43
«Sei fuori di testa Bryan?»
«Sei tu che me la stai facendo dimenticare la testa. Avvicinarti nuda a quegli stronzi. Hai agito come al solito senza pensare alle conseguenze, come una bambina.»
Era lui che mi stava trattando come una bambina tenendomi sulla sua spalla e scegliendo ancora una volta al posto mio.
«Perché sei venuto allora? Non ho bisogno di te e sono stanca di sentirmi dire ancora che sono una bambina.»
Gli lasciai esausta pugni sulla schiena agitandomi.
«Hai ragione, avrei dovuto lasciarti sola come quel coglione con il quale sei venuta a questa festa ridicola.»
Ero bloccata e non potevo fare alcun movimento quindi usai la bocca.
Gli morsi la spalla, «Mettimi giù subito.»
Un lamento roco gli morì in gola.
«Prova a mordermi di nuovo e farò lo stesso.»
Lo morsi di nuovo, più forte, e guardai soddisfatta il risultato, i segni dei miei denti sulla sua pelle.
Bryan rallentò i passi, sollevò con smania l'asciugamano che mi copriva e mi morse il sedere strizzando la mia natica.
«Ahia!»
Protestai avvertendo una sensazione strana confondermi. Quel gesto aveva sollevato un qualche bottone segreto in me: l'improvvisa voglia di riavere le sue labbra sul mio corpo.
Strinsi le mani sulla sua schiena massiccia, abbagliata dal desiderio gli accarezzai i muscoli in maniera lenta ma forte come lo era stato quel morso.
«Micol», mormorò girando lentamente la testa, i suoi capelli mi solleticarono la pelle «Sei una bambina imprudente e il mio autocontrollo è stanco di essere messo alla prova.»
Intrufolò la mano sotto il telo, sul punto in cui mi aveva morso, passò le dita fra i lacci del bikini e mi massaggiò la pelle.
«Hai sempre qualcosa da dire, tu parli tanto sino a farmi venire il mal di testa, ma quando è il momento di ammettere ciò che ti spinge ad agire ti tiri indietro, non posso più sopportarlo cazzo!.»
Mi lasciò uno schiaffo sonoro sul sedere spezzando la magia di quella dolce carezza.
Sussultai ma non riuscii ad oppormi come avrei voluto.
«Quello che mi spinge ad agire non è sempre legato a te Bryan, mettitelo in testa.»
«Basta con le stronzate Micol. Lo hai fatto perché stavi bruciando dentro lentamente, come una fottuta candela.»
Tornò a toccarmi il sedere con la sua mano forte e sicura.
«Perché la gelosia si stava prendendo ogni cosa di te, non è vero Micol?»
Bryan mi fece restare priva di parole, pensai solo alla sua mano grande e alle sue parole taglienti e mi parve di cadere.
«Non hai bisogno di me eppure mi cercavi con gli occhi del colore delle fiamme. Non riesci a liberartene neanche adesso di quel fuoco. Eh?»
«Basta!»
Urlai con il respiro ansante.
«Allora dillo che la paura che potessi toccare così quella ragazza ti stava rendendo cieca. Perché io ho perso entrambi gli occhi quando ho visto quei due sbavare sul tuo corpo.»
Ringhiò e la sua mano continuava a muoversi sempre più energicamente sul mio sedere, fui sul punto di perdere la testa.
«Bryan», ansimai contro la sua schiena fastidiosamente confusa. «Voglio scendere.»
Bryan percepì che la mia voce fosse cambiata perché mi fece scivolare indietro tenendo agganciate le sue mani sul retro delle mie cosce.
Il telo mi cadde leggermente sulle spalle. Il mio seno schiacciava il suo petto e il suo viso fu vicinissimo al mio.
Continuava lo stesso a camminare, come se non avesse sentito neanche un solo istante il peso del mio corpo.
Lo osservai intensamente e finalmente potevo avere un confronto alla pari guardandolo in volto.
«Non così, voglio mettere i piedi a terra.»
«E dove pensi di andare? Mh?»
Avvampai a quella domanda.
«Lontano da te», lo fronteggiai guardando i suoi occhi lucenti e unici.
Lui stava per prendere il totale potere su di me per l'ennesima volta e non potevo permetterglielo.
«Perché come ti ho ribadito» mandai giù un fiotto di saliva, «Non ho bisogno di te. Non c'è nessun fuoco, nessuna gelosia.»
