
Terzo Capitolo
Un regno di infinita immaginazione: Fantàsia.
Tutto ciò che scrive Bastian accade... a Fantàsia, ma questa è Londra, questa è la vita reale, questo è il mio orologio grigio pieno di zeri.
Scuoto la testa e cerco di pensare soltanto al suono dei miei passi che riecheggiano per i corridoi della biblioteca, non so come, ma riescono a distrarmi.
Sono passati 5 giorni da quando Louis mi ha chiesto di consigliargli un libro da leggere ed è da allora che non riesco a smettere di pensare a tutte le opzioni migliori di quella che gli avevo dato, ma soprattutto non riesco a smettere di immaginarlo rannicchiato in un angolino mentre svoglia le pagine con curiosità, completamente assorto nella storia di Bastian.
Purtroppo il martedì il mio turno finisce prima, costringendomi a tornare a casa da solo a pensare a cose che vorrei evitare.
Vado il più lentamente possibile alla reception a recuperare le mie cose, saluto Lynn davanti al computer ed esco dalla biblioteca.
Mi fermo nel mio solito bar di Cromwell Road e ordino un tè caldo, apro la borsa per cercare il portafogli e trovo uno strano biglietto.
Grazie mille per il libro, La storia Infinita mi è piaciuto molto.
Se hai altri consigli da darmi questo è il mio numero, sentiti libero di scrivermi.
- Louis
Mi sento avvampare e quasi mi tremano le dita, mentre il cameriere mi guarda abbastanza preoccupato.
" Tutto bene, signore? " chiede, mettendomi una mano sulla spalla.
" S-sì. Uhm, mi scusi... ecco. " dico, porgendo al cameriere una banconota da 10 sterline.
Rimango a fissare quel biglietto leggermente stropicciato per almeno cinque minuti, lasciando raffreddare il mio tè.
Mi rendo conto che è solo uno stupidissimo bigliettino e non significa niente, ma il fatto che Louis abbia usato la sua mattinata per passare alla biblioteca solo per lasciarmelo mi fa sentire strano, con il cuore quasi a mille.
Mi alzo senza nemmeno aver toccato la tazza azzurra alla mia destra ed esco dal locale a passo spedito per arrivare a casa il prima possibile.
Sulla mia porta è appeso un foglio che mi ricorda che sono in ritardo con il pagamento dell'affitto e sospiro: la scorsa settimana ho dovuto riparare la lavatrice e quindi sono un po' a corto di soldi.
Non potrei neanche permettermi di avere un gatto, soprattutto uno come Narciso che non fa altro che mangiare tutto il giorno, ma non riuscirei mai a vivere completamente solo: avrei paura di diventare pazzo.
Mi torturo le mani per resistere all'impulso di mandare a Louis un qualsiasi messaggio, non posso permettermi di cadere così debolmente verso qualcosa a cui non sono destinato.
Non posso permettermi di fantasticare su qualcuno che troverà presto l'amore perché io rimarrò scottato e amareggiato ancora più di prima.
Per fortuna la suoneria del mio telefono interrompe i miei pensieri.
E' Liam; storco un po' il naso, non sono esattamente dell'umore di farmi scrosciare addosso la sua tristezza.
So che è una cosa cattiva da dire, ma ho paura di ciò che ha da dirmi, perché so di volerlo aiutare, di rimanere coinvolto e quindi di stare ancora peggio.
Non vorrei rispondere, ma lo faccio lo stesso.
" Uhm ciao Haz... scusami, ti disturbo? " chiede Liam con voce sottile.
" No, sono appena tornato da lavoro. "
" Ti andrebbe di accompagnarmi dal tatuatore? Quello di Piccadilly, sai, non volevo andare da solo... "
" Certo. Tra mezz'ora sono lì. " rispondo e poi metto giù la chiamata.
Ringrazio mentalmente la mia buona volontà e Liam per avermi dato qualcosa di concreto con cui distrarmi, invece di scrivere a Louis.
Se non memorizzo il numero e non ce l'ho a portata di mano non posso chiamarlo, anche volendo.
Infilo la giacca e raggiungo la metro in una manciata di minuti.
La linea blu è sempre piena, anche fuori dagli orari di punta, così mi stringo attorno ad un palo per far entrare più gente possibile.
Sono leggermente in ritardo rispetto a quanto avevo previsto, così trovo Liam ad aspettarmi davanti all'entrata del nostro tatuatore; sì, non si direbbe, ma ne ho un bel po' pure io.
