Chapter 16
Quando aprii gli occhi la mattina di quella maledetta domenica fu perchè sentii Shawn alzarzi dal materasso su cui ero sdraiata. Era passata appena poco più di un'ora e io ero stremata. Quando si alzò per andarsene mi lasciò un bacio tra i capelli. Strinsi ancora di più la coperta a me, anche se i brividi che avevo avuto non erano di certo per il freddo.
Mi svegliai definitivamente quando sentii dei passi nel corridoio. Mi girai su un fianco in modo da poter guardare fuori la porta e intravidi Louis camminare avanti e indietro. Presi forza e mi misi seduta, decidendo poi di alzarmi per andare in cucina a prendere una pasticca per il mal di testa. La sera precedente era stata devastante.
Mi portai la coperta dietro avvolgendomela addosso, curandomi poco dei miei capelli stravolti, gli occhi gonfi dal sonno e la totale mancanza di femminilità. Sembravo un animale selvaggio. Aprii il cassetto dove tenevamo le medicine e cacciai fuori il pacchetto che cercavo. Presi una pasticca e andai verso il frigorifero per prendere un biccheire d'acqua fresco. Chiusi lo sportello del freezer e qualcuno entrò in cucina.
"Ho bisogno di una pastiglia per il mal di testa." Disse Louis entrando e prendendosi anche lui qualcosa per il mal di testa nel cassetto. Ingoiai l'acqua e ripresi la bottiglia passandogliela. Era messo maluccio anche lui, indossava i vestiti della sera prima tutti stropicciati e puzzolenti di fumo.
"Credi che sia il caso di spiegarmi cosa cazzo hai fatto ieri?" Dissi io.
"Cosa ti dovrei spiegare? Come su fuma? Credo tu lo sappia." Disse massaggiandosi le tempie.
"Andiamo Louis. Parlami ti prego."
"Ma cosa vuoi che ti dica? Sto per diventare padre cazzo! Io non so come si cresce un bambino! Non ho finito neanche io di crescere ancora! Non ho ancora nemmeno finito il college! Sto ancora cercando un maledetto lavoro. Come posso dargli un futuro senza avere un buon lavoro? Ma poi su che base io dovrei essere pronto a tirarlo su? Non so come si fa. Quali pannolini devo comprare? Come si fa a dargli il latte?" Disse quasi tirandosi i capelli. "Sono terrorizzato cazzo."
"Ma comportarti in modo immaturo come ieri ti sembra un buon modo per iniziare? Chi vorrebbe mai un padre che fuma erba?" Chiesi ovvia. Forse troppo eloquente.
"Vedi? È proprio quello che intendo. Chi vorrebbe come padre un ragazzo che deve ancora crescere? Non sono pronto. Non sono maturo abbastanza." Sentenziò.
"Stai dicendo sciocchezze sai? Louis quante volte ti sei comportato da persona responsabile con me? Quante volte mi hai cacciata dai guai? Quello maturo tra di noi sei tu. Una situazione del genere non me la sarei mai aspettata." Dissi ridendo "ho sempre immaginato la scena al contrario. Io che esco pazza perchè non sono pronta a diventare madre e tu che mi urli di calmarmi perchè tanto ci sei tu ad aiutarmi. Vedi? Nessuno è mai pronto ad essere padre. Non esistono i corsi preparatori per questo. Imparerai durante il percorso."
"È frustrante ora però. Perchè in un primo momento, quasi non mi ero reso conto di cosa stava succedendo. Non riuscivo nemmeno a capirla Heather che andava in crisi. Piangeva dalla paura. Ma non la capivo. Pensavo solo a come sarebbe stato bello avere un bambino tuo tra le braccia. Poi i problemi per me sono venuti dopo. Il lavoro, la casa, la paura. Si è complicato tutto e sono andato in crisi. Ora le cose sono cambiate. Ora è Heather che cerca di tranquillizzare me." Sospirò. "Credo di essere veramente nella merda se ieri mi ha permesso di fare ciò che ho fatto."
"Si, credo che tu sia mezzo male." Annuii con un sorriso però. "Mi hai stupita. Non penavo potessi combinarti così male."
"Oh beh, non hai visto niente sorellina. Sai quante volte ci siamo lasciati con Heather per le mie serate finite a schifo con Ryan? Figurati che una volta l'ho fatta incazzare talmente tanto da spingerla a non parlarmi per un mese." Ridacchiò.
"Deve essere proprio innamorata." Dissi. "Io non ti avrei sopportato per molto."
"Si lo so. Ma tu non ti innamori. Solo una volta in tutta la tua vita ti ho vista veramente innamorata e ci ricordiamo tutti com'è andata a finire." Disse
Nella mia testa girarono vorticosamente mille immagini di un periodo felice. Tutte macchiate dalla tristezza del finale che aveva avuto quella storia. Era fin troppo triste e mi faceva fin troppo male ricordarla. Provavo solo dolore nel pensarci.
"Si. L'amore non fa per me." Sentenziai.
"Vieni qui." Disse Louis e aprì le braccia. Mi fiondai su di lui e lo stinsi forte. Mi mancava, mi mancava infinitamente. "Mi manchi molto sorellina. Grazie di aiutarmi."
"Anche tu Louis. Lo sai che ci sono sempre per te."
"Scusate se vi interrompo. Ti cercano Louis." Disse invece Shawn entrando in cucina e passando il telefono a Louis.
"Si." Disse questo annuendo. Prese il telefono e uscì dalla cucina per rispondere.
"Tutto ok?" Chiese Shawn
"Si. È solo andato in crisi ieri." Dissi facendo spallucce.
"Credo sia normale. Non è semplice essere padre." Sentenziò prendendosi anche lui una pastiglia per il mal di testa.
"E tu che ne sai?" Chiesi
"Ne so abbastanza." Disse. Poi gli squillò il cellulare in tasca e rispose.
Uscì dalla cucina e io lo seguii per sdraiarmi sul divano. Avevo dormito fin troppo poco per i miei gusti ed ero intenzionata a continuare a dormire sul divano. Chiusi gli occhi ma sentii Shawn che parlava al telefono.
"Si mamma. Si, si, vengo tranquilla. Oh ascolta, non vengo da solo. Conta una persona in più." Disse, poi si girò verso di me, poggiò una mano sul microfono del telefono e mi chiese di nuovo se sarei andata con lui, a casa sua, il giorno del Ringraziamento. Considerai di nuovo tutte le opportunità: con i miei genitori e i miei zii? No. Con Louis e la famiglia di Heather? Assolutamente no. Considerai che Shawn non mi avrebbe lasciata a casa da sola, era stato categorico su questo punto quando ne avevamo parlato di nuovo. Perciò decisi di annuire. Lui mi sorrise e tornò a parlare al cellulare mentre io chiusi gli occhi. "Si mamma, è un'amica.... no, non è la mia fidanzata maledizione." Sbuffò. "Va bene. Ciao mamma." Chiuse poi la telefonata e si mise vicino a me sul divano.
Avrei voluto poggiarmi a lui per stare più comoda ma qualcuno mi ricordò che non potevo quando comparve nel soggiorno.
Louis si mise anche lui con noi sul divano e come non facevamo da tanto tempo guardammo un film insieme.
Dopo aver guardato il film mangiammo qualcosa velocemente e poi Louis si fece una doccia da noi prendendo in prestito alcuni vestiti di Shawn visto che non ne aveva lasciato nessuno quando si era trasferito. Poi mi feci io la doccia e dopo di me fu il turno di Shawn.
"Grazie ragazzi. Ci vediamo presto." Ci disse Louis lasciandomi un bacio sulla testa. "Mi raccomando Shawn." Disse invece ad Anderson salutandolo.
Louis andò via e io e Shawn rimanemmo soli. In quel momento gli sarei volentieri saltata addosso senza motivo, ma per evitare un'altra situazione disastrosa mi rintanai in camera mia a studiare per non darmi la possibilità di pensare a qualcosa a cui non avrei dovuto pensare.
Studiai moltissimo in quella settimana. Talmente tanto da prendere una A- in matematica. Cosa mai successa fino ad allora,
"Complimenti Johnson." si complimentò con me la prof riconsegnandomi il compito corretto. Lo guardai orgogliosa e mi presi anche i complimenti dei miei amici che non avevano saputo fare meglio. Eccetto Shawn che in matematica era un genio.
"Brava Ab." Mi dissero tutti chi con più e chi con meno entusiasmo. James fu uno di quelli che di entusiasmo ne aveva poco.
Quel pomeriggio, contenta per quel risultato ottenuto, decisi di uscire per farmi un regalo. Volevo un vestito nuovo da mettermi per il Ringraziamento. Mi fermai però quando al centro commerciale trovai James. Sembrava quasi triste in quel periodo, era assente.
"Ehi!" Dissi salutandolo e fermandolo. "Che stai facendo?"
"Spendo soldi." Disse ovvio.
"Si beh, mi sembrava ovvio quello. Ti va di prenderti un caffè con me? Sono sola, Sophie ha detto che aveva un impegno con i suoi genitori e Phoebe doveva studiare per recuperare matematica." Dissi
"Va bene Abby. Andiamo." Rispose e camminammo insieme fino ad arrivare allo Starbucks del centro commerciale e ci sedemmo ordinando due cappuccini e io presi anche un pezzo di torta alla vaniglia.
James si era seduto di fronte a me e si torturava le dita giocando con gli anelli che aveva alle mani. Portava anche un orologio, molto bello a mio parere. I capelli riccioluti erano corti, doveva averli tagliati da poco. Sbatteva la gamba su e giù il che faceva tremare il tavolo.
"James cos'hai?" Chiesi
"Nulla." Disse e basta
"James sei strano. È dal compleanno di Sophie che sei strano." Dissi. Poi lui si fermò, non si torturò più le mani e smise di muovere la gamba. Mi guardò negli occhi. Sospirò.
"L'amore rende strani. Non credi?" Chiese. Era innamorato?
"Non sono una grande esperta su questo campo. Mi dispiace. Però se vuoi parlarne comunque con me. Non ho l'auto per portarti via purtroppo. Sono venuta in taxi." Dissi alludendo alla sera in cui mi aveva portata in giro con la macchina.
Abbozzò un sorriso. "Non c'è nulla di cui parlare sai?"
"È qualcosa se cambia il tuo umore. Ma perchè sei qui e non dove vai di solito a schiarirti le idee?" Chiesi gesticolando con le mani mentre arrivarono i nostri caffè e il mio dolce.
"Te l'ho detto. Per spendere soldi. Devo comprare un regalo." Disse facendo spallucce e prendendo un sorso del suo cappuccino.
"Che regalo?" Chiesi offrendogli anche un pezzo di torta.
"Quante domande oggi." Sorrise
"Te l'ho detto che sono da sola! Mi sono già annoiata di girare per negozi. Rimanderò il mio regalo." Dissi di rimando facendo spallucce.
"Capisco. Comunque in realtà camminavo a zonzo. Non ero sicuro di volerlo prendere questo regalo. Non è necessario in effetti. Perciò ci rinuncio. Tu piuttosto che regalo devi fare?" Chiese
"Oh, volevo farmi un regalo per la A- che ho preso." Dissi tutta contenta "ma fare shopping non è poi il mio forte. Credo che comprerò un gioco per la Play invece di un vestito."
"In questo posso aiutarti. Hai mai sentito parlare di Call of Duty?" Chiese
"Ovviamente. Volevo prendere l'ultimo uscito infatti." Dissi. "Anche se quel vestito mi serviva. Ma se non arriva la fata turchina che me lo presenta davanti con uno schiocco di dita io non riuscirò a trovarlo mai."
"Perchè ti serve un vestito?" Chiese.
"Per il Ringraziamento."
"Dove lo passerai?"
"Questa è una bella domanda perchè è interessante la risposta." Dissi e poi spiegai tutti i motivi per cui avevo deciso di andare a casa di Shawn.
"Oh ti divertirai" disse lui sogghignando "la sua è una famiglia... molto particolare ecco." Mi fece quasi preoccupare.
"Sicuramente meglio di un pranzo con la nuova famiglia di Louis. Quella mi mette molta più ansia se proprio devo essere sincera." Sbuffai.
"Non ti agitare. Poi capirai perchè dico che è molto particolare. Ora capisco perchè Shawn è così agitato in questo periodo. Fidati, non ti servirà un vestito molto elegante. Qualunque cosa ti metterai andrà bene." Disse cercando di reprimere un sorriso.
"Oddio, riusciresti a smetterla di ridere almeno?" Chiesi ridendo insieme a lui. L'unica cosa di cui fui sicura era che almeno si era distratto un po' dai suoi pensieri ridendo dei miei affari. Mi fece piacere tutto ciò.
"Va bene. La smetto." Disse mettendosi una mano davanti la bocca. "Andiamo a prendere Call of Duty?"