Bryan rifletté pochi secondi sulle mie parole, poi cambiò velocemente direzione avanzando verso il mare.
«Non osare farlo Bryan.»
Sbraitai appena compresi le sue intenzioni.
Sentii all'improvviso i suoi piedi entrare clamorosamente in acqua. Come in un casqué mi fece chinare all'indietro e i miei capelli sfiorarono l'acqua.
Mi tenni dal suo collo impaurita e strinsi più forte le gambe attorno ai suoi fianchi sino a fargli scendere di qualche centimetro il costume nero.
«Ti prego Bryan.»
Mi spinse ancora più giù e i miei capelli entrarono in acqua. Non aveva la minima intenzione di scherzare, mi avrebbe immersa interamente e a testa in giù se non avessi fatto o detto qualcosa.
«E va bene maledizione, l'ho fatto solo per ottenere tutta la tua attenzione Bryan. Volevo sfidarti e allontanarti da quella ragazza, farti provare ciò che stavo provando io.»
A quelle parole mi risollevò tenendomi stretta.
Le ciocche bagnate dei capelli mi colpirono aspramente la schiena e il mio respiro accelerò progressivamente alla vista delle vene in rilievo sul suo collo.
Bryan fece qualche passo indietro uscendo dall'acqua e sfiorò la mia bocca con la sua.
«Hai creduto davvero fosse necessario farmi la lotta per avere la mia considerazione? Ti avrebbero messo le mani addosso perché loro si comportano così, non hanno rispetto. Il solo pensiero mi fa incazzare sino a stare male Micol.»
«Me lo hai fatto credere tu. E ora le uniche mani che ho addosso Bryan sono le tue.»
Gli feci notare sentendo i suoi palmi caldi indugiare ancora sulle mie natiche.
Dondolai le gambe finché non mi fece scendere.
Quando affondai i piedi nella sabbia mi sembrò di non aver mai camminato prima di quel momento.
«Sei tu che fai stare male me. Ogni volta che corri da me, mi rendi una persona diversa, possessiva e incontrollata, e poi mi respingi Bryan.»
Aggrottò la fronte e mi fissò in evidente conflitto con i suoi pensieri.
«Respingerti? Sarei andato in galera prima per te, per il semplice fatto che ti stessero guardando.»
L'adrenalina fluì nel mio circolo e il compiacimento di quella frase mi tradì facendomi sfortunatamente sorridere.
«Sai che è così. Che hai ora da ridere?»
Anche lui trattenne un sorriso tra i denti.
Lasciai che il telo cadesse a terra e Bryan non perse tempo, si incantò al mio corpo e i suoi occhi ipnotici sovrastarono le luci spente del cielo che ci circondava.
Mi voltai dandogli le spalle e gli camminai davanti, senza sapere in realtà dove stessi andando.
«Merda, inizio a credere che mi vuoi morto.»
Mi stava seguendo infiacchito dalla camminata precedente, io invece mi muovevo a passo svelto.
«Puoi fermarti? Non riesco a riflettere e a pensare niente di buono così.»
Mi chiese e girai di poco la testa dandogli un'occhiata, prendendo consapevolezza che stesse guardando tutto il tempo il mio fondoschiena.
«Micol ci siamo soltanto noi in questo posto, non puoi scappare.»
«Bryan non mi costringerai più a dire tutte quelle cose, solo per il gusto di vedermi vulnerabile o esposta a te.»
Fece seguito il suo borbottio contrariato, «Cosa? Dannazione, credi lo faccia solo per me stesso?.»
Mi raggiunse tirandomi per i fianchi, sentii il suo petto gonfiarsi velocissimo contro la mia schiena e il suo bacino premere contro il mio sedere.
Affondò la testa fra i miei capelli e inalò profondamente, «Micol mi indebolisci e sembri non accorgertene. E non me ne accorgo neanche io finché non mi tieni a distanza.»
Mi voltai di scatto posando le mani sul suo addome.
«Ci indeboliamo a vicenda Bryan, capisci quanto sia malato tutto questo rincorrersi?»
Mi guardò con occhi stremati.
«Non potresti mai chiedermi di non correre da te sapendoti ad una festa come questa.»
Mi sentivo maledettamente frastornata.
