Capitolo 25 - Cinque di cinque; Tacoma International Airport.
Una settimana dopo
L'aeroporto di Seattle sarebbe stato il primo luogo al mondo in cui i Robertson sarebbero stati riuniti.
Io e Mike avevamo raccolto le briciole del nostro viaggio, nutrendoci a poco a poco di tutti i membri della nostra famiglia; adesso, però, era giunto il momento di viverci tutti nel medesimo modo.
Alle gemelle mancava il respiro a sapere che di lì a poco avrebbero rivisto Tony, dopo ben sedici anni di lontananza.
A me, invece, tremavano le gambe al solo pensiero che, finalmente, la rinnovata libertà di nostro fratello ci avrebbe condotto là dove i nostri anelli ci avrebbero portato.
Mi sedetti su una sedia consunta davanti al tabellone degli arrivi e pregai che quell'aereo proveniente da Denver atterrasse il prima possibile.
Quando la scritta Landed apparve sullo schermo, cercai a uno a uno gli occhi dei miei fratelli.
Era fatta.
Cinque su cinque; Tacoma International Airport.
Lo scorsi da lontano.
Una macchia nera di tatuaggi per un metro e novanta di muscoli.
Camminava sicuro di sé, e certo della direzione da intraprendere per raggiungerci.
Fu in un balzo davanti a noi e quello che accadde subito dopo non lo ricorderò mai con certezza.
Fu un groviglio di corpi, di braccia, di gambe, di lacrime e di sorrisi.
Non so di chi fossero gli arti che sentivo premere sulla mia pelle candida, ma non ci fu bisogno di riportarli a una persona in particolare, perché di chiunque fossero erano una parte di me.
Sangue del mio sangue.
Tony trovò il coraggio di staccarsi da noi, per abbracciarci e baciarci singolarmente, dopo un tempo pressocché infinito.
Poi, passato il momento dei saluti, dopo che Mike lo ebbe introdotto anche a Chris, decidemmo che non avremmo aspettato oltre per parlare della nostra destinazione.
«Mi avete tenuto sulle spine ma... penso sia arrivato il momento di dirmi quello che avete scoperto» uscimmo all'esterno per ricercare un luogo più tranquillo in cui parlare.
Lisa prese il comando della situazione, proprio come era solita fare, e cercò di spiegargli un po' tutto quello che avevamo messo insieme, arrivando solo all'ultimo a elencargli gli spostamenti per la prossima meta.
«Io e Lena siamo appena tornate da un viaggio per salutare nostro fratello e rassicurare mamma e papà... ci è costato un bel po' dei nostri risparmi. Quindi, come potrai immaginare, non abbiamo molti soldi a disposizione. Proprio per questo motivo confidiamo nel fatto che una volta giunti a destinazione ritroveremo lì i nostri genitori e che saranno loro a darci una mano per ritornare a casa. Se così non dovesse essere, Elle si è resa disponibile a prelevare con la sua carta, anche se farlo significherà avere sua madre-pitbull alla schiena. In un modo o nell'altro, ce la faremo».
Mi stupii quanto in così poco tempo lei avesse cambiato opinione sul da farsi. In passato aveva venduto quell'anello, mettendo al primo posto Mark e i Wolf. Quel giorno, invece, pur continuando a rimanere indissolubilmente legata alla sua famiglia adottiva, parve sempre più pronta ad accostare al cognome che portava stampato sui documenti quello dei Robertson.
«Destinazione ultima?» domandò Tony, distraendomi dai miei pensieri.
«Stockton, California» lo informai «95203 è il codice di avviamento postale di questa cittadina... a parere nostro, si nascondono lì» sorrisi, prefigurandomi già il nostro ricongiungimento.
Quanto agognavo la verità, ancor più di un loro abbraccio.
«Potrebbe anche essere il luogo in cui sono nati e cresciuti prima di trasferirsi in North-Dakota... io sono abbastanza sicuro che non li troveremo lì, ma una parte della nostra storia ci sarà svelata. Mamma non ci avrebbe mai condotti in California se non ci fosse stato un motivo dietro» Mike intervenne per ridimensionare le mie speranze.
