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I grandi non piangono mai

Il treno correva veloce.

L'ultimo saluto lo aveva dato in fretta, precipitandosi al suo posto, sistemando lo zaino pesante sulla cappelliera e accennando un saluto felice in attesa del fischio.

Aveva la sua vita ad aspettarla e nessuna intenzione di guardarsi indietro, come se partire appena maggiorenne potesse voler dire che sei pronto alla vita, ai dispiaceri o alle botte che la stessa può darti.

Lo ricorda ancora, come fosse stato solo ieri: lei era rimasta lì, su quella banchina grigia col cappotto stretto in vita e le lacrime trattenute a stento. Era tesa e preoccupata ma voleva vederla cominciare a vivere lontano da lì.

Mille prospettive, mille sogni e altrettante possibilità. Le aveva offerto una scelta, senza un dubbio né un rimprovero. Lei voleva che la sua piccola facesse tutto ciò che a lei era stato negato.

L'aveva protetta abbastanza, le aveva insegnato il rispetto di sé stessa e le aveva donato l'amor proprio per quello che era e per quello che sarebbe dovuta diventare.

Infiniti sacrifici avevano cadenzato i suoi giorni, le rinunce e gli affanni avevano sottolineato i suoi anni di donna ancora bella e forte, ma fragile perché sola e impaurita.

"Non abbassare mai la testa, i grandi non piangono mai, e tu ora lo sei. Io ci sarò sempre, ovunque andrai."

Le ripeteva sempre queste parole per incoraggiarla a partire e non fossilizzarsi lì con lei, in quel paese antico, per la sola paura di lasciarla indietro ad occuparsi di tutto.

E lei lo aveva fatto davvero, era partita senza guardarsi indietro, ma lasciando in paese un pezzo grande del suo cuore. L'aveva lasciata a badare a tutto, mentre lei affrontava le sue nuove possibilità.

L'università era stata la sua salvezza, nuove cose da conoscere, nuove esperienze e nuovi incontri. Una chiamata a casa una volta la settimana le rammentava da dove veniva e dove voleva arrivare. Raccontava cosa faceva, cosa vedeva e se mangiava abbastanza. Perché una mamma, si sa, tra le cose importanti si preoccupa anche se mangi!

Non la faceva parlare, tanta la gioia di raccontarle le cose e non le chiedeva più "come stai?" tanto sapeva che lei rispondeva sempre "sto bene non preoccuparti per me".

Aveva conosciuto un ragazzo, uno bello e bravo che cominciava ad essere importante. Gliene aveva parlato con la gioia che le scoppiava nel cuore.

Gli esami procedevano e le esperienze la riempivano. Era una giovane donna che creava il suo futuro e sperava per sua madre un futuro ancora migliore, da poterle regalare lì vicino a lei in quella città che offriva tutto.

I mesi passavano e i voti aumentavano, alla fine era riuscita a cominciare la sua vita grazie ai sacrifici e all'impegno. Ricordava sempre da dove proveniva e soprattutto come chi voleva diventare.

Quella donna che aveva dato la sua vita per lei era il suo esempio e la sua forza. Anche quando i problemi le sembravano insormontabili. Si ammazzava di lavoro per permetterle di non preoccuparsi di soldi e affitto. Tanto a casa non aveva nessuno che la aspettasse... non più, da tanto tempo. La sua bimba era tutto ciò che aveva.

Ma un giorno la fortuna smise di girare e il cuore rischiò di spezzarsi.

Le esperienze del cuore erano dure da vivere e difficili da superare. Lei capì che il dolore che senti dentro quando l'amore ti lascia sola è qualcosa che non passa crescendo, ma aumenta esponenziale pur restando sempre uguale a tutte le età. Ma lei aveva sempre la sua roccia a cui aggrapparsi, anche a distanza.

"Sai mamma, il numero di lacrime che io ricevo non è mai proporzionale al numero di lacrime che verso!"

Sembrava inconsolabile e allo stesso tempo ancora più fragile.

E lei capiva, lei la sentiva e soffriva per lei sapendo esattamente cosa la sua piccola stesse provando. Avrebbe dato di nuovo la vita per quella creatura spezzata che cercava le sue braccia per nascondersi. La rassicurava e la cullava con le sue parole, sempre giuste e sempre dolci, finché dopo alcuni giorni, seppe che poteva tranquillizzarsi. Tutto sarebbe tornato alla normalità.

Qualcosa però le cresceva dentro e intuiva che non sarebbe stato un buon segno. Doveva star zitta e non darle pensiero, proprio ora che riemergeva da notti di lacrime e tristezza. Non per lei.

Dopo un po' la vita riprese e gli esami la tennero occupata. La ricerca del primo lavoro per avere più respiro e gravare di meno.

Le notti sempre fuori e la mattina in facoltà, le fecero sentire sempre meno la distanza e da una chiamata a settimana divenne quasi una ogni due. Mamma al paese era sempre contenta di parlare di lei agli altri, se ne vantava e la elogiava con vicini e conoscenti. E sentiva che la sua piccola donna stava raggiungendo i suoi obbiettivi e i suoi traguardi.

Si sentì serena di potersene andare e allora cominciò a pensare a come fare. Le avrebbe detto tutto più avanti, non avrebbe permesso che quella cosa si prendesse anche i giorni belli di sua figlia.

Di ritorno da lezione, quella mattina di vento, un telefono squillò: "È per te".

Il telefono all'orecchio, restando immobile, le sembrò pesante e lo sentì cadere ma non riuscì a muoversi o ad emettere un suono. Il gelo l'aveva avvolta e un silenzio ronzante aveva riempito le sue orecchie.

Le amiche a sorreggerla e farle aria, sentiva carezze dolci sulla fronte e parole incomprensibili arrivare da vicino:

"Mamma... incidente a lavoro... è svenuta... mi dispiace... devi andare..."

Qualcuno la stese in un letto, le diede conforto e si accertò che capisse.

Adesso il treno correva ancora, ma in senso inverso a quello di un tempo. Lo aveva preso al volo senza neanche pensarci, una volta ripresasi un po' dallo shock della notizia.

Gli occhi gonfi guardavano fuori e pensavano ai sogni. A quelli che faceva da bambina stretta alle braccia della sua mamma. I brutti sogni restavano fuori dalla sua camera e quelli belli erano sempre i primi ad essere raccontati a colazione. Ora di quei bei sogni non ne avrebbe fatti più, si disse. Non su quel treno, non senza di lei, senza il suo profumo ad accoglierla e senza le sue braccia a darle calore.

Mise le sue cuffiette e cercò di sprofondare nei ricordi che sarebbero stati l'unica cosa a cui aggrapparsi:

"Imparerai a crescere
Dormirai con la paura del buio
Saremo io e te
Tutto andrà bene se starai con me
Non importa in che parte del mondo sarai
Io ci sarò sempre lo sai
Nessuno meriterà le tue lacrime
I grandi no, non piangono mai"

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