«Ma ti chiedo di lasciarmi finalmente stare, così come io lascerò una volta per tutte stare te.»
Dissi provando una sensazione amara e insostenibile. «Ti chiedo scusa Bryan, ho sbagliato a comportarmi in quel modo prima e non mi piace la persona che divento quando ci sei di mezzo tu. Non vedo altra via d'uscita.»
Lontani da quella festa eravamo davvero i soli in quell'angolo di pace e non avrei potuto correre, scappare, andare via.
Dovevo comunque allontanarmi da lui.
L'unica strada era rappresentata dal mare, così raggiunsi con pochi passi la riva ed entrai in acqua.
Non era poi così fredda se pensavo al gelo che stavo provando nell'allontanare Bryan.
Il cielo ormai bruno non mi consentiva di vedere cosa ci fosse al di sotto.
Avanzai rapidamente finché le piccole marette non mi bagnarono i fianchi.
E mi bloccai.
Vidi nonno Muzi superarmi e allontanarsi tra le onde. Era l'ennesima volta che mi lasciava, che rivivevo quella scena, quell'incubo.
Io, che lo avevo amato come nessun'altra persona al mondo non potevo salvarlo in nessun modo. Lui sarebbe annegato ed io avrei continuato a versare le mie lacrime salate finché non sarebbero diventate un'unica anima col mare.
"Non era il tempo di morire nonno", pensai perché la voce mi abbandonò e la mia pelle non percepì più la temperatura dell'acqua.
Stavo morendo anche io?
Tremando mi attaccai al suo corpo e premetti forte la testa tra il suo mento ed il suo collo.
Mi abbracciò.
Braccia forti e imponenti, e mi sentii finalmente al riparo da ogni dolore, assorta nel profumo più rassicurante del mondo.
«Le paure vivono solo nella tua testa, non sono reali, tu lo sei invece, tu sei reale Micol.»
Appena udii quella voce sollevai lo sguardo, capelli mossi e occhi dorati.
Non era nonno Muzi.
Era Bryan e, pur riconoscendolo tornando alla realtà, non staccai le braccia dal suo corpo.
Mi afferrò prendendomi in braccio ed io ricambiai la voglia di averlo ancora più vicino unendo le mani sulla sua nuca.
Immerse entrambi in acqua e le mie gambe ancora tremanti cinsero gelosamente la sua vita.
«Bryan credevo ci fosse nonno davanti a me», gli rivelai trovando stentatamente la voce.
Le sue dita strisciarono sulla mia schiena muovendosi parallele sul lato destro e sinistro.
«Pensavo fosse lui ad abbracciarmi, invece sei tu. Eppure sto provando la stessa sensazione.»
Lo strinsi forte perché ne ebbi improvvisamente bisogno come l'ossigeno.
Lui mi stava trasmettendo lo stesso conforto che era riuscito negli anni a concedermi soltanto mio nonno.
«Ti chiamavo e non rispondevi, ho capito subito che qualcosa non andava» mi informò, «Mi hai fatto preoccupare pulce, sono corso in acqua a prenderti.»
Inchiodò gli occhi nei miei, poi la sua mano bagnata si posò sul mio viso, mi tolse via una lacrima che non sapevo neanche fosse scesa.
«Non sopporto che piangi.»
Era venuto subito a controllare che stessi bene.
Lui era riuscito a capirlo, a capire quel momento, a capirmi.
«Non so cosa mi succede, a volte diventa tutto buio attorno e mi perdo. Come se stessi morendo.»
Gli accarezzai i capelli e le mie dita lasciarono delle gocce sulla sua fronte.
«Allora quando accade... prova a sentire il tuo cuore battere e aggrappati a questo per restare qui ancora un po', ancora con me», mi sussurrò facendoci girare entrambi lentamente nell'acqua «Pensa alla luce nelle tenebre, quella che ti mantiene in vita.»
Mentre ascoltavo le sue parole, ricordando che quella fosse la frase tatuata sul suo avambraccio, mandai indietro la testa sulla superficie del mare e aprii le braccia guardando il cielo blu, sentendomi tranquilla perché lui mi reggeva forte.
«Pensa a tutto ciò che è in grado di ridurti in cenere ma che ti toglie il respiro per quanto profondo Micol.»
Aggiunse e immerse le labbra sulla mia pancia, al di sopra dell'ombelico.
