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01.




Scarlet's pov.

"Who's this whisper telling me that I'm never gonna get away?"

One Direction — Stockholm Syndrome

-

Non riuscivo ad aprire gli occhi il mattino dopo, il mascara mi si era incollato sulle ciglia. Non era nemmeno iniziata la giornata che già mi faceva schifo. Mi strofinai gli occhi, alzandomi dal materasso. Naturalmente, non avevo un letto. Era difficile usufruire di un lusso quindi si era una fottuta pole-dance. Non rientrava nelle mie aspettative lavorare come ballerina quando mi fui trasferita a Londra. Ci pensavo tutti i giorni a come la mia vita avesse preso una svolta contorta, a come i sogni si disintegrassero così facilmente. Non era come nelle canzoni; i sogni non si avveravano.

Prima di entrare nella doccia notai che all'interno delle mie mutandine c'era ancora del denaro. Una cinquantina, più o meno. E questo rese la giornata farsi più interessante. Non avevo idea chi me li avesse dati, probabilmente quel ragazzo ricco che aveva chiuso il club - possedeva una linea di abbigliamento di grande successo, apparentemente era uno che contava. Misi da parte le banconote e entrai nella doccia, ma l'acqua calda non durò molto.

"Lara, porca puttana!" Urlai. Stavamo facendo la doccia nello stesso momento.

Mi asciugai rapidamente e la vidi correre per il nostro appartamento.

"Mi dispiace, sono di fretta." E richiuse la porta con un scossone, non riuscii nemmeno a chiederle dove stesse andando.

"Lo vedo."

Eravamo entrambe delle spogliarelliste. Praticavo la pole-dance per le mie capacità. Avevo studiato danza per tutta la vita, ma non ero riuscita a entrare nell'accademia come avrei voluto, non potevo avere il lavoro che speravo e tanto meno il luogo in cui volevo vivere. La mia vita si era trasformata in completa spazzatura come i miei sogni. Avevo vissuto in strada per alcune settimane, finché non trovai lavoro in uno strip club chiamato "The Gentleman" e non riuscii a dire di no a quell'opportunità. Lara era dolce con me, mi permetteva di rimanere qui fino a quando non avessi avuto il mio primo stipendio, anche se ero soltanto una sconosciuta che aveva visto il suo annuncio su un giornale. Avevamo scoperto che eravamo molto diverse ma molto simili, e questo ci fece avvicinare.

Ero ancora coperta dall'asciugamano quando intravidi qualcosa sul nostro tavolo centrale. La mia pipa di colore rosa. Non avevo ancora fatto colazione..ma..non avevo fame. Mi sedetti sul divano a buon mercato non mio, afferrando la leggera pipa e l'accendino, per fortuna c'era ancora il resto di una piccola distesa di ciottolo, abbastanza per un colpo. Poteva andare bene. Il ciottolo non era mio, ma a Lara non sarebbe dispiaciuto. La accessi e lasciai che la nebbia bianca viaggiasse per le mie labbra, alla gola, ai polmoni. La tenni dentro fin quanto potevo, ma quando iniziai a vedere delle macchie nere mi sentii obbligata a lasciare uscire il fumo, tossendo nel processo. Volevo avere il meglio da tutto questo.

Questo durò finché qualcuno non bussò alla mia porta brutalmente, facendomi sobbalzare dal divano e bruciandomi gamba con la pipa, ma non verbalizzai il mio dolore. Non volevo aprire, dovevo dare ancora dei soldi ai miei spacciatori. Forse se restavo in silenzio..

"Scarlet, butterò giù questa cazzo di porta se non apri!" La voce familiare di Greg gridò. Sapevo che ne sarebbe stato in grado e non potevo permettermi una nuova porta.

Avanzai verso l'ingresso. Sbloccando la porta in modo esitante e aprendola. La porta fu presa a calci e quasi colpì il mio viso - con questo seppi che non erano qui per parlare.

"Oh hey, indossa un asciugamano." Un ragazzo alto e magro disse. Non sapevo chi fosse. Di solito Greg veniva qui da solo per farmi pagare, ma questa volta aveva portato due ragazzi con lui. Ero spacciata.

"Ti piace?" Cercai di trovare una tattica e cominciai a flirtare con lui, invano. Scosse la testa.

"Puttane..."

Non ero una fottuta puttana.