Aveva ragione.
Era giusto che affrontassimo quel viaggio un passo alla volta, senza fantasticare su possibili scenari che avrebbero potuto spezzarci il cuore qualora non si fossero avverati.
«Mmm... è una città che non mi dice niente. Non credo fossero californiani, non mi hanno mai dato quell'idea. Ma se quei numeri, riuniti in ordine di nascita, formano quel codice, allora un motivo c'è» accese una sigaretta, facendo propagare una fiamma fin troppo alta «forse voi ricorderete poco di nostra madre, ma io posso assicurarvi che non avrebbe mai fatto nulla per caso. Di quella notte, ogni parola, ogni gesto, persino ogni respiro, erano un messaggio cifrato. Stockton, forse, mi darà la chiave per comprendere concetti su cui mi arrovello da una vita».
«Partiremo oggi stesso» Lena, sempre estremamente silenziosa, fu per la prima volta così risoluta da farci meravigliare «io e Chris abbiamo lavorato all'itinerario... ci vorranno circa dodici ore» lei guardò lui, invitandolo a spiegarsi meglio.
«Viaggeremo con una sola auto. E lo so cosa state pensando, siamo in sei con soltanto cinque posti, ma con un po' di sacrificio sarà possibile... ci fermeremo solo una volta... stanotte. Ho individuato più o meno un punto in Oregon. Dormiremo in tenda, perché come avrete capito non possiamo permetterci neanche lontanamente un motel. Abbiamo abbastanza soldi solo per la benzina, persino il cibo sarà difficile da acquistare, ma sono fiducioso» allargò la bocca, mostrando i suoi perfetti denti color porcellana. Quando faceva così, non riuscivo a controllare il mio cuore. Mi sarei fidata di lui, nella più complessa delle situazioni, se mi avesse rassicurata con quel sorriso inconfondibilmente suo.
Tony annuì, estraendo dalle tasche il suo portafogli «mia moglie ci ha tenuto a darmi questi» porse a Chris quelli che mi sembrarono cento dollari «come avrete capito, la mia gita in galera mi ha fruttato un bel po', ma io e Isa abbiamo deciso di morire di fame piuttosto che toccare l'eredità di nostro figlio. Questi li ha guadagnati al ristorante dei suoi genitori negli ultimi giorni e spera che ci saranno d'aiuto cosicché possa sentirsi parte integrante di questo viaggio».
«Questi ci daranno un gran respiro... grandioso!» Chris li ripose con cura nel portafogli in cui aveva conservato tutti i nostri averi.
Era incredibile come l'unica persona che non avrebbe dovuto essere con noi e che non centrava direttamente con la nostra famiglia si stesse rivelando la soluzione a tutti i nostri problemi.
Come avremmo fatto senza di lui?
Fortunatamente non ci fu mai bisogno di farne a meno, perché, malgrado tutto... rimase.
«Ora c'è soltanto una cosa che mi terrorizza... Cos'è accaduto davvero quella notte? E cosa scopriremo?» li interrogai come se i miei fratelli potessero aver custodito la risposta per tutto quel tempo a mia insaputa.
«Andiamo a scoprirlo, Mini» guardai Mike, convinta che a parlare fosse stato lui, ma quando ragionai sulla voce che aveva appena pronunciato quelle parole, mi voltai verso Tony.
Eravamo pronti alla resa dei conti...
Ma non sapevamo che ci sarebbe stato ancora un bel po' da attendere...
Quantomeno, però, ci saremmo avvicinati a chi aveva dato inizio a tutto quello.
Sarebbe bastato soltanto renderci conto dei nostri errori...
***
«Quindi, tu... ronzi intorno a mia sorella?» per poco non mi strozzai quando Tony esordì in quel modo parlando a Chris.
«Ehm... come scusa?» lui sembrò spaventato.
In effetti se Mike sembrava un gigante, Tony era un colosso.
