmo, davanti alla quale sedeva, era abbellita da una scritta in caratteri dorati Lilibeth Rose Trevor, che tu possa finalmente essere felice.
Mi sembrò strano leggere quelle parole, ma non ebbi il tempo di rifletterci troppo, perché le sue iridi puntarono direttamente verso di me, squarciandomi in due il corpo e il cuore.
«Ehi» sospirò, asciugandosi gli occhi. Tirò su con il naso, provando a modulare la voce, schiarendosi la gola «nostro fratello?».
«Aveva un allenamento con non so chi... sei l'unica persona in tutta Beverly che conosco» mi accomodai accanto a lui, sebbene il contatto con il terriccio bagnato mi facesse storcere il naso.
«Vuoi fare qualcosa in particolare?» mi chiese, dando le spalle alla lapide di sua madre, quasi come a volerla nascondere.
Gli accarezzai la guancia lentamente, percependo come la sua pelle fosse stata precedentemente bagnata dal pianto «qualcosa c'è...» lasciai in sospeso, alzandomi in piedi.
Non avrei potuto sopportare oltre quella posizione, non era stata una grande idea sedersi, sebbene fossi rimasta in quel modo complessivamente per cinque secondi.
Mi guardai indietro, camminando nel modo più sensuale possibile, o almeno così volli credere. Probabilmente dal suo punto di vista sembrai soltanto una gallina con una zampa rotta. Quel che importa però è che raggiunsi l'ingresso del fienile.
Lui mi seguì, un po' confuso, eppure, almeno secondo me, già perfettamente consapevole di ciò che stessi architettando.
Quando anche lui ebbe oltrepassato la soglia, mi avvicinai al suo corpo spingendolo contro la parete.
«Se le insidie della vita ti rendono triste, c'è un solo modo per far sì che tu sia felice» sussurrai a un palmo dalle sue labbra «me lo diceva sempre un ragazzo con il quale andavo a letto... e sai cosa? Aveva proprio ragione» feci scendere l'indice lungo la porzione di petto lasciata scoperta dalla sua maglietta, per poi insinuarmi all'interno e scendere sempre più in basso «quando usciremo da qui, dimenticherai anche di aver pianto oggi, te lo prometto».
«Sophia lo sai che-» lo interruppi, posando le mie labbra sulle sue. Dopo pochi istanti le staccai d'improvviso.
«Non me ne frega un cazzo di Mike... e poi non dobbiamo certo dirglielo... abbiamo entrambi bisogno di stare meglio e, se possiamo aiutarci, come due amici, perché non dovremmo farlo?» feci scontrare il mio naso con il suo, solleticandolo. «E poi se non vengo a letto con te, dovrai farmi conoscere qualcuno stasera... e donare tutto questo a qualcun altro» strusciai il seno contro il suo petto, sicura che avrebbe sentito l'acciaio del mio piercing anche se coperto da strati di vestiti.
«Sei un cazzo di diavolo, ma mi fai impazzire. Mike diceva sempre che da bambina eri un angioletto, ma non credo proprio sia ancora così» mi fece voltare su me stessa, facendomi percepire la sua erezione sul mio sedere «sarò io a farti dimenticare tutto quello che ti spaventa» mi morse l'orecchio e, tenendomi i polsi stretti con una mano, iniziò a baciarmi lungo tutto il collo.
Non riuscii nemmeno a contenermi dal gemere, amavo fin troppo la sensazione che si provava nel sentire qualcuno prendermi con forza alle spalle.
«Mi dispiace solo che dobbiamo fare in fretta, abbiamo una ventina di minuti prima che lui sia di nuovo qui» le sue mani si intrufolarono rapide nei miei jeans, muovendosi sicure verso le mie mutandine.
Come al solito, ogni volta che ero estremamente eccitata non facevo altro che agognare il momento in cui sarei stata penetrata. Non mi prendevo mai molto tempo per assaporare le sensazioni, ma cercavo il più in fretta possibile di giungere al culmine. Molto probabilmente quello era l'unico istante della mia esistenza in cui perdevo il contatto con la realtà e con la recita che ero costretta a portare avanti.
