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MUSEO del PRADO

- Mamma, per favore, stamattina non andare a correre. Facciamo colazione con calma, poi andiamo a piedi al Prado. Vorrei arrivare all'apertura, quando c'è meno caos.
- Va bene.
Colazioni, in cui ci regaliamo tempo, tanto tempo, le facciamo solo quando viaggiamo. Forse anche per questo sono così piacevoli. Effetto rarità.
C'è il sole oggi. Camminiamo in un'altra area del parco, quella in cui c'è l'albero più antico di Madrid. Ma prima altri particolari della città richiamano attenzione.
- Mamma vieni, non puoi fermarti di continuo. È da dieci minuti che sei davanti a quella chiesa. Ma quanto ci vorrà mai per una foto?
- Esagerata, saranno due.
Il bianco intonso di quel campanile che spicca nell'azzurro accecante...
- Fatto, andiamo.

- Se continui a fermarti, al Prado arriviamo a mezzogiorno.
- Impaziente!

Attraversiamo un'altra zona del parco del Buen Retiro. Molta gente a quest'ora.
Un ragazzo e una ragazza in un'area verde fanno flessioni uno di fronte all'altra. Perfezione nei corpi e nei movimenti. Arte, anche questa. Mi fermo. Quando finiscono si alzano, si danno un cinque e un bacio.
- Mamma... possibile... devi smettere di osservare così le persone. Prima o poi qualcuno ti dirà qualcosa.
- E io risponderò qualcosa. Vi guardo perché siete belli, ad esempio. Ma se non posso, smetto. Aspetta Carlotta, guarda... Quell'albero è il più antico di Madrid.

Al Prado, libere. Ognuna fa il suo percorso, come sempre. Ci diamo appuntamento alle h 14.
Cerco le sale dedicate a Velásquez, per prime.

Improvvisamente mi trovo di fronte a una grande opera per dimensioni e per valore artistico. La riconosco. Mi fermo, ne sono ammaliata. L'emozione sale. Nooo... ma questa è la deposizione di Van der Weyden (1433)

Fu in una delle "Mantova lectures" di Alessandro Baricco che vidi per la
prima volta questo quadro. M'innamorai, oltre che del quadro, di Baricco conferenziere e affabulatore.
Ora l"ho davanti questa meraviglia. Mi emoziono, sono commossa. Perché? Perché qualcuno me l'ha mostrata e raccontata. Non avrei, altrimenti, avuto occhi per apprezzarla.
"Di tutte le bellezze quella dei quadri per me è quella più ostica", dice Baricco.

Per comprendere un quadro e apprezzarlo ho bisogno di parole, di una voce, di una persona che mi guidi e a sua volta ne sia innamorata. Sono attratta dalle persone che sono innamorate di ciò che fanno.
Al ristorante, sempre la stessa scena: Guido e Carlotta scelgono dal menu velocemente, io domando al cameriere di raccontarmi i piatti. Ascoltarlo per me rientra nei piaceri del ristorante. A volte so già cosa sceglierò eppure chiedo ugualmente di raccontare.

Il corpo di Cristo viene tolto dalla croce e deposto sulla Terra ed è forse il momento di massima debolezza di Dio. Mai è così poco Dio. È tutto così umano. È il Dio che è morto.
Perché questo quadro incanta?
- Per il movimento. La Natività, l'Annunciazione e la Crocifissione sono scene statiche, ferme. La Deposizione è un movimento bloccato che viene da un istante prima e va a un istante dopo. Tutti i personaggi sono a metà di un movimento. Si percepisce il piacere fisico del movimento. Il movimento promette qualcosa. Il movimento è vita. Davanti alla Deposizione si riceve energia. Anche quando produce morte è vita.
- Per la quantità di piacere fisico, pur partendo da una situazione di dolore. L'armonia delle forme, i colori - il blu, il rosso, il bianco e l'oro - suscitano piacere.
Il dolore c'è, eccome se c'è. Le lacrime, lo svenimento di Maria e altro.

Ma il suo abito ricco, blu oltremare, dice altro. I volumi degli abiti..
Quanto piacere c'è?

Cosa sta raccontando? Fa vedere un movimento che è una caduta, una caduta fantastica. Viene deposto il Cristo e con Lui, il mondo intero. Le lacrime cadono, i loro vestiti cadono, i piedi cadono. Ci sta raccontando un movimento dell'anima, un cadere, ma non un cadere che fa male. Un cadere come fosse un deporsi, un commiato, come un venire finalmente via da dei chiodi che ci inchiodano da qualche parte. Lasciami andare, sembra dirci. Sembrano corpi che stanno andando da dove venivano. È una figura. Qualcosa che c'è dentro di noi. Essere schiodati da qualcosa. È come se avessimo dentro una sorta di direzione.
La copia esatta in musica di questa deposizione, dice Baricco, c'è la regala Brahms in un concerto per piano n. 1, Adagio.