«Isa» mio fratello alzò gli occhi al cielo «non ditele mai un segreto... lo saprà tutto il mondo, io per primo» guardò verso la porta del bagno della stazione di servizio per assicurarsi che Mike non vi uscisse all'improvviso.
«Mia moglie mi ha raccontato di scintille tra di voi... non so se esserne così sicuro... ma so per certo che il nostro fratellino darà di matto» rise, mordicchiandosi il labbro inferiore.
«Non c'è niente di cui valga la pena parlare» provai a smorzare la situazione. Non ero sicura di come Tony avrebbe reagito a quella notizia ma, soprattutto, temevo che potesse informare Mike. Credevo che farlo sapere a lui fosse l'ultima delle follie che avrei voluto compiere in quel momento, perciò optai per una bugia.
«C'è una simpatia, non lo nego... ma niente di concreto» sentii le dita di Chris scivolare rumorosamente mentre tentavano di aggrapparsi agli specchi.
Chissà chi dei due avesse dato prova di saper mentire peggio.
«Sarà... Isa era di altra opinione... ma forse si è soltanto fatta un film...» lasciò in sospeso la frase, dandoci le spalle e avviandosi verso il pick-up dove ci attendevano le nostre sorelle «vi terrò d'occhio... anzi ti terrò d'occhio ragazzino... se Mike deve fare una delle sue scenate che ne valga la pena, mi raccomando» si voltò, rivolgendoci un occhiolino.
«Elle» Lisa mi chiamò, costringendomi a voltarmi all'indietro.
Scossi leggermente la testa, aspettando che proferisse parola.
«Perché non ti siedi tu nel cassone per questo tratto? Ho paura di vomitare» spinse il labbro inferiore all'esterno, come a volermi convincere della sua buona fede. Sapevo benissimo che era una trappola e, malgrado io fossi la sorella minore, non mi sarei certo fatta ingannare così facilmente dai suoi toni da finta innocente.
«Mmm... fammi pensare» mi accarezzai il mento con indice e pollice, dandole una finta speranza «direi di no, o meglio, ricordati che mi è stato assegnato il tragitto più lungo domani mattina... se poi vuoi fare a cambio, non ci sono problemi» sorrisi, strizzandole l'occhio.
«Uffa» mi sorpassò trascinando le gambe come se i suoi piedi fossero diventati improvvisamente pesantissimi.
Lena l'aiutò a salire, schernendola. Le fece spazio tra le valigie, sistemandole un cuscino.
«Su Dak, abbiamo viaggiato già un paio d'ore e io non mi sono lamentata del posto scomodo in cui mi è toccato sedere...» la invitò ad accomodarsi all'interno «se mai ti venisse da vomitare, ti ho lasciato a portata di mano il tuo trolley» continuò a provocarla ironicamente.
«Dai ragazze, è ora» Chris ci richiamò, pronto a rimettersi alla guida.
Non so esattamente quanti chilometri avessimo percorso fino a quel momento con il suo pick-up, ma ormai quelle quattro ruote erano diventate più casa di quanto non lo fosse l'appartamento in cui avevo vissuto per tutta la vita.
«Posso prendere tranquillamente il tuo posto» Tony si propose di farlo riposare, sostituendosi a lui come pilota nella nostra spedizione.
«Tu sai guidare o la genetica ha colpito anche te?» gli domandò preoccupandosi già dell'incolumità della sua auto.
«Guidavo le auto degli spacciatori messicani... secondo te?» allargò le braccia, facendo comparire sul suo volto un sorriso giocoso.
«Peccato che ti abbiano beccato» udimmo la battuta di Lisa provenire dalle retrovie.
«Touché... in ogni caso la prima volta che ho guidato Elle aveva ancora il pannolino... stai tranquillo Eliot, sono più bravo dei piloti di F1» gli diede una pacca sulla spalla, scansandolo poi non molto dolcemente per prendere posto sul sedile del guidatore.
