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Bryan guidava e la sua mano era ferma sulla mia gamba, la capovolsi e gli accarezzai il palmo seguendo le linee al suo interno.
«Non riesco ancora a crederci, come hai fatto a compromettere l'impianto elettrico?»
«Tu devi per forza sapere sempre tutto quanto in ogni dettaglio subito?»
Sbuffai, «Allora dimmi almeno dove stiamo andando.»
«Altrimenti continuerai a darmi il tormento con le tue domande, giusto?»
«Sarebbe controproducente non farlo.»
Ammisi e scosse con divertimento la testa.
«Alla sala mostra Micol.»
Iniziai a guardarlo attentamente, il vento entrava con prepotenza dal finestrino e lo costringeva a socchiudere gli occhi, mandava inoltre indietro i suoi capelli permettendomi di osservare la sua fronte distesa e il naso dritto.
Gli tastai il collo tatuato con l'indice, quei disegni erano sfumati in modo perfetto.
«Non la vedo da un bel po', mi manca tanto la sala mostra.»
La mia voce si incrinò, il suo collo mi gridava di avvicinarmi di più mentre il mio dito scorreva sulla sua pelle sino a raggiungere il lobo dell'orecchio.
Il desiderio di sfiorarlo era così forte che non riuscivo a contenerlo in alcun modo. Bryan era come una pianta erbacea urticante, era pericoloso toccarlo ma mi sarei punta qualsiasi cosa, persino il mio fottutissimo cuore, pur di continuare.
Mi rivolse uno sguardo agitato e mollò nuovamente la mano dal volante con cui andò a stringere la mia coscia.
«Vuoi sapere cosa accadrà se continui a solleticarmi con quell'espressione sul viso?»
«Sentiamo, cosa?»
Farfugliai e indugiai con il dito sul retro del suo orecchio accarezzando le punte dei capelli.
Le dita della sua mano sembrarono scavare un solco attorno alla mia coscia, non aveva intenzione di allentare la sua stretta nonostante stesse guidando.
«Accosterò per spogliarti e non arriveremo più alla sala che ti manca tanto.»
Non risposi fissandolo incerta, bloccando i miei occhi su di lui. Perché io ci stavo realmente pensando, alla macchina ferma in qualsiasi punto della strada e ai nostri respiri irregolari attorcigliati come fili.
Diventava sempre più chiaro quanto mi facesse impazzire la sua spontaneità seppur maliziosa.
Un semaforo rosso ad un incrocio ci costrinse a fermarci e Bryan si voltò immediatamente verso di me.
Sorrise furbescamente appena incrociò i miei occhi sognanti.
«Se solo potessi entrare qui dentro.»
Esclamò posando un dito sulla mia fronte, «Mi basterebbe anche soltanto un minuto.»
La lanterna verde si illuminò e Bryan torno a concentrarsi sulla strada.
Feci ritorno alla sua voce, alla compostezza che avevo prima che il desiderio mi riducesse in cenere. «Sarebbe un salto nell'abisso, temo non ci sia nulla di semplice nella mia testa.»
Lo avvertii pensando che se solo fosse entrato nella mia mente avrebbe avuto i secondi contati per sopravvivere, avrebbe visto quanto male c'era.
Avvolsi il suo braccio con le mani e mi accoccolai a lui.
«E poi... stavo fantasticando su di noi.»
Ammisi sottovoce e la mia risposta gli fece tendere i muscoli delle braccia e del volto che mi affrettai ad osservare.
In realtà fissavo Bryan la maggior parte del tempo che passavo al suo fianco, con costante curiosità, perché volevo sapere di più, sapere di lui, non mi bastava conoscere le sue espressioni e le sue passioni. Io volevo sapere ciò che gli altri non sapevano o non avevano mai capito.
«Questo non dovevi dirlo.»
Prese una curva con velocità facendomi trasalire e fermò la macchina.
Alzai lo sguardo, eravamo alle spalle della sala mostra. Trassi un respiro profondo.
«Sosta rimandata.»
Disse e si passò la punta della lingua su tutte le labbra mentre slacciava la cintura. «Solo per adesso» aggiunse svelto.
Qualcosa dentro me fece chiasso all'idea che avrebbe voluto spogliarmi e che, essere giunti alla sala, aveva solo rinviato quel finale a qualche ora più tardi.
Bryan premette il gancio della mia cintura facendola ritirare.
«Ti sei di nuovo imbalsamata Micol.»
