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Parcheggio la macchina nell'area riservata ad i parcheggi vicini all'ospedale e allungo una mano per scendere dalla vettura quando mi accorgo che Chen Fu non sembra intenzionato a voler scendere. Aggrotto la fronte e mi risistemo sul sedile, mi volto verso di lui ed apro bocca per parlargli, già pronto al solito discorso di incoraggiamento che faccio a tutti quando vogliono vedere il mio ragazzo.
«Mi piaci Yoongi» Rimango con le labbra separate ed il sangue congelato. Non è la sorpresa della notizia ma mi ha fatto rimanere di stucco il fatto che si sia confessato ora, ad un passo dall'ospedale. Perché? «So che lo sapevi e facevi finta di niente ed onestamente avrei voluto continuare anche io così se solo il peso al cuore non si fosse ingigantito improvvisamente ora».
Non alza lo sguardo: lo tiene incatenato alle sue dita che picchiettano casualmente sulle proprie gambe. Mi schiarisco la voce e mi volto col busto verso di lui cercando di combattere l'imbarazzo del momento. Che situazione scomoda. «L'ho capito qualche ora fa in realtà, prima non avevo idea di nulla».
Chen alza di scatto la testa guardandomi sbalordito, come se questa affermazione l'abbia davvero sconvolto. Credo proprio non stia fingendo. «Dici sul serio? Io credevo fossi solo cortese!» Si porta le mani nei capelli e lo sento mormorare qualcosa in cinese. Vorrei potermi vantare e tradurre ma ho studiato quella lingua per soli due anni al liceo semplicemente perché era obbligatoria.
«No uhm...non facevo il finto tonto, ero tonto e basta» ammetto grattandomi la nuca con forte imbarazzo. Fa' che questa conversazione termini subito e soprattutto diplomaticamente.
Chen fa una smorfia e si colpisce la fronte con la mano ed io spalanco gli occhi trattenendo una risata. È una scena alquanto esilarante, potrei essere preso per una persona di merda. «Ed io che ogni volta tornato a casa mi maledicevo per essere così ovvio» brontola stringendo gli occhi.
Mi lascio scappare una risata e mi passo le mani sui jeans. «Immagino ti consoli il fatto che ero all'oscuro di tutto». Lui annuisce ed accenno un'altra risata un po' più nervosa di quella di prima. «Però come mai me lo stai dicendo ora? Voglio dire, il peso sul cuore di cui hai parlato...»
Chen Fu annuisce mettendosi finalmente più comodo sul sedile, sembra essere leggermente più a suo agio di prima. Bene, perché io ogni secondo che passa mi sento fuori luogo nella mia stessa macchina. «Sto rincorrendo un uomo occupato, che so non ricambierà mai i miei sentimenti, che ha il fidanzato in ospedale il quale oltretutto è mio amico» sospira pesantemente e sento la sua voce tremare. «Mi sono reso conto solo adesso che avevo un disperato bisogno di dichiararmi ad alta voce così da sentire il tuo "no" categorico in faccia. Magari spegnerà i miei sentimenti, non lo so, ma dovevo farlo. Quindi ti prego rifiutami».
Lo guardo piuttosto divertito e sbigottito allo stesso tempo. Mi passo le mani sui jeans scoloriti e mi schiarisco la gola. «È la prima volta in assoluto che qualcuno mi chiede di rifiutarlo, credo tu faccia parte di una ridotta comunità.» accenniamo entrambi una lieve risata per smorzare la tensione. «Dunque...no, Chen. Non sono in grado di ricambiare i tuoi sentimenti. Temo che non lo sarò mai» mormoro dispiaciuto, guardandolo negli occhi.
Chen Fu incassa il colpo e sospira pesantemente. Lo vedo chiudere gli occhi per qualche secondo, poi li riapre e mi sorride ampiamente. «Grazie, Yoongi. Spero abbia funzionato, te lo farò sapere» rise genuinamente passandosi le mani sul viso. Annuisco con un piccolo sorriso e mi mordo il labbro inferiore indeciso sul da farsi.
«Quindi...vuoi andare?» domando inclinando di poco la testa. Chen non se lo fa chiedere di nuovo ed annuisce slacciandosi la cintura. Apre la portiera e balza fuori dall'auto con una nuova energia. Ho solo paura sia tutta un'esagerazione per nascondere il dispiacere che magari gli ho procurato.
Senza dire nulla lo affianco e lo accompagno dentro l'ospedale, andando dritto verso il reparto di Jimin. Guardo con la coda dell'occhio l'ospite di oggi e noto come si guarda attorno cercando di nascondere l'espressione palesemente inorridita che ha stampata in volto. Vorrei poter dire che lo capisco ma non è così: non riesco più ad essere inorridito da questo posto, nauseato o altro. Semplicemente quando qualcosa diventa un'abitudine smetti anche di fare pensieri a riguardo.
Come di consueto batto tre volte contro la porta aperta per attirare l'attenzione del mio ragazzo questa volta seduto su una sedia ̶ che sembra abbastanza comoda ̶ e non steso sul letto. È bianco cadaverico ed ha un cerotto sul braccio destro dove sicuramente gli viene infilato il tubicino per la chemio in endovena.
Gira lentamente il viso verso l'entrata e sorride stancamente nel vedermi. Lo sguardo si posa sul nuovo arrivato e l'ex finto biondo tenta di allargare il sorriso con scarsi risultati. È passato solo un giorno dall'ultima volta che l'ho visto e le sue condizioni sono peggiorate drasticamente. «Chen! Yoo mi aveva detto che prima o poi saresti venuto, ciao» la sua voce è notevolmente debole e tossisce per schiarirsela.
Mi aspetto, come al solito, che Chen Fu scoppi a piangere e che corra via annunciando di non poter vedere Jimin in quelle condizioni eppure è il primo a fiondarsi all'interno della camera e sedersi sulla sedia davanti a lui per parlare. «Oh Jimin! Non hai idea di quanto mi sei mancato! Com'è stata la tua giornata?» Gli prende le mani tra le sue ed il mio fidanzato sobbalza ritirandole subito.
«Gesù, quanti gradi ci sono fuori? Sei un ghiacciolo! Avvicinati al termosifone su!» lo rimprovera indicandogli freneticamente con le mani il termosifone sotto la finestra, esattamente accanto a loro. Io ridacchio entrando a mia volta e mi siedo compostamente sul letto in ordine.
«Sì diciamo che l'arrivo del Natale si fa sentire molto» rido sporgendomi a dare un bacio sulla fronte a Jimin il quale si rilassa visibilmente sotto il mio tocco. Mi tolgo i guanti e li poso sul comodino accanto.
Chen Fu ride e segue gli ordini del mio ragazzo, andando dunque a poggiarsi contro il termosifone per riscaldarsi almeno un po'. «Come stanno andando le cose? Ti trovo...» il ragazzo allunga la vocale finale in cerca della parola adatta ma è chiaro si trovi in difficoltà, non riuscendo esattamente a mentire.
«Come un sacchetto dell'immondizia? Puoi dirlo Chen, sono un malato terminale cosciente della fine che sta per fare. Non me la prendo se mi paragoni al conte Dracula» accennò una debole risata, colpendo il nostro vicino di casa con il suo sarcasmo. Chen sorride imbarazzato ma cerca di rimediare, assecondando Jimin.
«In realtà avrei detto più "la sposa cadavere" ma se preferisci un misero sacco della spazzatura fai pure» parla facendo spallucce. Lo guardo sorprendendomi di nuovo: non sono minimamente abituato a questo comportamento visto addosso a qualcuno che non sia Jungkook. Anche Tae in realtà, ma maggiormente il più piccolo. E lo ammiro, lo ammiro molto poiché io stesso non sono capace di tenere il gioco a Jimin con la sua autoironia.
«Oh dieci punti al ragazzo! Ottima scelta di paragone» gli strizza l'occhio facendolo ridere di più. Poi Jimin guarda per un secondo verso di me. «I film di Tim Burton sono i suoi preferiti, mi ha trasmesso la passione quando mi ha costretto a vedere alcuni film durante l'ultima settimana del primo Natale passato insieme»
«Oh davvero? Eravate già fidanzati?» chiede Chen Fu genuinamente curioso. Ha sempre dimostrato della pura curiosità nei nostri confronti, nella nostra storia, e glielo si legge negli occhi che è solo un inguaribile romantico che vuole sentire le storie altrui forse perché non le ha mai vissute. Come un bambino che ascolta esaltato la storia di come si sono conosciuti i suoi genitori.
«Magari! Questo timidone non si decideva a parlare!» mi sgrida il mio ragazzo assottigliando lo sguardo. Roteo gli occhi nascondendo un sorrisetto divertito. Sa che non era colpa mia, che ero socialmente imbarazzante e che mi confondeva ancora di più con i suoi atteggiamenti che diventavano sempre più fraintendibili. «Comunque, avresti dovuto vederlo con "Edward mani di forbice": imbarazzante»
Il nostro vicino di casa spalanca gli occhi e torna velocemente a sedersi davanti a Jimin il quale sorride furbo. «Ti prego dimmi di più».
