Capitolo 10 - DIVERTIMENTI e LACRIME
Avviso: Prima che leggiate, vorrei che sappiate che ho scritto questo capitolo all'età di 10 anni, quindi se trovate qualche errore ortografico, sapete il perché 😅❤️. Ovviamente ho provveduto a revisionarlo, ma se ci dovesse essere rimasto qualcosa di sbagliato, potete anche ricorrere a segnalarmelo.
Alison era rimasta sconvolta dalla chiamata di Jim. Il primo motivo era che il ragazzo che le piaceva, proprio lui, l'aveva
chiamata (e questa era una forte emozione); il secondo motivo era che lui le aveva chiesto di rivelarle il suo segreto di perché non aveva invitato Summer. Il problema era che rivelare il segreto che si era inventata per non avere l'altra fra i piedi, voleva dire rivelargli che le piaceva. Quante complicazioni! Non aveva per niente voglia di spedire a Summer e Jim le loro parti.
E poi, gli aveva anche mentito dicendogli che lei e Summer al telefono avevano fatto pace. In realtà, l'amica (l'ex amica, a questo punto) si era proprio arrabbiata e le aveva detto: "Stupida! Ti sei dimenticata della presentazione e non mi hai neppure invitato al tuo stupido incontro! Te l'avevo detto che non potevo quel giorno, ma tu hai organizzato qualcosa lo stesso senza di me! Adesso ho capito cosa facevi fuori con Jim quella volta con quel gatto in braccio: stavate andando a casa tua per fare il tuo inutile lavoro!" E poi aveva chiuso bruscamente la chiamata.
In realtà, se Alison le avesse detto il vero motivo per cui non l'aveva invitata, Summer non avrebbe fatto così.
Quello che provava per Jim sarebbe rimasto un segreto.
Però, se lei avesse continuato a mentire, si sarebbero creati solo altri problemi. Si sentì stupida; Jim le aveva appena detto che se gli avesse rivelato il suo segreto, non l'avrebbe detto con nessuno. Le aveva offerto quest'opportunità e lei aveva rifiutato. Avrebbe avuto anche più possibilità di essere più intima con lui. Magari forse, avrebbe scoperto che il suo sentimento era ricambiato...
Ci pensò su. Impossibile.
Per non creare ulteriori problemi, spedì le parti della presentazione a Jim e all'altra.
Fortuna che la sua parte l'aveva già studiata, così si sarebbe dedicata di più agli altri compiti.
Diede un po' di latte a Ribes e poi aprì il libro di francese.
Cominciò a fare gli esercizi. Francese era la sua materia preferita, le piacevano le lingue.
Finì i compiti nell'arco di circa un'ora.
Ma proprio quando pensava di avere un po' di tempo libero, si ricordò che avrebbe dovuto studiare musica.
Suonava violino da circa cinque anni ormai, ed era diventata piuttosto brava.
Beh, brava per modo di dire.
In realtà, non aveva quasi mai voglia di studiarlo.
Per fortuna c'era la sua amica Natsumi, di origini giapponesi, che suonava il pianoforte. La faceva sentire meglio ogni volta che era ansiosa per qualcosa, le faceva recuperare la fiducia in sé stessa.
Invidiava Natsumi per il suo autocontrollo e forza di volontà, cose che lei non aveva. Inoltre l'amica era sempre placida e calma, e trovava sempre una soluzione a ogni problema.
Nel frattempo sperava che Summer il giorno seguente non sarebbe stata troppo arrabbiata con lei.
E chissà poi come avrebbe risolto la questione di quasi due ore prima con Penny. Il comportamento della ragazzina dai capelli corvini l'aveva molto colpita. Non sapeva se lei era il tipo da restare arrabbiata per molto, o se cercasse di rappacificarsi senza troppi problemi.
L'unica cosa che sapeva per certo e che aveva visto, era che Penny era tenace; di sicuro ci avrebbe riprovato con Jim.
Inoltre non doveva smettere di tenere d'occhio Edward.
E' proprio questa mattina che sono andata a sbattergli contro..., pensò Alison. Era sorpresa che per tutto il tempo delle lezioni il ragazzo non l'avesse neanche guardata.
Sperò che se ne fosse dimenticato; però doveva stare comunque attenta e trovarsi preparata quando si sarebbe ripresentata l'occasione per lui di parlarle. Doveva stare il più possibile insieme agli altri per evitare di rimanere da sola, motivo per Edward di imbroccarla.
Fece per prendere il violino, ma all'improvviso il telefono squillò di nuovo.
Temette che fosse ancora Jim, o peggio Summer. Con mano tremante, prese il cellulare dalla scrivania e lesse sullo schermo il numero di Polly. Tirò un sospiro di sollievo.
-Hey? Oggi sei libera? Io e Charlotte uscivamo. Tu ci sei? È da tantissimo che non facciamo qualcosa insieme! - Polly la stava quasi implorando.
Alison sospirò. In effetti ne aveva veramente voglia. Lanciò un'occhiata malinconica ai compiti non finiti ancora sulla scrivania, e si disse che un pomeriggio con le amiche sarebbe stato molto più invitante. Avrebbe studiato quella sera. - Certo che vengo.-
-Grandioso! Allora ci vediamo là alla gelateria di fianco a casa mia. A dopo!-
-Certo. Ciao!-
Guardò l'orologio. Erano le tre e mezza. La casa di Polly non era lontana, ma ci sarebbero voluti comunque dieci minuti ad arrivare a piedi. E poi dalla sua casa, andare in gelateria era questione di un attimo.
Aveva venti minuti per fare quello che voleva.
Alla fine decise di suonare violino per quel poco di tempo che le rimaneva.
Un quarto d'ora dopo, si stava recando in cucina per uscire.
-Ciao, mamma. Io vado.-
Hailey, sua madre, sollevò la testa dal libro che stava leggendo.
-Va bene. Stai attenta per strada; vuoi che ti accompagni?-
-No, stai tranquilla. Ci vado da sola. -
Non aveva motivo di preoccuparsi, tanto era andata a casa di Polly tante volte e ormai conosceva a memoria la strada.
