Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

8. Tomi ammuffiti e cacao dolce

🌷

Amber scese rapidamente le scale di Villa Durant, sistemandosi la gonna azzurra, per incontrare gli ospiti della zia che avevano appena suonato il campanello. Affiancò Catherine nell'ingresso, proprio mentre il maggiordomo apriva il portone.

La zia le lanciò una rapida occhiata di rimprovero e Amber si affrettò a passare una mano sui capelli e dispiegare la gonna. Notò poi, sgranando gli occhi, che il guanto sinistro aveva un buco decisamente troppo grande per passare inosservato, quindi si sfilò in fretta entrambi i guanti e li gettò di lato con un rapidissimo scatto del braccio destro, prima di inchinarsi velocemente davanti al portone spalancato.

Sollevò il capo con un sorriso, che però cedette non appena i suoi occhi si fissarono in quelli azzurri di Edward Hamilton.

«Voi!»

Lo esclamò con un tono piuttosto alto, perché entrambi i genitori del giovane si voltarono a fissarla, interrompendo qualsiasi cosa stessero dicendo a Catherine.

«Voi... voi siete i... benvenuti» si affrettò quindi Amber a dire, chinando brevemente il capo con rispetto.

«Oh, ma che cara ragazza!» commentò la signora Hamilton, varcando la soglia dell'ingresso con il braccio sotto quello del marito.

«È un piacere fare la conoscenza di vostra nipote, Catherine» disse il signor Hamilton, un gentile cenno in direzione di Amber.

«Sì, una nipote esemplare la mia, davvero!» esclamò Catherine, riempiendo il volto con un sorriso più falso di quello della ragazza, mentre le posava una mano guantata sulla spalla.

Fortunatamente, la domestica interruppe quella situazione imbarazzante per annunciare loro che potevano spostarsi nella sala da tè, se la padrona lo desiderava. Catherine fece gli omaggi di casa, guidando i signori Hamilton.

«Prego» fece Edward, facendo segno ad Amber di precederlo.

«Oh, no, non preoccupatevi. Sono io la padrona di casa e voi l'ospite, perciò... prego

Lui la guardò esitando per un attimo, ma lei gli rivolse un sorriso, ed Edward decise di voltarle educatamente le spalle per allontanarsi. Amber attese che si fosse girato, quindi si spostò e raccolse i guanti dal pavimento, lasciandoli poi alla domestica con un sospiro di sollievo. Si affrettò dunque verso la sala da tè.

Si sedette sul divanetto accanto alla zia, e, con un falso sorriso sul volto, sibilò a denti stretti: «Non mi avevate detto chi fossero i nostri ospiti».

«Perché, ti interessava?»

Amber non rispose, stringendo le labbra, le mani giunte in grembo.

«Avete una dimora meravigliosa, Catherine» disse il signor Hamilton.

«Vi ringrazio» rispose lei. «Apparteneva a mio fratello Oliver. L'ha lasciata a me nel suo testamento, anche se è per lo più mio cugino ad occuparsene. Io sono solo una sua... abitante.»

Amber sollevò appena un sopracciglio, ma tacque.

«E tuo figlio, Carmen?» domandò poi Catherine, rivolgendosi alla signora Hamilton con grande familiarità, ma lanciando lunghe occhiate a Edward. «È in cerca di moglie?»

Edward corrugò la fronte e si schiarì la gola per rispondere, ma Carmen Hamilton lo precedette.

«Diciamo che...» s'interruppe, fissando il figlio insistentemente e poi appena Amber.

«Amber,» esordì Catherine, allungando una mano guantata verso di lei, «mostra la biblioteca al signor Hamilton... sono certa che ne resterà estasiato

Edward avrebbe voluto battersi per restare, era di lui e del suo futuro che si parlava, ma Amber si alzò dal divano e, prima di allontanarsi, disse, con fare annoiato: «Da questa parte».

Edward sferrò uno sguardo indagatore ai genitori, quindi si affrettò a seguire Amber, già scomparsa oltre una grande porta aperta alla fine del corridoio.

