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20

A volte mi sentivo piccola. Mi domandavo continuamente che tipo di donna fosse stata mia madre. Se avesse sofferto, se
mi avesse voluta o se le fossi comparsa all'improvviso senza aspettativa. Un po' come quando sei a mare ed entri in acqua aspettandotela gelida e invece è calda. Mi chiedevo se per lei fossi stata una scoperta calda come quell'acqua o se fossi stata una secchiata d'acqua gelida in pieno viso. Se mi stesse guardando dall'alto, se fosse fiera di me e se rivedesse in me qualcosa di suo. Che poi forse è meglio non essere simili, è meglio sorprendersi a vicenda. Ma lei ed io non abbiamo avuto mai il tempo per scoprirci, per mostrarci stupite l'una dell'altra. E quel tempo lo sapevo bene che non sarebbe tornato indietro, non me l'avrebbe regalato nessuno mai nella vita. E questa verità era un pugnale tra le costole che ogni giorno scavava sempre più attraversandomi l'anima.

Accanto alla scalinata del piano c'era Anson «Micol sai dov'è Bryan?»
«No. Perché lo chiedi a me?.»
Fece spallucce «Non so, ultimamente mi date l'impressione di esser vicini.»
Le sue supposizioni mi crearono un'inspiegabile ed enorme imbarazzo.
«Nel senso che lo vedo poco e stando a quanto dice Brianna parla più con te che con me in un anno» aggiunse con un sorriso fioco.
Non provai a dire o a spiegare niente, mi limitai a sorridergli e pensai di chiarire le cose con Brianna.

La porta era semi socchiusa «Brianna??.»
Risuonava nella stanza musica ad altissimo volume proveniente dal televisore in salotto.
«Si?» urlò e la vidi percorrere, con delle pattine bianche ai piedi, goffamente il corridoio.
Era davvero incredibilmente buffa.

«Attenta a non scivolare, ho appena lavato il pavimento lì.»
Guardai ai miei piedi il pavimento fortunatamente già in parte asciutto.
«Non ti darò delle pattine ma giuro che se lasci impronte ti uccido» disse alzando un dito con aria minacciosa. Risi energicamente pensando che, probabilmente, avesse cacciato fuori Anson per salvaguardare il pavimento immacolato.

La raggiunsi in cucina camminando sulle punte attenta a non centrare con le sneakers le aree ancora umide.
«Esci? Dove stai andando? Vuoi qualcosa da bere?.»
Era veramente un vulcano in eruzione.
«No grazie. Sono venuta per salutarti, ho incontrato qua fuori Anson. Cosa gli hai detto di me e Bryan?.»
«Perché, c'è qualcosa da dire?.» mi guardò con malizia.
«Lo sto chiedendo a te.»
«Ok svuoto il sacco, Anson mi ha detto che Bryan è strano e che l'altro giorno lo ha chiamato Micol.»

Rimasi letteralmente paralizzata.
«Tu stai scherzando.»
«No, per nulla. Mi ha poi chiesto se sapessi qualcosa e io gli ho risposto che siete amici e che tu non saresti il suo tipo e lui non sarebbe neanche lontanamente il tuo!»

«Bene...» dissi incrociando le braccia al petto più confusa di quanto non lo fossi mai stata nella mia vita, tuttavia mi venne automatico un sorriso al pensiero che avesse detto il mio nome al posto di quello di Anson. Certo era strano.

«Perché è così. Vero?» mi guardò con le sopracciglia sollevate mentre si accese una sigaretta.
«Si... è vero ci siamo avvicinati, come amici, niente più.»
«Fidati siete le persone più diverse che abbia mai visto! E poi Bryan sta con Lara... è l'unica che accetta la sua riservatezza e le continue salite e discese di umore.»
Le parole di Brianna erano tutte consapevolezze che portavo dentro me. Ma perché mi coinvolgevano?

«Menomale che sei passata, volevo dirti che stasera verranno tutti a cena da me, vieni un po' prima così mi aiuti a preparare?» disse con un broncio.
«Non mi chiedi direttamente di unirmi alla cena perché sai che declinerei l'invito?»
«Esatto» rise.
«Ci vediamo oggi» le risposi ridendo e lei fece uno strillo di eccitazione, le diedi due baci e mi diressi alla porta.
«Il pavimento Micol» urlò Brianna.
«Si si non contaminerò neanche mezza mattonella Brianna.»