Ci salutiamo con lo sguardo ed entriamo.
Non chiedo mai cosa ha intenzione di tatuarsi, potrebbe essere qualcosa di troppo personale o doloroso, quindi di solito aspetto di vedere il lavoro finito o che sia Liam ad accennarmi qualcosa.
" Sarà abbastanza veloce, ma grazie comunque per essere venuto. " mi sorride il castano.
" Di niente. " gli sorriso anche io.
Tre punti.
S in codice morse.
Sophia.
***
E' di nuovo giovedì.
Forse avrei dovuto scrivere a Louis, magari sarà arrabbiato perché non l'ho fatto.
Styles, non dire stupidaggini!
Mi rimprovero mentalmente per stare a fantasticare troppo su una sciocchezza, per creare mille scenari possibili su una cosa futile come questa, ma non posso farne a meno.
Entro un po' ansioso al Circolo e sorprendentemente sono l'ultimo arrivato, così mi siedo sull'unico posto rimasto accanto a Ed.
Miley comincia a blaterare qualcosa sul suo weekend in Scozia con il suo fidanzato, ma ascolto due parole su dieci e perdo completamente il senso del discorso.
Volto lo sguardo verso Louis e scopro che mi stava già fissando; mi sorride.
Quasi mi si attorciglia lo stomaco.
Il suo sorriso è come una scarica elettrica che mi fa pensare a cose a cui non dovrei pensare, tipo alle sue labbra sottili, ai suoi bellissimi occhi ghiaccio.
Prendo un respiro profondo, cercando di ricompormi.
Alla mia sinistra Liam sembra più malinconico e stanco del solito: non ha dormito.
Non c'è bisogno di dire niente, quindi tengo la mia bocca chiusa per tutto il tempo che lui riterrà necessario.
Non so se è perché siamo entrambi degli Zero e quindi capiamo quando è il momento di tacere e non riportare a galla argomenti scomodi, però sappiamo capirci a vicenda più o meno, quindi va benissimo così.
Il rossore attorno al suo nuovo tatuaggio è un po' sbiadito, ma posso dire con certezza che il suo dolore è rimasto e non parlo di quello post inchiostro.
---
Louis indugia sulla sua sedia mentre tutti gli altri se ne vanno, facendo finta di osservare un paio di crepe nel muro che nessuno prima di lui aveva notato.
Sento il cuore in gola mentre rimetto ordinatamente i fogli che prima avevo tirato fuori nella mia borsa; di sicuro non volevo gonfiare l'ego di Luke facengoli credere che stessi prendendo appunti, ma volevo solo far sentire Louis meno solo, essendo l'unico credo nel corso della storia a fare una cosa del genere.
Chiudo la borsa e alzo lo sguardo verso la schiena del castano, vestito ancora una volta con una tuta dell'Adidas, ma di diverso colore.
Penso a qualcosa di intelligente da dire per attirare la sua attenzione, anche solo per chiacchierare dieci secondi, ma non dico niente ed involontariamente mi ritrovo invece ad accompagnarlo alla fermata del bus in silenzio.
" Hai ricevuto il mio biglietto? " chiede lui all'improvviso.
" Uhm, sì-sì. " annuisco con la testa.
" Perchè non mi hai scritto allora? " ridacchia Louis.
La domanda mi coglie un po' di sorpresa, lo ammetto.
Ho i palmi sudati, così li passo sui jeans neri velocemente per asciugarli;
Che diamine mi sta succedendo? Non è che non abbiamo mai parlato prima!
" Avevo paura di disturbarti. " rispondo.
Oh sì, che risposta intelligente! Così intelligente che mi viene voglia di andare a sbattere la testa contro il primo palo che trovo per strada.
Louis ridacchia di nuovo ed è un suono meraviglioso, poi prende un respiro profondo mentre si mordicchia la lingua.
" Senti... volevo solo chiederti... " lascia la domanda in sospeso, grattandosi nervosamente la nuca.
Lo incalzerei a continuare, ma se anche solo provassi il mio cuore mi uscirebbe letteralmente dal petto.
Questo non dovrebbe succedere.
" Ho del tè a casa, se vuoi puoi passare da me e non so, ne posso fare un po', visto che oggi era finito. " continua dopo un attimo che mi era sembrato eterno, riferendosi alle bustine di tè finite nella cucina del Circolo.
