Capitolo 4
Megan
Si può essere più sfigate della sottoscritta? Non credo.
È l'occasione della mia vita, il mio primo ruolo importante, e quando vorrei davvero far bella figura, arrivando prima degli altri e dimostrando così la mia precisione e quanto io sia una persona affidabile, l'aereo mi porta sei ore di ritardo e io non arriverò ad Albuquerque prima delle cinque del pomeriggio.
Dio, che nervoso! In queste settimane non ho fatto altro che fantasticare su come sarebbe stato l'incontro col cast, col regista e il produttore. Non stavo più nei panni dalla gioia e invece probabilmente me lo perderò o, se mi va di lusso, arriverò in tremendo ritardo facendo una pessima figura.
Dopo la firma del contratto, e dopo aver conosciuto solo il produttore della serie, Candice si è raccomandata con me di farmi trovare sempre preparata, sempre in perfetto orario e di rispettare ogni regola venisse presa sul set. E invece no... Megan White sarà l'ultima ad arrivare. Ah, maledetto aereo!
Mentre sono in aeroporto, svogliata, stanca e arrabbiata, bazzico su internet col cellulare per ammazzare il tempo e mi ricordo improvvisamente che oggi avrei conosciuto il mio co- protagonista, un certo Axel Jacobson. Visto che non l'ho mai sentito nominare, né mai incontrato e dato che, probabilmente, non accadrà prima di domani, mi metto a cercare qualche informazione. Vedo delle sue foto e mi rendo conto che ha proprio l'aria di uno che fa soap e, in effetti, il suo curriculum vanta numerose partecipazioni a svariate soap opera. Per carità, è carino... molto carino. Ha un non so che di virile, di affascinante, di sexy di... Oh, frena Megan, stai sbavando su una foto di un tuo collega, con cui inizierai a lavorare domani, torna in te!
Mi ricompongo soffiandomi al collo perché... strano, sento improvvisamente caldo. Poso il telefono e mi metto a sfogliare una rivista, sperando che di lì a poco ci faranno salire in aereo, prima che la me ansiosa vada ancora di più nel panico.
Arriviamo ad Albuquerque con sette ore di ritardo sulla tabella di marcia e io sono furiosa. Prendo un taxi e, dopo essere passata velocemente dall'albergo per lasciare alla hall i miei bagagli, proseguiamo verso la zona dove era previsto l'incontro e dove gireremo. Quando arrivo, mi faccio lasciare all'ingresso.
Mi identifico ai cancelli e due guardie, dopo aver dato una occhiata a un foglio, mi lasciano entrare. Chiedo informazioni e mi indicano un grosso edificio che è abbastanza lontano da dove mi trovo io. Cammino a passo svelto per cercare di arrivare prima che tutti vadano via... anche se, probabilmente l'avranno già fatto.
A due passi dall'edificio, vedo un ragazzo di spalle che sembra essere appena uscito da lì. Lo chiamo.
«Ehi, scusa, sei qui per l'incontro col cast?» dico trafelata. Non appena si gira mi si mozza il fiato. È lui, è Axel, ed è... bello da morire. Dio, da vicino è ancora più figo che in foto. Credo che le immagini on line non gli rendano giustizia.
Mi sorride (un sorriso che, per la cronaca, stenderebbe anche la più frigida del pianeta) e si avvicina a me.
«Fammi indovinare, tu devi essere Megan» dice continuando a sorridere.
«Sì, Megan White» balbetto impacciata e spero che lui non si accorga che sono un tantino imbarazzata. D'altronde si vede che sono venuta di corsa, potrebbe essere che mi manca il fiato per quello.
«Giusto» fa lui mettendosi una mano in testa come quando uno è riuscito finalmente a ricordare qualcosa. «Io sono Axel Jacobson, il tuo co- protagonista» continua allungandomi una mano con gentilezza. Gliela stringo e gli sorrido. Poi, quasi per la paura che lui possa leggere nella mia mente, inizio a parlare. È l'unico modo che ho per tirarmi fuori dai guai. Ogni volta che mi trovo in una situazione pesante o imbarazzante, divento logorroica.