"Hai i soldi?" Greg si diresse verso di me, facendomi indietreggiare di pochi passi finché la mia schiena non colpì il muro. Il mio cuore batteva così velocemente da uscirmi dal petto. Ero sicuramente fregata.

"Uh, Greg," La voce mi venne a mancare.

"Lei non li ha, prendiamola." Il terzo ragazzo mi afferrò per il braccio, trascinandomi via dall'appartamento.

"Aspettate, posso farveli avere, mi servono un paio di giorni!" I miei occhi si spalancarono e le mie gambe tremarono. Sentivo la mia vista appannarsi mentre la droga iniziava a prendere il sopravvento.

"Non possiamo darti un'altro secondo," Greg parlò. "Sai cosa dobbiamo fare, mi dispiace." Anche se era il mio spacciatore, poteva essere facilmente persuaso. Avevo sempre flirtato con lui. Forse l'avevo fatto così tante volte che oramai non ne avevo più il controllo.

Fui presa dal panico. "No! Per favore! Posso fare tutto quello che vuoi, posso scopare tre di voi come desiderate." Non riuscii a pensare a nulla. Le lacrime rotolarono nelle mie guance mentre loro risero di me, mi sentivo così patetica. E in effetti lo ero. La mia vita era in pericolo, quindi non misuravo gli sforzi.

"Amici.." Greg lo stava effettivamente prendendo in considerazione.

"Chiudi il becco, uomo! No! Il capo ucciderebbe noi invece di lei." Il ragazzo magro disse. Forse era per questo che avevano mandato altri due ragazzi. Per mantenere Greg lucido. "La ucciderò io stesso."

Merda, non potevo sentirmi le gambe. Potevo morire per un attacco di cuore in quel momento prima ancora che mi uccidessero.

"Il capo vuole che la portiamo da lui. Lo sai che a lui stesso piace uccidere i debitori." Il terzo parlò pazientemente. Era calvo, più vecchio. Si vedeva che era il più rispettato e gli altri due lo temevano. Bene, questo mi avrebbe dato più tempo.

"Va bene, andiamo allora." Il mio braccio fu afferrato ancora una volta, questa volta da Greg. La sua stretta non faceva male tanto quanto l'altro ragazzo.

"Aspetta! P-Posso almeno indossare dei vestiti?"

"Fai in fretta." Disse qualcuno. Non sapevo chi, ma mi precipitai nella mia stanza sbattendo la porta. Furono veloci ad aprirla, rovinando il mio tentativo di chiuderla a chiave. Merda.

"Congratulazioni, ora avrai degli spettatori." Quello magro incrociò le braccia sul petto con un sorrisetto stupido sulle labbra.

Mi accigliai, girandomi lentamente verso l'armadio, riuscendo a trattenere le lacrime. Aprii un cassetto, afferrando un intimo verde per farlo scivolare sulle mie gambe. Lasciai andare il mio asciugamano e gli uomini non pronunciarono una parola, forse stavano agendo professionalmente. Indossai una camicia rosa, se oggi sarei stata uccisa non mi importava di mettere un reggiseno. Indossai un paio di jeans corti blu e tutto ciò lo feci lentamente. Volevo tenermi in vita il più a lungo possibile.

Non mi dicevano più di velocizzarmi, a quanto pare gli piaceva.

Diedi un'occhiata alla finestra, riuscendo a individuare un paio di persone camminare per strada, alcuni edifici, niente di insolito. Ma sembravano così irresistibili in quel momento. Forse se avessi corso più veloce? E così feci. Riuscii a mettere una delle mie gambe al di fuori della finestra prima che tutti loro gridassero all'unisono "No!" tirandomi in dietro, facendomi cadere a terra.

"Sei così fottutamente stupida," Il magro disse. Mi trascinarono fuori dalla mia stanza, fuori dall'appartamento e dall'edificio. Non provai a correre per la strada perché sapevo perfettamente che avessero delle pistole con loro. Il magro entrò nella parte posteriore dell'auto, mi spinsero dentro e il calvo mi seguì. Greg guidava. Grande, non sarei riuscita a saltare furi dall'auto.

"Dovremmo preoccuparci?" Greg teneva un sacco nero nella sua mano.

"No, lei morirà in ogni modo." Il calvo disse, nessun sentimento oltrepassava le sue parole.

"Quindi, in quale ufficio si trova oggi?" Greg inserì le chiavi nel blocchetto e automaticamente una delinquente canzone di merda iniziò a suonare.

