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PALAZZO DI CRISTALLO

Carlotta dorme, mi muovo piano. Esco presto. Scendo al bar dell'Hotel per un caffè.
- Good morning! What can I do for you? - mi chiede una giovane cameriera bionda, dalla voce leggera e il viso già segnato dai tanti sorrisi.
- Good morning! One double espresso, please.
Ma perché parlo in inglese? Bah...
Lo bevo e parto. La meta è il Palazzo di Cristallo. Corro in compagnia del pigolio dei semafori. È l'ultimo giorno a Madrid, nel pomeriggio andiamo a Toledo.
Sono difficili da raccontare a parole le sensazioni della corsa la mattina presto. Il contesto è una ricarica energetica potente. Vedo tante cose correndo, con la giusta attenzione, perché non c'è folla. Percorro le Avenidas, fino al Parco del Retiro, oggi però entro da un altro ingresso. Viali alberati, piccoli corsi d'acqua, monumenti e uccelli.
Le persone si contano sulle dita di una mano e di nuovo provo quella sensazione di intimità che mi fa pensare a quanto sia nutriente respirare il fascino della città a quest'ora. È come incontrare un amico che non vedi da tempo, anziché in mezzo alla folla, su una panchina in un parco.

Eccolo! Intravedo da lontano uno scorcio del palazzo. Rallento. Ora cammino. Fotografo.
I raggi incendiano tratti di viali e ponticelli. Madrid si sveglia tardi, sono assenti anche i cani con i loro padroni. 
Siamo solo io, la vegetazione e il Palazzo. In sottofondo il canto degli uccelli.

Soltanto da un paio d'anni oso vagar sola quando viaggio, certo in compagnia dell'inseparabile Google Maps.
E prima?
Mi domando perché non abbia iniziato prima. Domanda inutile. Si è pronti quando si è pronti, per ogni esperienza, non prima.
Acqua, alberi, tartarughe e anatre. I castagni indiani, che possono raggiungere anche trenta metri d'altezza, fanno da cornice. M'innamoro dei cipressi di palude, hanno il tronco e le radici nell'acqua.
Fotografo il Palazzo da ogni angolazione.

Mi avvicino all'ingresso principale e...

Il Palazzo è abitato da una donna vestita di bianco. Ha lunghi capelli argentati, raccolti in una treccia che incornicia la parte destra del viso, le accarezza il seno e scende fino alla cintura. Cieli tersi i suoi occhi.
È una scrittrice. Non ha amici in questa città. Ha acquistato il palazzo un anno fa. È seduta a una scrivania di cristallo, sul lato sinistro del palazzo in un angolino intimo, inondato dalla luce. Anche le pareti del palazzo, trasformato in abitazione, sono di cristallo. Tutto è luce all'interno.
Scrive racconti, beve infusioni di zenzero fresco, cammina e ama.
Chi?
Un uomo giovane, lontano.
In che modo?
Con il pensiero e le parole. Li unisce la scrittura. Ogni giorno si scambiano parole scritte. L'uomo giovane abita il suo cuore da anni.
Quanti?
Alcuni.
È felice?
Non esattamente. Nutrire un amore impossibile non può dar felicità, ma lei vive in uno stato in cui ha scelto di stare.
Perché allora ogni giorno qualche lacrima riga il suo volto?
Le lacrime materializzano la mancanza e liberano l'assenza.
Allora soffre?
Non esattamente. È malinconia dolce.
Desidera l'uomo giovane?
Più di ogni altra cosa al mondo.
Non capisco.
Non è facile.
Esaudire il desiderio equivarrebbe a spegnerlo, a farlo scomparire. Lei ha scelto di nutrirsi di questo desiderio. È vitale. Vive anche attimi struggenti. Stati d'animo che transitano come nuvole in una giornata di vento.

- Non la spaventa la solitudine?- le chiede il ragazzo a cui insegna scrittura.
- Non mi sento sola. Vivo in compagnia dei personaggi che leggo e scrivo. Gli ultimi sono mie creature.
- Non sono presenti nella realtà, però.
- Sono più presenti di molte persone in carne e ossa.
- Lei scrive e cammina...
- E viaggio. È nella scrittura che esprimo emozioni e sentimenti. Nella scrittura canalizzo conoscienza ed esperienza. Camminare mi ricarica. Nel viaggio raccolgo.
- Che cosa?
- Esperienze, storie, spunti narrativi. Ricevo dalla vita, restituisco nella scrittura.
- Si è fatto tardi. Ci vediamo martedì.
- A martedì.

La donna di bianco vestita abita l'immaginazione, non il palazzo.

Il Palazzo ospita mostre temporanee del Reina Sofia. Oggi è in allestimento. Sarà uno dei più bei ricordi di Madrid, questo palazzo.

Guardo l'ora, è tardissimo. Rientro.

- Buongiorno Carlotta!
- Mamma, buongiorno! Dormire qualche ora in più, no eh...
- Oggi è l'8 marzo. Sono curiosa di vedere se hanno pubblicato l'intervista di Plaza Major.
Digito Google, il nome della rivista e scorro le pagine. Eccola! Si, l'hanno pubblicata. Tre righe d'intervista e due foto mie.

Ridiamo durante la colazione mentre leggiamo l'articolo. Certo, di tutte ciò che ho detto durante l'intervista hanno fatto un distillato lontanissimo, ma mi diverte.
- Non erano uomini per male, visto?
[...]

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