Dannazione, dovevo finirla di ingripparmi ai suoi occhi, dovevo reagire e smetterla di criptare ogni sua frase come se dietro quella voce dura si nascondesse chissà quale mistero.
«Ma sono ancora più veloce di te.»
Risposi beffarda e scesi velocemente dalla macchina raggiungendo prima di lui l'entrata.
Bryan ridacchiò seguendomi ed io gli rivolsi una linguaccia scherzosa prima di entrare.
La sala era molto cambiata dall'ultima volta, Bryan aveva trovato ad ogni faretto il posto giusto e vi erano molti più quadri anche se, rigorosamente coperti, non riuscii a vederli. Avevo dimenticato quanto bello fosse il tetto trasparente, alzai lo sguardo alla vetrata e guardai il cielo meravigliata dalla luce rossastra che perforava le nuvole.
Quando un lieve frastuono mi distrasse seguii l'istinto e abbassai gli occhi. Il signor Grilson aveva lasciato cadere un attrezzo dalle mani, camminò verso di noi compiendo i suoi buffi e sonori passi.
Aveva mantenuto la parola data, lo aveva sul serio richiamato per lavorare, guardai felice quanto stupita Bryan negli occhi, potei notare che stava già fissando me da tempo per analizzare la mia reazione che fu quella di correre in direzione di Grilson.
«Ciao Grilson.»
Lo abbracciai lasciandolo di stucco.
«Ragazza che piacere rivederti.»
Dopo qualche esitazione ricambiò il mio abbraccio, il suo corpo cicciuto e caldo mi fece sentire completamente avvolta.
«Anche io sono felice di rivederti.»
Bryan si avvicinò, con le mani nelle tasche della felpa, alle spalle di Grilson.
Assottigliò i suoi occhi innegabilmente seccato.
«D'accordo siete entrambi felici, direi che può bastare.»
Lo guardai infastidita, come riusciva ad essere tanto guastafeste?
«Ho domandato spesso a Bryan di te in questi giorni.»
Affermò Grilson e gli sorrisi dolcemente ignorando il commento di Bryan, «Ed io ho domandato di te.»
Nel corso della settimana mi era capitato più volte di pensare a Grilson, a quanto fosse vicino a Bryan, non mandavo giù che per un mio incidente avesse perso il lavoro.
Sfregai la guancia sulla sua spalla morbida e lui mi diede dei colpetti affettuosi lungo la schiena.
Lo sguardo di Bryan si fece di colpo teso.
«Okay basta così cazzo Gril.»
Esclamò e demmo fine a quell'abbraccio quasi paterno.
Restai solo qualche istante in silenzio, troppo nervosa per rinunciare ad uno scontro.
«Bryan sei il solito irrispettoso.»
Dissi contrariata.
Grilson emise una risata sommessa, era decisamente abituato ai suoi modi irruenti. Di fatto, come se nulla fosse, tornò silenziosamente al suo lavoro.
Bryan si avvicinò a me spazientito, «Così devo improvvisarmi Grilson per avere la versione dolce di Micol?»
«Potresti provare ad essere meno scostumato e cinico, forse avresti quella versione sempre.»
Lo sfidai mantenendo lo sguardo fermo, dopo qualche secondo di rigidità cedette e assunse una smorfia ammiccante.
«Allora mi accontenterò della Micol orgogliosa», mi afferrò per un braccio facendomi scontrare contro il suo corpo invitante «In fin dei conti è eccitante essere ripetutamente punzecchiato da te.»
Le sue mani raggiunsero le mie natiche e mi spinsero a fare un passo in avanti.
«Bryan... c'è Grilson.»
Bisbigliai così tanto vicino al suo viso da sentire l'odore della sua pelle.
«Grilson ci ignora...» disse fissando le mie labbra e baciandomi nell'istante seguente.
Schiusi la bocca affinché potesse darmi di più, i suoi baci diventarono sempre più travolgenti, interrompevano il mio respiro prima di strapparmi gravi sospiri.
Lo abbracciai e ci placammo a vicenda, sforzandoci di non far evolvere quel contatto in qualcosa di impetuoso. Perché oramai lo sapevamo che una volta vicini avrebbe vinto l'irrefrenabile voglia di toccarsi e stringersi sino a dimenticarsi di tutto.
Bryan accarezzò il mio fondoschiena, girò le dita in modo eccitante attorno alle mie fossette.