Ridevo ma dentro di me non sentivo contentezza, né serenità. Non riuscivo a non pensarci. Cercai mille motivi per i quali avrebbe potuto sbagliare a dire il mio nome. Poi spostai i pensieri sulla cena pensando che sicuramente ci sarebbe stato anche lui. La pancia era in subbuglio, la testa stava scoppiandomi. Non ero mai stata così tanto emotiva quando si trattava di qualcuno che non fosse Uli. Inoltre pensare di rivedere Calvin mi creava disagio, non sapevo come avrei dovuto comportarmi dopo quella situazione createsi in macchina.

***

«Come mai questa cena?»
«Ogni primo del mese organizzo una cena a casa mia.»
«Sul serio?»
«Si, prima le organizzavo accidentalmente. Gli altri mi fecero notare che per strano gioco del destino capitava sempre il primo di ogni mese, allora l'abbiamo fatta diventare una vera tradizione» spiegò con gli angoli delle labbra tanto su da stamparle un sorrisone sul suo viso dolce.
Brianna aprì il tavolo ovale in salotto facendolo diventare molto più lungo.
«Wow figo»
«Già, l'ho comprato proprio per questo.»
L'aiutai a sistemare la tovaglia bianca e tutto il set di posate, piatti neri con sopra tovaglioli rosa ripiegati ad arte. Dalla cucina sentivo già un forte odore di aromi. Mi passò poi una bottiglia di vino «Uno dei miglior rossi californiani» disse soddisfatta.
«O come direbbe Bryan un eccellente Deep Garnet»
«Un deep cosa?»
«Rosso granato, sai ci ha contagiati tutti con la sua fottuta mania dei colori» disse singhiozzando una risata.
«A proposito i bicchieri a calice per il vino» esclamò andandoli a recuperare in cucina.

Mi sentivo spaventosamente agitata; ma cosa avevo nelle vene al posto del sangue, ansia?

«Micol per favore socchiudi la porta così non dovremo andare ad aprire ogni volta» disse dalla cucina dove era intenta a girare qualcosa.
"Aprire ogni volta" ma quante persone sarebbero venute?

Entrò con in mano una scatola di dolci Calvin nella sua camicia aderente azzurrina e i suoi capelli biondi perfettamente in ordine.
«Ragazze» disse per salutarci.
«Calvin dai a me» disse Brianna prendendo dalle sue mani la scatola a righini bianchi e rossi.
Calvin mi guardò immediatamente, così si avvicinò «Ciao Calvin» lo salutai.
«Micol» disse con un sospiro, ma poi vidi entrare dalla porta Bryan... e Lara.

Insieme sembravano usciti da una rivista di moda, erano davvero perfetti. Beh con quegli occhi sarebbe stato impossibile non risultare perfetto. Lara si reggeva dal braccio di Bryan, sicura nella sua camicetta bianca velata che lasciava poco alla fantasia. Feci un sorriso tirato per salutarli e senza pretendere che mi ricambiassero mi voltai nuovamente verso Calvin il quale fu distratto come me da quella entrata in scena.

«Voglio chiederti scusa Micol» disse timidamente.
Aspettai che proseguisse e che mi desse delle spiegazioni più veritiere. In realtà concentrarmi sulle sue parole mi venne estremamente difficile dopo aver visto quei due.
«Ero un po' fuori di me e tu eri tremendamente bella, non so che mi è passato per la testa in quel momento. So solo che mi dispiace.»
Gli afferrai un braccio e lo spinsi nel corridoio per rendere la nostra conversazione privata.
«Calvin mi hai davvero fatta innervosire, tu non ascoltavi le mie parole, mi ero fidata di te»
«Lo so. Perdonami...»
Lo vidi sinceramente pentito così dopo una breve pausa gli strinsi il braccio più forte «Tranquillo... per me è tutto ok così» risposi.
Fece un gran sorriso e mi abbracciò stringendomi con le sue braccia muscolose.

«Non vorrete mica iniziare senza di me» disse Anson spalancando la porta.
«Amore possibile che sei sempre l'ultimo?» lo sgridò Brianna ma lui la baciò ignaro della sua ramanzina alla quale sembrava esser abituato. Dopo Anson salirono quei due ragazzi che accompagnavo Calvin ovunque come bodyguard.

«Ragazzi prendete posto o devo urlare come al solito?» disse istericamente Brianna.
A tutti sfuggì un risolino e ci sedemmo.
Perfetto, non poteva andar meglio di così: davanti a me, Bryan. Accanto a lui Miss Fasulla. Guardai alla fine del tavolo Calvin accennando un sorriso di dispiacere, forse averlo avuto vicino per questa volta sarebbe stato un sollievo.