Vide Ribes che le trotterellava incontro. - Miao. - Fece la gattina.
-Può venire anche Ribes?- Chiese Alison.
-Ribes?- Domandò sbigottita sua madre.
-Starà nella mia borsa. Non ti preoccupare.-
La gattina era stata anche vicino alla casa di Penny, e se non era scappata là, perché doveva farlo nel tragitto tra la sua casa e quella di Polly?
Dopo un lungo silenzio, la donna acconsentì riluttante con un cenno del capo.
Questa poi! Mai avrei immaginato di portarmi dietro un gatto per la città!, pensò, mette tratteneva una risata.
-Ma perché vuoi portartela dietro?-
-Perché vorrebbe vedere un altro pezzo del mondo che la circonda.-
Sua madre sorrise. -Oh, ascolta... oggi sei tornata a casa da scuola molto in ritardo... cos'è successo? Mi sono preoccupata, stavo per chiamarti.-
Sussultò.
Era vero. Non le aveva detto niente del fatto di lei, Penny e Jim.
Se avesse scoperto che era andata da sola in giro per la città seguendo due sui compagni di classe per un motivo alquanto stupido, sua madre si sarebbe davvero arrabbiata e avrebbe stabilito nuove regole riguardo agli orari.
-Perché... insomma, Charlotte ha preso un nuovo cane e voleva che lo vedessi...- Non era mai stata brava con le scuse. Sospirò nel constatare il fatto che Charlotte non aveva mai avuto cani.
-Non poteva fartelo vedere un'altra volta?- Chiese sua madre, dubbiosa, con una forma evidente di scetticismo negli occhi.
-Ma lei ci teneva molto a farmelo vedere in quel momento.- Precisò Alison, cercando di essere convincente.
Negli ultimi tempi stava mentendo troppo. A Summer, a Jim, e adesso anche a sua madre.
-E va bene. Però la prossima volta avvisami prima...-
-Sì, sì. Posso andare adesso?-
-Certo, ciao e buon divertimento.- L'aveva detto senza entusiasmo mentre si immergeva di nuovo nelle pagine del libro.
-Grazie, a dopo!-
Alison cacciò Ribes dentro la borsa e uscì in strada, lasciandosi sfuggire un sospiro di sollievo. Le cose alla fine erano andate meglio del previsto, ma sapeva che non avrebbe potuto continuare a mantenere i suoi segreti ancora per molto. Prima o poi sarebbero venuti alla luce, e, presto o tardi, avrebbe dovuto fronteggiare Summer, o peggio ancora Penny. Le si strinse il cuore quando pensò a Jim e al vero motivo che l'aveva costretta a mentire.
Non sono ancora pronta per dirglielo... devo fare in modo che non lo sappia.
Scosse la testa per liberarsi dai pensieri che le affollavano la mente e cercò di concentrarsi su quello che aveva intorno, e sul pomeriggio che le si prospettava davanti.
La conversazione con sua madre le aveva fatto perdere qualche minuto, perciò doveva arrivare in fretta da Polly.
Cominciò a correre verso la sua casa.
Mentre la testolina di Ribes sbucava fuori dalla borsa, lei si fermò per attraversare la strada.
-Ribes, è pericoloso, torna dentro.- E con la mano la fece ritornare giù.
-Miao-
Chissà perché, ma alcune volte sembrava che la gatta la capisse.
-Dobbiamo fare presto ad arrivare da Polly, guarda, mancano cinque minuti all'incontro davanti a casa sua.- Le disse. Alcune volte era confortante avere qualcuno vicino e fare finta di parlarci, anche se la sottoscritta era un gatto.
Attraversò la strada in un lampo, poi si fiondò subito nella via di Polly.
Svoltò a sinistra e si ritrovò finalmente davanti alla sua grande casa azzurra.
Charlotte era già arrivata e stava chiacchierando con l'altra.
-Ciao!- Fece Alison.
-Ciao!- Risposero all'unisono le altre due.
-Non sono in ritardo, vero?- Chiese.
-Certo che no. - La tranquillizzò Charlotte. -Forse sono io che sono arrivata troppo in anticipo...-
-Quando Charlotte arriverà in ritardo, Alison rinnegherà la sua passione per i gatti!- Polly era come al solito euforica e anche questa volta non aveva perso occasione per mettere le cose sul ridere.
-A proposito di gatti... - Alison aprì la cerniera della sua borsa, dove Ribes cercava di mettersi comoda.
Charlotte sgranò gli occhi, poi scoppiò a ridere. Quando si riprese, Polly aveva già preso la parola, con un curioso sorriso stampato sulle labbra. -Cosa ci fa lei qui?-
-Oh, niente.- Rispose con noncuranza Alison mentre richiudeva la cerniera. -Si fa solo un giro. -
Si mise in testa, diretta verso la gelateria, lasciandosi dietro le amiche che si scambiavano uno sguardo allo stesso tempo dubbioso e divertito.
Quando Alison varcò la porta, vide che c'era poca gente: cosa positiva.
-Naturalmente pago io per voi!- Polly le passò davanti, mentre si dirigeva verso il bancone.
-Ma stai scherzando? No, no, no. - Ribatté Charlotte, poi osservò che non era carino nei confronti di Alison e si corresse. -Naturalmente, io pago per me. - Replicò, correggendosi.
In realtà Alison era anche d'accordo a sostenere Polly, perché era stata talmente sbadata che si era dimenticata il portafoglio a casa.
-Ho deciso che pago io e così sarà!- Asserì Polly. -D'altronde ho organizzato io tutto quanto... Alison, che gelato vuoi?-
Lei, colta alla sprovvista, disse la prima cosa che le passò per la testa. - Fragola! E' da tanto tempo che non mangio un gelato alla frutta... in un certo senso...-
L'amica la interruppe, ovviamente desiderosa di ritrovarsi con un gelato in mano. Alison si chiese da quanto tempo non ne mangiasse uno, osservando come Polly si guardasse intorno avidamente. -E tu, Charlotte?- Chiese, spiccia.