Il nastro bianco che si avvolgeva attorno alla vita della fanciulla si esibiva in un bel fiocco posteriore, le cui lunghe estremità oscillavano delicate ad ogni movimento di Amber, accarezzando la morbida gonna azzurra.

La biblioteca non lasciò il giovane estasiato come Catherine Durant aveva predetto; la donna infatti non sapeva che lui preferisse ammirare la bellezza di sua nipote piuttosto che quella di un qualsiasi spazio, oggetto o altro individuo.

Certo, quel luogo era molto bello, ma i polverosi tomi non erano niente in confronto alla luminosità del cacao amaro ricco di gustose sfumature ambrate che erano gli occhi di Amber; l'odore stantio del vecchio legno degli scaffali traballanti si dissolveva accostato alla fragranza alla vaniglia dei suoi lucenti capelli, l'atmosfera resa intima dalle candele che adornavano ogni angolo di quel luogo diventava uno spettacolo se la figura della fanciulla la decorava.

Guidandolo senza alcuna particolare meta, Amber si voltava di tanto in tanto per osservare Edward. E quando il suo sguardo si fissava su di lui, il giovane spostava rapidamente gli occhi, colto in flagrante nell'atto di ammirare la fanciulla. Ma i suoi occhi cambiavano traiettoria con una tale velocità da indurre lei a credere più di una volta di essersi solo immaginata lo sguardo di Edward su di sé, quando in verità era più che reale.

Raggiunsero in fretta il cuore della biblioteca, il piccolo ma accogliente spiazzo occupato da un tappeto beige quadrato, due poltrone rosse e un tavolino tra di esse, una candela spenta posata sul legno scuro. Amber si accomodò su una poltrona, invitando Edward a fare altrettanto, ed egli obbedì all'istante. Seduti l'una di fronte all'altro, si osservavano di nascosto, senza permettere agli occhi di incontrarsi.

«Allora» esordì Amber, accavallando le gambe, «parlatemi di voi.»

«E cosa vorreste sapere?»

Lei sollevò le spalle.

«Non so nulla di voi, o, comunque, molto poco. C'è qualcosa che volete io sappia?»

«C'è molto che vorrei voi sapeste, ma penso che a tempo debito saprete tutto di me. Confordervi con troppe informazioni sulla mia vita non mi sembra opportuno, adesso. Vi annoiereste.»

Edward si sarebbe aspettato di essere contraddetto, invece Amber si trovò d'accordo con lui.

«Avete ragione» ammise infatti. «Non ci avevo pensato.»

Si alzò dalla poltrona, senza curarsi di lisciare le pieghe della gonna, e fece per dare le spalle al giovane con l'intento di allontanarsi verso altri scaffali, ma Edward la fermò.

«Aspettate!» esclamò. «Di voi non volete dirmi nulla?»

«Vi annoierei, signor Hamilton» fece lei, prima di voltarsi.

«Edward, per favore» la corresse lui. «E ora dove state andando?»

«A scegliere un libro per voi, signor Edward.»

«Solo Edward, grazie. E poi...»

Ma Amber si era già allontanata. Con uno sbuffo a tratti divertito, Edward si affrettò a seguirla. La raggiunse tra due scaffali, mentre lei piegava la testa da un lato per leggere i titoli dei libri.

«Io non voglio un libro» disse il giovane, appena dietro di lei.

Amber ridacchiò piano.

«E cosa volete allora?» chiese distrattamente, continuando a leggere i titoli delle opere.

Non era quella la domanda che la ragazza avrebbe dovuto porre. O, meglio, era quella esattamente che avrebbe dovuto porre per ottenere una confessione da parte di Edward, ma il fatto era che lei non voleva una rivelazione del genere né se l'aspettava.

«Un bacio.»

Le sopracciglia di Amber schizzarono verso l'alto, mentre si voltava piano verso di lui. Era più vicino di quanto si fosse aspettata, ma non abbastanza per reclamare ciò che le aveva chiesto.