«Ah Chris, lo sai che dietro non mi piace stare» Mike circumnavigò l'auto alla velocità della luce, guadagnandosi il tanto agognato posto del passeggero.
«Io in mezzo non ci sto» dicemmo all'unisono sia io che Lena.
«Va bene, ho capito... ma tu vedi che brutta fine...» imprecò in silenzio, posizionandosi al centro dei sedili, con le gambe piegate innaturalmente.
«Senti se vuoi lamentarti del tuo posto, possiamo sempre fare a cambio» i capelli arruffati di Lisa comparvero alle nostre spalle. Il suo viso schiacciato era inserito nella piccola intercapedine che collegava l'esterno del pick-up al suo interno.
Scoppiammo a ridere all'unisono, consci di quanto sarebbe stato complicato da quel momento in poi riuscire ad accontentare tutti cercando di rispettare i bisogni e i desideri di ognuno.
Avevo cominciato quel viaggio da sola.
Dopo quasi un mese, eravamo in sei.
Chi se lo sarebbe mai aspettato.
***
«Dai ragazzi, la mia giornata è iniziata ormai un'infinità di ore fa... raccontatemi qualcosa, prima che mi addormenti alla guida» aprii gli occhi lentamente quando udii la voce di Tony.
Ero quasi sul punto di addormentarmi.
Ormai erano passate troppe ore da quando avevamo iniziato a viaggiare.
«Lo sai che Mike gioca a basket» le labbra mi si incollarono più volte durante quella frase, ma, malgrado la stanchezza, riuscii comunque a pronunciarla.
«Sul serio?» nostro fratello si volse di poco verso l'altro.
«Ehm sì... sono nella squadra della Penn... sebbene l'ultima stagione sia stata un vero disastro» non riuscii a vederlo in volto, ma dal tono della sua voce compresi quanto fosse a disagio a parlare della sua carriera non proprio rosea nello sport.
«Ha dei provini importanti tra poco» aggiunse Chris.
«Sono felice che qualcuno ce l'abbia fatta. Io ci ho provato in passato, e lo ricorderai anche, ma la vita poi ha avuto altro da donarmi» appoggiò una mano sulla coscia destra di Mike, dandogli un buffetto affettuoso.
«Beh» ancora una volta dal retro ci giunse la voce squillante di Lisa «se proprio lo dobbiamo dire, il vero talento della famiglia sono io».
«Modestia a parte, ovviamente» proseguì Mike, imitando il tono di nostra sorella.
«Senti spilungone... chiedilo un po' alle altre squadre del campionato chi è la migliore schiacciatrice».
«Veramente una che ti dà del filo da torcere c'è» Lena lasciò in sospeso.
«Non nominarmela» l'altra gemella sbuffò.
«Storia d'amore?» domandò Chris, dando voce ai miei pensieri.
«Storia di sesso» rispose l'altra al posto di Lisa, celando ciò che aveva appena detto con un colpo di tosse.
«Ma cosa ne sai tu... Sono Alice, sono la figlia perfetta, faccio sempre la scelta giusta, e morirò avendo visto un solo cazzo» dalla sua posizione precaria e bizzarra ci regalò quell'imitazione della sua gemella che mi causò parecchio dolore agli addominali.
«Un solo cazzo?» fece eco Tony, sbalordito.
«Sono fidanzata dal primo anno delle superiori... A Dakota non va giù che lei invece non riesca a trovare nessuna povera squilibrata che decida di intraprendere una relazione con lei» si girò di scatto, rivolgendole una smorfia.
«Non riesco a immaginare cosa significhi andare sempre e solo con lo stesso uomo» mi lasciai sfuggire a voce alta.
«Ah, sì! Fratello, se te lo fossi perso, abbiamo tre sorelle una peggio dell'altra. Lena che si fa trovare nuda in camera sua la prima volta che andiamo a trovarla, Lisa che a quanto pare è la mia versione femminile ed Elle che non perde mai occasione per farmi rabbrividire condividendo con tutti i presenti le sue alquanto discutibili doti sessuali».