«Queste deve avertele disegnate il diavolo sulla schiena per assoldarmi, non c'è altra spiegazione.»
Affermò e il calore del suo tocco mi fece sciogliere.
«Perché sento che non c'è nulla di innocente nelle tue mani?»
Dissi sorridendogli, le sue labbra erano così voluttuose e sexy da distrarmi ogni volta.
«Perché le mani riflettono i miei pensieri» sospirò, «E posso garantirti Micol che causi in me tutto fuorché innocenza.»
I suoi occhi luccicarono di desiderio violento.
Sapevo non avesse pensieri innocenti e casti nei miei confronti perché anche lui suscitava in me l'esatto opposto: lussuria, sensualità, passione.
«Ne sei sicuro?»
Lo provocai sussurrando al suo orecchio.
Bryan appoggiò la fronte alla mia con un'espressione quasi di aiuto.
«Pulce non obbligarmi a dimostrartelo qui.»
Quella risposta fu sufficiente a farmi partire a razzo.
Mi avventai sulle sue labbra cingendo la sua vita con entrambe le braccia. Lui scatenava in me un impulso incontrollabile, come potevo lasciarmi conquistare sempre dalla sua avidità?
Mentre le nostre lingue giocavano con voracità e la mano di Bryan scendeva tra le mie cosce sfregando la stoffa calda, la tosse del signor Grilson mi fece fare un salto indietro.
«Perfetto, adesso sei anche un guardone Gril?»
Bryan lo fissò confuso e Grilson tacque.
«E' bello sapere che ora litigate meno ma tutto ciò non è appropriato.»
Mi vergognai a tal punto che la mia temperatura corporea salì alle stelle, mi distanziai subito da Bryan che sollevò un sopracciglio con disappunto.
«Manca sempre meno alla mostra e non hai ancora richiamato Noran per la stampa degli inviti. Siamo una squadra ragazzo e queste giornate sono decisive.»
Il discorso del signor Grilson non fece una piega, forse stavo distraendo Bryan arrecando disturbo al loro lavoro.
«Grilson ha ragione, non avresti dovuto portarmi di nuovo qui.»
Bryan guardò prima Gril e poi me prima di fare un sorriso beffardo.
«Piantala di bere tutti quei caffè, ti rendono ancora più inquieto. Domani chiamerò Noran per quei fottuti inviti», disse e mi prese per mano «L'ho portata qui per farle vedere l'ultima tela.»
Grilson agitò la testa, «Lo chiamerai stasera.»
Bryan si avvicinò a lui «Lo chiamerò domani» disse accostandosi a pochi centimetri dal suo viso e gli diede una pacca sulla spalla. «Rilassati Gril.»
Feci un'alzata di spalle a Grilson il quale mi guardò rassegnato.
Presi coscienza di quanto fosse difficile patteggiare con Bryan, dovevo esser stata impensabilmente abile a convincerlo ad avvicinarci solo ammettendo una verità ciascuno.
Bryan strinse la mia mano e mi trascinò in un angolo di sala fermandosi davanti ad una tela rettangolare.
«E' questo il tuo ultimo dipinto?»
Bryan annuì e l'agitazione mi travolse da capo a piedi, come se quel lavoro fosse anche un po' mio, come se vederlo avrebbe cambiato totalmente la mia giornata e i miei pensieri.
Tirò il telo scoprendo pian piano il disegno.
Un uomo ed una donna si abbracciavano nudi su una spiaggia deserta e straordinariamente brillante.
Non era un abbraccio qualsiasi, i corpi formavano un'unica cosa, così avvinghiati che dovetti guardare il disegno attentamente prima di distinguere bene i due protagonisti.
Ero più che certa sarebbe stato qualcosa di speciale ma ciò che vidi andò ben oltre ogni aspettativa.
Bryan si fermò al mio fianco.
«Pochi colori possono dare vita a qualcosa di grande, qualcosa di più importante di una semplice idea, non credi?»
«Grande penso sia davvero riduttivo in questo caso Bryan.»
«Sapevo ti sarebbe piaciuto.»
Non riuscivo ad allontanare lo sguardo da quell'abbraccio incorniciato che suscitava quasi in me invidia, pur non sapendo cosa stessi invidiando esattamente, probabilmente era il loro attaccamento morboso a darmi tutte quelle sensazioni.
I capelli della donna ricadevano sul volto dell'uomo, e le loro mani erano assembrate, unite e mi facevano invaghire dell'amore stesso.
