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Senza riuscire ad aspettare ulteriormente passo al video successivo. Rimango stordito nel vedere che c'è un enorme salto temporale: questo video risale al 7 gennaio del 2013. Dieci mesi dopo. Sorrido tra me e me ricordandomi che da quando mi ero messo insieme a Jimin avevo preferito godermi i momenti con lui piuttosto che stare lì con una telecamera in mano. Nel frattempo continuavo a riprendere per conto mio gli animali, ma per dieci mesi i momenti felici passati col mio ragazzo erano semplicemente rimasti custoditi nel mio cuore.
Il video si apre con uno sfondo spettacolare: la Torre Eiffel illuminata dietro un Jimin sorridente come non mai. Intorno è tutto buio, si sente un brusio di voci in un mix di lingue che non si distinguono. La torre è enorme e magnifica e Jimin è proprio sotto di essa. «Ciao popolo del futuro! Indovinate dove sono?! No, non in Paradiso ma quasi. Sono a Parigi! Parigi! Perché questo essere spregevole qui-» l'inquadratura si sposta leggermente facendo vedere un me più giovane incappucciato e ridente. «Ha comprato come regalo di Natale due biglietti per Parigi. PARIGI!». Scoppio a ridere avvicinandomi a lui. C'è molto vento infatti ho gli occhi socchiusi mentre i capelli di Jimin svolazzano ovunque. Gli do un bacio sulla guancia prima di salutare la telecamera.
«Vorrei solo precisare che non sono un essere spregevole ma sono un uomo da sposare» dico alzando gli occhi al cielo. Mi guardo attorno mentre Jimin mi guarda con gli occhi che luccicano di affetto puro. «Vuoi salire in cima? La vista è magnifica lì»
«Oh ma la mia vista è anche meglio qui» risponde Jimin in tono zuccheroso. Ridacchio dandogli un bacio a stampo mentre le mie guance diventano rosse sia per il freddo che per l'imbarazzo. Nove mesi insieme e non ancora mi abituavo alle sue avances. Be' sarebbe durato ancora per poco a dire il vero, poi i ruoli si sarebbero ribaltati.
«Noi ora proviamo ad andare su. A Tae e Kook se ci state guardando: invidiateci» Scocco un occhiolino alla telecamera. Poi c'è un nano secondo di distacco e subito dopo lo sfondo cambia: siamo effettivamente più in alto, molto più in alto e davanti a noi si estende l'intero panorama mozzafiato di Parigi.
«Wow...» Si sente sussurrare da Jimin. Il paesaggio viene inquadrato ancora per qualche secondo, poi il soggetto divento io.
«Porca puttana...» Sussurro con occhi completamente persi davanti a me. Solo rivedere una scena del genere mi fa venire la pelle d'oca. «Chim, hai-hai visto è...»
«Indescrivibile. È tutto indescrivibile.» Mormora con un fil di voce e torna a far vedere tutto il panorama, anche dietro di noi. Poi entra lui nel campo visivo. «Ho quasi perso un polmone per salire qui sopra ̶ ci sono troppe scale! ̶ ma ne è totalmente valsa la pena. Spero vi ricorderete questo momento per sempre» Sorride come non mai. Si avvicina a me abbracciandomi con il braccio libero. Io smetto di guardare Parigi e torno a guardare il mio ragazzo che, se possibile, ricordo di aver pensato davvero fosse ancora più mozzafiato.
«Lo ricorderemo sicuramente. Prima vacanza insieme da coppia!» Esulto avvolgendolo tra le mie braccia. Si abbandona al mio petto e posiziona meglio la telecamera. «Ho anche imparato delle frasi in francese! Vediamo un po'...uhm...Moi, Je suis trés content avec...mon chéri !»
«Dai di' chi te l'ha insegnata» Parla Jimin con un sorriso fiero sulle labbra. Io rido alzando gli occhi al cielo.
«Tu, ovviamente» gli do un buffetto sul naso. «E il cameriere del ristorante mi ha insegnato a chiedere dell'acqua! Ragazzi, faccio progressi.»
«Oh sì, questi sì che si chiamano progressi!» scherza il mio ragazzo beccandosi una spallata da parte mia. Ride e poi torna a guardare l'obiettivo. «Be', è quasi ora di rientrare in hotel dove io e Yoongi...festeggeremo sicuramente per la Tour Eiffel. Ciao futuri noi, prendetevi cura di voi!»
Non appena aveva stoppato il video e spento la telecamera lo guardai un sopracciglio alzato. «Festeggiare la Tour Eiffel?»
Jimin mi restituì la telecamera che misi al collo. «Perché? Non ti va di tornare in camera, bere dell'ottimo champagne offerto dall'hotel e poi condividere un po' di amore?» sorrise malizioso facendo scivolare una mano sul mio petto.
Sgranai gli occhi e puntai lo sguardo nel suo, cercando di scorgere nella sua espressione un cenno di ilarità. Stavo ancora cercando di abituarmi alle sue uscite improvvise. «Jim-»
«Sto scherzando Yoo! Non voglio metterti pressione o altro, quando sarai pronto sapremo che è il momento.» ridacchiò dandomi un bacio dolce sulla guancia. Mi rilassai immediatamente e le mie spalle smisero di essere così maledettamente rigide. Lo presi per mano.
«Parli come se non dovessi essere pronto anche tu.» Mormorai riportando lo sguardo sul panorama di luci. Non potevo vedere Jimin in quel momento ma ero sicuro mi stesse sorridendo. Posò la testa sulla mia spalla.
«Oh Yoo, ma io sarò sempre pronto fino a quando ci sarai tu con me» Non avevo idea di come facesse ma Jimin riusciva sempre a farmi battere il cuore a mille e farmi sentire amato come non mai. A nulla servì trattenere l'enorme sorriso che comunque mi spuntò sulle labbra leggermente screpolate a causa del freddo.
Rimanemmo lì sopra ancora per un po' a goderci Parigi di notte e le nostre piccole carezze che ci sentivamo liberi di darci in una città così grande come quella. Scendere di nuovo le scale per uscire dalla torre non fu molto difficile come salirle ma fu comunque stancante per le nostre povere gambe.
Mano nella mano, combattendo il freddo gelido, camminammo un po' per la grande piazza. Ero felice, davvero felice come forse lo ero stato poche volte nella mia vita. Ma in realtà da quando avevo conosciuto lui e tutti gli altri ragazzi non c'era stato un singolo giorno della mia vita in cui ero stato triste. 647 giorni di pura felicità.
Iniziammo a punzecchiarci a vicenda, pizzicandoci i fianchi, allontanandoci e riavvicinandoci sempre con le dita intrecciate. Quando Jimin tirò fuori il cellulare per scattare altre foto, feci uno scatto impulsivo e glielo sfilai dalle mani prima di correre lontano da lui, sghignazzando.
Mi fermai e mi voltai verso di lui ancora impalato in mezzo alla strada. Gli sorrisi divertito sventolando l'oggetto davanti al mio viso. Lui assunse un'espressione buffa. «Min Yoongi, mi hai appena rubato il cellulare!»
Sorrisi ancora di più prima di urlare con tutta l'aria che avevo nei polmoni. «Siamo pari perché tu mi hai rubato il cuore, Park Jimin!»
E così finimmo per rincorrerci per le vie popolate di Parigi alle dieci di sera senza paura di perderci, ché ci saremmo sempre ritrovati.
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