Mi schiarii la voce stirandomi il collo e cercando di non guardare davanti a me quello stronzo silenzioso. Mi dava fastidio tutto, la sua presenza, l'atteggiamento di sfida, persino il fatto che una semplice t-shirt bianca mettesse così in risalto i suoi cavolo di occhi.
«Brianna che profumo» disse Josh il biondo platino.
Gli occhi di Brianna si illuminarono quando con una paletta da cucina iniziò a fare le porzioni.

Sollevai il mio burrito ma appena lo portai vicino la bocca iniziarono a cadere pezzetti di carne e formaggio nel piatto.
«Puoi tagliarlo a due, hai accanto un coltello proprio per questo.»
Sollevai dal piatto gli occhi incrociando furiosa quelli di Bryan «Peccato che non possa utilizzarlo diversamente» gli risposi con un sorriso del tutto psicopatico.
Addentò il suo burrito fissandomi divertito.
Lara fece balzare i suoi occhi celesti da lui a me ininterrottamente.

La cena era ancora lunga e non potevo certo cedere alle provocazioni di Bryan così facilmente. Oltretutto Lara osservava ogni mia mossa rendendomi difficile anche soltanto masticare. Ma che diavolo aveva da guardare?

«Non trovi ci siano troppe cose dentro questa tortilla?» sentii Lara chiedere a Bryan che la guardò ingrandendo gli occhi in segno di disaccordo. Notai quanto poco parlasse anche con lei.

«Potrei andare in Paradiso» disse Anson a bocca piena.
«Amore non si parla con la bocca così piena, santo cielo sei proprio un porco.»
«Oink oink» rispose a Brianna grugnendo come un vero maiale e risero tutti.
Risi anche io e nel farlo mi resi conto di essere guardata da Bryan così il mio sorriso andò ad attenuarsi lentamente e i miei occhi si posarono sulle sue di labbra leggermente tagliate. Sapevo potesse essere colpa della sua abitudine a tener il labbro inferiore serrato dai denti.

«Mi è quasi passato l'appetito con quel suono disgustoso» disse Lara non preoccupandosi di chi potesse averla sentita.
«Allora puoi tranquillamente non mangiare» rispose Brianna inspirando profondamente prima di perdere le staffe.

«Farei solo del bene a me stessa non mangiando questa roba» non potei credere alle parole che uscirono dalla sua bocca ricoperta di gloss. Una cosa mi era chiara, non si sopportavano a vicenda, forse vi erano dietro ragioni che non conoscevo.

«Faresti del bene a tutti alzando quel culo e andandotene» rispose dall'altro capo del tavolo Brianna. Sentii Anson chiederle di rilassarsi tenendole un braccio, in viso era davvero rossa.

«Lara» disse con voce ferma Bryan.
Bastò che lui la guardasse severamente per abbassare l'attacco e trasformarsi da squalo a pesciolino rosso.
Lei si avvicinò a lui lasciandogli un bacio sul collo.
«Patetico» sussurrai tra me e me.

Bryan mi guardò scuotendo la testa e socchiudendo gli occhi, compresi dalla sua espressione che quel sussurro oltre che da me fu sentito anche da lui.
Ma davvero scherziamo? Come cavolo faceva a sentirmi sempre, che razza di orecchie aveva?

Trattenni una risata e mi voltai verso Calvin che mi fece un occhiolino facendomi sorridere, riusciva a cambiare il mio umore.

Bryan guardò fisso davanti a se e lasciò sbattere forte nel suo piatto la forchetta facendomi trasalire. Prese poi il tovagliolo e se lo portò alla bocca per pulirsi.
Lo guardai e stavolta lo stesso fece lui, incollando i suoi occhi ai miei intensamente e questo bastò ad isolarmi da tutto il resto. Non ero più seduta al tavolo con gli altri, ero su una tavola da surf e cavalcavo onde più dorate del sole, più veloci del vento.

«Prendo un'altra bottiglia di vino» esclamò Brianna.
«Vado io» dissi immediatamente scostando la sedia e alzandomi, così da evadere da quell'imbarazzo così insostenibile da sembrarmi assurdo. Raggiunsi la cucina e aprii il frigo alla ricerca del medesimo vino tra le tante bibite addossate che spostai frettolosamente.