Soffiò procurandomi dei brividi e mi lasciò un bacio lungo e intenso.
Quelle labbra bagnate erano capaci di portarmi dritta negli inferi, dove potevo sentire le vere fiamme avvolgermi.
Respirai a fatica e lo guardai con gli occhi socchiusi muovere la bocca.
«Tu di solito riesci a pensarlo?»
Gli chiesi con la voce palpitante.
Fece un piccolo sorriso.
«Non lo credevo possibile ma ce l'ho davanti agli occhi la mia luce nelle tenebre.»
Affermò continuando a sfiorare con i denti la mia pancia senza deviare lo sguardo dai miei occhi.
Ero davvero io la sua luce nelle tenebre?
Non lo sapevo, ma sentirglielo dire mi travolse completamente.
Immersi trasognata la testa giù in acqua e quando risalii mi avvicinai al suo viso, a pochissimi millimetri dalla sua bocca.
Il modo sexy in cui i capelli gli si erano appiccicati al viso mi fece increspare la pelle.
«Sai a cosa sto pensando adesso?»
Gli domandai e scosse il capo stringendosi il labbro inferiore, con una mano allentai la presa dei suoi denti toccando la sua bocca umida, desiderandola ovunque.
«Questa sera mi sembra di essere nel tuo quadro, quello del mare», voltai il capo guardando il mare scuro attorno a noi «Appena mi hai abbracciato ho smesso di avere paura, ma non sapere quanto potrebbe durare tutto questo mi logora, non mi fa trovare la pace.»
«Non lo so... ma non importa se durerà quanto un'altra eccezione o poco più, in questo momento» strinse le mie cosce attirandomi a lui «Ho bisogno più di te che delle tue parole.»
Avvicinò sempre più le labbra alle mie finché non si scontrarono nel bacio più desiderato di tutta la mia complicata vita.
Inizialmente chiusi gli occhi in preda alle mie emozioni, poi li aprii perché volevo assicurarmi che fosse tutto vero, che stessi baciando la mia ossessione sotto uno dei cieli più belli che avessi mai visto, nel mare più profondo e solitario che avessi mai sfiorato.
Gli afferrai la nuca e lui mosse il corpo con fervore spingendolo contro il mio.
Le sue mani mi strizzarono il sedere provocandomi un dolore piacevole, mentre le mie strattonarono i suoi capelli.
Nessuno dei due riusciva a smettere, le labbra sembravano aver trovato la loro casa, non ero in grado di staccarle dalle sue, salate, ruvide nei punti in cui le aveva morse.
La sua lingua cercò con smania la mia per intrecciarsi con una passione violenta.
Premetti contro il suo costume sentendolo indurirsi attraverso il tessuto leggero.
Bryan gemette sulle mie labbra.
«Stai buona Micol, se continui a stringermi così vado fuori di testa.»
Sentirgli pronunciare il mio nome con desiderio fece andare me in tilt, completamente.
«È che ho paura che vai via», dissi alludendo alla sera precedente e con un cenno lo invitai a guardare attraverso l'acqua le mie cosce avvinghiate ai suoi fianchi contro ogni gravità.
Perché in quel momento avrei sfidato tutto, persino la gravità pur di sentirlo mio, sentirci nostri.
I suoi occhi brillarono di lussuria.
A quella frase Bryan mi prese le braccia e me le tenne unite dietro la schiena impedendomi di muovermi.
«Sai invece come va via questo?»
Scossi la testa e fece scivolare la lingua calda sul mio collo leccandomi il punto in cui mi aveva fatto un succhiotto.
Inarcai la schiena, più mi baciava succhiando la mia pelle più bramavo la sua lingua.
Non potevo muovere le braccia però potevo ancora comandare il mio corpo così mi dondolai di nuovo su di lui, sul suo ringonfiamento sempre più grande.
Mi guardò negli occhi emettendo un mugolio basso.
Risalì con la bocca sulla mia mandibola, quando arrivò alle mie labbra mi passò la lingua sopra sussurrandomi.
«Parlami della tua richiesta di allontanarci definitivamente.»
Con una mano teneva i miei polsi uniti, con l'altra iniziò a toccarmi il fondoschiena, quasi graffiandolo.
«Tu dovresti lasciare me ed io dovrei lasciare te.»
Bisbigliai in preda a quella speciale follia.