«Perché non mi parli un po' di loro?»
Gli chiesi perché amavo i significati che le sue tele racchiudevano.
Bryan mi guardò sorpreso da quella richiesta.
«Allora?»
Lo incitai poggiando la testa sul suo petto.
Mise un braccio attorno alle mie spalle, parlò lentamente ed io stetti zitta ad ascoltarlo.
«Loro non hanno semplicemente fatto del sesso su una spiaggia, loro non hanno nient'altro, nient'altro che il desiderio che li unisce. Respirano il silenzio che hanno attorno Micol, il mondo si ferma e loro decidono di fermarsi insieme ad esso. Quando non si ha niente è più profondo appartenersi e loro non si staccherebbero neanche se restassero nudi per sempre.»
Deglutii quando Bryan descrisse il quadro che avrei voluto portarmi dietro seduta stante. Il suo modo di parlare mi attraeva, ero come una mosca impigliata nel miele.
«Non so come tu ci riesca ogni volta ma ho i brividi.»
Gli confessai e la sua mano circondò il mio braccio, fece scorrere delicatamente il pollice scoprendo che la mia pelle era davvero ruvida.
Mi voltai a guardarlo «E verranno i brividi anche a tutte le altre persone che lo vedranno.»
I suoi occhi si dilatarono poeticamente rapiti, ed io venivo investita dai suoi sogni consapevole che in lui ci fosse un'arte immensa ed emozioni che non riusciva facilmente ad esternare.
Lo tirai per la nuca verso di me e lo baciai, non potevo credere di essermi eccitata solo dopo averlo sentito parlare in quel modo profondo. E più baciavo Bryan più mi sembrava di essere in un film, perché quell'attrazione mentale l'avevo sempre e solo ritrovata in un film oppure nei libri.
E il mio di mondo si era fermato come in quel quadro e desiderai di trovarmi su quella spiaggia, nuda, assieme a lui.
I denti di Bryan si strinsero sul mio labbro inferiore sottraendomi un piccolo gemito di supplica.
«La sosta era rimandata ma non dobbiamo per forza essere in macchina.»
Mi afferrò per il bordo dei jeans come se volesse abbassarli da un momento all'altro.
«C'è sempre Grilson, insomma lui ha avuto quella reazione poco fa...»
Misi le mie mani sulle sue per impedirgli di ripetere l'errore di pochi istanti prima.
«Ha avuto quella reazione perché si è affezionato a te e crede che io ti stia prendendo in giro Micol.»
Sgranai gli occhi, Grilson aveva reagito in quel modo spinto da una sorta di sfiducia nei confronti delle frequentazioni di Bryan.
«Non mi sono mai fatto vedere con qualcuna a lavoro, capisci?.»
«Neanche con Lara?»
Domandai di getto.
Bryan aggrottò la fronte, «Non l'ho portata io... è questa la differenza ed è questo che preoccupa Gril.»
Sorrisi come una stupida, come se mi avesse appena dedicato una canzone speciale, come se mi avesse offerto qualcosa di esclusivo.
Dovevo esser uscita fuori di testa.
Scrutò il mio corpo attentamente.
«E mi sono già pentito di averlo richiamato.»
Disse seccato e ridacchiai perché in fondo sapevo che Bryan era molto legato a quell'uomo. Approfondire la natura del loro legame era una delle cose che volevo fare al più presto.
«Non è mica colpa sua se non riesci a controllare i tuoi ormoni.»
Lo punzecchiai e sollevò di rimando le sopracciglia scure. «Già ma dimentichi che mi hai gettato le braccia al collo baciandomi in quel modo e poi hai emesso quel suono.»
«Quale suono?»
«Quello che fai quando vuoi che io mi avvicini ancora di più Micol.»
Ribatté con tono seducente.
Incrociai le braccia sconvolta, «Ti sbagli, ero soltanto felice.»
Affermai, perché ammettere che fossi eccitata perché aveva parlato era difficile quanto strano.
Bryan emise una risata fugace.
«Soltanto felice? Beh questa risposta credo non gli piaccia.»
Rispose dandosi una toccata al cavallo dei jeans.
Trasalii comprendendo a chi si riferisse e sollevai subito lo sguardo imbarazzata.
Scossi la testa e si avvicinò, «Quando ti fai timida sono io ad essere soltanto felice.»
Sussurrò strofinando le labbra sulla mia guancia e mi lasciò un bacio che mi fece sorridere un'altra volta.
