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Capitolo 5

Giovedì
15.44
16 giugno, 2035 

Se solo Michael e Percy avessero saputo che, il giorno in cui videro l'artista misterioso distruggere le sue opere, egli si fosse sentito male perché non era riuscito nuovamente a controllare le sue emozioni in pubblico e aver alzato il tono della voce ai danni di un'anziana signora, per poi scappare via dalla vergogna, probabilmente adesso non sarebbe lì, a ridere e a scherzare con lui: per l'uomo, era così bello trascorrere del tempo con persone che non lo giudicavano per il suo passato, presente e futuro. Divertirsi usciva spontaneo con quei due ragazzini, che sembrava avesse adottato.

Da quella promessa nata qualche giorno fa, nacque un bel rapporto tra i tre.

- Perc, mi puoi passare il malva per favore? - chiese cortesemente l'uomo, intento a disegnare un vaso di lavanda, che aveva acquistato poco tempo fa e che aveva esposto davanti alla grande finestra che si affacciava al giardino della casa - se quella piccola capannina in legno posizionata alla fine delle strade della città, dove vi erano delle piccole campagne, poteva definirsi così.
Più che a una casa assomigliava a un vero a proprio stanzino degli attrezzi, per via della grande scompiglio che si poteva scorgere non appena si metteva piede in essa: le mura erano rivestite di innumerevoli graffiti, acrilici e colori a oli venduti ad un prezzo davvero banale e scarso. 

Era veramente ristretta, ma almeno era presente il necessario di una casa: una claustrofobica camera per il bagno, una cucina dove vi era anche il tavolo da pranzo, un enorme studio in cui dipingeva e dove si trovava anche il materasso sul quale dormiva. Non aveva una camera da letto vera a propria dal momento che il suo intento era quello di guadagnare il più spazio possibile per il suo piano di lavoro.
Era così disordinata - un po' come la sua mente - ma ai due fratelli non importunava affatto, anzi, la reputavano una casa molto "bizzarra e particolare, ma molto accogliente". Quando definirono così la sua abitazione, l'uomo stentava a crederci in quanto credeva che la sua fosse tutt'altro che accogliente. 

- Malva? che colore è malva? - domandò alquanto confuso il ragazzino, rovistando tra gli scatoloni dove vi erano tutte le boccette di acrilico usate, non comprendendo a quale si riferisse il giovane. A quel punto, si alzò dalla minuscola sedia su cui si appoggiava sempre quando dipingeva su tela e si diresse verso il rosato e gli riferì: 
- È un viola molto chiaro, proprio come i petali di quel fiore - lo indicò, con tono apprensivo - esattamente questo qua - esclamò, quando lo trovò. 
- Quello non è lilla? perché dire proprio malva? - insisté Percy, mettendo su un adorabile broncio. 
- Sono due sfumature diverse del viola, è importante distinguere bene i colori dell'arte, anche se hanno delle leggere differenze di sfumatura - gli spiegò, ridacchiando - grazie lo stesso, Percy. - 
- Di nulla, Sir - 
- Oh, non chiamarmi così, mi fai sentire così vecchio! Dì solamente Jared. - affermò intenerito lui, scompigliandogli affettuosamente i capelli. 
- Jared? - diede un'occhiata fugace a Michael, che aveva sgranato gli occhi dalla sorpresa, come se avesse fatto una scoperta incredibile. 

Lui sapeva. 

- Che strano nome, mi pare di averlo già sentito - confessò il maggiore, al fianco dell'artista, intento ad aggiungere alcuni piccoli particolari ai petali di lavanda.
- Davvero? eppure non è un nome molto comune qui - affermò, distanziando la vista dalla tela per girarsi verso il bambino, che scrollò le spalle, non curante. Quella piccola informazione sembrava non essere molo rilevante per lui, eppure per il minore era una rivelazione incredibile.
I piccoli pezzi di puzzle combaciavano alla perfezione ma volle non essere un guastafeste e decise di comunicare ciò che aveva scoperto solo dopo essere ritornati a casa.
Quel pomeriggio, tra pittura, scherzi e abbracci da parte di Percy a Jared, fortunatamente volò via e i due ragazzini, accompagnati dall'adulto, rincasarono verso le quattro e mezza, dove vi era Mario che era appena ritornato da lavoro dopo un estenuante turno di mattina, incominciato dalle tre del mattino fino a quel momento. Era steso sul divano, con la testa che gli scoppiava e la sua tuta della Puma addosso e le sue scarpe a forma di coniglio bianche - rigorosamente regalate da Stefano per il suo compleanno. 

- Dove siete stati, ragazzi? - pose quell'interrogativo non appena udì il loro ingresso. Michael sgranò gli occhi, alla ricerca di una scusa plausibile da dire al padre, finché suo fratello non fu più svelto di lui: 
- Siamo stati a casa di Samuele, abbiamo chiesto il permesso a papà per andarci. - disse con una tranquillità spaventosa, come se fosse solito mentire ai suoi genitori. Chissà quante volte gli avesse detto delle menzogne - come quando gli chiedeva scusa dopo avergli fatto un dispetto! Quella scusa fu bevuta dal padre, che annuì e ritornò ad appoggiare la testa sul divano, pronto a riposarsi. 

Improvvisamente, Percy sentì qualcosa, o meglio qualcuno, strattonargli il polso e notò la figura bassina di suo fratello trascinarlo nella loro camera da letto. Confuso, lo assecondò e, una volta nella loro stanza, si sedette sul suo letto, domandandogli il perché di quel gesto avventato.
- Jared non è la persona che tu credi - sputò immediatamente, come se si fosse tolto un macigno dal cuore. 
- Cosa intendi? - boccheggiò confuso lui, con un sopracciglio marcato. 
- Non ricordi la storia che ci hanno raccontato papà Stefano e papà Mario? non ricordi lo strano antagonista della storia di nome Jared, dalla pelle scura egli occhi giallognoli che fece del male ai due protagonisti? Stammi a sentire, Perc, dovremmo smetterla di frequentarlo. È pur sempre uno sconosciuto. - a quelle parole, l'altro ragazzo scoppiò in una fragorosa risata. 

- Secondo me ti stai facendo troppi problemi che neanche esistono. Chi ti assicura che la storia che ci hanno raccontato non sia semplicemente una favola? Jared non esiste, è frutto della loro immaginazione, e noi stiamo semplicemente frequentando una persona che ha talento. - 
Immaginazione? Favola? com'era possibile che i suoi genitori avessero mentito sul loro passato, semplicemente per creare una storia d'intrattenimento per i due figli? furono queste le domande che tormentarono per il resto della serata Michael. 

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