«Me lo spieghi come fanno a lasciarsi due che si inseguono come noi?»
«Non lo so. Forse dovremmo iniziare staccandoci.»
Dissi tornando ad appicciare le mie labbra alle sue e implorando di sentire di nuovo la sua lingua.
«Non smetteremmo lo stesso di toccarci.»
Rispose lui ricambiando il mio bacio, tenne abbassati i miei fianchi per farmi sentire tutta la sua erezione.
«Allora cosa proponi?»
Lo provocai e fremetti nel sentire quanto fosse eccitato per me.
Fece un ghigno astuto e si fiondò di nuovo sul mio collo con il respiro esagitato.
Mi morse con dolcezza e provai a liberare le braccia dalla sua morsa con la voglia di toccarlo ovunque ma le tenne dietro ancora più serratamente.
«La tua pelle è così morbida», mi sollevò e indirizzò la bocca sul pezzo di sopra del bikini, notò con eccitazione che il tessuto lasciava trasparire i miei capezzoli che reagirono subito davanti alle sue labbra diventando duri.
Sentii tra le gambe un calore fortissimo.
Non pensai al perché glielo stessi lasciando fare, pensai soltanto a quella sensazione celestiale che mi faceva contrarre tutti i muscoli su di lui.
«Non avrei permesso a nessun altro di sfiorarti», il suo fiato bollente che mi accarezzava e la sua bocca insaziabile che tormentava i miei capezzoli mi fecero gemere.
«Appena ti ho vista ho immaginato di baciare ogni singola parte del tuo corpo contro quel fottuto tavolo.»
Una parte di me avrebbe voluto fermarlo, un'altra parte di me impaziente fremeva ormai senza controllo.
«Puoi mentire a tutti gli altri Micol ma io conosco ogni tuo sguardo.»
«Lasciami le braccia Bryan, voglio toccarti.»
L'acqua del mare ci faceva ondeggiare rendendo tutto ancora più eccitante.
Bryan noncurante della mia richiesta spostò con i denti il triangolo che mi copriva il seno e leccò in tondo il mio capezzolo portandomi ad irrigidirmi. Fece lo stesso con l'altro e serrai forte le labbra per non cacciare un suono stridulo.
«Bryan baciami.»
Fece risalire in fretta il viso e mi accontentò subito baciandomi violentemente.
Baciarci sino a non respirare più era ciò che continuammo a fare forse per lunghi minuti, oppure ore.
«Liberami le braccia», lo pregai e finalmente allentò la presa fiondando entrambe le mani sul mio viso e attirandomi a lui.
Gli toccai i capelli mandandoglieli indietro, il petto muscoloso e poi immersi le mani in acqua e strinsi il bordo del suo costume sui fianchi dove nel basso addome i muscoli formavano un sentiero a forma di "V".
Come riusciva a farmi pensare e agire in modo tanto irrazionale?
Gli alzai il mento e lo guardai incantata, la labbra rosse per via dei troppi baci che ci stavamo lasciando.
«Io invece non avrei permesso a nessun'altra di starti addosso.»
Dissi e sorrise prima di riprendere a baciarmi.
Mossi i miei fianchi seguendo il ritmo della sua lingua che mi invase senza freni, ripetetti il suo nome come un rumore lieve fra le sue labbra.
«Micol ci divide soltanto la stoffa del costume, prova a rifarlo e me ne libererò.»
Lo guardai ma senza più imbarazzo, i suoi occhi mi facevano sentire bella e disinvolta come non lo ero mai stata.
Non fui io a decidere, quella passione mi stava raccogliendo come un turbine.
Mi mossi di nuovo contro il bozzo nel suo costume e lo chiamai per nome sorridendo della sua reazione.
Socchiuse più volte gli occhi e mi osservò con bramosia.
Mi fece scendere spingendomi indietro nell'acqua, era profonda e non toccavo con le punte.
Mi costrinse a voltarmi e spinse con foga il mio sedere contro la sua erezione, i nostri corpi si incastrarono perfettamente.
Mi morsi le labbra sospirando.
«Noioso e rigido, mh?»
Sorrise sul mio collo e passò la lingua attorno al mio orecchio «Rispondimi.»
Mi ordinò e allungai le mani sotto l'acqua premendole sul suo sedere e spingendolo ad accostarsi ancora di più a me.