«Impossibile» soffiò fuori lei, non avendo idea di come una tale richiesta potesse essere apparsa tra i desideri di quel giovane così perbene.

«Uno solo. Un bacio soltanto.»

«Una ragazza non spreca così i suoi baci... con uno appena conosciuto.»

«E con chi, dunque? Un servo più carino degli altri?»

«Molto divertente» replicò Amber, sarcastica. «Con il futuro marito, signor Edward.»

Lei in realtà non ci credeva affatto, era solo ciò che la zia le aveva insegnato; Amber non credeva che fosse solo il marito a meritare i baci di una donna, perché come alle labbra degli uomini era data la possibilità di posarsi sulla bocca di più fanciulle, così alle ragazze doveva essere concesso il permesso di baciare chiunque desiderassero, prima ovviamente di un fidanzamento ufficiale.

«Edward basta, grazie - non sono d'accordo» ribatté Edward. «Una donna è libera - purché non sposata o fidanzata - di innamorarsi e baciare colui da cui è attratta senza impegno.»

Era un pensiero piuttosto all'avanguardia da parte di uno che era nato in una famiglia come la sua.

«"Innamorarsi"?» ripeté Amber, sollevando ancora di più le sopracciglia con una mezza risata. «Vi prego, non ditemi che adesso vi siete innamorato di me!»

«Non ancora, ma conto di farlo presto» replicò Edward.

Amber sgranò gli occhi.

«Siete decisamente troppo romantico per i miei gusti» decretò. «Così sdolcinato...»

Scosse la testa e gli diede di nuovo le spalle, gli occhi fissi sui libri e la mente sul giovane. Non sarebbe stato poi tanto male baciarlo. Perché non avrebbe dovuto? Ma scosse la testa di nuovo.

Edward, dal canto suo, si era reso conto del poco tatto che aveva avuto nel fare la sua richiesta, così poco rispettosa nei confronti della fanciulla. La sua brama di baciarla lo aveva sopraffatto, le sue labbra avevano rivelato al posto suo il desiderio che lo animava da qualche tempo. Ma come fare a smettere di essere attratti da Amber Durant?

«Un bacio potrei concedervelo, in realtà» rivelò a un tratto lei, voltandosi rapidamente verso di lui, la schiena posata contro lo scaffale. «Ma sulla guancia. Niente di più.»

«Basterà» promise Edward.

Non aveva neanche terminato di parlare, che la bocca di Amber si posò sulla sua guancia e se ne separò altrettanto rapidamente, con uno schiocco appena udibile. Il sottile strato di barba sul volto del giovane aveva pizzicato la pelle della ragazza, piccole punture testimoni di un contatto che non avrebbe dovuto esserci.

Lei si era dovuta alzare un po' sulle punte dei piedi, e, mentre tornava a distendere la suola delle sue scarpe, il cacao amaro delle sue iridi si scontrò con le acque cristalline del lago di quelle di lui. E, in qualche modo, seppero.

Le loro labbra si accarezzarono lentamente, senza alcuna fretta che tradisse l'agitazione che teneva entrambi sotto scacco, e si separarono, per tornare a sfiorarsi di nuovo. Si premettero le une sulle altre, mentre le dita di Edward si concedevano il lusso di lambire la guancia di Amber con i polpastrelli e scendere piano a rasentare la punta dei suoi capelli.

Si allontanarono. Non era stato un bacio, solo una carezza, che aveva però lasciato a entrambi un sentimento verso l'altro che non sarebbe stato facile né comprendere né rimuovere, e neanche soddisfare.

E, quando gli occhi di Edward cercarono di nuovo quelli di Amber, sentì sulla lingua il sapore dolce del cacao, privo della sua precedente amarezza. Sarà stato merito della dolcezza delle acque del lago?

«Andiamo» disse piano Amber, prima di allontanarsi.

Edward deglutì e sospirò, prima di affrettarsi a seguirla. Perché, lo aveva capito, lui l'avrebbe seguita dovunque.

🌷

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro