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prologo

ATTENZIONE:
IT: Questa storia appartiene a yourlittlecarrot (aka me) e nessun'altro. Copiare, scaricare o rubare questa storia nel mio paese è un reato punibile.

EN: This story belongs to yourlittlecarrot (aka me) and no one else. Copying, downloading or stealing this story in my country is a punishable offense.

FR: Cette histoire appartient à yourlittlecarrot (alias moi) et à personne d'autre.  Copier, télécharger ou voler cette histoire dans mon pays est un délit punissable.

VT: Câu chuyện này thuộc về yourlittlecarrot  (hay còn gọi là tôi) chứ không ai khác.  Sao chép, tải xuống hoặc lấy cắp câu chuyện này ở quốc gia của tôi là một hành vi vi phạm có thể bị trừng phạt.
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Non sono mai stato quel tipo di persona costantemente alla ricerca di un gruppo di cui sentirsi parte, circondato da amici veri o falsi che siano solo per soffocare quel senso di solitudine e la paura di sentirsi così per il resto della propria vita.

Al contrario sono sempre stato bene nella mia solitudine: amichevole, calma, sempre uguale, con nessuna increspatura, regolare, silenziosa. Non sono mai stato un amante del rumore, il silenzio e la solitudine sono sempre stati i miei migliori amici.
E a dirla tutta non ho mai visto queste sensazioni come qualcosa di negativo, mi sono sempre sentito protetto con esse.

Ho sempre pensato di essere fuori dallo stereotipo comune di ragazzo ma in realtà sempre più persone sono come me convinte di essere uniche: stiamo diventando noi stessi lo stereotipo del diverso. Tuttavia questo da ragazzo non lo sapevo e mi piaceva rimanere dell'idea di essere unico.

Odiare le feste, non trovare il bisogno di intrattenere una conversazione con qualcuno, preferire un bel romanzo ai piaceri mondani adolescenziali...tutte queste cose no? Ci piace pensare che solo noi siamo così, solo noi ci distinguiamo dalla massa e ci irrita scoprire che in verità esistono molte più persone simili a noi di quanto immaginiamo. Questo ci fa automaticamente appartenere ad un altro tipo di gruppo della società anche se non lo sappiamo.

Ho sempre creduto che sarei morto con la solitudine che mi abbracciava e francamente mi ero arreso a questa realtà anche fin troppo presto senza mettere in conto che ero nel fiore della mia giovinezza e che avrei incontrato tanti imprevisti nella vita.

Il mio primo imprevisto, il più bello tra tutti, in questo momento è steso accanto a me con le palpebre chiuse e il volto angelico. Non saprei chi ringraziare per aver fatto sì che entrasse a far parte della mia vita. Lui? Me stesso? Il caso?

Non ho mai creduto in Dio e gli eventi che fino ad ora si sono susseguiti nella mia vita hanno solo aumentato il mio essere ateo, nessuno potrebbe biasimarmi se si trovasse al mio posto credo.

Dunque chi dovrei ringraziare? Penso il flusso delle cose. Una serie di tessere del domino che cadono uno sopra l'altra hanno reso possibile il nostro incontro. Se davvero è stato il caso, be' non sono mai stato più grato ad esso.

«A cosa pensi?» la voce roca ma al contempo incredibilmente dolce dell'uomo –perché ormai da tanto non può essere più definito ragazzo e non intendo solo per la crescita esteriore– al mio fianco mi risveglia dai fitti pensieri che quasi ogni giorno prendono il comando della mia mente.

«Credevo stessi dormendo. Devi riposare» rispondo con calma abbozzando un sorriso delicato per poi rimboccargli le coperte. Gli sposto un ciuffo di capelli biondi dalla fronte e ci poso un piccolo bacio.

«Ho dormito abbastanza» si lamenta mettendosi dritto nel letto e si stropiccia gli occhi. «Che ore sono a proposito?» mi chiede guardandosi intorno alla ricerca dell'orologio.

«Sei di sera, fra poco devo tornare a casa per cucinare e a te porteranno la cena. Sai già cosa c'è sul menù oggi?» domando sedendomi con una sola natica sul letto quando Jimin si sposta per farmi un po' di spazio.

«Preferisco sempre le sorprese lo sai» ridacchia il più piccolo posando la testa sulla mia spalla. Gli accarezzo una mano giocherellando con le sue dita e sorrido ampiamente nel sentire che il monitor che segna i battiti cardiaci inizia ad aumentare il suo "bip".

