Capitolo 1
Piccola introduzione alle x reader
(T/N) tuo nome
(T/C) tuo cognome
(C/o) colore occhi
(C/c) colore capelli
(C/p) colore preferito
Questa è la prima x reader che scrivo perciò vi prego di essere clementi con me e di darmi consigli così che possa migliorArmy, grazie e buona lettura :3.
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[2ndGrade]
Anche quel giorno eri andata a scuola, anche quel giorno ti eri seduta al tuo solito posto accanto alla tua migliore amica ma c'era qualcosa di diverso, qualcosa che differiva fin troppo dagli altri giorni scolastici.
I tuoi compagni di classe, solitamente mezzi addormentati e arrabbiati per l'inizio dell scuola erano allegri, fin troppo, sopratutto le ragazze e tu, cosa molto fastidiosa, parevi essere l'unica a non condividere quella gioia, a non saperne il motivo.
Allora la tua migliore amica, sorridendoti, dopo averti preso un po' in giro ti spiegò la situazione «Non ti ricordi mai nulla... » aveva affermato come introduzione «Oggi arriva un ragazzo nuovo e pare che sia davvero bello » a quelle parole sbuffasti, a te non importava, tanto non eri intenzionata ad uno sviluppo romantico.
Ti eri seduta al banco dell'ultima fila, nella parte più esterna della classe, proprio dove c'era una grande finestra e tu spesso ti perdevi nell'osservarla, o meglio, ti distraevi puntando i tuoi occhi (C/o) su quel panorama verdeggiante e rigoglioso del parco a pochi passi dal plesso scolastico.
«Dovresti pensare di più alla tua vita sentimentale, chissà che trovi il principe azzurro » «Il principe azzurro, sul serio? » rispondesti esasperata ed ella sorrise «Nah, hai ragione, i ragazzi in calzamaglia non stanno bene, almeno che non siano Roberto Bolle » disse ammiccando e tu la guardasti confusa, ma di chi diavolo parlava?
«Dio santo, ti odio ora » disse portandosi con fare drammatico la mano sulla fronte simulando uno svenimento e tu ridesti, dopotutto lei era una delle poche persone che ti conoscevano, che ti sapeva leggere dentro e che sapeva sempre come calmarti.
Poco dopo suonò la campanella e vi sedeste composte ai vostri posti, eravate ovviamente vicine di banco perché, se non fosse stata lei, probabilmente chiunque altro sarebbe morto fulminato da una delle tue terribili occhiate mattutine, tu in fondo odiavi davvero doverti svegliare la mattina e uscire dalle morbide coperte nelle quali ti avvolgevi.
Tutto quel frastuono venne sedato velocemente dal fastidioso suono fin troppo acuto della campanella, tutti si posizionarono nei proprio banchi, nei posti che erano stati assegnati da quel professore insopportabile, mr. Harrison, colui che insegnava la peggiore delle materie scolastiche, matematica.
Era un bacchettone di mezza età e per quanto fosse odiato era bello, non si poteva dire nulla sul suo aspetto ma, d'altro canto, sul suo carattere c'erano talmente tante cose da dire che una vita intera non sarebbe bastata, sarebbe venuto fuori un libro tanto grande che la Divina Commedia in confronto sarebbe stato un libriccino per i bambini dell'asilo e, proprio per colpa di quell'uomo, vedesti la tua migliore amica sparire da vicino a te, con la tua stessa tristezza.
Vi aveva separate perché, secondo lui eravate troppo rumorose e felici durante la sua lezione, egli stesso aveva ammesso che la matematica rendeva tutti delle persone con la tua stessa voglia di vivere in quel momento ed era molto meno dello zero, insomma tutti lo odiavano ma allo stesso tempo veniva rispettato dato che era uno dei professori più severi e certamente non volevi che la tua media si abbassasse.