Vorrei protestare e tappargli la bocca ma non appena inizia il suo racconto i ricordi inondano la mia mente come un fiume in piena.
Non appena i miei genitori mi avevano lasciato da solo con Jimin mi ero fiondato in cucina per cercare una via di fuga all'imbarazzo che stavo già provando. Mia madre non aveva aiutato affatto quando, prima che mio padre la trascinasse con forza fuori di casa, mi aveva strizzato l'occhio intimandomi di usare le precauzioni perché «Non puoi metterlo incinta ma le malattie si trasmettono ugualmente, amore della mamma!». Non sapevo se stavo morendo più io per l'imbarazzo o mio padre che di quei discorsi non ne aveva mai voluto sapere. Apprezzavo il fatto che mia madre cercava di preoccuparsi per me ma a volte mi sentivo trattato come un bambino nonostante i miei quasi diciannove anni.
Stavo preparando i popcorn ed il buon odore che aleggiava nella cucina aiutava la mia mente a tenersi occupata con il pensiero del cibo. Ero pronto ad iniziare uno dei miei discorsi interiori su come affrontare la serata: fargli scegliere dei film, commentare insieme e mantenere una giusta distanza di sicurezza a prova di attacchi cardiaci. Sfortunatamente non avevo neanche cominciato che sentii qualcosa di appuntito posarsi sulla mia spalla e: «Amo i popcorn!»
Sobbalzai stringendo gli occhi per la paura. Ecco, Jimin era sempre stata l'unica persona a riuscire a farmi rischiare infarti non solo per il battito cardiaco accelerato quando ero al suo fianco ma anche, e soprattutto, per gli spaventi che era capace di farmi prendere. «Dannazione Chim, sei un cazzo di ninja» brontolai voltando di poco il viso solo per ritrovarmi il suo viso ad un soffio dal mio. Aveva il mento sulla mia spalla.
Sorrise amabilmente e si allontanò poggiandosi contro il ripiano della cucina. «Bisogna essere silenziosi nella vita per far rumore in quella altrui» fece spallucce scoccandomi un occhiolino. Arrossi leggermente ma fui colpito dalla sua frase appena detta. Gli ingranaggi del mio cervello lavorarono in fretta alla ricerca delle canzoni che fino ad allora mi aveva consigliato, cercando in esse quella frase ma non riuscii a trovarla.
«Di chi è la citazione?» domandai curioso, inclinando di poco la testa. Jimin spalancò la bocca e si portò una mano sul petto fingendosi profondamente offeso dalla mia domanda.
«È mia! Nessuna citazione rubata da nessuna canzone questa volta. Posso essere poetico anche io, sai Min?» alzò gli occhi al cielo osservando i popcorn nel microonde che si gonfiavano sempre di più. Lo guardo divertito e mi mordo il labbro inferiore con non troppa violenza, cercando di non ridere.
«Mi dispiace, scusi supremo poeta Park» Lo osservai sorridendo e quando lo vidi sorridere a sua volta, capii ufficialmente di essere fottuto. Irrimediabilmente fottuto.
«Oh non puoi assolutamente insultarmi e pensare di scampartela così» Spalancai gli occhi quando mi intrappolò tra il suo corpo ed il ripiano della cucina. E quell'audacia da dove l'aveva cacciata? Ricordavo di aver pensato quello. Negli occhi di Jimin c'era determinazione ed un pizzico di malizia, nei miei non avevo idea di cosa potesse esserci ma sicuramente non riflettevano le emozioni di Jimin. Fu il timer del microonde a salvarmi, esilarante no? Il più piccolo a quel punto rise e si allontanò gongolando in cucina. Tirai un sospiro di sollievo e mi affrettai a prendere i popcorn. Con quale coraggio sarei tornato in sala da lui? Ma dovevo farlo, non potevo chiudermi chissà dove nella mia stessa casa.
Dunque tornai da lui e mi sedetti ben distante, mettendo tra di noi la ciotola di popcorn. «Hai scelto cosa vedere?» domandai schiarendomi la voce. Guardai Jimin scuotere la testa mentre si rigirava tra le mani i vari dvd che possedevo. Lo vidi soffermarsi sul mio preferito per poi passare rapidamente oltre. In un gesto istintivo spalancai gli occhi e mi misi dritto sul divano con uno scatto, rischiando di rovesciare la ciotola. «Non ti piace "La sposa cadavere"?» Involontariamente la mia voce suonò più scandalizzata di ciò che avrei voluto e questo fece ridere sonoramente Jimin.