«Tutti questi anni e ancora ti batte forte il cuore se ti coccolo?» scherzo abbassando lo sguardo su di lui nello stesso momento in cui alza lo sguardo su di me.

«Le cose non cambieranno mai Yoon, mi fai sempre lo stesso dannato effetto» mi regala uno dei suoi sorrisi migliori. Ha ragione: se fossi io attaccato a quei macchinari adesso il "bip" sarebbe letteralmente impazzito.

Stringo gli occhi buttando la testa indietro prima di portare le nostre mani incastrate dritte al mio cuore. «Attenti alla mia vita Park Jimin» sospiro teatralmente aprendo un occhio per ritrovarlo a ridere con gli occhi che nonostante tutto continuano a brillare come stelle.

«E tu ci provi con me come se fossimo ancora due liceali» finge uno sguardo severo non riuscendo, però, a rimanere serio troppo a lungo.

Rido dandogli un bacio sul dorso della mano. «Hey io ero un timidone all'inizio, neanche sognavo di provarci con te» puntualizzo alzando entrambe le sopracciglia.

«Prima ancora di stringere amicizia. E quando ci siamo messi insieme eh? Tutte quelle frasi dove le metti?» mi sbeffeggia tirando fuori la lingua in una smorfia buffa.

«Quelli mio caro sono solo futili dettagli» borbotto in risposta posando di nuovo le nostre mani sul materasso sorprendentemente comodo del letto di ospedale.

«Solo quando conviene a te» alza gli occhi al cielo sorridendo comunque in modo divertito. Mi perdo a guardarlo come al solito cercando di imprimere il più possibile nella mia memoria il suo viso sorridente ed i suoi dolci lineamenti. Mi aggrappo a queste piccole cose con le unghie e con i denti non volendo lasciarle andare per nessuna ragione al mondo.

E pensare che eravamo e siamo tutt'ora uno l'opposto dell'altro. Io che non avevo mai creduto nella frase "Gli opposti si attraggono" e ad un punto della mia vita mi ero ritrovato a credere a quelle parole. Io che da ragazzino, prima di abbracciare l'idea della solitudine, mi ripetevo costantemente che non mi sarei mai fidanzato con qualcuno a cui non piaceva Teen wolf perché «altrimenti con chi farò le maratone?» ed invece mi ero ritrovato a ricredermi. Io che ero convinto che non sarei mai piaciuto a nessuno per i miei gusti particolari ed i miei modi di fare, ed invece...

«Ti sei incantato di nuovo» mormora Jimin dandomi un leggero buffetto sotto al mento. Sbatto più volte le palpebre riprendendomi in fretta dal mio stato da pensatore.

«Come faccio a non incantarmi se ho te davanti agli occhi?», Jimin distoglie lo sguardo dal mio sbuffando una risata mentre noto le sue guance diventare rosse come ciliegie, dettaglio che si riesce a notare molto bene a causa della sua carnagione che diventa sempre più pallida.

«Piantala» brontola dandomi un pizzicotto sul fianco. Ridacchio sobbalzando leggermente a causa del pizzicotto.

«È colpa mia se sei stupendo?» schiocco la lingua sul palato notando con la coda dell'occhio il rossore intensificarsi solo di più. Ventisei anni e si comporta come quando ne avevamo ancora sedici. Non fa che farmi innamorare ogni giorno di più, ancora e ancora.

«Se solo ne avessi le forze ti butterei giù dal letto in questo esatto momento» mi risponde a tono mettendo su un adorabile broncio.

«Non lo faresti comunque perché mi ami» dico allegramente scoccandogli un bacio sul collo.

Lui mi lancia un'occhiataccia dandomi un pizzicotto sul fianco. «Ti sbagli, ti odio» mi risponde con fare risoluto facendo vagare lo sguardo su tutta la piccola stanza dedicata a lui. Sorrido furbamente strofinando il naso contro la sua guancia prima di dargli un morsetto facendolo ridere.

«Nah, sono più che sicuro del tuo amore nei miei confronti» gli strizzo un occhio, gli circondo le spalle con un braccio e lo attiro più vicino a me. Il ragazzo dai capelli biondi sospira accoccolandosi mentre vengo invaso dal suo profumo. Nonostante abbia passato queste ultime settimane in ospedale la sua fragranza è rimasta sempre la stessa, mi fa sentire a casa in un certo senso. «Come ti senti raggio di sole?» gli domando qualche secondo dopo abbassando lo sguardo su di lui.