«Quelle in realtà non le ha mai discusse nessuno, anzi» guardai Chris di sottecchi. Era diventato adorabilmente paonazzo.
«Mia moglie mi ha detto che quando siete venuti da noi vi accompagnava un'altra ragazza... che fine ha fatto?» il maggiore si rivolse direttamente al secondogenito.
«Spero per lei che non sia in fondo all'oceano» replicò visibilmente adirato.
«Oh ma smettila...» Chris diede uno schiaffetto a Mike sulla nuca.
«Eppure Isa giurava che ci fosse qualcosa anche tra di voi».
ANCHE.
Avevo sentito bene?
Era appena stata detonata una bomba o era il mio cuore ad essere esploso?
Dio, fa che non abbia sentito... ti prego...
«Anche?» Mike fece eco a Tony.
«Oh cazzo, la polizia!» Lena urlò all'improvviso, causandomi il secondo infarto della giornata.
«Oddio ma sei pazza?» Mike la guardò in tralice, tenendo una mano sul petto «è soltanto il led blu della stazione di servizio».
«Io ve lo dico, se ci fermano, vi ammazzo» Lisa sbucò nuovamente, posizionando il capo tra me e Chris, e inserendo a stento la bocca nello spazio del finestrino.
«Sei sicuro di voler continuare a guidare? In effetti non credo sia una buona idea, qualora ci fermassero, farti trovare al volante» Pollo fece uscire l'aspirante avvocato che era in lui, riferendosi alla recente condanna di nostro fratello e al pericolo che potesse finire nuovamente in galera.
«Non abbiamo mai incontrato neppure un posto di blocco da quando siamo partiti... e ne abbiamo fatta di strada...» Mike minimizzò.
«Porca puttana» Tony frenò all'improvviso «senti, per favore, non iniziare... Sfigamike» mise l'accento su quel bizzarro soprannome.
«Ma ti sembra il momento di riaprire vecchie ferite?» l'altro tirò al guidatore un pugno sulla spalla.
«Chris hai mai fatto caso al fatto che qualsiasi cosa Mike dica di negativo, asserendo che non si verificherà mai, puntualmente si avvera?».
«Hai visto allora che non te lo dico solo io?» il minore degli Eliot avanzò sul posto, portando la testa tra il conducente e il passeggero.
«Com'è pesante avere due famiglie una peggio dell'altra» Mike ironizzò, spingendo all'indietro Chris, applicando una leggera pressione con il palmo della mano sul suo naso.
«Almeno tu sei finito in una bella famiglia adottiva... Isa mi ha detto che avete incontrato mia sorella» dallo specchietto retrovisore vidi Tony alzare gli occhi al cielo.
«Com'è stata la tua adolescenza?» gli domandai, riportando quel delirio che era la nostra conversazione su un piano più serio.
Avevamo evitato per tutto quel tempo di conoscerci per davvero, ma dentro di me, stavo cominciando a nutrire il bisogno di apprendere la verità sulle vite che avevamo vissuto prima di ritrovarci.
«Non credo sia classificabile in una scala con valori numerali umani... ai signori Williams importava soltanto di accumulare denaro dai nostri assegni familiari... quando sono arrivato a Denver è stato scioccante passare dalla nostra realtà alla loro. Gladys era insopportabile, Marcus e Paula mi trattavano come se fossi il remake dell'altro sesso di Cenerentola. Fortunatamente appena compiuti diciotto anni sono fuggito a gambe levate... se non ci fossero stati Isa e i suoi... altro che galera» si bloccò improvvisamente, come se quella possibilità lo spaventasse a tal punto da impedirgli di parlare.
«Non vedo l'ora di conoscerla» Lena strinse tra le sue braccia parte del busto di Tony e del sedile su cui era seduto.
«Appena sarà tutto più tranquillo... ci siamo visti soltanto per poche ore, ma lei e Mickey non hanno fatto altro che parlare di voi... persino Nike scodinzolava a sentire i vostri nomi».