Una volta entrato esaminò ogni volto e ogni banco, stava controllando che non ci fosse nessun "fuori legge" in quell'aula che avesse deciso di beccarsi un bel due e una nota di prima mattina e un sorriso soddisfatto gli solcò il viso quando si rese conto che nessuno aveva sfidato la sua autorità, credesti che il suo sogno nel cassetto fosse quello di diventare un dittatore dato il regime tenuto in classe, ma non ti sembrò il caso di dirlo, volevi ancora salvarti.
«Bene ragazzi, come tutti sono certo sapete quest'oggi avremmo con noi un nuovo studente... » fece una piccola pausa come a gonfiarsi di orgoglio e tu prendersi una delle tue mille penne colorate cominciando a disegnare casualmente sul tuo quaderno, quel discorso non ti interessava, ma egli parlò comunque anche se tu avevi in un angolo di te creduto che non l'avrebbe fatto.
«È uno studente modello, credo dovreste prendere tutti esempio da lui, prego entra » disse l'uomo tendendo una mano verso la porta dell'aula già aperta lasciando che un ragazzo alto, anzi no, altissimo entrasse nella classe e tu lo guardasti sconcertata chiedendoti se fosse un gigante, in caso quel giorno non avevi portato con te la tua attrezzatura per lo sterminio dei giganti e non c'era Levi in classe, dannazione.
Ridesti da sola al tuo pensiero e lo fece anche la bionda, probabilmente tu e la tua amica eravate davvero telepatiche e lo capisti quando si portò il pugno destro sul cuore e la mano sinistra dietro la schiena mimando l'inno della legione esplorativa, quasi espoledesti dal ridere nel vedere la convinzione solcargli il viso ma tentasti si trattenerti e non veniste, chissà grazie a quale miracolo, beccate sa Hitler due la vendetta.
«Io mi chiamo Kim SeokJin e sarò il vostro nuovo compagno di classe, spero andremo d'accordo » disse il biondo regalando a chi lo stava osservando un sorriso carino, le sue guance piene si erano sollevate e le sue labbra polpose e di un rosa brillante si erano incurvate in un sorriso così tenero che persino tu avresti tanto voluto toccargli le gote e quegli urletti isterici che ti arrivarono alle orecchie ti fecero capire che anche il resto della classe la pensava così.
Era un ragazzo, come già detto, dannatamente alto, aveva il fisico asciutto e per quello che potesti notare anche muscoloso, aveva delle spalle enormi e i capelli erano di un biondo luminoso tirati un po' di lato in modo che la fronte fosse lasciata scoperta e da subito fu facile notare i tratti asiatici del suo viso.
Aveva due grandi occhi a mandorla di un castano profondo circondati da una montatura in cellulosa nera che gli davano l'aria da intellettuale quasi, insomma era uno dei pochi ragazzi che in bellezza non perdevano nulla con gli occhiali, il suo naso era strano, sembrava che ogni volta che si voltava cambiasse pendenza ma, dopo un'attenta osservazione capisti che eta perfettamente simmetrico e questo era la causa di quella strana illusione ottica.
La morbidezza dei suoi lineamenti e quella bellezza delicata del suo viso innocente, di quell'espressione da bambino fin troppo cresciuto stonavano con quel fisico altamente maschile che ogni ragazzo sulla terra avrebbe invidiato, almeno ognuno di quella classe dato gli sguardi di fuoco che gli avevano lasciato eppure non lo trovati molto interessante, semplicemente carino, forse sareste potuti diventare amici, se non si rivelava un completo idiota come il novanta percento delle persone in quella scuola.
Distratta daieri neppure ti accorgesti di come quello sguardo si fosse puntato magneticamente nei tuoi occhi (c/o), per un attimo ti stupisti, ma durò poco poiché ti intimasti di tornare calma, come saresti dovuta essere, senza dar peso al fatto che i suoi occhi non si erano staccati da te un solo istante e, per qualche ragione, iniziasti a sentire un certo peso addosso e la tua gola farsi secca, non ti piaceva essere fissata, odiavi essere fissata a dire la verità.