Ebbene lo eccitava vedermi impacciata e in evidente imbarazzo. Ecco perché sembrava fare di tutto per intimidirmi, saperlo non era per nulla confortante.
Continuò a fissarmi negli occhi mentre prendeva il cellulare nelle mani, aprì un messaggio vocale di Anson il quale lo invitava a raggiungerlo con me al Joy.
«Come fa a sapere che siamo insieme? Glielo hai detto tu?»
Bryan annuì e feci una smorfia, sapevo che Anson stava comprendendo tutto e il pensiero che Brianna non sapesse ancora nulla mi mise pressione.
Per uno strano gioco del destino ricevetti anche io una notifica, un messaggio da parte di Brianna.
"Al Joy. Ho bisogno di te."
Mi chiesi cos'era accaduto.
Dovevo assolutamente vederla, parlarci e porre fine a quella faccenda dicendole cos'era accaduto fra me e Bryan.
«Bene, andiamo, mi è venuta una gran sete.»
Dissi a Bryan e cercai Grilson per salutarlo.
Quest'ultimo era impegnato a pulirsi le mani con uno straccio umido, la sua fronte era estremamente lucida. Mi fermai davanti e mi guardò rigido.
«Spero tu non te la sia presa per prima ragazza.»
«Certo che no.»
«Questa mostra è un'occasione importante per Bryan, non voglio che abbassi la guardia.»
«Mi dispiace, non era mia intenzione disturbare.»
Lo guardai contrita.
«Quando ci sei tu il suo viso cambia, e i suoi occhi sono solo per te. Tu... hai fatto sì che realizzasse quadri eccezionali... insomma tu credo faccia uscire il suo meglio. Lo vedo come vi cercate e so per certo che tu lo distrai.»
«Io vorrei lui avesse il massimo di ogni cosa.»
Dissi con un nodo in gola, avrei voluto trovare parole più giuste ma l'emozione mi colse alla sprovvista.
Facevo davvero uscire il meglio di Bryan? Perché non ne ero sicura? Perché c'era in me sempre la paura che avrei potuto danneggiarlo?
«Ed è anche per questo che puoi contare su di me... sempre che tu lo voglia.»
Disse con difficoltà.
«Grazie Grilson, lo terrò a mente.»
Dietro quella freddezza si celava un uomo docile. E tutto quello che faceva era finalizzato al bene di Bryan.
Gli diedi un abbraccio e raggiunsi con rapidità Bryan fuori.
Dopo le parole di Grilson mi sentivo strana, agitata. Volevo avere anche io quella sensazione, stare con Bryan senza credere di essere una presenza nociva per lui.
«Non andiamo?»
Gli domandai quando lo vidi poggiato alla jeep con le braccia conserte.
La sua bellezza appagava i miei occhi, ogni suo tratto distintivo era racchiuso nella mia mente come un gioiello prezioso.
«Non ancora.»
«Perché?»
«Dobbiamo prima parlare, con gli altri sai che non sarà possibile.»
I suoi toni seri mi fecero venire il batticuore.
E anche lui sembrò averlo poiché deglutì più di una volta impazientemente.
Cosa poteva disturbarlo a tal punto?
«E di cosa vorresti parlare?»
Risposi e tentai di ignorare la mia agitazione. Avevo il terrore che volesse allontanarmi da un momento all'altro. Perché erano di più le persone che avevo perso rispetto a quelle che erano rimaste al mio fianco.
Una sorta di sindrome dell'abbandono o peggio i miei sentimenti stavano diventando grandi come castelli eretti al cielo.
Si guardò pochi secondi attorno e poi adunò gli occhi sul mio volto sorpreso, segnato dall'emozione.
«Di ciò che hai scritto. Perché credi di essere la causa di ciò che non è andato bene nella tua vita?»
Crack.
Le cadute sono spesso improvvise, non riusciamo a gestire in tempo un crollo, soprattutto quando a cadere è un pezzo di noi stessi.
Avrei dovuto essere pronta a quel confronto, d'altronde ero stata proprio io a scrivere quelle parole.
Stetti per replicare ma Bryan inaspettatamente parlò ancora.
«Ho scoperto soltanto ieri che hai una sorella, distante per qualche motivo, e che ne soffri la lontananza. E non so se me l'avresti mai detto.»
«Sì che l'avrei fatto.»
Risposi perché l'avrei fatto, appena avessi ritenuto il momento adatto. L'avrei fatto vero? Ero confusa da morire.