[Dovrebbe esserci un GIF o un video qui. Aggiorna l'app ora per vederlo.]

Questo quadro, è dedicato alla felicità. È un'idea di felicità, sostiene Baricco.
Ogni deposizione è anche un ritratto alla Maddalena, il vero centro delle deposizioni. Simbolo del pentimento. Tutto, in questo quadro sembra cadere e orientarsi verso i piedi della Maddalena, l'angolo in basso a destra.

Ecco che si entra nella sfera del desiderio e della seduzione. Il collo scoperto della Maddalena ne è il simbolo. quanto piacere e desiderio c'è in quel collo scoperto.

In sintesi il quadro ci regala un'idea di felicità che possiamo abitare. Ecco perché ne rimaniamo estasiati.
Mi sono persa nell'emozione davanti a queste immagini e il merito è tutto di Alessandro Baricco.

Cerco Velásquez ora. Diverse sono le sale dedicate alle sue opere.
Las Meninas (1656) (damigelle d'onore) è tra i più grandi capolavori di tutti i tempi. Velásquez era il pittore della famiglia reale che gli aveva messo a disposizione uno studio all'interno del palazzo.

Le damigelle d'onore sono accanto all'infanta Margherita. Sulla destra ci sono una nana e un ragazzo che sta giocando con un cane.
A sinistra c'è una tela con di fronte un uomo che ci sta guardando. Lui è Diego Velásquez. Di solito siamo noi che guardiamo un quadro. In realtà non sta guardando noi, ma la scena che sta dipingendo. Sta ritraendo la famiglia reale, Enrico IV e Marianna d'Austria. I reali sono esattamente dove ci troviamo noi.
Noi siamo dentro il quadro.
Loro sono riflessi nello specchio in fondo. Noi non stiamo guardando il quadro, ma siamo dentro il quadro. E poi c'è un uomo in fondo a destra che sembra ci stia dicendo, Venite con me. Ci sta conducendo nella finzione.
La genialità di Velásquez sta proprio nel portarci dentro il quadro. Ha la capacità di portare lo spettatore dentro.
Picasso, trecento anni dopo, rimarrà molto colpito da quest'opera tant'è che ne dipingerà una sua versione.

È lo specchio il protagonista dell'opera. Un'artista precedente lo aveva già introdotto Jan Van Eyck in I coniugi Arnolfini.
Negli anni '60 del '900, un artista italiano, Michelangelo Pistoletto, mette su delle superfici d'acciaio un'immagine serigrafata e chiunque passi davanti a quell'immagine vede riflessa la propria. Anche in questo caso lo spettatore entra nel quadro.

Mi spiace non poter far foto all'interno del museo. Le immagini estrapolate dalla rete sono fredde, asettiche, impersonali, prive della carica emotiva vissuta di fronte all'opera.
Bosh, Goja, El Greco sono gli altri pittori che ho in programma.

GOJA
Maja desnuda e Maja Vestida


Saturno che divora i suoi figli

La fucilazione del Montana

Varie opere di El Greco.

Un'altra sala che mi lascia segni significativi e mi dà grandi emozioni è quella in cui sono esposti i ritratti di Rubens. I volti e gli sguardi, la profondità e la dolcezza di quegl'occhi riempie di commozione i miei di occhi. Penetrano l'animo dello spettatore quegli sguardi.
Tra le sue opere Le tre grazie

Saturno che divora i suoi figli

E molto, molto altro ancora riesco a vedere, certo, non tutti gli 8.600 quadri...

- Otta stupiscimi. Portami a pranzo in un locale tipico e anche presto, ho necessità di sbranare due etti di Jamon serrano con un chilo di pan tomate.
- Andiamo a Casa Lucio, ti piacerà.

- Ottima scelta, Otta! Ordina anche per me del vino bianco. Adoro vedere il cameriere che affetta sul momento, al coltello lo Jamon appoggiato su quell'attrezzo che lo sostiene. Ora chiedo alla cameriera come si chiama.
- Vuoi sapere come si chiama la cameriera?
- Non la cameriera, l'attrezzo.

Abbiamo mangiato con gusto tutto, alici e olive comprese.

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