«Bene qualcuno si offre volontario per aiutare Kim ad ambientarsi? » chiese con tono gentile, inadatto a quel dittatore che era, ma non dicesti nulla mentre quasi tutte le ragazze della classe alzavano la mano come se non avessero mai visto un essere di sesso maschile e, dal loro continuo mettere in mostra seno che non avevano e dal loro perpetuo sbattere di quelle falsissime ciglia finte deducesti che volevano semplicemente arrivare a quel punto, ovvero in una stanza con lui.
Trovati disgustosa quella scena, ti voltasti verso la finestra amareggiata, pensare sempre a quel genere di cose era rivoltante secondo il tuo punto di vista perché sapevi che a loro non era mai importato niente della personalità delle persone di cui si circondano ed era uno dei motivi per i quali odiavi le persone, la loro stupida superficialità che ti rendeva tanto irritabile, quasi ne fossi stata allergica.
«No Smith avrebbe una pessima influenza e poi credo che Handisks non voglia spostarsi dalla sua faccia, per tanto fatemi pensare un po'... » a quel punta la voce familiare della tua amica spezzò quel silenzio strano «Prof perché non lo fa seder accanto a Williams, lei vorrebbe aiutarlo e ha una buona media » «Certo così finisci a deserto accanto a (T/C), no » lei sbuffò portandosi le mani strette al petto per poi schioccare la lingua sul palato, dopotutto lei odiava perdere almeno quanto odiava i dolci dunque capivo che non era affatto di buon umore in quel frangente.
Poi vedesti l'uomo sbattere il pugno sul palmo come se avesse appena avuto una grande rivelazione e parlò con la sua voce profonda e calma «A proposito di (T/C) siede da sola, senza un compagno di banco e ha la media di voti più alta della classe, si, andrà bene, Kim perché non ti siedi con lei? » chiese l'uomo con un sorriso soddisfatto nell'aver risolto la situazione con la massima convenienza per lui, certamente non per voi, o meglio, non per te e la tua amica.
Il ragazzo camminò verso di te con un dolce sorriso, diverso da quello che aveva mostrato inizialmente all'intera classe, potevi ora vedere che ai lati delle sue labbra c'erano due piccole zone d'ombra che facevano sembrare ancora più dolce quel sorriso e davvero, per un attimo, provasti l'irrefrenabile tentazione di alzarsi e imprigionare fra le dita le sue guance, giusto per sapere se erano morbide come credevi ma ti trattenesti, avevi ancora un minimo di orgoglio.
Si sedette al tuo fianco sistemando ogni cosa e tu, da brava asociale qual'eri, neppure ti sognasti di parlare con il nuovo studente, a dire la verità ti erano bastati quegli sguardi assassini rivolti a te dalle tue amabili compagne di classe e volevi evitare di dover sopportare per tutto l'anno le loro voci isteriche o i loro stupidi dispetti.
Stavi prendendo appunti in modo ordinato per evitare una sfilza di brutti voti in quella maledetta materia che non aveva mai avuto utilità secondo il tuo parere, insomma perché dovevi sapere come svolgere delle disequazioni o funzioni, certamente non lo avresti mai usato nella tua vita.
«... e questo è il testo, qualcuno vuole risolvere il problema ? » a quella fatidica domanda nessuno rispose, tu concentrata su quello che avevi scritto ne stavi cercando la soluzione poi però la tua attenzione venne catturata da altro, la mano alzata di Michela che aveva un brutto sorriso in viso «Oh, non farlo » sussurrasti piano attirando involontariamente l'attenzione del tuo nuovo compagno di banco.
«Ho una domanda! » «Prego... » disse sconsolato il professor Harrison aspettandosi già quello che la bionda stava per dire, lo faceva ogni volta che ne aveva la possibilità e quello stupido problema gliela stava dando, dannazione, finiva sempre ad un passo dai guai ma non ci finiva mai davvero, i professori la adoravano per sua fortuna.