"Secondo." Il calvo probabilmente era il più vicino al 'capo', sembrava saperne più degli altri ed era fiducioso nelle sue parole.

Il viaggio in macchina fu lungo, ma non così tranquillo come pensavo sarebbe stato. Quello stupido ragazzo magro continuava ad accarezzare la mia gamba con le sue mani, a volte diceva cose in silenzio nel mio orecchio.

"Aspetta per incontrarlo.." Disse. "Lui è il ragazzo più spietato che tutti noi avessimo mai incontrato. E l'abbiamo incontrato molte volte."

"Lui?" Mi incuriosii.

"Il capo, stupida." Non disse nient'altro dopo. I miei capelli erano umidi, dandomi fastidio. Non potevo morire così. Ma sorprendentemente, smisi di preoccuparmi durante il tragitto in auto, avendo la possibilità di pensare. La vita per me non era più di tanto un valore come prima. Quello che mi teneva in vita era il mio sogno, ma presto si era sbiadito, prendendosi la mia volontà di vivere. Non facevo differenza al mondo, non ero entrata nel settore dell'industria, non ero diventata la miglior ballerina del Regno Unito. Quindi qual era il punto? Cosa vivevo a fare? Avevo ventidue anni, se fossi destinata a questo, avrei già intrapreso una carriera.

Ma naturalmente, c'era anche l'ovvio. La mia famiglia. I miei amici. Anche se erano lontani, respiravo ancora per loro. Mi chiedevo, perché mi trovavo ancora da sola in una grande città a fare quello che stavo facendo? Perché c'era ancora un briciolo di speranza nel mio cuore, perché la mia vita non avrebbe avuto un senso se non fossi stata a caccia del mio sogno senza uscita. Sarei morta provandoci. Non pensavo sarebbe successo così presto.

Guidò per circa un'ora e venti minuti e dopodiché ci inoltrammo in un cancello ben protetto. Era sul lato del paese, non c'erano edifici, né case, solo erba infinita che oltrepassava l'orizzonte..e forse alcune mucche.

A quanto pare 'il capo' aveva fatto un bell'affare.

"Siamo qui."

C'erano tre case bianche a pochi metri di distanza l'uno dall'altro. Un fumo pesante usciva da quella centrale mentre degli uomini armati stavano all'ingresso ad ognuna di esse. Dove cazzo mi trovavo?

Mi trascinarono fuori dall'auto per un braccio guidandomi verso la prima casa, finché un'uomo armato non ci fermò.

"Chi?" Probabilmente si riferiva a me.

"Debitore." Disse la voce dura del calvo e il ragazzo armato mi guardò, facendo un sorrisetto prima di portarsi il suo walkie-talkie alla bocca. "Il debitore è qui. Chiudo."

"Portatemelo." La voce dall'altra parte disse. Doveva essere il capo.

La porta era fatta di metallo e quando si aprì le mie gambe cominciarono a tremare di nuovo, seguite dalle mie mani, tutto il mio corpo probabilmente. Più continuavamo a camminare, più velocemente il mio cuore batteva. Mi scortarono per un corridoio buio pieno di telecamere di sicurezza, fino a fermarci in una grande porta di legno. Uno degli uomini bussò. Sentii le lacrime voler uscire nuovamente, ma non mi curai di trattenerle. Sentii un piccolo 'entra' prima che loro aprissero la porta. Chiusi gli occhi.

Camminarono all'interno della stanza che non riuscii a vedere e mi buttarono a terra, ma fui abbastanza veloce da posizionare le mani davanti a me facendo in modo che non cadessi di viso. Piagnucolai di più.

"Abbiamo portato la troia." Qualcuno dietro di me disse.

"Ben fatto." Una voce aspra uscì dall'uomo di fronte a me. Il capo.

Alzai lo sguardo dal pavimento. Ed eccolo lì, in piedi accanto alla sua scrivania, teneva le mani dietro la schiena e indossava un abito.

"Tu?" Aggrottò le sopracciglia.

"T-Tu?"

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Trailer nei multimedia, in alto! Vi consiglio di guardarlo, se non riuscite a vederlo ditemelo pure che vi invio il link💋

Cosa ne pensate per adesso della storia? Spero vi piaccia perché io mi sono innamorata di questa storia, non mi succedeva da tanto!

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