«È in basso nel congelatore.»
Mi voltai e fissai il mio grosso problema: Bryan. Aveva tra le labbra una sigaretta spenta e armeggiava con la maniglia del balcone della cucina per aprirlo. Mantenni lo sguardo sul frigo e aprii il congelatore come mi suggerì.
«Sei stata con Calvin?» disse poi.
«Cosa??» spalancai la bocca.
Ma per chi mi aveva presa. Mi voltai nervosamente chiudendo con il sedere lo sportello del congelatore.
«Da come lo guardi sembra proprio di sì.»
Mi avvicinai al suo viso irritata «Ancora no, sarai il primo a saperlo!» risposi ammiccando sorpassandolo con la bottiglia di vino in mano che lui da dietro le mie spalle, facilitato dall'altezza, prese senza difficoltà.

Mi girai di scatto e lo vidi poggiare la bottiglia sul tavolo rumorosamente e tirar fuori da un cassetto un coltellino nero che utilizzò per rimuovere la plastica attorno al tappo di sughero.

«Quindi ci ha provato» disse senza guardarmi continuando ad armeggiare con la lama per stappare la bottiglia.

Non risposi minimamente, in realtà Calvin aveva provato a toccarmi ma dubito l'intento fosse quello di portarmi a letto date le circostanze quali la sua semi sbronza e la macchina nel mezzo della strada.

Il tappo di sughero fece un piccolo tonfo e Bryan avvicinò il bordo della suntuosa bottiglia al naso inspirandone il profumo.

Mi guardò negli occhi più serio che mai, io non ci capii più niente.
Mi porse poi la bottiglia aperta che riafferrai e si avvicinò alla mia spalla sussurrandomi «Dovresti chiedere ai tuoi occhi di smetterla di tradirti.»

Tornai al tavolo. Mi sedetti e in preda a quell'assurdo nervosismo mi versai un po' di vino nel bicchiere per assaggiarlo. Provai a mandare giù un sorso e nonostante il sapore legnoso notai che tutto sommato mi piaceva.
Dopo qualche minuto tornò al tavolo anche Bryan, mi guardava divertito trattenendo un ghigno.

«Micol perché non fai un Brindisi?» disse dal fondo del tavolo Anson.
«Certo» non rifiutai riflettendo sulla mia prossima mossa «Riempite i bicchieri anche voi forza» e tutti fecero come ordinai. Anche Bryan afferrò la bottiglia versandoselo nel suo calice ancora pulito e in quello di Lara, la quale notai con la coda dell'occhio esser infastidita, inoltre non vidi all'altezza del tavolo la sua mano sinistra pensando che fosse sicuramente sulla gamba di Bryan.

Mi alzai in piedi fissando davanti a me in modo spietato e sollevai sorridendo il calice.

«Il primo bicchiere per Brianna e la fantastica cena che ha preparato, il secondo per questo eccellente deep garnet, il terzo bicchiere perché possiate sempre dire tutto quello che realmente pensate.»

Seguirono urla e applausi e tutti bevvero il loro vino. Feci segno col mio di calice a Bryan che assolutamente spiazzato avvicinò lentamente il suo alle labbra senza smettere di fissare le mie, fece poi un mezzo sorriso compiaciuto. Aveva capito perfettamente i miei giochi di parole e ancor di più che non mi sarei arresa a quella stupida competizione che aveva iniziato.

Calvin si alzò e venne al lato della mia sedia, mi accostò un dolce bacio sulla guancia «Il vino ti ha fatto diventare le guance rosse e calde anche. Strano ma bel brindisi donzella» disse sorridendomi. Sapevo che la sera prima fosse stato trascinato dall'alcol e dai pensieri che aveva in testa, in fondo ne ero sicura non mi avrebbe fatto del male.
«Vieni prendiamo un po' d'aria» mi alzai dandogli la mano.

«Te l'ho già detto che mi dispiace da morire vero?»
«Certo Calvin sta' tranquillo, per me è come se non fosse successo nulla.»
Sul balcone della cucina ci seguì Josh.
«Possibile che non posso mai avere un po' di privacy con la mia ragazza?» gli disse Calvin.
«Ehi pensavo di essere io la tua ragazza» rispose prendendolo in giro, mi unii alla sua risata. Da una parte mi fece sentire meglio aver risolto la questione con Calvin, lui era gentile con me, lo era stato sin dall'inizio.

La porta della cucina rimase aperta, anche da lontano potevo vederlo... gomiti poggiati sulla tavola e mento sulle mani chiuse in un pugno. Potevano anche esserci migliaia di persone in quella sala, i miei occhi sarebbero sempre ricaduti su Bryan come un campo magnetico che consente di esserne attratti anche da lontano. Non appena se ne accorse deviai lo sguardo «Ragazzi vado un secondo in bagno» dissi e annuirono.
Uscii dalla cucina e percorsi il corridoio per andare in bagno fermandomi a riflettere su quanto assurdi fossero stati i miei pensieri nelle ultime ore.