«Non è questo il punto. So anche che non hai potuto vivere tua madre, che per te crescere non è stato semplice. Sì, ancora mi capita di pensare che hai tentato davvero di gettarti da un balcone, e mi pesa cazzo il fatto di non averti conosciuta prima perché avrei voluto esserci io là sotto per prenderti.»
Schiusi la bocca totalmente sconvolta, Bryan era diventato inarrestabile e quello che diceva mi faceva male perché era la realtà però sentivo il cuore esplodere, avrebbe voluto conoscermi prima, essere al mio fianco e questo fu come mettere, anche se momentaneamente, un lenzuolo bianco sulle ombre che mi seguivano da anni.
«E so che c'è qualcosa che ancora tieni dentro e che non riesci a dirmi. Hai segreti Micol e chi non ne ha mente. Forse col tempo riuscirai a parlarmene... ma accidenti non hai mai pensato che le cose sarebbero dovute andare in questo modo e basta?»
No, non ci avevo mai pensato.
Spinsi lo sguardo verso terra, osservare Bryan era diventato difficile soprattutto con il cuore totalmente esposto.
«Insomma, non possiamo scegliere di tenere il male da parte per sempre... però possiamo scegliere che vita vivere.»
«Sì ma io non l'ho fatto, non ho scelto che vita vivere o perlomeno l'ho fatto tardi.»
Reagì con la voce tremante. Avevo scelto tardi di denunciare mio padre nonostante avessi mia sorella contro, nonostante sapessi che Uli non mi avrebbe mai più perdonata. Ma questo non lo avevo detto a Bryan, lui non sapeva nulla di questa cicatrice.
«Micol io ho capito sin da subito che ti capita di soffrire, dal primo sguardo ma» si avvicinò a me «Molte volte capiamo all'improvviso di avere il potere di cambiare le cose.»
Rimasi tutto il tempo con lo sguardo rivolto sulla strada.
«Merda, io se potessi cancellerei dalla tua testa ciò che ti fa stare male, io odio sapere che dentro stai così. Ed è vero quello che hai scritto, siamo diversi ma non puoi distruggermi se mi stai accanto. Devi tenere a te stessa più di ogni altra cosa perché io non posso accettare quelle fottute parole.»
Chiusi gli occhi, il mio corpo era immobile ma non smetteva di tremare. Non mi ero mai trovata davanti a tanta sincerità e non avevo mai sentito Bryan parlare ininterrottamente.
Credeva davvero che non l'avrei distrutto, ma io sapevo che poteva accadere da un momento all'altro. Era già capitato tante altre volte.
Dio, mi sentivo in paradiso, anche se avevo ancora brutti pensieri, io mi sentivo bene se lui pensava quelle cose.
Sollevò il mio mento, «Mi stai ascoltando? Perché credo di non aver mai parlato così tanto nella mia cazzo di vita.»
Appena guardai gli occhi di Bryan la mia anima venne trafitta da qualcosa. Erano umidi, pensai subito si fosse immedesimato nel mio dolore ma c'era molto di più dietro quell'emozione. Era come se stesse ricordando qualcosa che aveva vissuto.
«Parli oppure no?»
Si spazientì ma aveva sul viso tracce di speranza.
«Micol ora basta.»
Mi sollevò portandomi sul parabrezza dell'auto e si piazzò davanti a me.
Non sbatté le palpebre neanche mezza volta, mi osservava chinando la testa prima da un lato poi dall'altro.
Finché, avvicinatosi troppo alle mie labbra, non cedette baciandomi.
Ricambiai tutti i suoi baci sfogando tutta la passione che avevo trattenuto fino a quell'istante.
«Non vuoi rispondere? Vuoi questo?»
Mi chiese divaricandomi di più le gambe con forza e tirando con i denti la maglia al centro fra i miei seni.
Annuii senza mai scollare gli occhi dalle sue labbra.
Bryan si allontanò.
«Allora verità Micol. Subito. Ho bisogno che parli.»
Soffrii il suo distacco.
Il mio silenzio era diventato patetico, ma non era per niente facile, aveva elencato tutto ciò che mi faceva terribilmente soffrire nell'arco di pochissimi minuti.
«La verità è che è stato come se tu mi avessi letto dentro e faccio silenzio perché mi viene da piangere.»
Bryan si pietrificò. Dissi la verità, sincera, forse infantile, ma voleva che reagissi ed io sentii di dirgli ciò che avevo in pancia.