Seguii il suo movimento con il bacino, per cercare di avvicinare il prima possibile il mio clitoride alle sue dita. Lui percepì la mia impazienza, stringendo più forte i miei polsi.
«Se è questo che vuoi Sophia, questo avrai...» sussurrò, passando lentamente la lingua lungo il mio lobo.
Mi sbottonò i pantaloni, calandomeli fino alle caviglie. Sentii il rumore della sua cintura e poi quello della sua zip. All'improvviso percepì il suo membro caldo guizzarmi tra le natiche, ancora coperte dal pizzo delle mie culottes.
«Posso essere rude?» mi domandò con voce sensuale e, malgrado mi avesse appena chiesto se potesse possedermi, mi venne da ridere per la sua galanteria.
Annuii, facendo sfiorare il volto contro un macchinario agricolo non identificato.
Chris mi sorprese assestandomi una sonora sculacciata. Il suono echeggiò per tutta la costruzione. Il nitrito di un cavallo mi distrasse. Solo allora mi accorsi della presenza di Penelope.
Liberò la mia intimità dall'ultimo intralcio che la copriva, facendo lo stesso con i miei seni. Fui finalmente completamente nuda e ancora più vogliosa di averlo.
Finalmente mi lasciò i polsi, permettendomi di sistemarmi comodamente lungo la superficie che avevo dinanzi. Una mano agguantò il mio seno. Sentii perfettamente l'anellino che mi bucava il capezzolo ruotare più e più volte su se stesso.
Il mio piercing provocava in tutti gli uomini la stessa reazione e io, come in tutte le precedenti occasioni, ne fui compiaciuta. L'altro palmo invece venne utilizzato per sistemare la sua erezione tra le mie pieghe bagnate. Spinse leggermente, prima di trovarsi, aiutato dai miei umori, completamente dentro di me.
Mi lasciai andare ansimando. Erano fin troppe ore che stavo aspettando di sentirmi riempita e che anelavo di dimenticarmi della mia intricata situazione.
Chris si mosse dentro di me con maestria, riuscendo ad aumentare il ritmo, seguendo perfettamente ciò di cui avevo bisogno. Era incredibile il modo in cui sapesse perfettamente ciò che mi serviva in quel momento.
Il fienile si riempì dei rumori provocati dall'incontro dei nostri sessi. il mio respiro pesante divenne un tutt'uno con il suo, così come i miei ansiti furono sempre seguiti di pari passo dai suoi.
Continuò a muoversi, senza mai fermarsi, modificando soltanto l'intensità. A un certo punto mi sentii bagnata come mai ero stata prima. Tenne stretti i miei capezzoli e li pizzicò, mentre i suoi denti affondarono nella mia carne.
Le mie unghie si conficcarono sempre più nel legno del tavolo da lavoro a cui mi stavo aggrappando, mi parve quasi che stessero per spezzarsi. Poi a un tratto, iniziai a non percepire più il mondo intorno a me. Esistevo soltanto io e l'organo che mi stava facendo sentire in Paradiso. Ruotai gli occhi al cielo e poi li socchiusi. Portai le mani all'indietro e puntellai i suoi glutei con i miei artigli. Ero perfettamente consapevole del dolore che gli stavo procurando, ma ciò, in realtà, sembrò mandarci ancora di più entrambi al culmine.
Non vidi, non sentii, non percepii più nulla. Solo un rilassamento infinito. Finalmente mi sembrò di fare pace con il mio corpo.
Chris si allontanò rapido, facendo cessare ciò che stavo provando. Mi parve, per la prima volta in vita mia, di essere vuota, e, come Adamo ed Eva, dopo il tradimento, percepii la mia nudità come qualcosa di brutto. Mi tirai su e mi voltai a osservarlo. Lui venne, piegato sulle sue ginocchia, sul pavimento di terriccio.
«Non era necessario» sospirai, delusa dal gesto che aveva interrotto il mio momento.
«Scusami, non ero sicuro» riuscì a dire tra un ansimo e un altro, mentre si svuotava completamente.