Lei rimase interdetta, ma poi si arrese. -Dai, per oggi mi concedo un cono alla nocciola...- Disse, sospirando di puro risentimento.
- Perché ti concedi?- Chiese Polly.
-Non fa ingrassare?-
-Ma tu sei già magra, cosa dici!- Esclamò Alison, mettendole a tacere tutte e due. -Non pensate alla linea, oggi. Non c'era posto migliore in cui trovarsi. -
-Io avevo saputo di un negozio fantastico appena aperto che vendeva un sacco di vestiti carini in sconto... me ne sarebbe servito uno per... - Cominciò Charlotte, ma Polly la interruppe sommessamente.
-Avevi detto che ti andava bene l'idea del gelato!- Disse, piuttosto irritata.
-In realtà tu avevi detto che ci andavi, e io mi sono aggregata così tanto per fare qualcosa insieme...-
Alison sapeva che Charlotte aveva un carattere chiuso e riservato e spesso preferiva sottomettersi agli altri non facendo valere le proprie idee, ma non avrebbe pensato che non si trovasse d'accordo neanche con le idee di Polly, e per giunta per una cosa così stupida.
-Cerchiamo di passare un bel pomeriggio, su. Mangiare un gelato insieme non sarà la morte di nessuno. - Alison cercò di rappacificare gli animi, mentre Polly, indispettita, si dirigeva verso il bancone.
-Su, sediamoci.- Disse a Charlotte, mentre sceglieva un bel divanetto in un angolo.
L'amica si mise ad accarezzare la gattina, mentre l'altra tornava con i gelati.
-Comunque il mio lo potevo pagare io...- Disse Charlotte.
Polly non le rispose neanche.
I primi due minuti li trascorsero in silenzio.
-Voi che ne pensate di Penny?- Chiese a un certo punto Alison per rompere la tensione.
-Chi, la nuova compagna di classe?- Fece Polly senza entusiasmo con una smorfia.
-Secondo me è una brava ragazza, timida e con una certa passione per lo studio come me!- Si rallegrò Charlotte sorridendo.
Alison sapeva che Penny non era né timida, né una brava ragazza. E poi, se aveva veramente voglia di studiare, questo si doveva ancora vedere.
-Io non l'ho neanche degnata di uno sguardo. Mi sembra stupida.- Disse Polly, mentre dava una leccata al suo gelato.
-Mi ha detto che è innamorata di Jim. - Fece Alison. Ops! L'aveva detto. Si era ripromessa che non l'avrebbe detto a nessuno, e invece ecco che lo spifferava alle sue migliori amiche. Comunque con Penny non aveva nulla da perderci, e sapeva che non sarebbe mai stata più sua amica dopo quello che aveva fatto dopo la scuola quel giorno stesso.
La reazione delle sue amiche che seguì fu sconcertante.
-Davvero?- Sgranò gli occhi Polly. -Come osa innamorarsi del mio Jim?-
Charlotte si schiarì la voce. - Secondo me Jim e Penny sono la coppia perfetta.-
Le altre due si girarono a guardarla come se avesse detto una grossa menzogna.
-Questo perché Jim ha ottimi voti, va bene in tutte le materie.- Continuò Charlotte mentre mangiava, ora vogliosa, il suo gelato. -E anche Penny sembra che sia una grande studiosa, inoltre sono timidi tutti e due.-
-Penny timida?!- Esclamò Alison. Era decisa a rivelare tutto quello che la ragazza aveva fatto a Jim. Non avrebbe avuto alcuna pietà. Penny non aveva mai voluto essere un'amica, a Alison dava più l'impressione che nei momenti di difficoltà volesse usarla.
-Penny timida?!- Ripeté Alison. -Vi dico io come stanno le cose. -
-Sto dicendo giusto io. Penny è una ragazza timida, lo so e basta.- Disse Charlotte sulla difensiva.
-Calmati, non ricordi che Penny si è seduta vicino a Alison?- Le intimò Polly. - Quindi la nostra cara amica ha avuto modo di conoscerla meglio. Parla pure, ti ascoltiamo.-
Alison la ringraziò con un sorriso, poi cominciò a parlare: - All'inizio Penny sembrava una ragazza timida... ma poi ho scoperto che non era affatto così.
Non so se sia vero, ma mi ha detto che nella scuola che frequentava prima non la voleva nessuno e la prendevano in giro...-
-Per quali motivi?- Chiese Charlotte.
-Questo non lo so, non me lo ha detto... comunque subito dopo mi ha chiesto se volevo essere sua amica, io ho risposto di sì; poi mi ha detto che le piaceva Jim. Le ho promesso che sarebbe stato un segreto tra noi due.-
-Vai avanti.- La incitò Polly, che stava cercando di contenere la sua rabbia e frustrazione. Proprio non riusciva a sopportare che a qualcun'altro, e proprio la ragazza che lei definiva stupida, piacesse Jim.
-Alla fine, quando siamo usciti tutti per andare a casa... lei ha abbracciato Jim...-
Ripensare al suo sorriso malevolo e all'abbraccio improvviso le faceva venire i brividi.
-Cosa???! E lui cosa ha fatto?- Polly stava per piangere da un lato, ma dall'altro ribolliva di rabbia.
Anche Charlotte era abbastanza scioccata.
-Lui l'ha allontanata, poi Penny si è dichiarata...-
-Non ci posso credere! Come osa?!- Polly era scura in volto. -E lui cos'ha risposto?-
-Ha detto che no, non voleva... che il fidanzamento a quest'età non è un gioco, e...-
-Giusto. - La interruppe Charlotte, scura in volto.
- Shhhh!- Le intimò Polly.
-Poi però... Penny l'ha obbligato ad accompagnarla a casa. Lui aveva opposto resistenza, ma lei non ha voluto sentire ragione, così l'ha trascinato sull'autobus che portava alla fermata vicino a casa sua. Io li ho seguiti, volevo vedere cosa aveva in mente quella ragazzina che io, Charlotte, non definirei proprio una "brava" ragazza.- Le fece notare Alison.
L'amica guardava in basso. -Hai ragione. Non era come mi ero aspettata.-
-Però non dovrebbe fare così. Sapete tutte e due che mi piace Jim, no? - Intervenne Polly che si era calmata, avendo saputo che fortunatamente a Jim non piaceva Penny. -Penny ha proprio un bel coraggio. Non è questo il modo per farsi piacere da un ragazzo...-
-E' quello che le ho detto anch'io. - Concordò Alison.
-Eppure sembrava così diversa, quando è arrivata.- Disse Charlotte.
Alison finì il gelato e guardò le amiche negli occhi. -Io credo... che bisognerebbe tenerla d'occhio.-
-Sono d'accordo.- Concordò Polly.
E non devo smettere di tenere d'occhio anche Edward, pensò.
-Avete finito?-
-Io sì. Ah, sono stata l'ultima a finire il mio gelato.- Fece Polly mentre si guardava intorno spaesata.
Le altre si misero a ridere.
Charlotte guardò l'orologio appeso alla parete del muro e sembrò aver un sussulto. - Mia madre mi aspettava a casa cinque minuti fa. Devo andare subito. Grazie mille a tutte e due!-
Polly le rivolse un lungo sguardo sorridendo, segno che la piccola litigata inutile di poco prima era sfumata.
Alison restò a guardarla mentre si allontanava, e la salutò con la mano proprio mentre Ribes cacciava fuori la testa dalla borsa.
-A quanto pare siamo rimaste solo noi due.- Polly sorrise.
-In tre. - Rise Alison. -Guarda un po' chi si è svegliata. - Si portò la gattina in grembo.
-Ribes sta davvero diventando bella... anche io ho preso un gattino da poco, comunque. - Le si illuminarono gli occhi.
-Davvero? Che bello! Posso vederlo?- Chiese Alison con gli occhi raggianti, mentre richiudeva a malincuore la gatta nella borsa.
-Certo che puoi vederlo!-
Pochi minuti dopo erano davanti alla casa dell'amica. A quel punto Polly entrò in casa e ne uscì subito dopo con un batuffolo bianco in braccio.
-L'ho chiamato Pinko.- Disse tutta contenta. -Ti piace?-
- Com'è carino! Quanti mesi ha?-
-Due. E' nato a luglio.-
-E' bellissimo!- Esclamò Alison.
-Sono contenta che ti piaccia. D'altronde come possono non piacerti i gatti, proprio a te che ne hai sedici?-
Ribes sbucò fuori dalla borsa e annusò Pinko. Cominciò a leccarlo.
Pinko era una palla di pelo bianco arruffato con due bei occhioni gialli. Al suo pelo non avrebbe fatto male una sistemata.
Quando la gattina rossa smise di leccarlo, Pinko aveva un aspetto presentabile.
-Vai pure se hai qualcosa da fare. Non sarò certo io a impedirtelo.- Le disse Polly stringendo il gattino fra le braccia.
-Oh, sì, sarà meglio che vada. Ah, grazie mille del gelato e soprattutto per avermelo pagato, e dell'invito...-
-Di nulla. Farò meglio a tornare dentro casa, prima che mia madre si accorga che sono stata via più del dovuto.-
-Certo. Ci vediamo a scuola!-
-Miao. - Fece Ribes ritornando dentro la borsa.
Polly agitò la mano per darle un ultimo saluto mentre l'altra si dirigeva in strada.
Alison camminava spedita lungo la strada. Aveva sentito le loro opinioni su Penny, ed erano venute fuori cose negative. Tutte e tre condividevano l'odio verso la ragazza dai capelli corvini.
Mentre stava guardando una casa particolarmente graziosa, ebbe una piccolissima impressione di aver sentito qualcosa muoversi dietro di lei. Qualcosa, o meglio qualcuno, che si muoveva molto, molto silenziosamente.
Le mancò il sospiro quando sentì qualcuno afferrarla per le spalle.
-Ciao, gattara. Io e te dobbiamo scambiare quattro chiacchiere.-
Alison tirò un sospiro di sollievo. Si voltò e si ritrovò a fissare gli occhi smeraldo di Jim.
-Vieni con me. - La prese per una mano. -Tranquilla, non sono Penny, non sto cercando di portarti a casa mia per farti conoscere mia madre... che non ho. -
Un gatto nerissimo fece capolino dalla sua spalla e strusciò la testa contro la sua.
-Ah, ti presento Mystery. Il mio fedele socio.-
Il ragazzo la guidò verso un vicolo dove non c'era nessuno.
-A quanto pare sei sola... o ti ha seguito qualcuno?- La guardò negli occhi, ma lei restò muta, troppo sconvolta per cercare di parlare.
-Ascolta... Alison, devi dirmi il motivo per cui hai mentito a me e a Summer. -
Alison guardò in basso giocherellando col suo elastico dei capelli. -Hai ricevuto la parte della presentazione?- Cercò di cambiare discorso.
- Alison!- La redarguì mentre Mystery si sporgeva maestosamente verso di lei e la scrutava con dei bellissimi occhi verdi come quelli del suo padrone.
-Va bene, va bene, okay. -
E adesso che scusa mi invento?
Poi, idea! Era più facile di quanto pensasse. Non aveva bisogno di alcuna scusa, doveva semplicemente imitarlo come aveva visto fare quand'era insieme a Penny.
-Insomma... io... guarda là, c'è Penny!-
Jim non guardò nel punto che lei aveva indicato.
Stette a guardarla con fare sospettoso. Non l'aveva bevuta.
Allora lei passò all'azione. Lo spinse da un lato e scappò via.
Via, via, via.
Si guardò dietro.
Doveva essersi lanciato all'inseguimento, perché lo vide di sfuggita che si avvicinava in mezzo alla folla.
Doveva essere arrabbiato.
Forse, dopotutto, l'aveva considerata anche un'amica.
Forse stava pensando che Alison era come Penny.
O che era peggio di lei.
Le dispiaceva di essere scappata, ma non poteva dirgli che le piaceva.
La ragazzina corse più veloce che poté. Jim aveva le gambe lunghe e stava rapidamente guadagnando terreno.
Ribes guardò fuori dalla borsa per vedere la causa di quello sbatacchiamento avanti e indietro, su e giù. Alison non se ne accorse e la gattina, presa dal panico di trovarsi in un luogo sconosciuto, cadde per terra.
-Ribes! I gatti dovrebbero avere un certo senso dell'equilibrio!- Alison la riprese, e vide che Jim la stava raggiungendo.
Cercò di correre ancora più veloce di prima, l'incidente di Ribes l'aveva fatta perdere terreno.
Corse e corse finché non arrivò alle strisce pedonali, dove da lì passava per tornare a casa da scuola.
Non si curò se arrivassero auto, ma sentì il suono di un clacson e il rumore di una macchina che si muoveva a tutta velocità verso di lei.
Ribes emise un miagolio di paura.
Ma poi accadde l'inevitabile.
Proprio quando pensava di finire sotto le sue ruote, sentì qualcuno che l'afferrava e la sospingeva in avanti.
Cadde sul marciapiede dall'altra parte della strada, mentre l'auto si dirigeva oltre.
-Stai bene?-
Aveva riconosciuto la sua voce, ma non voleva che fosse proprio Jim ad averla salvata da morte certa. Non voleva che riconoscesse la sua irresponsabilità.
Inoltre, adesso che si erano ricongiunti, era costretto a dirgli il suo segreto.
- Alison... va tutto bene? C'è mancato poco che t'investissero...-
Si parò di fronte a lei e vide con disagio che era proprio lui.
-Stai più attenta, okay?- Le sorrise mentre una brezza gelida gli scompigliava i capelli castani.
-Ehm... grazie. Sono stata stupida a non guardare.- Si rialzò. La caduta, con sua sorpresa, non le aveva causato alcun danno; aveva solo qualche livido a causa dell'impatto col cemento del marciapiede.
-Non dovevo inseguirti. Beh... fa lo stesso per il tuo segreto. Per questa volta, intendo. Sarà per un altro giorno quando sarai meno sconvolta. Sappi che prima o poi me lo dovrai dire, però.- I suoi occhi verdi la fissavano, lasciandola attonita.
-Perché ti interessa così tanto?- Si lasciò sfuggire lei.
Jim sospirò. -Mi sembra che tu sia una brava ragazza. Volevo solo sapere il motivo per cui l'avevi fatto.-
Ha detto che sono... una brava ragazza!, pensò. Ma un altro pensiero le si formò nella mente, che forse poteva essere la chiave delle domande di Jim. -Ti piace Summer?- Azzardò, titubante. Subito dopo, avrebbe voluto rimangiarsi quello che aveva appena chiesto.
Jim la guardò male poi rise. - Summer a me? Ma cosa dici!- A un certo punto guardò con un misto di sorpresa e
spavento un punto davanti a lui che Alison non poteva vedere perché era girata dall'altra parte. -Ehi, attenta!-
Alison, che era in ginocchio, si girò e piano piano alzò gli occhi.
Le si formò un groppo in gola nel constatare chi aveva a un palmo di distanza.
-Ciao, bimba dei gatti. Ciao- squadrò bene Jim -ciao, fidanzato della bimba dei gatti. Qual buon vento vi porta qui, ancora insieme?-
Alison avvertì un tuffo al cuore quando riconobbe il ghigno sadico di Edward. Perché doveva sempre essere in tutti i posti dove si trovava anche lei?
-Vattene, Edward!- Jim avanzò di tre passi verso di lui. -Non c'è niente da vedere qui. Non hai mai nient'altro di meglio da fare? - Jim lo squadrò dall'alto in basso con i suoi occhi penetranti. -La tua vita deve essere così noiosa e monotona...-
Sarà venuto a cercarmi per chiedermi se sapevo qualcosa su quel gatto di cui parlava? Almeno la cosa bella è che per adesso Jim si è arreso a sapere il mio segreto..., pensò Alison. C'erano una cosa negativa e una positiva in quella giornata.
-Io faccio quello che voglio.- Sibilò Edward. - E ho deciso che adesso è ora di toglierti dai piedi.- Fece due passi verso di lui e indicò Alison con un cenno del capo. -Su, avanti. Devo parlare con la ragazza. -
-Scordatelo se pensi che sprecherò il mio tempo a...- Alison non fini la frase che l'altro l'aveva già trascinata per le braccia sotto lo sguardo atterrito di Jim che non fece neanche tempo ad obiettare qualcosa.
-Zitta! Dimmi cosa sai...- La inchiodò al muro con le braccia, cercando di tenerla ferma.
-Del gatto?- Indovinò Alison, quasi urlando per lo sconforto e il disprezzo. -Non so niente di quel tuo stupido gatto! Ci sono più di un mezzo milione di gatti a New York, non so qual' è il tuo!- Non sapeva da dove aveva tirato fuori tutto quel coraggio. -L'hai perso? Allora appendi dei volantini! Fa quello che ti pare, ma io non ne so NIENTE! Lasciami in pace!-
L'altro digrignò i denti e la lasciò andare, forse perché sapeva che non sarebbe scappata prima di essersi assicurata che Jim stesse bene guardandola così.
Edward fece un respiro profondo e allentò la presa su di lei. Si stava lentamente rassegnando, ma ancora non si dava per vinto. -Non è un gatto comune che sto cercando. E non è mio. Lo sto chiedendo a te perché avevo pensato che l'avessi visto, dato che tu con i gatti ci sai fare e li conosci... lui è un gatto nero, nerissimo e con...-
Si bloccò perché gli stava venendo un attacco di panico e anche perché aveva visto che Alison non lo stava ascoltando perché stava guardando Jim che si stava lentamente avvicinando ed era sul punto di dire qualcosa. -Ehi, guardami!- Esclamò acido, prendendole la faccia.
- I suoi occhi, i suoi occhi... non hanno pupilla... né iride.- Disse con voce flebile.
Jim sbarrò gli occhi di scatto come se non credesse a quello che aveva appena sentito.
-Cosa... cosa hai detto?- Chiese, mentre stringeva al petto Mystery.
-Tu stai fermo e zitto. - Edward lo fulminò con lo sguardo.
Gli occhi di Jim mandavano lampi di frustrazione.
-Come dicevo, quel gatto non è normale. L'hai visto da qualche parte? Sembra uscito da un campo di concentramento dal gran che è malmesso.-
Alison guardò lui poi guardò Jim, il quale aveva lo sguardo di uno che si fosse appena ricordato qualcosa di spaventoso e allo stesso tempo importante.
-Anche se il tuo gatto è nero, fidanzato della bimba dei gatti, so che non è il tuo perché, odio ammetterlo, il tuo è molto più bello. - Edward fissò Mystery con uno sguardo fin troppo truce.
Proprio al momento sbagliato Ribes sbucò fuori dalla borsa e sbadigliò.
Edward strabuzzò gli occhi. -Voi due avete l'abitudine di portarvi dietro i vostri stupidi animali... fammi vedere il tuo micio dall'aria svampita.- Disse a Alison.
- Ribes non è svampita! Non osare toccarla! - Alison si lanciò in avanti cercando di fermarlo ma lui la prese comunque per la collottola e la esaminò, mentre la gatta si dimenava.
-Ma cosa vuoi dalla mia gatta?- Chiese Alison cercando di portargliela via. -Non è nera, sei daltonico per caso?-
-Non c'è niente di meglio di un bell'aspetto per nascondere un'anima corrotta...-Disse Edward. Si rivolse verso Alison. -Anche se sembra abbastanza innocua. -
-Allora puoi semplicemente ridargliela. - Jim lo squadrò con uno sguardo di ghiaccio.
-Zitto tu!-
Jim saltò e lo spinse di lato, prendendo Ribes e riconsegnandola a Alison, che lo ringraziò con un sorriso.
Edward si rialzò e gli lanciò un'occhiata terribile, gli occhi che saettavano mandanti lampi di odio.
Alison vide il suo coltello brillare. Represse un brivido.
Edward se lo sfilò dalla tasca con nonchalance e lo sventolò davanti a Jim. -Dimentichi che io ho questo. Vuoi provarlo? Non te lo consiglierei.- I suoi occhi emanavano crudeltà al massimo.
Jim guardò il coltello. Nel suo sguardo verde guizzavano tenacia e determinazione.
Edward si scagliò su di lui.
Alison semplicemente guardò a rallentatore.
E sbiancò.
Edward lo colpì con tutto il suo impeto, mentre la lama penetrava a fondo nel braccio del ragazzo.
Il sangue semplicemente sgorgava come le lacrime di lei.
No. Non poteva essere vero. Non voleva che l'amore che nascondeva per lui finisse così, per una stupida lite.
In quel momento stava provando diecimila sensazioni contemporaneamente.
Senza di lui, la sua vita come sarebbe andata avanti? Non ci sarebbe mai stata un'occasione per dirgli che lo amava, non sarebbero mai diventati dei veri amici, e soprattutto non lo avrebbe mai più rivisto.
Non riusciva a controllare il suo fiume di lacrime, e le sembrava che il suo sguardo esistesse solo per guardare ogni goccia di sangue di Jim, che imbrattava il marciapiede. Voleva distogliere lo sguardo, ma non ci riusciva. Voleva scagliarsi addosso a Edward e sfogarsi riempiendolo di sofferenze, ma non trovava il coraggio. Era impalata lì per terra con Ribes, che osservava la scena incurante.
Alison non riusciva a muoversi. Voleva desiderare di essere nel suo letto e che tutto fosse stato solo un terribile incubo. Ripensò a poco prima, ai momenti con Polly e Charlotte, di quanto era stata felice, e che dopo la sua felicità si fosse trasformata in un inferno, fatto di lacrime e sangue.
Si guardò intorno cercando aiuto, ma la strada era deserta.
Edward aveva uno sguardo sconvolto. Evidentemente non riusciva a credere di averlo fatto.
Guardò il suo coltello imbrattato di sangue e guardò Jim che lo fissava esterrefatto con gli occhi verdi spalancati straziati dal dolore incombente.
Mystery, con le orecchie basse e lo sguardo vitreo, mosse due passi indietro, come se si fosse reso all'improvviso conto della situazione.
Alison trovò il coraggio di strisciare in avanti. Le sue lacrime cadevano per terra e si mescolavano al sangue di Jim. Prese Edward per la spalla e gli affondò le unghie nella pelle. -Non posso credere che tu lo abbia fatto... sei veramente una persona così orribile?- Faticava a formulare le parole, e si stupì di essere riuscita a parlare malgrado quello che sentiva e che la stava dilaniando.
Edward diede un'ultima occhiata al coltello macchiato di sangue e poi a Jim. Infine, i suoi occhi ambrati si fermarono su quelli di Alison ed ebbe un tentennamento non appena vide le lacrime scorrerle sul volto. - Sbrigatevela da soli.- Abbassò lo sguardo e si voltò, allontanandosi in fretta.
Mystery ringhiò e Alison vide la luce dell'odio e sgomento nei suoi occhi. Il gatto nero corse fino a raggiungere Edward e, con un balzo meraviglioso, si avvinghiò al suo braccio.
-Cosa vuoi, gattaccio?- Imprecò il ragazzo mentre cercava di scrollarselo via.
Mystery non mollò e gli infilò i denti nella carne.
Edward urlò e lo prese per la coda, ma il gatto non mollava.
Strabuzzò gli occhi in un misto di rabbia e dolore, mentre si teneva il braccio ferito e correva via riuscendo alla fine a scrollarselo via: -Stupido gatto!-
Mystery cadde in piedi sul marciapiede e drizzò la coda e le orecchie.
Alison si chiese se quel gatto non avesse qualcosa di davvero speciale. Era veramente riuscito a capire la situazione?
Mentre guardava Edward correre via, si rese conto che inseguirlo e fargliela veramente pagare era tempo sprecato. Doveva aiutare Jim.
Corse verso di lui, mentre il gatto nero la seguiva. Lei si chinò per sfiorarlo.
-Mystery- Disse. -Sei stato bravissimo.- Alison allungò una mano verso di lui, ma il gatto nero si ritrasse. -No, stai tranquillo.- Disse con voce dolce, cercando di non spaventarlo.
Ribes saltò fuori dalla borsa e osservò la ferita di Jim, che intanto si era seduto a terra per controllarla.
Mystery emise un ringhio basso, mentre la osservava con diffidenza. Chissà se a parte Snow, aveva mai visto degli altri gatti.
Il sangue aveva cominciato lentamente a uscire meno, ma durante quei lunghi minuti Jim ne aveva perso un bel po'.
Lo raggiunse, mentre cadeva in ginocchio e si accostava a lui.
Jim strinse i denti. -Hey. Non è niente. - La guardò meglio. - Avrebbe potuto colpirmi la faccia. Ce la faccio. -
Alison incontro il suo sguardo, con gli occhi ancora lucidi. -Devo crederti? - Si sentiva a disagio, e le lacrime incontrollate non smettevano di rigarle il volto.
Mystery gli stava girando intorno, come a volerlo ispezionare.
Jim fissò Alison intensamente e lei, questa volta, non distolse lo sguardo. - Devi. Fidati. Non è un taglio profondo. Poteva andare molto peggio. -
-Non posso lasciarti qui... con tutto questo sangue.- Disse Alison con la faccia ancora sconvolta. Si era calmata un po' nel vedere che almeno era vivo, anche se guardare la ferita la faceva comunque inorridire. - Edward è così cattivo... come ha potuto farti una cosa del genere?- Abbassò lo sguardo e, inaspettatamente, lo fece anche lui.
-Alison-, il suo volto era colmato dal dispiacere. - Nessuno nasce cattivo. Edward è solamente una persona sola ed è cresciuto... in contesti inadeguati, decisamente. Scommetto che non è sua intenzione fare del male agli altri, ma siamo in un mondo dove si è abituati a voler primeggiare e...-
-Voler primeggiare non significa fare del male a una persona! È... - Alison ribatté, ma non fece in tempo a finire la frase che lui la interruppe.
-Hai un cuore grande. - La guardò con lo sguardo più sincero del mondo, e Alison sentì che i suoi occhi sarebbero stati capaci di abbracciarla più qualsiasi contatto fisico. - Ma bisogna sempre dare una possibilità ad ognuno. Edward avrebbe solo bisogno di frequentare compagni migliori e qualcuno di adulto che lo aiutasse a cambiare... ma non è sicuramente facile. -
Alison abbassò lo sguardo. Aveva ragione.
Senza più pensieri in testa, gli legò il fazzoletto intorno al braccio. Lui la ringraziò con uno sguardo.
Si alzò senza dire niente e la guardò, invitandola con lo sguardo a seguirlo.
-Ti accompagno a casa, se vuoi. - Gli offrì Alison con voce bassa e flebile, mentre sistemava Ribes dentro la borsa.
Mystery li osservava da dietro, sembrava pensieroso. Alison intuì che ci doveva essere qualcosa di strano nei suoi occhi verdi, forse ancora più penetranti di quelli di Jim. Alcune volte le sembrava che quel gatto avesse conoscenze sovrannaturali per essere solo un animale. Il ragazzo che le piaceva e Mystery erano la coppia perfetta. Tutti e due con gli stessi occhi verdi smeraldo, penetranti e a dir poco affascinanti. Intelligenti. E tutti e due molto misteriosi, come diceva appunto il nome di Mystery.
Avevano davvero molte cose in comune.
Non poteva dire la stessa cosa di lei e Ribes. Non c'era un rapporto così profondo a legarle. Alison la trattava semplicemente come il suo gatto preferito, ma lei non poteva capirlo.
Mystery invece... bastava guardargli gli occhi per capire che era speciale.
Si concentrò su Edward. Era completamente sparito.
Si rese conto che nessuno aveva assistito alla scena di poco prima. Edward era stato talmente rapido, che dubitò se la gente l'avessero davvero visto ferire Jim. E quando aveva visto il danno che aveva provocato, se n'era andato con poche parole: "Sbrigatevela da soli."
Aveva avuto paura, Alison gliel'aveva letto negli occhi. Ma paura di avergli fatto male sul serio o timore di andare incontro a conseguenze gravi?
Lei sapeva che Jim, senza l'appoggio di nessuno, sarebbe diventato un bersaglio sempre più facile per Edward. Aveva paura a dire agli insegnanti dell'accaduto, perché non sapeva se avesse avuto l'appoggio dei suoi compagni o, peggio ancora, se l'avrebbero creduta. Anche perché Edward era abbastanza temuto, e nessuno voleva avere guai.
Le persone come Lucy, Jasmine e Summer che erano innamorate di Jim forse l'avrebbero appoggiata. Ma poi ripensandoci non credeva che Summer sarebbe stata dalla sua parte, dopo la litigata sulla presentazione.
Lucy era gelosa di lei per Jim. L'unica era Jasmine che seguiva Lucy solo perché lei la obbligava, ma in fondo in fondo considerava Alison un'amica.
E ovviamente Polly e Charlotte l'avrebbero sostenuta. E Liam, che era la persona più affidabile che Alison conoscesse.
Poteva fare affidamento su altre ragazze della scuola le quali anche a loro piaceva Jim, ma non le conosceva.
Non sapeva se Penny l'avrebbe difesa: la nuova arrivata era innamorata cotta di Jim, ma Alison ancora non aveva capito come e se aveva perdonato lei e il ragazzo.
Però non voleva rischiare a dirlo subito. Intanto non sapeva se l'indomani Edward ci sarebbe stato a scuola.
Sospirò. Non aveva mai avuto la testa così in confusione.
Jim le stava rallentando il passo, e lei aveva promesso ai suoi genitori che sarebbe arrivata a casa dopo circa un'ora. Allo scadere del tempo mancavano appena cinque minuti. Ma non avrebbe mai avuto intenzione di lasciare lui da solo senza prima che accertarsi che tornasse a casa senza altri problemi.