«Oh, Axel, giusto. È un piacere conoscerti. Immagino che l'incontro sia già finito. Dio, che figuraccia. Non sono mai in ritardo, mai, giuro, e adesso vorrei sprofondare» dico d'un fiato, senza prendere nemmeno una pausa.
«Dai, non è poi una tragedia» dice lui cercando di rassicurarmi.
«Oh sì che lo è. Lo è per me. Ad ogni modo come è andata? Il regista o il produttore hanno detto qualcosa sulla mia assenza? Erano arrabbiati, delusi? Oh, e il cast com'è? Sono simpatici? E le ragazze come sono? Cioè non come sono, come sono fatte, come sono di carattere. Oh, che stupida, come se si potesse conoscere il carattere di qualcuno in poche ore. Volevo solo dire se ti sembrano alla mano. Sai, vorrei andare d'accordo con tutti, soprattutto con le ragazze. Non che io, di solito, sia una che non va d'accordo con le ragazze, volevo solo dire...».
«Oh, frena frena. Non ci sto capendo più niente. Parli sempre così tanto?» chiede mettendosi una mano davanti alla bocca per non scoppiare a ridere. Complimenti, Megan, ottimo inizio!
«Non sempre. A volte. Di più quando sono nervosa» dico abbassando lo sguardo imbarazzata.
«Quindi ora sei nervosa...» dice quasi chiedendomelo.
«Sì, cioè... per il mio ritardo, ovvio» dico abbozzando un sorriso.
«Tranquilla, non è successo nulla. Né il regista né il produttore hanno detto niente in merito. Capita a chiunque di avere un volo che fa ritardo» dice mettendomi una mano sulla spalla. Guardo la sua mano per un secondo e lui, prontamente, la ritrae.
«Meno male» rispondo traendo un sospiro di sollievo.
«Come?» fa lui guardandomi perplesso.
«Sì, meno male che non si sono lamentati del mio ritardo» dico guardandolo io perplessa.
«Oh, sì, giusto. Comunque dentro non c'è più nessuno. Sono rimasti solo degli inservienti, perciò... se vuoi uno strappo sono con la mia auto. Dove alloggi?» chiede gentile.
«Sono al Forter Inn, un albergo in centro».
«Giusto, anche io sono lì. In realtà, pensandoci bene, tutto il cast l'hanno sistemato lì. Domanda stupida» dice scuotendo la testa come per rimproverarsi.
«Ma no, figurati. Anzi, sei gentile ad accompagnarmi» rispondo sorridendogli.
«Nessun problema. La mia macchina è lì. Andiamo?» mi chiede e io annuisco. Lo seguo e arriviamo al parcheggio dove il suo telecomando fa aprire una Mustang gialla davvero kitch. Spero che non sia uno di quegli attori montati. Anche se, fin ora, mi è sembrato un tipo a posto.
Mi apre la portiera in maniera galante e io, probabilmente, arrossisco per l'imbarazzo, così, per evitare che se ne accorga, sparo lì una battuta.
«L'essere così gentile è scritto nel contratto?» chiedo sedendomi.
«Come?» fa, rimanendo ancora dal mio lato, fuori dall'auto e con la portiera del passeggero aperta.
«È solo che... nessun uomo mi ha mai aperto la portiera dell'auto. Gli altri non sono così» mi lascio scappare e mi pento un secondo dopo, perché non vorrei si montasse la testa.
«Beh, ma io non sono gli altri, Megan» mi dice provocatorio e poi richiude la portiera dell'auto. Quando sale e mette in moto, parte My girl dei Rolling Stones e sorrido.
«Ti piacciono i Rolling Stones?» chiedo.
«Mi piacciono? Io li amo, letteralmente» dice entusiasta.
«Ottimo» dico ridendo.
«Se ti dà fastidio, tolgo» dice abbassando il volume. Metto la mia mano sulla sua e giro di nuovo la rotella per alzarlo. Ci guardiamo dritti negli occhi per un secondo e poi dico:
«Lascia. Anch' io adoro i Rolling Stones».
Axel mi sorride ancora, facendomi sciogliere come neve al sole, e poi fa:
«Amica... tu e io ci troveremo molto bene sul set. Molto». Scoppio a ridere e lui mi segue a ruota.
Parte e lasciamo, momentaneamente, quella che, per quattro mesi, sarà la nostra casa.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro