Capitolo 9
Domenica
11.54
26 giugno, 2035
Ed eccolo lì, in quello squallido bar in via Mazzini, esattamente come il suo vecchio complice di un quasi - omicidio gli aveva riferito.
Era nuovamente sulle tracce del suo misero passato, la dolorosissima curiosità aveva preso il sopravvento e l'aveva costretto a presentarsi. Aveva ordinato un tè verde ghiacciato, e con il cuore in gola sorseggiava la sua bevanda, sperando con tutto il cuore che Ettore non si facesse avanti. Ironico dire che preferiva di tutto tranne che rimanere un altro secondo in più in quel maledetto luogo.
Ad essere sinceri, però, il giovane dagli occhi gialli a stento ricordava il volto di Lyon - appellativo che gli aveva donato dopo che egli aveva accettato di ingannare Stefano e di picchiarlo a sangue. Forse era di media statura, ricordava gli occhiali sopra la sua testa, che riteneva davvero buffi, aveva i capelli castani - o forse erano neri? - e gli occhi probabilmente verdi.
Lo aveva avvistato solamente una volta in vita sua e di certo non aveva fatto assolutamente conto del suo vestiario e del suo aspetto esteriore, ciò che gli importava in quel momento era uno: ingannare la coppietta che tanto odiava.
Ma ora le cos'è sono cambiate.
Dopo pochi minuti, ahimè, Ettore si fece vivo, con passo svelto e con le gote di un vago colorito roseo: era molto differente da come se lo aspettava, in realtà. Un cenno di barbetta scura era sorta sulla mascella ben strutturata, le sopracciglia molto folte eppure ben curate, per non parlare dei suoi soliti occhiali sulla testa. Gli occhi si erano rivelati marroni, con il sole cocente che li illuminava sembravano piscine di miele, infine i suoi capelli castani anch'essi voluminosi tirati all'indietro con una quantità industriale di gel.
Indossava una camicia bianca molto elegante ed estiva, con le maniche rimboccate verso l'alto, i pantaloni di un marrone chiaro legati alla vita con una cintura nera.
Non poteva mentire, era carino. Ma al sol pensiero di ciò che insieme aveva fatto, in Jared uno strano senso di nausea crebbe dentro di lui.
In fondo avevano delle cose in comune, a cominciare dall'essere colpevoli.
- Oh mio Dio, credevo che non ti saresti presentato - affermò con un bizzarro luccichio negli occhi, regalandogli un meraviglioso sorriso.
"Anche io lo pensavo" rifletté immediatamente, con un sorriso falso dipinto sul volto.
- Devo ammettere che la tua improvvisa chiamata mi ha spiazzato completamente, non me l'aspettavo minimamente - confessò, trattandosi la nuca, osservandolo mentre si sedeva davanti al tavolino. Non aveva intenzione di perdere tempo con lui, voleva solo capire il perché lo avesse ricontattato dopo così tanti anni, arrivando dritto al punto fin da subito.
- Dovrò averti spaventato immagino - si scusò, accompagnando il tutto da una risatina nervosa. Cosa aveva in mente?
- Se devo essere sincero, un po' sì. Insomma, ci siamo visti solamente una volta, quattordici anni fa. Dubitavo del fatto che tu potessi anche solo ricordare il mio nome - ci scherzò su, ciononostante il corvino era piuttosto a disagio ma cercò di non darlo a vedere.
- Sono passati quattordici anni - scioccò la lingua contro il palato - ti rendi conto? Ti sbagli, Jared, in verità non ti ho dimenticato e mai lo farò. È vero, quella volta in cui ci siamo visti non è stata una situazione molto gradevole e tranquilla, solite bravate da ragazzetti. -
Peccato che quelle che lui definiva "solite bravate da ragazzetti" non si riferiva altro che torturare una povera vittima innocente per pura follia
- Non so del perché tu abbia deciso di vedermi oggi, ma onestamente vorrei mettere in chiaro delle cose - partì in quarta Jared, fissandolo negli occhi, - non sono più come una volta, sto cercando cambiare da ciò che ero. -
- Eppure mi piaceva. -
Come?
Ettore, di punto in bianco, adagiò la sua mano bollente su quella dell'altro, che lo stava scrutando con uno sguardo alquanto confuso. Non comprendeva bene cosa stesse succedendo, e come non biasimarlo.
- Mi piacevano i tuoi capelli ribelli neri, i tuoi occhi giallastri che mi scrutavano come se volessero divorarmi, la tua pelle scura e candida. Ho deciso di aiutarti non perché volessi seriamente prendermela con quel ragazzino, si chiamava Marco? non lo ricordo più. Volevo solamente avvicinarmi a te, e come se non accettando la tua improvvisa proposta. Quando mi sarebbe mai capitata una chance del genere? io, aiutare la mia enorme crush a vendicarsi del suo ex. Pensavo magari che durante quegli attacchi improvvisi, tu ti saresti avvicinato di più a me e avresti scoperto ciò che provavo e che provo tutt'ora.
La verità è che mi piaci molto, Jared, mi sei sempre piaciuto e in questi anni sei sempre rimasto un pensiero fisso nella mia mente. -
Il corvino era sotto shock: le parole gli morirono in gola vedendolo così sicuro di sé da mandare il suo cervello in pappa.
- Non puoi essere serio - immediatamente si pentì di ciò che gli era scappato dalla bocca.
- Sono serissimo. Ti scongiuro, dammi una possibilità e ti prometto che non te ne pentirai affatto. -
- A malapena mi hai visto due volte, Ettore! - sbottò improvvisamente, scioccato da quella situazione così assurda - Ti prego, ascoltami bene perché non credo che avrò voglia di ripeterlo di nuovo: purtroppo fai parte del mio pessimo passato, quello che sto cercando di accettare da tre anni in terapia, capisci? Ci siamo conosciuti in un ambiente poco carino oserei dire, dato che nutrivo una terribile ossessione per quello che posso definire il mio "ex" e di certo l'ultima cosa a cui davo retta in quel periodo eri tu. Manipolavo le persone per mio piacimento, è una cosa disumana, dovresti averlo appreso in questi quattordici anni.-
- Ma proprio non provi rancore verso Stefano e Mario, che hanno una vita perfetta: un lavoro stabile, dei meravigliosi bambini, un matrimonio perfetto e degli amici amorevoli? Hanno tutto senza alcuno sforzo, mentre tu invece sei qui, in questo stato pietoso, in terapia come se fossi un folle - cercò di persuaderlo Ettore, incominciando ad accarezzargli il palmo della mano - io e te potremmo essere la coppia perfetta, esattamente come loro, se solo tu mi permettessi di entrare a far parte della tua vita. -
Jared, in risposta, scostò la sua mano da quella dello sconosciuto:
- Non sono interessato alla tua offerta, preferisco continuare a vivere nel mio stato pietoso e in terapia come se fossi pazzo.
Sai, c'è una netta differenza tra psicologo e psichiatra, ma a quanto pare hai deciso di studiarti il piano per farmi il lavaggio del cervello e non andare a cercare qual è la differenza da questi due impieghi. Addio, Ettore, spero di non rivederti mai più - detto ciò, si alzò dalla sedia su cui era seduto, e fece per andare via con sorrisetto soddisfatto dipinto in volto, finché non si girò nuovamente verso il suo ex complice, quasi per dargli false speranze, e commentò:
- Meglio soli che mal accompagnati. -
~~ו×~~
- Capo? mi perdoni, ho fallito. Quel bastardo non è caduto nella trappola, ma sono sicuro che la pagherà molto cara. -
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