«Soffro spesso, soffro anche quando ti allontani perché ho il timore tu possa farlo per sempre.»
Appena lo dissi Bryan tornò a posizionarsi fra le mie gambe e mi accarezzò il mento con le labbra facendomi mandare indietro la testa.
Voleva raggiungere lentamente la mia bocca ma lo respinsi.
«Verità anche tu Bryan, perché hai fatto tutto questo oggi? Il blackout alla IASFOC, la sala mostra, queste parole nonostante sapessi che avrei potuto piangerci.»
Bryan nascose la faccia nell'incavo del mio collo, tra i miei capelli. Quando tornò davanti a me fece un mezzo sorriso fievole.
«Perché soffro anche io quando ti allontani e poi mi hai lasciato quel messaggio... non c'è niente che non avrei fatto.»
Ci guardammo impassibili, seri, stavamo scrutando l'uno l'espressione dell'altro, forse per capire quanto fossimo veri, ma io credevo ad ogni sua parola.
Avvicinammo le nostre labbra a rallentatore e ci baciammo senza fermarci un solo secondo.
Bryan mi alzò dall'auto e mi portò con lui sul sedile che fece scorrere indietro.
«Non puoi guidare così.»
Dissi prima di continuare a baciarlo a cavalcioni su di lui.
La mia schiena premeva sul volante ed io iniziai a muovermi sui suoi jeans eccitata.
Slacciò il bottone dei miei, abbassò la cerniera e inserì le mani dentro raggiungendo il mio sedere.
Giocò con il filo elastico delle mutande tirandolo forte verso l'alto.
Più che annusarmi il collo sembrò sniffare la mia pelle e quel debole ruggito erotico che emetteva ogni volta mi scaldava, il suo corpo contro il mio aveva una forza estrema.
«La tua pelle è perfetta.»
Disse e mi sollevò la maglietta disegnando un percorso lento con la lingua.
Incrociai estasiata i suoi occhi, così lucidi che avrei potuto riflettermi dentro, sbatté le ciglia scure continuando a leccarmi sino a raggiungere il mio seno.
Spinse in alto il reggiseno e le sue mani coprirono le mie tette, come se la loro misura fosse stata pensata per le sue mani.
Sospiravo, ancora lievemente trattenuta dalla timidezza, eppure Bryan sembrava coglierlo perché i suoi occhi cercavano continua conferma nei miei.
Strinse i miei seni avvicinandoli e passò la lingua nel mezzo.
«Ti piace?»
Avrei dovuto rispondere di sì, che mi piaceva da matti, ma avevo perso la voce.
Allora strinsi le cosce attorno alla sua vita e feci in modo che il mio punto più caldo sfregasse contro il suo turgore.
Respirò a fondo e fece sbattere la schiena e la testa contro il sedile.
«Merda, direi proprio di sì.»
Disse a denti stretti e guardò le mie cosce scorrere sulle sue.
Ero paralizzata sul suo volto, totalmente ammaliata.
Si morse il labbro e con una mano sul mio fianco assecondò quel movimento, finché non mi tenne ferma e lontana.
Il mio respiro divenne affannoso quando si slacciò i jeans rozzamente, li abbassò quanto bastava per mostrare le sue mutande nere. La sua erezione fu totalmente in vista, era incredibilmente grande e faceva tendere al massimo il cotone sottile.
L'imbarazzo mi fece provare prima caldo, poi freddo e poi ancora caldo.
Bryan mi guardò con un sorriso soddisfatto, mi accarezzò le cosce e poi mi spinse dalle natiche ad avvicinarmi.
Avanzai muovendomi su di lui, sentendo più di prima la sua eccitazione.
Posizionò fortemente le mani sulla mia schiena inarcata per tenermi attaccata a lui e i miei seni ancora mezzi scoperti si scontrarono contro il suo viso.
«Scusami, vorrei andare piano ma con te non riesco mai a fermarmi, il tuo corpo mi fa sentire ubriaco.»
Una leggera preoccupazione aleggiò sulla sua faccia.
La sua voce roca affievolitasi e la sua mancanza di calma invece mi facevano eccitare ancora di più.
Incastrai le mani nei suoi capelli continuando a cavalcarlo sulle mutande.
«Bryan, sul serio non hai ancora capito che mi piace la tua forza?»
La mia voce era talmente nervosa e insolita che persino io stentai a riconoscerla.
