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Parte senza titolo 66

Il maestro di scherna di arren,a berila,era stato un uomo sulla sessantina,basso e calvo e freddo. Arren l'aveva detestato per anni,sebbene sapesse che era uno spadaccino eccezionale. Ma un giorno,durante,un'esecuzione,l'aveva colto alla sprovvista e quasi l'aveva disarmato;e in seguito non aveva mai dimenticato 'incredula e incongrua felicità che era apparsa all'improvviso sul freddo volto del maestro,la speranza,la gioia:un suo pari,finalmente un suo pari! A partire da quel momento il maestro di scherma l'aveva addestrato spietatamente;e ogni volta che si esercitavano,lo stesso sorriso implacabile riappariva sul volto del vecchio e si riavvivava quando arren lo incalzava. E adesso la stessa espressione era sul volto di sparviero,il bagliore dell'acciaio nel sole.

-perché non dovresti desiderare l'immortalità? Come potresti non desiderarla? Ogni anima vi aspira,e la sua salute è nella forza del desiderio... ma sta in guardia:tu sei uno che potrebbe realizzare quell'aspirazione-

-e allora?-

-e allora,ecco:un falso re che governa,le arti dell'uomo dimenticate,il cantore ammutulito,l'occhi cieco. Questo! Questa desolazione e questa desolazione e questa desolazione e questa pestilenza sulle terre,questa piaga che stiamo cercando di risanare. Sono due le cose,arren,due le cose che ne fanno una:il mondo e l'ombra,la luce e la tenebra. I due polo dell'equilibrio. La vita sorge dalla morte,la morte sorge dalla vita:essendo contrapposte aspirano l'una all'altra,l'una genera l'altra e rinascono in eterno. E con loro tutto rinasce:il fiore del melo,la luce delle stelle. Nella vita c'è la morte. Nella morte c'è la rinascita. Cos'è la vita,senza la morte? La vita immutabile,incessante,eterna? Cos'è se non la morte... la morte senza rinascita?-

-se ne dipendono tante cose,mio signore,se la vita di un uomo può bastare a rovinare l'equilibrio del tutto,senza dubbio non sarebbe possibile... non sarebbe permesso...-arren s'interruppe,confuso.

-chi permette? Chi proibisce?-

 -non lo so-

-neppure io. Ma so quanto male può fare un uomo,una vita. Lo so fin troppo bene. Lo so perché io l'ho fatto. Ho compiuto lo stesso male,la stessa follia dell'orgoglio. Ho aperto la porta tra i mondi,l'ho socchiusa appena,solo per dimostrare che ero più forte della morte... Ero giovane,e non avevo ancora incontrato la morte... come te... Fu necessaria la forza dell'arcimago nemmerle,e chiudere quella porta gli costò la maestria e la vita. Puoi vedere sulla faccia il segno che lasciò su di me quella notte:ma uccise nemmerle. Oh,la porta tra la luce e la tenebra si può aprire,arren:occorre molta forza,ma si può fare. Quanto a richiuderla... è tutta un'altra storia.-

-ma,mio signore,ciò di cui stai parlando non è sicuramente molto diverso da questo...- -perché? Perché io sono un uomo buono? Cos'è un uomo buono,arren? È un uomo buono colui che non farebbe mai del male,che non aprirebbe la porta verso la tenebra,che non ha la tenebra dentro di se? Guarda ancora,ragazzo. Guarda un poco più avanti:avrai bisogno di ciò che impari,per andare dove dobbiamo andare. Guarda in te stesso! Non hai udito una voce dire vieni? Non l'hai seguita?-

-sì. Io... non ho dimenticato. Ma pensavo... pensavo che quella voce fosse... la sua-

-sì,era la sua. Ed era la tua. Come poteva parlarti,attraverso i mari,se non con la tua voce? Perché chiama coloro che sanno ascoltare,i maghi,i creatori e i cercatori,che ascoltano la voce interiore? E perché non chiama me? Perché io non ascolterò.non udirò mai più quella voce. Tu sei nato per il potere,come me;il potere sugli uomini,sulle anime degli uomini;e che cos'è,questo,se non il potere sulla vita e la morte? Tu sei giovane,e stai sui confini della possibilità,nella terra dell'ombra,nel reame dei sogni,e odi la voce che dice vieni. Ma io,che sono vecchio,che ho fatto ciò che dovevo fare,che sto nella luce del giorno,in faccia alla mia morte,alla fine di ogni possibilità,so che c'è un solo potere reale,il solo che valga la pena di possedere. E non è il potere di prendere,ma quello di accettare-

-quindi io sono il suo servitore-disse arren. –lo sei. E io sono il tuo-

-ma chi è,dunque? Che cos'è?-

-un uomo,credo... come me e te- -l'uomo di cui hai parlato una volta... il mago di havnor che evoca i morti? È lui?-

-può darsi. Aveva un grande potere,ed era votato alla negazione della morte. E conosceva i grani incantesimi della tradizione di paln. Io ero giovane e sciocco quando usai quella scienza,e attirai su di me la mia rovina. Ma se la usasse un uomo vecchio e forte,noncurante delle conseguenze,potrebbe attirare la rovina su tutti noi-

-non ti avevano detto che quell'uomo era morto?-

-sì-rispose sparviero. –me l'avevano detto-.

....

-guarda-disse,-anch'io sono un mago.-

-è un dono che non possiedi-replicò il suo compagno.

–ti sarò molto utile,se non lo possiedo-osservò arren,guardando l'irrequieto scintillio delle onde,-quando incontreremo il nostro nemico.-

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