" Ok. " dico, nonostante sappiamo entrambi che le strade sono piene di bar, che pure io ho delle dannatissime bustine di tè a casa mia.
" Mi piacerebbe. " aggiungo guardando per terra, visto che fissarlo negli occhi mi porterebbe sicuramente a fare qualcosa di stupido.
Saliamo entrambi sul bus e ci sediamo uno accanto all'altro, rimanendo però in silenzio.
Sono quasi sicuro che possa sentire il mio cuore esplodere.
Louis abita a Weaver's Lane, tra il Ponte di Londra ed il Tower Bridge, in un appartamento piuttosto grande.
Salgo le scale, stringendomi le mani in tasca per cercare di calmare l'ansia crescente.
Lasciamo le giacche sull'appendiabiti e Louis sparisce in cucina per accendere il bollitore; sorrido tra me e me nel vedere l'assenza del tè al bergamotto.
" Ho solo l'English Breakfast, spero vada bene. " dice nervoso.
" Va benissimo. "
Le sue mani tremano lentamente ad ogni movimento, non riesce a fare a meno di passarsi una mano tra i capelli ogni tre secondi e sinceramente non so come sentirmi a riguardo.
In realtà lo so, cazzo, ma il punto è che non dovrei provare ciò che sto provando.
Guardo il piccolo orologio rosso appeso al muro e vedo che sono già passate le 18.
Forse Louis è nervoso per il mio stesso motivo, ma allontano quel pensiero improbabile; non posso permettermi di pensare davvero a qualcosa del genere con lui.
Forse invece sta cercando di capire se può toccarmi senza morire; quando andavo alle medie c'era questa stupidissima leggenda metropolitana che se toccavi uno Zero lo diventavi anche tu o addirittura saresti morto nel giro di una settimana, ma anche questo pensiero è spazzato via da Louis che mi porge la tazza bollente e dalle nostre dita che si sfiorano appena.
Mi fa sedere in salotto, sul divano che sembra comprato a basso costo esattamente come il mio, visto che non posso permettermi cose troppo lussuose.
Noto un paio di palloni da calcio buttati nell'angolo accanto alla televisione e mi chiedo se Louis riesca a pseudo-allenarsi in casa senza distruggere nulla o disturbare i vicini.
Ha degli scaffali con dei libri, ma sono praticamente mezzi vuoti; mi piacerebbe riempirli.
Una domanda mi brucia in gola, ma ho paura di farla.
Bevo un sorso di tè, ma poi lascio la tazza sul tavolino accanto al divano e mi giro verso di Louis che sta fissando il muro davanti a sé.
" Perchè mi hai portato qui? " chiedo, cercando di non tremare con la voce.
So che sembro dannatamente narcisista ed egocentrico, ma ho un disperato bisogno di saperlo.
Per un attimo sono quasi spaventato che possa dire ' per una tazza di tè, ovvio! '.
" Beh... perché sei venuto? " domanda, incastrando le sue iridi azzurre con le mie verdi.
Non so cosa dire, non lo so.
Non so per quale cavolo di motivo l'ho seguito fino a qui come un cane abbandonato:
Sono un uomo adulto, cazzo!
Inoltre essere qui è una pessima, pessimissima idea; niente potrà mai succedere, lui non ha il suo orologio e ha ancora tutta la vita davanti per trovare la sua anima gemella ed essere felice.
Mi risveglio dai miei pensieri quando vedo Louis avvicinarsi lentamente: le sue labbra sembrano perfette.
Posso sentire il suo respiro sulla punta del naso, ma non posso farlo.
Mi allontano solo per ritrovarmi due occhi confusi puntati addosso.
" L-Louis... non sono la tua anima gemella. "
Ho bisogno di farglielo capire: la mia anima gemella è morta e lui invece deve ancora incontrare la sua, non sono così egoista da rubarlo alla persona che saprà renderlo veramente felice, ma soprattutto non posso permettermi di avere anche solo un minimo assaggio di tutto ciò perché dopo sarò ancora più solo di prima.
" Harry, lo so. Non la conosco ancora però, ho tutta la vita davanti per cercarla... perché dovrei privarmi di essere felice ora? "
Mi allontano ancora un po', costringendo le mie mani a non andare ad accarezzargli la guancia e Louis sospira quasi deluso, così rialzo lo sguardo verso di lui.
" Perchè ti devi privare di essere felice ora? " chiede di nuovo.