«Io, invece, posso chiederti perché hai scelto di andare in galera?» Lisa alzò la voce per farsi sentire meglio da lui.
«Perché tu hai scelto di vendere quell'anello?» le rivolse a sua volta una domanda.
«Per aiutare la mia famiglia» rispose senza prendersi neppure un istante.
«Ebbene, avrei detto esattamente la stessa cosa... mio figlio andrà al college e questa è l'unica cosa importante... anche perché per il crimine che ho commesso è stata un'immensa sorpresa ottenere una condanna così breve».
«Sai che mi sono stupito anche io... di solito la reclusione per reati simili è molto più alta» Chris confermò.
«E com'è stato essere rinchiuso lì? È davvero come si vede nei film? Gang che si pestano ogni secondo, guardie corrotte, telefoni nascosti, droga a volontà...» Lena era un'appassionata di serie tv di quel genere e, dal modo in cui porse quella domanda a nostro fratello, si intuì quanto fosse curiosa.
«In realtà... paradossalmente... sì. Penso di aver assistito a un'infinità di tentati omicidi, risse e pestaggi... eppure, nessuno mi ha mai sfiorato» Tony scrollò le spalle.
«Siamo arrivati» Mike ci interruppe, indicandoci il cartello che ci dava il benvenuto al camping dell'Emigrant Lake di Ashland in Oregon.
«Finalmente» Lisa si alzò in piedi, rischiando di cadere all'indietro a causa dei nostri bagagli d'intralcio.
«Una tenda per gli uomini e una per le donne... sempre che voi siate in grado di montarla da sole» ci informò Mike.
«Povero sciocco» Lisa si beffò di lui.
«Siamo andate ai campeggi scout per anni» Lena prese tutto l'occorrente come se fosse abituata da tutta la vita a maneggiare oggetti simili.
Mentre da un lato le gemelle si occupavano del nostro giaciglio per la notte, e dall'altro Tony e Mike facevano la stessa cosa, io e Chris ci ritrovammo al centro, in piedi, spalla contro spalla.
«Mi manchi» mimai con le labbra, senza proferire parola.
«Anche tu» fece lo stesso «abbiamo rischiato prima» aggiunse, asciugandosi il sudore sulla fronte.
«Sta diventando s-» provai a dire, ma il suono del suo cellulare mi interruppe.
Fissò lo schermo qualche secondo, indeciso sul da farsi, poi quando a quella suoneria se ne aggiunse un'altra di un messaggio in arrivo, decise di pigiare sul tasto verde.
«Amy» abbassò a tal punto la voce che, persino a pochi centimetri da lui, non fui sicura di chi fosse dall'altro capo del telefono.
«Lo so, lo so» rise.
«Metti il vivavoce... fammela salutare» Mike intuì di chi si trattasse e, sebbene fosse impegnato a inchiodare i sostegni della tenda nel terreno, chiese comunque a Chris di passargliela.
Lui fece come gli era stato chiesto e non appena amplificò la conversazione, mi venne voglia di usare il martello che stavano adoperando i miei fratelli per mettere fine alla mia vita.
«Amy cos'è... ti manchiamo?» ironizzò lui.
«Eliot» pronunciò il suo nome come se fosse la più bastarda delle malattie.
«In realtà ci tenevo soltanto a risentire la voce di tuo fratello, visto che a quanto pare si è dimenticato di me» starnazzò come un'anatra.
«Non mi sono dimenticato... sono solo molto impegnato... puoi chiedere anche a Scott, praticamente è l'unica persona che sento, ma solo per lamentarmi della nostra laurea imminente e dei test per l'ammissione a legge per i quali non sono affatto pronto» parlò in maniera molto diversa da com'era solito fare con noi, sembrava molto più impostato.
Imitai il suo modo di atteggiarmi, replicandone le espressioni e esagerandole goffamente.
«Hey Amy... come te la passi?» decisi di punzecchiarla un po'. Era da troppo tempo che non lo facevo, sebbene l'avessi praticamente conosciuta complessivamente per dieci minuti circa.