E non aveva nessunissima voglia di incontrare Summer, che le avrebbe fatto una raffica di domande sul perché era ancora in giro con Jim, l'avrebbe sgridata sulla presentazione, poi avrebbe visto la ferita e avrebbe detto: "Oh, Jim, cos'hai fatto? Lascia che ti aiuti io..."
Ma non voleva neanche incontrare Penny. Era vero che la ragazzina aveva una situazione familiare difficile e Alison non sapeva se sua madre la facesse uscire di casa tanto spesso, ma non voleva riprovare la sensazione di vedere di nuovo il suo sorriso crudele e i suoi occhi che brillavano pieni di malizia.
Forse aveva anche mentito al riguardo che i compagni di classe la prendevano in giro, corrompendo Alison e facendole credere che non valeva niente, così sarebbe stata sua amica.
Forse anche nella sua classe precedente trattava i maschi come Jim e per questo tutti la emarginavano.
Forse aveva anche mentito sulla morte di suo padre per far commuovere Jim.
Scosse la testa per liberarsi da quei pensieri. Quando sarebbe stato il momento giusto, avrebbe scoperto anche quello. Adesso erano altre le cose per cui preoccuparsi.
Svoltò un angolo e vide la casa di Jim in lontananza.
-Guarda. Siamo arrivati a casa tua.- Disse, con complicità. Poi le venne in mente una cosa. -Oh, forse quando ci siamo incontrati prima eri diretto verso un posto in particolare... ma penso che adesso tu abbia bisogno di riposarti e medicarti un po' meglio la ferita. Meglio di quello che ho fatto io, intendo.- Aggiunse, frettolosamente. Si rese conto solo in quel momento di avere smesso di piangere.
Almeno così gli ho dimostrato che posso essere anche un po' coraggiosa, quando voglio.
-Grazie.- Fece lui piano. -Sei stata molto gentile.- Aveva sempre la testa bassa e i capelli gli coprivano gli occhi.
Alison arrossì. -Oh, grazie... ma sei sicuro di stare bene?-
-Stai tranquilla. Non è più grave di quanto pensassi.-
-Forse ti dovresti far vedere da un medico.- Propose la ragazzina, che forse era la cosa migliore da fare. -Comunque sapevo che Edward non era un bravo ragazzo, ma non mi aspettavo che arrivasse a questo...-
Jim sospirò. -Alcune volte le persone non sono affatto come te le aspetti. Penny ne è una dimostrazione.-
Alison lo guardò di stucco. Purtroppo era vero.
Dietro di loro Mystery mosse la coda. Era impaziente.
Jim si raddrizzò un po' e ripresero a camminare.
Quando arrivarono al cancello di casa sua, Mystery saltò agilmente lo steccato e atterrò dall'altra parte.
-Grazie.- Le ripeté Jim. -Devi essere stata molto turbata quando hai visto cosa mi aveva fatto Edward.- Aggiunse.
Altroché, pensò Alison. Non voleva ripensare a tutto il dolore che aveva provato quando aveva visto la sua ferita per la prima volta, e il sangue che imbrattava ogni cosa che toccava.
Perciò cambiò discorso. -Vuoi che ti accompagni ancora o ce la fai?- Chiese, titubante.
-Non voglio farti perdere altro tempo inutile. Mi hai già aiutato abbastanza e te ne sono molto grato.- Fece lui guardandola stancamente.
-Allora ci vediamo doma... cioè, se ci sei, ovviamente, insomma, dopo quello che è successo oggi...-
-Non vorrei mancare alla presentazione, ma non so se domani mi reggerò in piedi per camminare fino alla scuola...-
Basterebbe solo che tu mi chiamassi e io sarò sempre lì ad aiutarti, pensò Alison, ma non lo disse. Le era piaciuto così tanto essergli utile quel giorno.
-Comunque-, disse lui sorridendole -sì, le ho ricevute le parti della presentazione.-
Lei ricambiò il sorriso e lo guardò mentre apriva la porta di casa sua e la salutava.
Alison sorrise mentre lo guardava chiudere la porta di casa dietro di sé.
Quanto è bello.
Poi, si riscosse. Era restata lì imbambolata semplicemente a guardare una porta, mentre lui era già entrato in casa da tempo.
In realtà, fu la suoneria del cellulare che annunciava le cinque a farle capire che avrebbe dovuto sbrigarsi.
Non si voleva fare attendere di più.
Sistemò meglio Ribes sotto il braccio e cominciò a correre.
ANGOLO DI ~D.BLOND~
Bene! Siamo arrivati al decimo capitolo.
Che ne pensate?
Come sempre, commentate!❤️❤️❤️
Questa parte della storia, come il capitolo precedente, è stata scritta da me all'età di dieci anni, e quindi ho dovuto revisionare praticamente TUTTO 🌄✌️. È stato difficile, ma alla fine sono riuscita a uscirne.
Tra poco ci sarà il capitolo undici... restate aggiornati!
NOTIZIA IMPORTANTE:
Tra poco, uscirà il primo capitolo del mio nuovo libro. Dato che fino ad ora mi sono cimentata a scrivere solo ed esclusivamente dei fantasy, proverò con una storia d'amore, che andrà a costituire una saga formata da due volumi.
Se volete pormi qualche domanda (anche riguardo al nuovo libro) o chiedermi dei chiarimenti, sappiate che io sono SEMPRE disponibile in chat privata.
Penso comunque di pubblicare un capitolo speciale nel quale spiegherò molto più nello specifico di cosa tratterà la storia.
Detto ciò, vi mando un grande abbraccio e ci rivediamo al capitolo 11, oppure chissà, direttamente al primo capitolo del mio nuovo libro!
P.S. In questo periodo sono stata molto male e, se fossi stata meglio, molto probabilmente avrei aggiornato prima.
Tra le altre cose, a complicare tutto c'è la scuola, che è sempre pronta a darmi nuove verifiche...
A voi come sono andati questi primi giorni? Io avevo una gran voglia di tornarci, anche perché ho passato un'estate orribile 😂
Avete fatto delle letture questa estate? Se sì, cos'avete letto? Non aspetto altro a saperlo, sono sempre alla scoperta di libri nuovi!
- 🌹D.Blond ❤️
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