«Affatto, scostumato e impulsivo», mormorai beandomi del movimento della sua lingua che raggiunse la mia nuca per poi tornare a torturare il mio orecchio.
Mi mordicchiò il lobo e fece scivolare la mano tra le mie tette, la immerse facendola arrivare con lentezza sul mio ventre.
«Sì, è quello che sono. Ed è anche quello che vuoi. Giusto?»
Rispose e la sua mano finì tra le mie cosce.
Tremai e respirai freneticamente.
«Bryan», deglutii e mi bloccai perché fece scorrere le dita sul costume strofinandole dolcemente.
«È quello che vuoi?»
Annebbiata dalla voglia scossi la testa incapace di parlare.
«Devi dirmelo Micol.»
Fermò la mano e mi succhiò il mio collo, ero certa mi avrebbe lasciato un altro segno.
Volevo che continuasse a toccarmi regalandomi quella leggerezza che non credevo potesse esistere.
«Sì, è quello che voglio.»
Dissi e poggiai la mia mano sulla sua incitandola a muoversi.
Bryan sorrise rumorosamente e mi cinse con l'altro braccio appena sotto il seno.
«Dunque abbiamo trovato un modo per farti stare zitta e per farti ammettere le cose», disse e la sua mano disegnava cerchi fra le mie gambe.
«È quello che voglio anche io, da quando mi hai guardato per la prima volta.»
Bisbigliò e inserì la mano nei miei slip andando a toccare con le dita il mio clitoride.
«Dio Bryan! Quello che stai facendo...»
Abbandonai la testa sulla sua spalla.
L'acqua era fredda ma io mi sentivo rovente attaccata al suo corpo.
«Smetti di pensare, è ciò che ti fa sentire viva Micol», fece scivolare un dito dentro di me cingendomi la vita.
Soffocai ogni parola sentendomi totalmente nelle sue mani.
Piegò la testa sul mio collo per scrutare con occhi semiaperti la mia reazione.
Affondò un altro dito dentro di me sfregando intanto circolarmente il pollice in alto.
Quando mormorai in balìa di quel piacere improvviso sentii il suo respiro spezzarsi di colpo nel mio orecchio.
Si fermò ed io, traballante in mezzo all'acqua, mossi il mio corpo verso lui, strinsi le cosce in risposta alla sua interruzione invitandolo a continuare a toccarmi. «Sei così perfetta in questo momento che rendi il mare più bello di quanto già non lo sia.»
Sorrise e affondò di nuovo le dita dentro di me intensamente.
«Così sexy eccitata contro di me che andrei avanti a toccarti per tutta la notte.»
Le sue parole sulla la mia pelle, il movimento sempre più rapido delle sue dita che entravano ed uscivano da me, mi portarono all'apice del piacere.
Gemetti stringendo le sue braccia dentro l'acqua con forza.
«Lasciati andare, ora Micol, su di me.»
Esclamò con voce suadente e venni chiudendo gli occhi, sovrastata da quella sensazione meravigliosa che mi scosse interamente il corpo. E anche dentro, facendomi capovolgere il cuore.
Bryan mi abbracciava da dietro, mi posò un bacio umido sulla gola.
Il mio collo era ancora disteso sulla sua spalla, lo sollevai guardando davanti a me il riflesso di Bryan brillare sul mare.
«Questo è un guaio.»
Dissi muovendomi sentendo ancora il piacere di quell'orgasmo solleticarmi tra le gambe.
«Cosa è un guaio?»
Rispose quasi preoccupato sistemandomi il costume.
Mi voltai a guardarlo appiccicando il mio corpo al suo addome perfetto, «Tu Bryan, tu sei un guaio per me.»
Sorrisi ma lui smise di ascoltarmi perché il suo sguardo si fermò sulla spiaggia.
«Che succede?»
Gli chiesi e seguii i suoi occhi, erano indirizzati su due uomini in lontananza muniti di torce.
«I guardiani stanno chiudendo la staccionata.»
«Ma io ho il vestito e le scarpe alla festa!»
Quando ci osservammo attorno e poi negli occhi ci rendemmo conto che fosse tanto tardi, e che eravamo da ore avvinghiati in mezzo al mare.
Scoppiammo a ridere.
«Dovrai farne a meno», disse «Conviene muoverci o resteremo qui.»
