Capitolo 24
James
"Innanzitutto, nota bene che è il mio giorno libero. E se fossi così gentile da prepararteli, che gusto vorresti?" chiede tornando a guardarmi
Il suo sguardo magnetico, quel verde brillante mi trapassa da parte a parte il corpo.
"Ti serve proprio saperlo o te lo immagini?" finisco di parlare inarcando un sopracciglio
Non le nascondo la voglia di divorarla di nuovo mangiandomela con gli occhi, dalla sua bocca delicata e sexy ne esce una risata lieve.
"Magari quello che hai assaggiato l'altro giorno potrebbe diventare quello che ti piace di meno, visto che non hai assaggiato tutto il resto" dichiara
"Credimi se ti dico che un uomo certe prelibatezze le capisce al volo" ribatto malizioso
Mi avvicino chinandomi su di lei e sfiorandole il profilo con il naso e con voce roca le dichiaro:
"Questo lo so per certo. Non mi serve altro perché la cosa più buona che c'è al mondo ce l'ho proprio davanti a me"
E quello che le dico è la verità, perché ne ho assaggiate tante in vita mia e non ho mai trovato niente di più gustoso di lei.
La bacio dietro l'orecchio provocandole dei brividi e le mormoro deciso:
"Comprendi?"
"Sarà meglio fare scorta di alcuni ingredienti, allora" mi fa presente in un sussurro
Ridacchio mentre agguanto la pentola dove cuocere gli spaghetti.
"Ci stà che fare scorta non sia abbastanza, anche se mi piace come ragioni. Credo che dovremmo investire su qualche appezzamento di terreno, per coltivare al meglio le prelibatezze che crei" le faccio presente
Nel frattempo prendo la padella dove verso l'olio per rosolare la cipolla.
"Uh! Io dico che qui qualcuno stà diventando ingordo"
Le sorrido mentre accendo il fornello dove ho appoggiato la pentola con l'acqua.
"Quando uno vuole tutto è difficile trattenersi" puntualizzo
Ed eccomi qua a correre senza sapere dove poter fermarmi. So con precisione millimetrica che se allungo la mano la troverei a correre al mio fianco. Mi sfida a dare la caccia alla speranza che brucia fremente.
A volerla con tutta la sua bellezza, quella paura che mi lascia senza fiato.
Bramo di un qualcosa che so che vorrei, ma che non penso di poter tenere per me. Scaccio questi pensieri che vorticano tra la mente e gli occhi, concentrandomi su quello che devo cucinare.
"Amo da impazzire questo profumo" mormora Casey mentre la cipolla sfrigola vigorosa nella padella, espandendo il suo aroma.
Verso nella padella i pomodorini e le rispondo:
"Ah sì?
Lei annuisce ammettendo con enfasi:
"E' il mio preferito"
La guardo basito.
"L'odore della cipolla?" esclamo esterrefatto
Ride di gusto con quel senso d'innocenza che mi ipnotizza a guardarla.
"Ma no!" esclama diretta
"Gli spaghetti" e' il mio piatto preferito" sentenzia
Rido sommesso affermando:
"Bene a sapersi, perché è l'unico piatto che so cucinare"
Mi guarda e persa in quel ricordo mi dice:
"I miei nonni materni erano di origine italiana e quando ci riunivamo a casa loro, mia nonna preparava sempre gli spaghetti a volte alla carbonara, a volte al sapore degli agrumi e tutti noi eravamo euforici e intenti a copiarla"
Verso la pasta nella pentola che bolle, sollevando un angolo della bocca in un vago sorriso.
"E come mai sei diventata pasticcera, invece che chef?" chiedo curioso
Sospira cambiando posizione.
"A volte i sogni sono fatti per durare solo un'attimo per poi essere sostituiti da qualcos'altro"
"E quel qualcos'altro è stato così importante da far sparire il sogno?" domando celere
Mi ritrovo ad attraversare dei limiti che forse non dovrei, anzi mi rendo conto che non li stò attraversando, li stò travolgendo come un treno in corsa.
Lei accenna un sorriso curvando le sue stupende labbra in una smorfia di rimpianto.
"Quel qualcos'altro l'ho conosciuto al college, per poi seguirlo qua"
Fremo a quelle parole e il cuore sobbalza come trafitto da un qualcosa di duro. Mi basta sentirla nominare quel pezzo di merda che la pelle mi si accappona, so di essere stupido, ma pensare che quell'uomo le ha messo le mani addosso mi fa contorcere lo stomaco.
Incapace di stare distante mi avvicino sistemandomi tra le sue gambe sospirando e fissandola dritto nei suoi occhi verdi.
"Ti sei mai pentita di non aver seguito il tuo sogno?" le domando senza aggiungere altro a questa domanda
Lei scuote la testa e senza esitare mi risponde diretta:
"No per niente, perché Keira è stata ed è la mia ragione per vivere e sognare"
"Casey" sussurro accarezzandole una guancia
"Sei la donna più incredibile, straordinaria e dolce che io abbia mai incontrato e ne sono onorato" ammetto senza dubbi
Preme il suo palmo sulla mia mano con il rossore che avvolge il suo viso e facendo apparire quelle lentiggini ancora più belle.