«Deep Garnet eh... deve piacerti proprio provocarmi Micol» la voce inconfondibile di Bryan mi fece saltare sul posto. Si avvicinò a me spingendomi a indietreggiare, poi con un braccio chiuse la porta.
«E a te piacciono i bagni» risposi, ricordando il suo rapimento improvviso alla festa al Sarab.

Mi fissava senza parlare dunque aprii il rubinetto dell'acqua e mi lavai le mani. Venne dietro di me e lo vidi riflesso nello specchio davanti al lavandino. Asciugai le mani e mi girai subito.
«Senti, non so che ragazze frequenti tu. Anzi si, lo so dopo stasera!»

Prese a ridere «Ma di che stai parlando?»
«Di Lara e di te e del nervoso che mi fai venire pensando che sia stata a letto con Calvin, sei indeciso se io sia più puritana o più facilotta? Che mistero, vero Bryan?»

Allargò sempre più i suoi occhi nocciola scoppiando a ridere. Sospirai, come al solito mi faceva sentire presa in giro.
«Mi rifiuto di parlare se continui a guardarmi come fossi un clown»
Allungò una mano e spense la luce.
«Eccoti accontenta, col buio non possiamo guardarci» disse con la voce più rauca del solito.
Mi aggrappai al lavandino dietro di me con entrambe le mani.
«Allora è proprio vero che hai paura del buio» disse. Era così vicino ed io così confusa.

«Perché dovrebbe interessarti la mia opinione?»
Ed ecco che ancora una volta i ruoli si invertivano, io ero quella silenziosa e lui quello che avanzava domande per le quali non ci sarebbero state risposte.

«Senti okay hai vinto, voglio uscire da questo bagno adesso.»
Lo sentii poi prendermi in parola e allontanarsi, non distinguevo più nulla nella stanza con quel buio così lo afferrai dalla maglietta non consentendogli di allontanarsi troppo da me.

Anche nel buio riuscii a percepire il suo sorriso, il suo alito che sapeva di quel vino buono che fino a poco prima stavamo bevendo guardandoci. Ricambiò e con la sua mano mi afferrò il bordo del vestito in felpa e mi attirò contro il suo petto facendomi aderire al suo corpo. Provai una sensazione di sollievo inspiegabile.

«Parlavi di sincerità nel brindisi, eccotela... Scopo con Lara»
Lo spintonai questa volta convinta ad uscire ma lui mi afferrò nuovamente facendomi scontrare col suo corpo più forte di prima.

«Non penso tu sia una puritana né una facilotta. Penso tu ti intrometta continuamente come una fottuta pulce e sei spietata quando usi gli occhi, riesci a farlo a tuo favore» disse facendo scorrere con una lentezza incredibile le sue dita che disegnavano piccoli cerchi sulle mie gambe.

Sentivo il suo profumo, e il mio petto agitato e frenetico era totalmente in contrasto attaccato al suo tranquillo e pacato.

«Bryan» sussurrai per farlo smettere rendendomi conto di aver socchiuso gli occhi.
«È che non conosco le tue di verità» sentii i cerchi lasciati dalle sue dita fredde arrivare quasi all'altezza delle natiche, ma non riuscivo a fermarlo, non volevo.
«Ti stava meglio la mia felpa blu addosso, questa è... decisamente corta.»
Il mio naso riusciva a sfiorare il suo, ed io pendevo come un ragno dalla sua ragnatela. Sentivo il suo fiato accorciarsi come il mio, consumarsi gradualmente dopo ogni contatto, dopo ogni frase. E mi andava bene così, non mi interessava niente del resto, la voglia di baciarlo era superiore ad ogni altra cosa. Ma non eravamo solo io e lui, c'era in cucina la ragazza che prima gli stringeva il braccio.

Qualcuno entrò facendo traballare entrambi, era Anson che accese immediatamente la luce guardandoci sbigottito.
«Scusate, cazzo ho interrotto qualcosa?»
Mandai giù un groppo di saliva e ripresi a respirare in modo incontrollato, spostai Bryan dal mio corpo.

«Ci sono i dolci sul tavolo...se vi va» aggiunse Anson per sdrammatizzare ma sentii le orecchie andare a fuoco e la vergogna dondolarsi dentro me come su un'altalena.
Non provai neanche a guardare Bryan, uscii correndo dal bagno.

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