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Capitolo 2

Lunedì
13.04
23 maggio, 2035

Il rimbombo della campanella, davvero snervante alle orecchie dei nostri ragazzi, preannunciava il termine di quel giorno scolastico.
I giovani erano appena corsi fuori da scuola, contenti finalmente di poter ritornare finalmente a casa per poter giocare ai videogiochi che tanto amavano. Senza esitare si diressero verso il piccolo parchetto - era quello il luogo in cui gli adulti si avviavano per poter prelevare i propri bambini - che si trovava affianco alla scuola elementare dove ad aspettarli vi erano i loro piccoli amici: Percy non aveva assolutamente nessuna difficoltà nel socializzare in quanto era davvero molto spigliato e sveglio per la sua tenera età - era un punto a suo favore perché ciò significava che aveva una marea di conoscenze ad aspettarlo in cima allo scivolo o sull'altalena.
Mentre invece la cerchia di amicizie di Michael era molto più ristretta e si limitava semplicemente a due persone, Tommaso e Camilla. Come si suol dire, pochi ma buoni: in fondo si sentiva ugualmente fortunato poiché con loro il corvino si sentiva leggero e spensierato, in particolar modo grazie a Camilla. Era difficile ammetterlo, ma temeva di aver preso una piccola cotta per lei. Quando la scrutava sulla casetta di legno affianco allo scivolo più grande, l'unica cosa che riusciva a distinguere era la figura immaginaria del padre Mario che gli spiegava pazientemente cosa volesse dire essere innamorati.
Il fatto che si ritrovasse in tutto ciò che gli aveva detto lo terrorizzava e gli mandava il cervello in pappa. Che fosse lei la sua anima gemella?

- Allora, Mic, come va con la tua fidanzatina? - domandò ad alta voce, non curando il fatto che stesse sbandierando ai quattro venti qualcosa che non fosse assolutamente vero.
All'udire quelle fandonie, Michael, sgranando gli occhi dalla paura gli tappò la bocca con entrambe le mani:
- Ma cosa dici?! - fu capace di dire solo, chinando il capo verso il basso, cercando di nascondere quel colorito roseo che era sorto sulle sue gote, come se ci fosse qualcosa di cui doveva vergognarsi.
- Andiamo, fratellino, ma io stavo scherzando - tentò di giustificarsi, accompagnando tutto da una piccola risata compiaciuta.
- Non ti credo - controbatté il minore, incrociando le braccia al petto - e comunque mi ha dato un bacio sulla guancia, credo che stiamo insieme - concluse in un sussurro, ancora più rosso di prima.
- Lo immaginavo - lo punzecchiò l'altro, con un sorriso sornione in viso.

- Percy, ti unisci a noi? stiamo andando a casa di Samuele, ci accompagna il suo babbo - propose uno degli amici del fanciullo. Michael non aveva la minima idea di quale fosse il suo nome, sapeva solo che non ci si poteva fidare di lui in quanto una volta gli aveva strappato dalle mani il peluche con il quale stava giocando. Non poteva promettere che non fosse scoppiato a piangere, ma una cosa era certa: da quel giorno quel ragazzino non lo avrebbe più visto con gli stessi occhi.
- Mi dispiace ragazzi, ma non posso andare senza avvisare i miei genitori, mi ucciderebbero - rispose desolato il rosato, mortificato. La reazione non fu ben accetta a quanto pare, dal momento che l'altra parte della combriccola si era unito al ragazzaccio del peluche  per cercare di convincere in tutti i modi il giovane, fallendo miseramente: era testardo come una roccia e quando Stefano e Mario gli ordinavano di fare qualcosa, sapevano che si potevano fidare ciecamente di lui. 

Nel frattempo che Percy e i suoi amici discutevano, il fratello non faceva altro che estraniarsi da tutto ciò che lo circondava, sia per non entrare in un contatto visivo con nessuno dei ragazzi e sia perché non era suo interesse ascoltare le conversazioni altrui - o meglio, quelle che non erano di suo gradimento.
Spostò dunque lo sguardo sulla strada: da lì riusciva a scorgere la figura di una madre che manteneva in braccio un neonato, presumibilmente il figlio, che si avviava verso una bambina che attendeva il suo turno per salire sull'altalena. Scorgendo le loro sagome, la ragazzina sbuffò e cercò in tutti i modi di restare lì ancora per un po'; poteva anche intravedere due macchine parcheggiate vicino al cancello della scuola, uno era della maestra Agata e l'altro apparteneva al collaboratore scolastico, che veniva soprannominato da tutti "Gaetano il bidello", che si divertiva con i bimbi più piccoli a giocare a bocce.
Per sfortuna, nessuno degli alunni avesse ancora compreso le regole del gioco in quanto l'adulto non era davvero in grado di spiegare le istruzioni, rendendo così complicata la comprensione.

Girandosi ancora attorno, però, questa volta notò qualcosa che aveva suscitato in lui una strana curiosità che lo spingeva ad avvicinarsi: sullo stesso marciapiede vicino al quale erano presenti le due auto, un uomo stava passeggiando a passo lento finché non inciampò a causa di una mattonella fuori posto, spargendo così innumerevoli fogli per terra. Michael era così tanto tentato da avvicinarsi a lui e ad aiutarlo a raccogliere i pezzi pezzi di carta, ma una strana ansia lo pervase e lo costrinse a rimanere immobile.
Percy, dopo essersi finalmente liberato dei suoi amici, notò l'improvviso cambiamento di suo fratello, mormorando un "cosa stai fissando?". Immediatamente vide anche lui in lontananza la figura di quel uomo, e senza esitare, trascinò il minore con sé e iniziò a passargli i fogli.

- Buongiorno, signore! sa, questi disegni sono veramente belli - squittì il rosato, regalando un sorriso all'autore, che lo ringraziò intenerito. Micheal non poteva fare altro che confermare ciò che aveva detto il maggiore: sfogliando accuratamente i disegni, non poté fare a meno di rimanerne affascinato, in quanto gli trasmettevano una tranquillità unica, quasi fuori dal comune. Il primo schizzo raffigurava il paesaggio di una spiaggia durante l'alba, il contrasto delle luci era stato ben evidenziato dall'artista ed era di gradimento al piccino; il secondo mostrava un cielo celeste con delle piccole nuvolette sparse per tutta l'area del foglio, il terzo era un grande campo di girasoli assieme ad un raggio di sole che investiva uno dei tanti fiori in primo piano, come quarto e ultimo, infine, era il ritratto di uno scoiattolo che stava assaporando con voracità una nocciola.

Sarebbe rimasto lì a fissare quelle opere d'arti per un tempo indefinito, se solo Percy non lo avesse risvegliato dai suoi pensieri. L'uomo ringraziò i due e andò via a passo più spedito.
- Quante volte ci ha detto papà Ste di non parlare con gli sconosciuti? - lo sgridò il corvino.
- Oh, andiamo, Mic. Aveva bisogno del nostro aiuto, sbaglio o papà Ste dice anche di aiutare le persone in difficoltà? -
- Mi arrendo -

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