Si alzò a fatica e mi raggiunse. Lo guardai in modo strano, non capendo cosa effettivamente volesse fare.
Mi stampò un bacio sulle labbra, veloce, ma al tempo stesso passionale.
«Di solito non sono così, è solo che lo volevo troppo ma al tempo stesso avevo paura che se ci fossimo concessi troppi preliminari saremmo finiti per essere scoperti» mi spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, portando l'indice a scontrarsi con il mio naso. Dopo averlo fatto, sorrise come solo lui sapeva fare e io mi sciolsi, dimenticandomi totalmente della parziale insoddisfazione alla quale mi aveva condannata.
Gli diedi le spalle, per non farmi sorprendere a ricambiare la sua espressione come un'idiota. Raccolsi i miei vestiti e li rindossai, quando mi voltai anche lui era tornato normale. Guardammo all'unisono la macchia che il suo orgasmo aveva creato e poi da lì insieme spostammo lo sguardo sul cavallo che sembrava ci stesse studiando da lontano.
«Scusami tesoro, non volevo farti vedere tutto ciò» si avvicinò a Penelope, e l'accarezzò, partendo dal muso e risalendo lungo la criniera «lei è Sophia... ti giuro che di solito non fa quegli strani rumori e che soprattutto non li faceva perché le stavo facendo del male, anzi...» lei nitrì e lui le diede un bacio in mezzo agli occhi.
«Elle sei qui?» udii all'improvviso la voce di Mike, rimasi in piedi pietrificata senza sapere cosa fare. Quando lo vidi sulla soglia della porta, mi voltai nuovamente verso il cavallo, ma Chris non c'era più.
«Ciao», balbettai «curiosavo in giro» sorrisi a trentadue denti.
«Hai già conosciuto Penny?» avanzò, calpestando precisamente il punto in cui Chris si era liberato in precedenza, senza accorgersene fortunatamente.
«Sì» mi avvicinai di più a lei, cercando di imitare i gesti che precedentemente aveva svolto l'altro Eliot.
«Ti andrebbe di fare un giro?» mi domandò entusiasta e io ne fui più felice di lui.
***
Quando io e Mike rientrammo dalla cavalcata, lui decise di andare a fare una doccia e io ne approfittai per cercare Chris.
Lo trovai steso sul suo letto a leggere in silenzio. Mi sistemai sul lato opposto della camera, sedendomi sull'altro materasso. Non appena si rese conto della mia presenza, scostò di poco il libro, guardandomi.
«Non dirlo» affermai, posizionandomi sul fianco.
«Cosa?» finse di non capire.
«Lo sai... non dire che non dovremmo farlo più».
Lui imitò la mia posizione, scrutandomi a fondo.
«Se Mike sapesse, te lo giuro, mi avrebbe già strappato svariati organi» si morse il labbro inferiore.
«Non lo saprà mai» sbattei le ciglia ritmicamente «non posso prometterti che non accadrà più, perché sono convinta che sapremo sfruttare al meglio l'uno la presenza dell'altro» gli feci l'occhiolino.
Fui distratta da una notifica apparsa sul mio cellulare. Quando vidi il nome di mia madre comparire sullo schermo per poco non ebbi un infarto. Guardai da lontano l'anteprima di quel messaggio, con il cuore che batteva all'impazzata nel petto. Solo quando lessi "Tutto bene?" mi tranquillizzai. Per un istante avevo temuto fosse già in viaggio verso l'Ohio per uccidermi.
Digitai un sì appena accennato e, quando vidi che lei aveva visualizzato il mio monosillabo, seppi con sicurezza che per giorni non l'avrei più sentita.
«Vuoi uscire Elle?» sbattei gli occhi e mi accorsi della presenza di Mike. Non credevo di essermi distratta per così tanto tempo.
«Scusami... dicevi?» gli chiesi confusa. Lui si sedette accanto a me, abbracciandomi teneramente.
Avvolse le braccia attorno alla mia vita, facendomi posizionare il capo sul suo petto.
«Ti va di fare un giro stasera? Mi piacerebbe presentarti i nostri amici».