Guardammo l'uno le labbra dell'altro e, come due persone affette dalla stessa dipendenza, ci baciammo immergendoci lentamente sott'acqua.
Appena emersi mi afferrò la mano e ridendo come matti iniziammo a correre verso la riva.
Bryan andò a recuperare da terra il telo e me lo posò rapidamente sulle spalle, infreddolita mi strinsi nell'asciugamano e allungai una mano tamponando anche il suo corpo scultoreo.
Sorrise per quel gesto dolce e mi prese di nuovo per mano, salimmo velocemente la piccola montagna.
Stetti per scivolare quando in cima un uomo vestito di nero mi si parò davanti. Bryan fu pronto a prendermi.
L'uomo illuminò i nostri visi con la torcia, entrambi chiudemmo gli occhi abbagliati.
«Questa spiaggia è privata, dovete lasciarla.»
«Stiamo andando via», disse Bryan.
Fece scendere la luce bianca sui nostri corpi soffermandola sul mio per una manciata di secondi.
Bryan lo guardò con stizza e gli colpì con la mano la torcia facendogliela quasi cadere.
Il guardiano salvò la torcia e puntò il dito a Bryan.
«Non fare lo spocchioso con me o mi costringerai ad identificare te e la ragazza.»
«Togli via quella cazzo di luce, ho detto che ce ne stiamo andando.»
Il guardiano indugiò con lo sguardo e si fece da parte.
Bryan mi fece camminare avanti a lui oltre la recinzione riservando a quell'uomo un'ultima occhiataccia.
La jeep di Bryan era parcheggiata in un posto ben diverso da dove lasciò la moto Calvin e da dove si trovavano tutte le altre macchine, era tra due file di alberi.
Bryan aprì lo sportello posteriore dell'auto e prese una maglia tutta grigia a mezze maniche.
Si avvicinò a me e la infilò sulla mia testa.
«Anche se poco fa ero fuori di me so ancora vestirmi da sola», gli dissi ricordandogli quanto mi avesse fatta impazzire in mare.
Bryan mi sorrise mordendosi le labbra, pensai quanto fosse bello e cercai di stampare quel momento nella mia memoria per portarlo sempre con me nella mia testa come una cartolina, lui, il cielo blu intenso e il mare ormai appianatosi come una tavola incantata.
Feci il giro dell'auto e prima di entrare avvicinai il bordo della sua maglia, su di me gigante, al naso. Il suo profumo mi inebriava e sapevo avrei tenuto anche quell'ulteriore capo.
Bryan mi incitò con un cenno ad agganciare la cintura.
Lasciammo quel posto desolato, mi voltavo ripetutamente a guardarlo guidare a torso nudo.
Quando se ne accorse prese la mia mano e se la portò sulle labbra, la sfiorò con un tenero bacio prima di posarsela sulla gamba.
Mi sembrava di fantasticare. E i mille dubbi e le domande più assurde tornarono all'attacco.
Cosa sarebbe successo il giorno dopo?
Aveva provato anche lui le mie stesse emozioni?
Perché non parlavamo di quanto accaduto?
«Non voglio più che sali sulla moto col ragazzetto.»
Affermò ad un certo punto riferendosi a Calvin e spezzando di colpo quel silenzio.
«E suppongo che se ti chiedessi il perché ovviamente non risponderesti.»
Non riuscivo a comprendere il suo scetticismo quando si parlava di moto e ancor più se gli si affiancava Calvin.
Esternò un'espressione imbronciata che mi permise di cogliere che la risposta fosse negativa. E mi fece anche sorridere.
«Ridi di me?»
«Affatto», risposi.
Mi lanciò uno sguardo curioso.
«Allora a cosa pensi?»
«A noi», ammisi sentendo il cuore stringere.
Si agitò sul sedile nervoso e sfilò con la bocca una sigaretta dal pacchetto, poi avvicinò l'accendino con cui l'accese guardando la strada perplesso.
«È stato troppo?»
Mi domandò dopo un paio di minuti.
«No», strinsi la mano sulla sua coscia facendogli capire che non mi fossi pentita né di averlo baciato né di tutto il resto.
«Micol ti prego dimmi a cosa stai pensando.»
Cacciò fuori il fumo dalla bocca.
Sospirai, dovevo essere sincera «Dopo quello che è successo tu vuoi ancora che io ti dica quelle parole vero?»
Ci mise un po' a rispondere.