"Si, aspetta che pago." Dissi alzandomi e prendendo la borsa.
"No, pago io." Insistette lui.
"Non esiste. Ti ho invitato io a prenderti un caffè. Pago io. Non puoi pagare sempre tu." Sentenziai mentre mi avvicinavo alla cassa e lui alzava le mani teatralmente.
Andammo insieme al GameStop e frugammo tra i giochi per trovare Call of Duty, trovai il mio tanto amato World War II, ma avendolo già giocato decisi di comprare Modern Warfare che trovò James da un'altra parte. Pagai il gioco, felice del regalo che mi ero fatta e ci avviammo verso l'uscita del centro commerciale.
"Ti porto io a casa." Mi propose James e mi limitai a dire "Ok." non volendo prendere uno schifoso taxi per tornare.
Parcheggiò davanti casa mia e mi accompagnò fino al mio piano. Quando aprii la porta di casa invitai James ad entrare. Dentro trovai però Shawn e Sophie che stavano ridendo e già giocando alla Play. Shawn cercava di insegnare a Sophie a fare canestro perchè stavano giocando alla NBA. Quando entrammo smisero entrambi di ridere. Sophie si concentrò su James e lo stesso fece Shawn su di me.
"Eravate insieme?" Chiesero all'unisono.
"Fate paura gemelline Olsen." Dissi io.
"Volevo farti una sorpresa e ti ero passata a prendere per andare al centro commerciale ma non eri a casa. Mi ha aperto lui." Disse indicando Shawn e posando poi lo sguardo su James.
"Perchè eravate insieme?" Chiese Shawn parlando verso di me.
"L'ho incontrato al centro commerciale, abbiamo comprato questo perchè volevo farmi un regalo per la mia A- e poi mi ha accompagnata per non farmi tornare con un taxi." Dissi mostrando il videogioco nuovo che avevo comprato.
"Ah ok." Annuì Shawn. "Fa un po' vedere." Si alzò con un balzo e si avvicinò talmente tanto a me per strapparmi dalle mani il videogame da farmi sentire il suo profumo. Si doveva essere fatto la doccia da poco. Prima di allontanarsi mi guardò negli occhi e poi fece finta di niente. "Bella scelta."
"Grazie." Dissi posando finalmente la borsa. James che non aveva detto nulla fino a quel momento fece per andarsene, ma io lo fermai. "Prendiamo una pizza e mangiamo insieme no? Avete da fare? Ci sono i Celtics che giocano dopo. Ci guardiamo la partita insieme. E poi pare che Sophie debba fare molta pratica per imparare a fare canestro."
Mi piaceva avere gente intorno, soprattutto se queste mi evitavano di stare da sola con Shawn.
Accettarono di buon grado, così chiamai la pizzeria e ordinai quattro pizze tonde. Apparecchiai la tavola mentre i ragazzi in soggiorno ridevano per Sophie che non riusciva in nessuna maniera ad imparare. Tornai in soggiorno chiedendo poi a Shawn di spostarsi per farmi giocare al suo posto con il joystick che era collegato al caricabatterie. "No." Mi disse e io lo guardai con aria di sfida. Ma poteva mai dirmi di non poter giocare alla mia Play?
Invece di rispondergli, senza dire nulla, gli strappai il joystick di mano e mi sedetti tra le sue gambe poggiando la schiena al suo petto. "Decido io bestia." Dissi e mi concentrai a giocare per finire e vincere la partita che aveva iniziato con James. Celtics - Utah Jazz. Vinsi per 102 a 89, seppur con disappunto perchè sentivo qualcosa di duro dietro di me. Probabilmente era il telecomando, ma Shawn non si mosse di un millimetro per toglierlo, nè si spostò da dietro di me, e io ero troppo impegnata a vincere per occuparmene.
Finita la partita feci per alzarmi, ma Shawn mi strinse così forte le gambe con le sue da impedirmelo. Cercai per un momento di divincolarmi, mentre James si lamentava per aver perso e Sophie rideva nel guardarlo, ma fui fermata dalla voce di Shawn: "Non muoverti più! Ti prego! Non alzarti fino a quando questi due non escono da questa stanza." Sentenziò.
Perchè non dovevo?
"Cavolo ho bisogno di una sigaretta ora!" Asserì James. "Qualcuno ne vuole?"
"No, grazie." Dicemmo all'unisono io e Shawn, mentre Sophie accettò e uscì sul balcone insieme a James per fumare.