So cosa dovrei dirgli: gli Zeri non possono essere felici, non possiamo cercare e trovar la felicità.
Tutto in noi è sbagliato a partire da questi grigi zeri sui nostri polsi.
A mala pena siamo vivi: è come se fossimo un aereo senza un'ala, pronto a schiantarsi senza nessuna speranza di sopravvivenza.
Ma non dico niente, rimango a guardarlo.
Tutte queste preoccupazioni svaniscono non appena Louis si fionda sulle mie labbra con avidità, senza quella calma di prima.
Le mie mani vanno istintivamente a poggiarsi dietro il suo collo, mentre le sue mi tengono la testa come se avessero paura che io possa scappare via di nuovo.
Non avrei mai pensato potesse esistere un momento come questo.
Lo bacio come se fosse l'unica volta, come se fosse l'ultima cosa che possa fare nella vita.
Louis si allontana un attimo e sto quasi per protestare, ma è velocissimo nel togliersi la felpa arancione e ritornare sulle mie labbra.
Non mi dà neanche un secondo per ammirarlo perché subito preme il suo petto contro il mio, costringendomi a sdraiarmi sul divano.
Lascio scorrere le mie dita delicatamente lungo la sua spina dorsale e lo sento respirare più affannosamente.
Non appena sento le sue mani sui lembi della mia maglietta mi sento quasi paralizzato: nessuno era arrivato fino a questo punto, se non contiamo qualche vario e passato rapporto da ubriaco.
Cerco di abbassare i pantaloni di Louis e lo sento ansimare, così mi fermo.
" C-continua. " riesce a dire il castano.
Sto ansimando anche io e quasi non riesco a muovermi, così Louis stesso in quale modo si abbassa i pantaloni alle ginocchia, non riuscendo completamente a levarli di mezzo.
Voglio sentire la sua pelle bruciare sulla mia, ma allo stesso tempo non riesco a togliermi questa dannatissima maglietta perché sono troppo spaventato.
La mano di Louis si stringe sul cavallo dei miei jeans ed il mio respiro si ferma.
Tutto si ferma e riesco solo a pensare al suo sorriso malizioso all'interno del bacio, esattamente consapevole di cosa mi sta provocando, così gli mordo il labbro inferiore dolcemente, ricevendo un gemito come risposta.
Ci baciamo con ferocia, con avidità, come se domani uscissi di casa e trovassi la mia anima gemella.
Cazzo.
Lui potrebbe davvero trovarla.
Mi allontano d'un tratto con il panico dipinto in faccia.
Lo guardo, guardo i suoi capelli castani che gli ricadono sugli occhi di ghiaccio quasi preoccupati, guardo le sue labbra arrossate e mi ricordo perché non avrei dovuto farlo.
Louis troverà la sua anima gemella, avrà decisamente meglio di questo, ma io no.
" Che succede? " chiede preoccupato, risistemandosi e lasciando la sua presa su di me.
Mi alzo velocemente, con la testa che gira vorticosamente.
Mi sento nudo, nonostante sia il castano a non avere quasi nulla addosso.
" D-devo andare. " dico e non riesco nemmeno a guardarlo in faccia.
A stento riesco a correre fuori da casa di Louis, recuperando la mia giacca per non morire di freddo una volta uscito; mi sento male, vuoto, ingenuo e stupido.
Il senso di colpa mi taglia come una lama affilatissima ogni volta che penso di volerlo baciare mentre scendo le scale, cercando di non cadere e sbattere la testa da qualche parte.
Sono un completo idiota.
***
ANGOLO AUTRICE
BUON POMERIGGIO!
Dai, non ho ritardato così tanto...
E poi il capitolo è molto molto più lungo e ne sono piuttosto soddisfatta :D
Ringrazio col cuore tutti voi che avete letto e commentato i capitoli precedenti <3
Mi piacerebbe moltissimo ricevere un parere anche su questo capitolo o comunque sulla storia, se vi piace o meno.
Also non ammazzatemi, questo era il mio primo tentativo di smut(?)
Sooo abbiate pietà.
Spero inoltre che i temporali degli ultimi due giorni non abbiano causato troppi danni, ovunque voi siate!
Spero tanto che il capitolo vi sia piaciuto e vi invito a farmi sapere cosa ne pensate, mi farebbe tanto piacere <3
Inoltre consigliatemi qualche Larry carina se vi va!
Alla prossima!
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