«Sì è vero, quanto accaduto non cambia le cose, voglio ancora che tu mi dica ciò che provi.»
Chinò di lato la testa assumendo tutt'altro umore.
Stare seduta al suo fianco mentre diceva quelle parole mi fece prendere consapevolezza di quanto fossero incontrollabili i miei sentimenti.
Non volevo perderlo ma detestavo quella sua pretesa, perché non poteva essere tutto più semplice tra di noi?
«Allontana tutti gli altri pensieri negativi dalla tua testa Micol... a quanto pare nonostante tutto non riesco a starti lontano.»
Disse gettando la sigaretta ma sapere che avesse quelle aspettative mi rese pensierosa, avevo paura che la mia vicinanza non gli bastasse, che forse ottenere quelle risposte fosse più importante per lui.
Mentre per me era più importante sentirlo vicino.
Si fermò davanti al portone di casa cosicché non avessi dovuto camminare scalza sulla strada.
Slacciai la cintura di sicurezza e lo guardai.
«Allora vado», dissi e gli diedi un bacio sull'angolo della bocca vibrando per il contatto con la sua pelle.
Lui restò immobile e accompagnò con gli occhi schiusi le mie labbra.
Sbloccai la portiera e lo stesse fece Bryan scendendo dall'auto.
Girò attorno e mi seguì fin dentro al portone.
Una volta all'interno mi bloccò con le spalle alla parete laterale alla scalinata, ridacchiai per la sorpresa.
«Arrossisci per me oppure ti ha scottata il sole?»
Disse con voce sensuale passandomi le nocche sulla guancia, diresse lo sguardo lungo il mio corpo.
Abbassai con le mani la sua maglia coprendomi e sorrisi godendomi il suo profumo.
«Entrambe le cose, credo.»
Dissi, non resistetti al suo sguardo e mi sbilanciai sul suo corpo congiungendo le mani dietro la sua nuca, accarezzandogli dolcemente la testa.
Strofinai dolcemente il naso sul suo collo.
Mi afferrò la vita e mi strinse, quando alzai lo sguardo Bryan mi baciò a fondo contro il muro.
La sua lingua si intrufolò nella mia bocca, riconobbi quel sapore e quel movimento e il mio corpo fremette di voglia, quasi non riuscivo ad accettare che fossi cambiata così tanto.
«Bryan?»
Lo chiamai per nome sottovoce, circondando il suo corpo con una gamba che lui sollevò subito ponendola sul suo fianco.
«Cosa c'è Micol?», disse ansimando e mi spinse ancora contro il muro tenendo alta la mia coscia.
Gli accarezzai le spalle e il petto e staccai la bocca dalla sua.
«Non sono riuscita a chiederti niente, hai un effetto preoccupante su di me Bryan.»
Sorrise mordendo il mio mento, «Micol senza domande, preoccupante ma efficace» rise pensando che fosse riuscito a scappare alle mie domande «Ora sali altrimenti non ti lascerò andare.»
Strinse la mia coscia, la fece scivolare piano e si scollò da me.
«Sai che questa non te la restituirò.»
Gli dissi salendo sulle punte dei piedi due gradini e stringendo la sua maglia, lui si stirò il collo e si passò la lingua fra le labbra.
Quando mi voltai la sua mano colpì il mio sedere con uno schiaffo assordante che mi fece restare immobile.
Mi girai di scatto coprendomi con una mano la bocca per non urlare.
«Sul serio Bryan?»
Fece un sorriso sghembo sollevando le spalle.
«Ho salutato anche il tuo culo, da quaggiù è ancora più rotondo e sexy.»
«Sei uno stronzo scostumato.»
Dissi seriamente e la luce del condominio si accese improvvisamente. Pensai che fosse stato sicuro qualcuno ad averla accesa dopo aver sentito le nostre parole o peggio il rumore dello schiaffo.
Salii velocemente gli altri scalini e Bryan ridacchiò sommessamente.
Siete sorpresi????
Avevo davvero ansia di pubblicare questo capitolo, per questo necessito di sapere se apprezzate⭐️ o se cestinerete per sempre la mia storia 🤣
Grazie sempre del sostegno, senza di voi non riuscirei ad andare avanti.
Sono sempre disponibile in privato o sulla pagina Instagram assirensanz per parlare o commentare tutto 🖤
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