«Perchè questo Marco, sottolineo che è sempre lui, dovrebbe comprare un totale di mille euro di spesa al supermercato di alimenti, sa che metà del budget va in frutta che si divide fra banane e limoni che poi, a essere pignoli, i limoni non sono frutta e deve indovinare quanto deve pagare per ognuno e deve comprare cinquecento euro di carne, voglio dire ha un esercito privato da sfamare?! » ed ecco come metà della classe avesse il cellulare adagiato sul banco a riprendere la scena mentre tutti stavano collassando dalle risate, ma quella sospensione data dalla sua voce anticipava che aveva ben altro da aggiungere.
«E poi, questo Marco vive nei supermercati, perché il novanta percento di questo libro ha Marco che compra sempre nello stesso negozio, io non capisco prof! » a quella sua insinuazione gonfiò le guance come una bambina sbattendo il palmo sul banco con delicatezza per dare enfasi a quelle sue affermazioni e, persino il figlio segreto di Hitler, altri si noto come professore di matematica scoppiò a ridere come un ragazzino abbandonando la sua maschera di ghiaccio e la sua indole tirannica.
«Ma perché, cerchi di uccidermi Marciani? » «Ma prof non mi accusi senza prove e davvero non posso risolvere qualcosa che non capisco » l'uomo tentò di tornare normale fingendo qualche colpo di tosse e una volta tornato con la schiena dritta le rispose «Penso che chi scriva questi libri abbia dei problemi e si, lo pensano tutti quelli che li usano anche i professori anche se non lo dicono » fece un piccola pausa soffocando il ridere in gola «Vedete è per questo che sono felice di avere la prima ora di lezione qui, comunque l'hai risolto? » disse poi lui con fare serio.
Lei fece cenno con il capo e mostrò il foglio su cui aveva scritto ogni cosa e a quanto pare era tutto corretto, infatti si permetteva di parlare a quel modo solo quando aveva risolto il problema e poteva mostrare di non essere un'idiota però si, lei se lo domandava seriamente, non era certamente qualcosa che chiedeva per far divertire la classe, semplicemente aspettava una risposta decente e vedere il suo potere di far ridere il figlio segreto di Hitler la divertiva.
Il nuovo ragazzo si voltò verso di te e ti chiese silenziosamente quello che fosse successo e tu gli spiegasti che la tua migliore amica aveva il permesso di uscirsene con queste belle battute solo perché aveva i voti alti e soprattutto lo faceva solo dopo aver risolto il problema e il professore glielo permetteva dicendo che era un buon esercizio per la logica, ma sospettavi che fosse la sua alunna preferita e basta.
Finita la terribilmente strana ora di matematica fece irruzione nella stanza il professor Park Pil-woo che come sempre camminava lentamente e con calma appoggiò i libri di letteratura inglese sulla cattedra per poi pulire i suoi occhiali da lettura, era un uomo tranquillo e abitudinario che amava dannatamente invogliare i suoi studenti a dare il meglio.
Fece l'appello come se nulla fosse, poi però quando si fermò sul nuovo arrivato puntò lo sguardo su di lui con una peculiare sorpresa, non era una faccia che certamente avrebbe rivolto ad uno sconosciuto «Jin che ci fai qui? » «Oh, mi sono trasferito, secondo i miei genitori dovevo stare un po' lontano dalla Corea per decidere cosa fare, mio padre ha detto "devi diventare migliore di quello che vuoi essere " quindi ho accettato, è una buona possibilità » disse semplicemente con un sorriso caldo, come di famiglia.
«Oh, credo che allora finirai in stanza con Jimin, frequenta questa scuola ma come puoi capire non posso insegnare a mio figlio » disse ridacchiando leggermente mentre tu, intanto, ignoravi tutti in quella classe tanto che non ti accorgesti del tuo nome che veniva chiamato dal professore continuamente finché il tocco leggero del biondo al tuo fianco sfiorò la tua spalla, poi nel notare che non eri tornata in te ti chiamo leggermente con voce bassa e un brivido ti fece tornare con i piedi per terra.
«(T/C) stai nuovamente dormendo in classe? » «No, mi ero un attimo persa prof » dicesti un po' rossa in viso a causa di quei troppi sguardi puntati su di te, avevi già sottolineato che non
ti piacevano le attenzioni?
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