Dietro di me sentii Shawn borbottare qualcosa come "Grazie a Dio."
"Mi dici perchè non mi fai alzare? E perchè non hai tolto quel dannato telecomando?" Chiesi con disappunto.
"Eh? Ma quale telecomando? Mi hai fatto venire una cazzo di erezione in mezzo alle gambe!" Mi rispose spalancando gli occhi. "Fammi andare in bagno. Ho bisogno di acqua. Fredda."
Mi spostai di poco e lui corse via. Poi scoppiai a ridere. Era una cosa così surreale da farmi piegare in due dalle risate. Come cavolo era possibile una cosa del genere? Non avrei mai potuto pensare ad una cosa del genere! Risi fino a farmi uscire le lacrime.
"Perchè ridi?" Chiesero James e Sophie rientrando in casa.
"Per una vignetta che ho visto su Instagram." Mentii asciugandomi le lacrime.
"Sta iniziando la partita." Disse James e io chiusi la Play mettendo sul canale che trasmetteva l'NBA. "Dov'è Shawn?" Chiese, poi, e quasi non scoppiai a ridere di nuovo.
"In bagno." Dissi facendo spallucce e cercando di sembrare il più naturale possibile.
La partita iniziò e Shawn tornò in soggiorno cinque minuti dopo il primo canestro. Mi lanciò un'occhiataccia come se l'avessi fatto apposta e cercai di reprimere una risata. Si sedette vicino a me sul divano, mentre James e Sophie erano seduti dalla parte opposta. In maniera totalmente inaspettata Shawn mise una mano sotto la mia maglia e mi accarezzò la schiena fino ad arrivare ai gancetti del reggiseno. Lo guardai storto ma lui sorrise malizioso. Non slacciò il reggiseno probabilmente solo perchè suonarono al campanello e io balzai in piedi per andare ad aprire. Erano arrivate le pizze. Distribuii i cartoni e presi delle birre per tutti. Mangiai due pezzi di pizza più o meno perchè avevo lo stomaco in subbuglio. Mi rifiutai di credere che fosse per colpa di Anderson.
Finite le pizze Sophie disse di essere molto stanca e James si offrì di accompagnarla per non farla tornare da sola. Se ne andarono lasciando da soli me e Shawn.
"Come diamine ti viene in mente di slacciarmi il reggiseno davanti a James e Sophie?" Chiesi quasi urlando, ma mi veniva da ridere per quella situazione surreale.
"Ti sta bene! Come diavolo ti è venuto in mente di sederti in mezzo alle mie gambe?" Chiese.
"Io volevo solo giocare! Mica potevo pensare che ti sarebbe venuta un'erezione." Dissi alzando le mani in segno di resa.
"Beh ti sta bene comunque." Disse offendendosi come un bambino.
"Sembri un bambino." Dissi sorridendo.
"Basta. Mi hai offeso. Me ne vado in camera mia." Sentenziò sparendo nel corridoio facendomi ridere.
Finii di mettere a posto i cartoni delle pizze e le bottiglie di birra vuote. Mi sedetti sul divano poi e finii di vedere quel che restava dell'ultimo quarto per assistere alla vittoria dei Celtics. Poi andai un camera mia, mi misi il pigiama ed entrai nella camera di Shawn, il quale era sdraiato nel letto col la luce del cellulare che gli illuminava il viso. Mi avvicinai piano piano e mi abbassai al livello del letto sedendomi sui talloni.
"Ti sei offeso?" Chiesi facendo gli occhi da cerbiatto, ma lui non si girò nemmeno.
"Si." Disse soltanto.
"Quindi mi farai dormire da sola?" Chiesi avvicinandomi un po' con la testa poggiata sul letto. Forse mi avvicinai troppo perchè si girò verso di me e riuscii a sentire il suo respiro sulla mia pelle.
Prima di assecondare l'impulso di baciarlo però lui si spostò e mi fece spazio nel letto.
"Vieni." Disse buttando lo sguardo su di me. Mi infilai sotto le coperte vicino a lui e mi godetti il momento.
Mi piaceva stare con lui, passarci il tempo quando non litigavamo, dormirci insieme, anche se ammettevo che fosse strano, e farci sesso anche, ammetto anche questo. Ma più di tutto mi piaceva averlo vicino. Gli volevo bene in fondo.
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