«Tu sei?».
«La sorella di Eliot... sai quello che "per scoparselo bisognerebbe avere gravi problemi di autostima o un rapporto malsano con il proprio padre"... Sophia, non so se ricordi» ecco che quel tono risorgeva dal mio io più profondo.
«Dici davvero questo di me? Ho capito... dovremo rimediare... se a mio fratello non dispiace, con un po' di alcool in circolo e qualche droga pesante, potrei anche darti il piacere di fare un giro con me» Chris fece uno scatto tappandogli la bocca.
«Amy, come avrai notato, non è il momento... ti richiamo io domani» Pollo la liquidò, attaccando ancor prima che lei potesse rispondere.
«Voi due insieme siete pericolosi» Chris sbuffò, guardando male prima me e poi nostro fratello.
«Veramente non credo tu abbia idea di quanto potenzialmente saremo pericolosi d'ora in poi» Lisa si sedette con poca eleganza davanti all'ingresso della nostra tenda, mentre quella degli uomini non era ancora stata issata del tutto.
«Te ne abbiamo già dato prova in auto» Tony si sbrigò pur di non rimanere troppo indietro «ma la verità è che c'è qualcosa che scorre nelle nostre vene».
«Qualcosa di inspiegabile» aggiunse Lena.
«Qualcosa di congenito» proseguì Lisa.
«Qualcosa di pungente, direi» asserii.
«Mio Dio, siete esattamente le psicopatiche che avevo sempre sognato sareste diventate» Mike saltò sulle spalle di Chris, rischiando di farlo rovinare per terra.
Non appena si staccò da lui, Tony imitò lo stesso gesto, aggrappandosi con le gambe atletiche e muscolose al petto del secondogenito dei Robertson.
«Non sono mai stato tanto felice di essere lontano da casa, senza un soldo in tasca, in mezzo al nulla, senza sapere cosa accadrà domani e senza un futuro certo... e sapete perché, malgrado tutto, non riesco a smettere di stare così? Perché sono con le cinque persone più importanti della mia vita, e non c'è niente di nessuno di voi che cambierei... neanche l'insolenza di Lisa... e ce ne vuole» Mike fu costretto a fuggire, perché pur essendo minuta, lei era praticamente una scheggia. Sorprendentemente quando lo raggiunse, lo abbracciò forte.
Quello significava essere un Robertson.
Era tutto lì.
Prenderci in giro e amarci incondizionatamente.
Quello era il segreto.
E anche io, come mio fratello, non avrei cambiato una virgola dei miei compagni di viaggio.
Persino di quell'unica persona che non aveva nulla a che fare con me.
La giornata seguente ci avrebbe portato delusioni e risposte... ma per quanto concerneva quella che stavamo vivendo ci aveva dimostrato, senza alcun dubbio, che eravamo nati per essere fratelli e non solo perché eravamo stati generati dagli stessi genitori.
Inspiegabile, congenito, pungente... noi.
R O B E R T S O N.
Spazio autrice:
Questo capitolo rappresenta perfettamente il perché io abbia scelto di scrivere questa storia.
Questa sono io, e questi, a uno a uno, sono i miei fratelli.
E VV A, malgrado tutto, ogni cosa è per voi.
Bando ai sentimentalismi, c'è ancora un po' di strada da fare...
I Robertson, però, ancora non sanno di essere incappati in un piccolo errore, fortunatamente, pur partendo da premesse errate, sapranno arrivare a destinazione...
Voi siete pronte a saperne di più?
Mercoledì prossimo comincerete a mettere insieme qualche pezzo in più che presto sarà riunito in un puzzle sempre più chiaro,
spero che la storia vi stia piacendo,
grazie perché siete ancora qui con me,
non mi abbandonate🥀,
vostra Maty.
Ps. Premete, se vi va, sulla stellina per sostenere me e CODE 95023. Come al solito vi aspetto su Instagram con il link per le domande in anonimo. Voglio sentire le vostre teorie❤️🩹
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