Chapter 15
Il cuore mi batteva a mille mentre correvo tenendo la mano di Shawn che mi tirava per farmi tenere il passo. L'ascensore si era appeana aperto e io entrai dentro seguita da Shawn, il quale si fiondò a baciarmi senza esistare un secondo. Mi sfiorò dalla coscia fino sul fianco alzandomi anche un po' il vestito lungo.
Un tin ci avvisò di essere arrivati al nostro piano, lui tirò fuori da una tasca una tessera legendovi sopra il numero.
205, 206, 207... 208
Si fermò davanti a quella camera, inserì la carta e mi fece entrare. Nel buio della stanza mi tolsi velocemente le scarpe gettandole in un angolo. Shawn aprì la luce e si avvicinò a me. Dio se era bello con i capelli scompigliati e la camicia tolta dai pantaloni dalla sottoscritta mentre eravamo nell'ascensore.
Con una calma snervante, mentre mi guardava negli occhi, sbottonò i due bottoni in alto del vestito e aprì il resto del vestito che cadde per terra, lasciandomi nuda, solo con gli slip addosso. Mi guardò intensamente mentre io iniziai a sbottonargli la camicia. Bottone dopo bottone arrivai all'ultimo e gliela sfilai. Scesi fino ai pantaloni, togliendo anche quelli.
Shawn mi baciò di nuovo, travolgendomi. Mi baciava con così tanta passione che sembrava volerle mangiare e io non ero da meno. Mi prese in braccio e mi portò sul letto stradiandosi su di me. Mise una mano sul mio fianco, giocando con l'orlo dei miei slip. Si decise finalmente a togliermeli e lui si tolse i boxer. Ma si fermò di scatto. Si tolse da me e aprì un cassetto del comodino vicino a letto. Ne cacciò fuori un preservativo. Se lo infilò velocemente ed entrò dentro di me.
Dio se era bello. Quella sensazione di pienezza, i suoi occhi che ardevano di desiderio, il ritmo dei suoi movimenti e le labbra che non accennavano a staccarsi dalle mie. Era così piacevole. Certe sensazioni credo che non si riesca a descriverle a parole, bisogna viverle per capirle. Chiuse gli occhi nel momento di massimo piacere e io lo seguii tirandogli i capelli per non urlare.
Con l'affanno si cacciò da me e mi si sdraiò vicino. Poi si alzò, scomparve in bagno e ritornò. E in tutto questo tempo io non feci altro che ammirarlo in tutta la sua nudità.
Quando si mise di fianco a me e mi vide aprire bocca me la richiuse.
"Non dire nulla." Sentenziò.
"Stavo sospirando." Dissi invece ignorandolo. "Perchè lo hai fatto?" Chiesi chiudendo gli occhi.
"Cosa?" Chiese cercando di sembrare innocente, come un bambino.
"Perchè mi hai portata al limite?" Chiesi invece. Perchè mi aveva fatta dire quelle cose? Non ce l'avevo fatta a resistere. La mia tendenza a fare cazzate aveva avuto la meglio.
"Perchè volevo farlo." Disse con voce roca.
"Cosa? Farmi cedere? Grazie mille." Dissi un po' infastidita.
"Di che non volevi farlo allora. Di che hai detto una cazzata." Continuò.
"Perchè dovrei mentire? Mi pare ovvio che lo volevo, altrimenti non sarei venuta qui con te." Dissi mettendomi seduta. Mi stava dando fastidio. Era quasi umiliante. Perchè mi ero concessa senza qusi neanche pensarci? La risposta purtroppo però la sapevo. L'avevo fatto perchè lo volevo. Lo desideravo come i bambini desiderano comprare il giocattolo più bello del negozio.
"E ti da fastidio?" Chiese.
"Cosa?"
"Volermi." Disse.
"Sei un cretino. Credi che voler venire a letto con te una volta o due voglia dire qualcosa? Credi che io ti voglia? Credi veramente che se ci fosse stato qualcun'altro al posto tuo sarebbe stato diverso per me? Non lo capisci che sono venuta a letto con te perchè avevo bisogno di distrarmi? Delle volte siete così masochisti ed egocentrici da credere di essere unici. Da credere che non esistano persone come voi, che siete il centro di tutto e non capite invece che a volte anche noi donne possiamo decidere di fare il cazzo che ci pare e di scopare con chi ci pare senza provare sentimenti. Povero illuso." Sputai acida, mi alzai di scatto, raccolsi gli slip e il mio vestito e mi chiusi in bagno per rivestirmi senza neanche guardarlo in faccia.
Deficiente che non era altro. I maschi non capiscono mai un cazzo. È come se fossero i personaggi di un videogame fermi a livello base senza comandi avanzati, senza la capacità di capire che le persone sono piene di sfaccettature e non sono tutte uguali. Mi ci era voluto coraggio a dire tutte quelle cose, vere solo per metà. Perchè si, io avevo voluto tutto quello che avevo fatto e l'avevo voluto con lui. Sarebbe stato diverso se al posto suo ci fosse stato qualcun altro, anche perchè non capivo cosa mi portasse a desiderare tanto quel ragazzo.
Sentii la porta della stanza sbattere. Questo non fece altro che farmi innervosire ancora di più.
