-arren. No:lebannen. Dove stiamo andando,è impossibile nascondersi. Là tutti portano il loro vero nome.-

 -i morti non possono soffrire-replicò arren,tristemente. –non è soltanto là,non solo nella morte,che gli uomini perdono il proprio nome. Coloro che possono rimanere feriti di più,i più vulnerabili:coloro che hanno dato amore e non l'hanno ricevuto,proninciano l'uno il nome dell'altro. Coloro che hanno un cuore fedele,i datori di vita...

Non ho trovato nessun altro da seguire,sulla mia via-disse a voce alta ged l'arcimago al ragazzo addormentato o al vento vuoto.-nessun altro che te. E tu devi andare per la tua strada,non per la mia. Eppure il tuo regno sarà in parte mio. Perché io ti ho conosciuto prima. Mi loderanno per questo,in futuro,più che per quanto ho fatto nell'ambito della magia... se ci sarà un futuro. Perché prima noi due abbiamo porci al punto dell'equilibrio,al fulcro stesso del mondo. E se io cadrò,tu cadrai,e tutto il resto... per un poco. Nessuna tenebra dura in eterno. E anche allora ci sono le stelle... oh,ma vorrei vederti incoronato in havnor,col sole che brilla sulla torre della spada e sull'anello che io e tenar portammo da atuan,dalle buie tombe,prima ancora che tu nascessi!

Non vorrei essere a havnor,né a roke. È tempo di finirla,col potere. Abbandonare i vecchi giocattoli e andare avanti. È tempo che io ritorni a casa. vorrei vedere tenar. Vorrei vedere ogion,e parlare con lui prima che muoia,nella casa sullo strapiombo di re albi. Agogno di camminare sulla montagna,la montagna di gont,nelle foreste,in autunno,quando le foglie hanno i colori vivaci. Non esiste un regno che uguagli le foreste. È tempo che io vi faccia ritorno,in silenzio,e solo. E forse allora imparerei ciò che nessun atto e nessuna arte e nessun potere può insegnarmi,ciò che non ho imparato mai.-cit.ged