Cosa mi stava accadendo? Era come se lo stessi supplicando di stringermi forte, come aveva sempre fatto, perché Bryan era così. Irruente, impetuoso e faceva esplodere il mio cuore.
Si scagliò sulle mie labbra baciandomi profondamente, assimilando con la lingua tutti i miei gemiti.
Le sue mani si muovevano ovunque, stringevano i miei capezzoli e poi scendevano sui miei fianchi.
I miei pensieri si sgretolarono... c'era soltanto lui, soltanto il suo fiato e i suoi occhi straordinari.
«Riesci a sentire cosa c'è fra di noi?»
Mi chiese spingendomi ad accelerare sempre più forte su di lui.
Fra di noi c'era un'energia irriducibile, una corrente violenta simile a quella che scatena i temporali, in noi c'erano due venti che avanzavano in velocità opposte e che scontrandosi generavano un disordine senza eguali.
«Sì.»
Boccheggiai e strinsi il suo collo mentre sentivo la sua erezione farsi sempre più grande fra le mie gambe.
«Potremmo spostarci di qui ma non andare al Joy.»
Avanzò quella proposta che mi tentò. Avevo dimenticato che l'edificio davanti a noi fosse la sala mostra.
Dire di no a Bryan era una sofferenza.
Ma Brianna aveva bisogno di me e non potevo ignorarlo.
Rallentai il mio movimento e chiusi gli occhi regolarizzando il mio respiro.
«Che c'è?»
Mi chiese.
«Sosta rimandata ancora.»
Dissi e scavalcai il sedile per raggiungere quello del passeggero.
Era frustante, sentivo un vuoto in pancia dopo esser scesa dalle sue gambe.
Bryan spalancò le braccia perplesso.
«Mi stai prendendo in giro?»
Strinse gli occhi e mi indicò il problema che persisteva nelle sue mutande.
Mi sistemai la maglietta, abbottonai i jeans e allacciai la cintura.
«Cosa fai?»
Lo sguardo di Bryan seguì tutte le mie mosse.
«Brianna mi ha scritto facendomi preoccupare per cui andremo al Joy.»
Si accigliò incredulo, «Micol non posso andare da nessuna parte così.»
«Sì che puoi, guidando per tutto quel tragitto si risolverà.»
Guardai il suo rigonfiamento paonazza.
«No cazzo che non si risolverà con te qua seduta.»
«Allora... pensa a qualcosa di brutto.»
Mi guardò come se fossi pazza.
La sua espressione mi fece ridere, e più ridevo più Bryan sembrava incazzarsi.
«Ti prego non prendertela, cerco solo di aiutarti», allungai una mano verso di lui.
«Non toccarmi Micol, stai ferma.»
Mi coprii la bocca per non ridere ancora.
«Sul serio, così non mi aiuti porca puttana.»
Disse abbattuto.
Ritrassi la mano, poi mi venne un'idea.
«Immagina me sopra il signor Grilson.»
Si girò torvo, «Che stronzata è questa?»
«Ci guarderesti?»
Contrasse nervosamente la mascella. «Micol. Mi stai solo facendo incazzare.»
Disse sollevando il bacino per tirare su i jeans, lo sguardo rivolto in avanti.
«Qual è il problema? Non ti piacerebbe vedere che mi muovo su qualcun altro?»
Fece fatica a chiudere i bottoni del jeans mentre le vene sul suo collo divennero più evidenti.
Stava funzionando, senza rendersene conto si allacciò veloce come un fulmine la cintura.
Mi rivolse un'occhiata truce.
«No, mi piacerebbe vedere che ti muovi su di me e basta. E ora smettila di dire queste cazzate.»
Aprì la mano furioso prima di chiuderla in un pugno sul volante.
Girò le chiavi e fece suonare il motore.
«Hai vinto, andiamo al Joy ma non dire mai più qualcosa di simile.»
Scandì ogni parola.
Sfiorai la sua mano sul cambio marce e riuscii a strappargli un piccolo sorriso obliquo, Bryan strinse la mia mano e niente mai avrebbe potuto rovinare quel momento.
Esami, un trasloco improvviso e tanti altri problemi non mi hanno permesso di aggiornare in questo periodo. Vi chiedo scusa per l'attesa e sono felicissima di aver finalmente pubblicato 😍🖤
DOMANDA: VI È MANCATO B?
Fatemi sapere se vi piace il capitolo e se aspettate il prossimo lasciando una stella ⭐️
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