Jimin fa spallucce giocherellando con le pieghe della mia maglietta accarezzandomi anche la pancia un po' sporgente a causa del poco, se non totalmente inesistente, esercizio fisico che faccio ma a Jimin è sempre piaciuta e lui è sempre riuscito a farmi amare le mie piccole cose quindi va bene così. «Ho attraversato momenti migliori però sto bene. Tu come mi vedi?», alza i suoi occhioni su di me sporgendo leggermente il labbro inferiore su cui scocco un bacio.

«Mh...come ti vedo? Ti vedo come una creatura bellissima, un angelo. Ti mancano solo le ali» sorrido dolcemente accarezzandogli i capelli chiari. Il mio ragazzo alza gli occhi al cielo sbuffando una risata.

«Dico sul serio Yoongi, come mi vedi? Pallido? Giallo? Ho la classica faccia da malato terminale?».

«Hey guarda che io sono serio! Sei bellissimo e continuerai ad esserlo». Apre bocca per protestare ma lo anticipo sapendo perfettamente cosa sta per dire. «Anche con le borse sotto agli occhi, sì. Per me sarai sempre la creatura più bella sulla Terra» dico in tono melodrammatico facendolo ridere ancora. Gli sorrido baciandogli un livido sul palmo della mano per poi accarezzarlo.

Ad interrompere il nostro romantico momento è un'infermiera che entra, Nives, ormai abituata alla mia costante presenza qui dentro. Abbiamo anche stretto amicizia! «Buonasera piccioncini, Jimin è ora della cena. Come ti senti tesoro?», la sua voce è sempre così delicata e premurosa. Jimin le sorride ampiamente alzando un pollice in su come fa sempre, anche quando è palese che stia più male del solito. «Ottimo! Indovina cosa ti tocca mangiare oggi?».

«Lo stesso di ieri?» tenta Jimin ridacchiando quando Nives annuisce mettendogli sul letto il vassoio. «Purè di patate, che delizia per le mie papille gustative» dice sarcastico.

«Ho sentito che domani varieranno un po'. Magari ti ci aggiungono del prosciutto a cubetti» rispose Nives facendogli un occhiolino. Poi ci saluta sgambettando nella camera accanto dove so che c'è un signore anziano.

«Dovresti tornare a casa a cenare anche tu» mi dice a bocca piena Jimin guardando l'orario. Sbuffo sapendo che è la verità.

«Posso dormire qui» faccio gli occhi dolci congiungendo le mani in segno di preghiera. Jimin mi guarda severo.

«Yoo, domani mattina devi andare a lavoro. Abbiamo concordato che il sabato soltanto dormi con me» si imbroncia spingendomi giù dal letto con il cucchiaio. Mi lamento rotolando giù non volendo andarmene. In tutta risposta mi lancia dietro una sua babbuccia che non faccio in tempo a schivare e mi colpisce in testa.

«Vado, vado» roteo gli occhi facendogli la linguaccia e lui mi sorride divertito. Mi avvio verso la porta ma all'ultimo mi giro di nuovo verso di lui. «Jimin?» lo chiamo, mi guarda con occhi grandi in attesa. «Ci vediamo domani» affermo. Lui sorride e annuisce.

«Ci vediamo domani» asserisce tornando a mangiare.

🎥🎥🎥

Addento il mio panino al kebab nel mentre cerco qualche film in streaming da guardare possibilmente comico senza alcuna drammaticità la quale è già troppo presente nella mia vita. Sto per cliccare sull'icona di Google ma l'occhio mi cade inevitabilmente su una cartella del desktop. Mi irrigidisco leggendo il titolo che porta il nome del mio ragazzo. Non capisco perché attira la mia attenzione proprio ora: non riguardo il suo contenuto da anni ormai, la apro solo per caricare altri video. Sono davvero tentato di aprirla e guardare dall'inizio i video che ripercorrono la storia d'amore mia e di Jimin ma so che mi farei solo del male. Ma sono anche consapevole di essere sempre stato masochista per cui, con un gesto impulsivo della mano, clicco sulla cartella ed in seguito sul primo video che risale al primo aprile del 2011.

Il video si apre ed ormai non posso più tornare indietro. 

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