«Certo» annuii convinta.
Amavo l'idea di entrare sempre di più nel suo mondo, certo forse con Chris ero andata un po' troppo a fondo, ma alla fine anche quello era un modo originale per conoscere i suoi affetti, non mi ero spinta poi così oltre. Vero?
***
Passai molto tempo a prepararmi seduta per terra davanti allo specchio. Grazie al contouring modificai il più possibile il mio volto, rendendolo scolpito e perfetto il più possibile. Allungai lo sguardo con un eyeliner scuro e applicando le ciglia finte. Colorai le labbra di un rosso intenso e lucido. Applicai le lenti più scure che possedevo, abbinandole alla parrucca mora e lunga. Quando finii, non sembrai neanche più la stessa.
Vidi Mike osservarmi di sottecchi più volte. Sapevo che avrebbe tanto voluto chiedermi il perché io stessi cambiando così tanto i miei connotati, ma percepii anche in lui la paura di domandarmelo.
Mi recai in bagno per completare il mio outfit e nel tragitto incontrai il signor Eliot. Quest'ultimo parve quasi spaventato dal vedermi, come se avesse appena sorpreso una sconosciuta in casa sua.
Dopo aver indossato il mio abito rosso aderente, tornai nella loro camera.
Fui più interessata alla reazione di Chris nel vedermi, che non a quella di mio fratello. Mike gli lanciò un cuscino addosso, beccandolo dritto in faccia.
«Elle... io non credo che sia il look giusto per Beverly... e poi, devi proprio tenere quel piercing? O non so, ce l'hai un reggiseno in valigia?» balbettò confuso, sudando freddo.
Sentii Chris ridere a crepapelle «Sophia» pronunciò il mio nome tra una risata e l'altra.
«Cazzo» imprecai «una scommessa è una scommessa» scossi il capo. Presi dal portafogli dieci dollari e glieli porsi, mordendomi le labbra pur di non ridere.
«Mi spiegate?» mio fratello protestò, non capendo cosa stessimo facendo.
«Le ho detto che eri uno psicopatico e che la prima cosa che le avresti detto sarebbe stato di coprirsi le- beh, hai capito» si grattò la nuca, piegandosi su se stesso.
«Farò finta che tu non le abbia guardato le tette, non avresti proprio dovuto notarle» si alzò in piedi minacciosamente.
Chris non sembrò affatto spaventato, anzi, replicò schernendolo «fossero state piccole, ma capiscimi, fratello».
Alle sue parole Mike si avventò contro di lui. Quest'ultimo però fu più veloce, fuggendo a gambe levate e ridendo. Corsi dietro di loro, per vedere cosa sarebbe accaduto. Mio fratello lo agguantò dalle costole, sollevandolo in aria. A quel punto entrambi non si controllarono più, iniziando a farsi il solletico a vicenda.
La madre li guardò da dietro i fornelli, scuotendo il capo, ma al tempo stesso non riuscendo a tenere a freno l'entusiasmo di vederli così affiatati. Mi persi a osservare lei e, ancora una volta, provai molta invidia per la loro spensieratezza. Mi sarebbe piaciuto, anche se non biologico, avere anche io qualcuno con cui crescere.
«Non farlo mai più... non guardarla o ti uccido» glielo disse scherzando, ma si intuì benissimo che in realtà fosse estremamente serio.
Mi sembrò che Chris, udite le parole di Mike, stesse per morire d'infarto. Scosse il capo convinto, fingendo con maestria di star mantenendo la stessa spavalderia di qualche istante prima.
Oh, se solo Mike avesse saputo come mi aveva già guardata... ah, sarebbe scoppiato senz'altro un putiferio.
Continua...
Spazio autrice:
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Grazie a chiunque stia dando una possibilità a questa storia,
Ci tengo immensamente...
Se volete potete trovare il link per le domande in anonimo sul mio profilo Instagram (maty_riisager) e per qualsiasi cosa sono disponibile sia qui che sugli altri social.
Grazie perché siete ancora con me,
Non mi abbandonate 🥀,
La vostra Matilde ♥️
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