"Posso dire lo stesso di te" sussurra
Aggrotto la fronte non sapendo come affrontarla, perché mai nessuna mia ha detto cose simili.
Lei si accorge del mio turbamento, mi osserva con attenzione per poi allungare una mano sfiorandomi un lato del viso.
"Io non ho mai incontrato davvero un uomo straordinario come te. Chi sei James Parker? C'è qualcosa in te che cerchi di nascondere. Mi sono chiesta spesso che non sia proprio questo ad attirarmi più di tutto" sentenzia senza remore
Chiudo gli occhi, cercando d'inghiottire quel groppo doloroso che attanaglia le viscere.
Vorrei sputare quel maledetto rospo, raccontarle tutto.
"Fidati di me" mormorando
Riapro gli occhi guardandola fissa.
"Mi fido, ma il punto è che non sono sicuro di fidarmi di me stesso" confesso
Mi scruta cercando di leggermi dentro con dolcezza e fedeltà.
"Perché?" chiede lieve
Prendo le sue mani tra le mie cercando di farle un lieve sorriso.
"Mio padre era un medico, un chirurgo per l'esattezza ed è stato il mio idolo fin da piccolo. Non vedevo l'ora di diventare come lui" le dico serio
Mi guarda come se mi immaginasse da piccolo.
"Credimi che appena hai iniziato a parlare e a visitare Keira, ho capito che sei il medico migliore. Sono convinta che tuo padre è fiero di te. Non ti dico questo tanto per dirtelo. Ho conosciuto tanti medici per mia figlia, purtroppo, e so riconoscere il valore che ti contraddistingue" puntualizza sorridendomi malinconica
Le parole mi sfuggono di bocca sussultando, non riuscendo a fermarle:
"Cazzo Casey ci provo ad esserlo. Cerco di non distrarmi, di fare attenzione alle cose che potrebbero essere sbagliate, voglio controllare sempre le cose più importanti e basilari per il paziente che mi trovo davanti, per poterlo far stare bene" puntualizzo
Le sfugge un lieve verso guardandomi con tenerezza e riprendendo ad accarezzarmi il viso. Ad un tratto afferma con semplicità e una consapevolezza senza giudizi:
"Hai paura a stare con qualcuno"
Non mi sfugge quel breve lampo nei suoi occhi, di dolore, a questo punto capisco che vuole qualcosa in più per me, o da me.
Cazzo!
Io non so se sono in grado di ricambiare.
La verità è che lo vorrei, lo voglio più di qualsiasi altra cosa. Ed è da tempo che non ho questo desiderio.
Esito qualche istante per poi arrendermi spiegandole quel poco che posso:
"Mi sono innamorato per la prima e unica volta in vita mia quando studiavo medicina. Appena prima che iniziassero i tirocini passavo il tempo tra i libri e i laboratori, e la incontrai in uno di quei laboratori. Quando entrava, la stanza s'illuminava, era una pazza"
Sorrido a quei ricordi, per poi tornare triste e ripensando all'orrore, al rimorso e alla vergogna per quello che è successo.
Lei mi sorride, i suoi occhi brillanti mi fanno aprire come una noce.
Scuoto la testa e con voce triste continuo:
"Negli ultimi tempi si lamentava di non sentirsi bene, era sempre stanca e io... dovevo capirlo cazzo! Avevo imparato tanto e avrei dovuto capirlo"
Flashback
Il panico che mi assale, la paura che penetra nelle viscere, le luci forti del pronto soccorso, il massaggio cardiaco, compressione dopo compressione e quel cazzo di elettrocardiogramma piatto
Fine flashback
"Oh Casey. Era malata e io non me ne sono reso conto. Credevo che fosse solo stanca per tutte le lezioni che seguiva e le tante ore dietro allo studio. Non si tirava indietro a niente. Io... io non ho colto i segni evidenti"
La mia voce è spezzata dal dolore, dal rimorso.
La guardo non potendole dire che Keira mi paralizza.
Non posso dirle quello che incasina tutta la nostra situazione.
Non posso dirle che forse è tutto diverso oppure uguale a Keira.
Non posso ammetterle la verità e cioè che io ero lì con Sherilyn, cercando di salvarla.
Cristo se ci avevo provato.
Sì, ci avevo provato... fallendo.
"Oh! L'hai persa"
Il suo tono di voce è doloroso, avvolgendomi.
Abbasso la testa nascondendo quella scintilla che balena nei meandri della mia anima morta, lottando con quella stramaledetta onda assassina che mi travolge, facendo battere il cuore in modo irregolare.
Pieno di delusione, fallimento, rimorso, rimpianto e a questo punto anche i sentimenti che provavo allora e che ho tenuto chiusi con il lucchetto, esplodono come dinamite.
"Mi dispiace così tanto James" mormora attirandomi a sé
Nascondo il viso sul suo collo con il corpo coperto di vergogna e di sofferenza.
Mi tiene abbracciato per non so quanto tempo, mentre il suo profumo mi investe. Mi scosta da sé prendendomi il viso tra le mani guardandomi con tenerezza e comprensione, che mi stravolge.
"L' ami ancora?" chiede con dolcezza
Cristo Santo!
Casey sarà la mia rovina.
E qui James si è aperto...
Cosa succederà?
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