«Non l'ho mai vista, ma conosco a grandi linee la storia. È un problema?» inclinò la testa da un lato lanciando un'occhiata a tutti gli altri dvd che aveva sulle gambe. Mi prese un colpo in quell'istante. Mi ero promesso che se mai un giorno avessi dovuto provare qualcosa per qualcuno, avremmo dovuto condividere gli stessi gusti. Eppure mi trovavo lì, con il cuore a mille per un ragazzino che non aveva mai visto "La sposa cadavere".
«Jimin...Tim Burton è uno dei registi migliori esistenti su questo pianeta. I suoi film sono gotici, sì, ma stupendi!» più parlavo e più mi rendevo conto che Jimin non aveva idea di cosa stessi dicendo. Sospirai premendo le dita sul ponte del naso. «Hai mai visto "The Nightmare before Christmas"?»
Scosse la testa.
«Edward mani di forbice?»
Di nuovo un cenno di negazione. Stavo per avere un mancamento.
«La fabbrica di cioccolato?»
«Ho letto il libro, conta?»
«No. Il pianeta delle scimmie? Andiamo questo l'hanno visto tutti» dissi disperato ma ancora una volta ottenni un no divertito come risposta. Gemetti esasperato e tirai la testa indietro. «Teen wolf? L'hai visto? Ha solo una stagione ed è uscito da poco»
Jimin corrugò la fronte portandosi le gambe al petto. «Cosa c'entra con Tim Burton questo?»
«Nulla, è solo che amo questa serie e vorrei un colpo al cuore in meno. Allora, l'hai vista?»
«Ho visto il trailer...» rispose incerto strizzando un occhio. Finsi di piagnucolare e mi alzai andando a prendere i dvd che aveva sulle gambe, selezionando solo i miei preferiti e lasciando quelli sdolcinati di mia madre da parte. «Ho deciso. Maratona dei miei film preferiti di Burton e la prossima volta ti farò vedere Teen Wolf. Non accetto un no come risposta!» sbraitai iniziando a mettere "Edward mani di forbice" in TV. Sentii Jimin ridere ma non mi disse nulla, segno che aveva accettato silenziosamente la mia proposta, o meglio il mio ordine impartito.
Il film iniziò e feci per tornare al mio posto quando Jimin mi tirò per un braccio facendomi sedere accanto a lui. Lo guardai imbarazzato mettendomi la ciotola sulle gambe: almeno mi sarei tenuto occupato con il film ed il cibo.
«Bene, si inizia!» esclamò battendo le mani.
Ricordo che ero abituato a non fiatare durante la riproduzione di un film, soprattutto uno dei miei prediletti, ma quella volta, per la prima volta, mi ritrovai a commentare ad alta voce ogni scena con Jimin. Aveva iniziato lui commentando l'aspetto inquietante di Edward, avevo continuato io rispondendo che in realtà era molto più di quel che sembrava, avevamo riso per delle battute fatte da Jimin stesso, ed infine avevamo pianto insieme.
No okay, io avevo pianto come un disperato mentre Jimin mi consolava con delle carezze alla schiena. Non si era azzardato a prendermi in giro, non solo perché era sempre stata una persona rispettosa, ma soprattutto perché non era riuscito a scampare alle lacrime che poi gli aveva procurato "La sposa cadavere". Sapeva che se mi avesse preso per il culo io avrei avuto la risposta pronta. Ciò non tolse che più avanti iniziammo a prenderci in giro per davvero sull'accaduto. Quella giornata nella sua tranquillità e semplicità, era stata una delle più magiche di sempre. Essere rannicchiato contro il petto di Jimin senza provare agitazione, ansia o panico era stato bellissimo. Le farfalle nello stomaco non c'erano state ma in compenso avevo avuto un calore stupendo intorno al cuore per tutto il tempo mentre sentivo il battito cardiaco di Jimin leggermente più veloce del normale. Quella volta imparai che il bruciore allo stomaco non era obbligatorio quando si provava qualcosa di forte per qualcuno, forse quello era solo segno di estrema agitazione e paura e l'amore non avrebbe mai dovuto far paura.
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«Non innamorarti della persona che ti fa sentire le farfalle nello stomaco. Se ti senti nervoso quando sei vicino a una persona, è un cattivo segno. Innamorati di chi ti fa sentire al sicuro e calmo. È quella la persona con cui dovresti stare. Perché se il cuore sembra uscirti dal petto ogni volta che ti dà un po' di attenzioni o amore, significa che ti tiene sulla corda. Non è la persona con cui stare. Stai con la persona che ti fa sentire protetto.»
-Maria Claudia Sarritzu.
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