Mi rivestii, mi guardai allo specchio dandomi una sistemata: aggiustai i capelli, il trucco sbavato e tolsi definitivamente il rossetto. Uscii del bagno e con i nervi a mille infilai di nuovo le scarpe, imprecando cinque o sei volte per infilarle. Feci un respiro profondo che non servì a nulla e uscii fuori dalla stanza. Neanche mi ricordavo come ci ero arrivata, troppo impegnata a pensare ad un cretino.
Presi l'ascensore e scesi giù, sbagliai piano ma poi qulcuno chiamò da quello giusto e riuscii a tornare in sala. La stanza era piena di fumo, una puzza di erba allucinante, ma questo non mi fermò e fui abbastanza decisa da andare a fare il giro dei narghilè fino a trovare mio fratello seduto ad uno di questi mentre rideva come un matto insieme a Ryan. Ero così arrabbiata, così nervosa che quasi mi incazzai con mio fratello per stare li fermo e non rendersi conto del mio umore, cosa che da sobrio faceva sempre.
"Sorellina!" Esordì venendomi in contro con gli occhi rossi. "Vieni qui!"
Mi prese per un braccio e mi fece sedere vicino a lui e Ryan. "Devi assolutamente provarla! Non ne provavo di così buona da una vita!" Disse ancora sghignazzando.
"Oddio si Abigail, devi proprio provarla." Disse Ryan avvicinandomi il narghilè per ispirare il fumo.
"No, non voglio. Non ho mai provato." Dissi allontanandolo.
"Come no? Louis! Come hai potuto privarla di questa meraviglia!" Disse fingendosi indignato Ryan.
"Che cosa? Non hai mai fumato in vita tua? Cavolo Ab, mi sorprendi." Disse mio fratello.
Louis non mi aiutò se non a farmi montare ancora di più la rabbia. Mi alzai nervosa. Non c'era nessuno in quella maledetta sala ad essere sobrio. Forse solo colui che era stato impegnato con me per fumare ma che in quel momento era l'ultima persona sulla faccia della terra che volevo vedere. Uscii dalla sala dando spintoni alla folla e riuscendo poi a prendere finalmente una boccata d'aria pulita appena misi piede fuori dall'hotel. Trovai li fuori James che fumava una sigaretta seduto su una poltroncina. Sembrava pensieroso, fumava quella sigaretta come se la stesse esaminando. Poi spostò lo sguardo da quella a me.
"Oh ciao." Disse quasi noncurante.
"Ciao." Dissi sedendomi sulla sedia. Il freddo sembrava avermi calmata, come avesse smorzato il fuoco che sentivo dentro.
"Vuoi?" Mi chiese porgendomi il pacchetto. Presi una sigaretta e l'accesi.
"Perchè me ne offri sempre?" Chiesi buttando fuori il fumo.
"Perchè accetti sempre. Sai che ne hai bisogno ma non hai il coraggio di comprartene un pacchetto." Mi rispose aspirando.
"Touché." Dissi e poi continuai a fumare non proferendo parola.
"Sei silenziosa Abigail." Disse puntando lo sguardo su di me.
"Perchè tutti usate il mio nome per intero stasera?" Ribattei
"Hai decisamente qualcosa. È stato Shawn vero? Che ha combinato?" Chiese.
"Non sono cazzi tuoi." Risposi stizzita.
"Cavolo, guai in paradiso?" Continuò. "Lascialo perdere. Quando avrà rimesso la testa a posto ritornerà normale. Gli capita ogni tanto di avere un black out. Non ha vissuto sempre bei momenti e questo lo hanno portato ad essere così... incostante ecco." Disse facendo spallucce.
"Qualunque cosa gli sia accaduto non giustifica tutto quello che fa." Mi animai.
"Ne sono certo. Ci vuole solo un po' di pazienza." Disse
"Non sono una persona molto paziente. Questo compleanno mi ha spazientita e ora me ne voglio andare." Annunciai
"Ah si? E dove vorresti scappare principessa?" Chiese guardandomi negli occhi.
"Ovunque."
"Andiamo allora. Ti porto via." Disse alzandosi. Cacciò le chiavi della macchina dalla tasca e io non me lo feci ripetere due volte. Mi alzai e lo seguii fino al parcheggio. Entrammo in macchina e mise in moto. "Hai un posto in cui vuoi andare in particolare?"
"No." Dissi soltando puntando lo sguardo fuori dal finestrino.
Era tardi. Erano le tre di notte passate e New York era spenta. I palazzi non erano pieni di luce come quando calava la notte. Per le strade c'erano poche macchine e tra me e James c'era silenzio che non era imbarazzante, volevamo stare entrambi in silenzio. James guidò per un po' e poi si fermò davanti ad un locale. Non era come il posto dove andavamo di solito, era un semplice bar da cui però veniva musica. Scesi dalla macchina seguendolo dentro. Si sedette al bancone e salutò il barista.
"Io vengo qui quando non so dove andare. In questa parte di New York non conosco nessuno, quindi vengo qui per stare da solo ma non del tutto solo. Conosco solo Paul, il barista." Disse facendo spallucce. "Non voglio sapere perchè sei nervosa o cosa ha fatto quel coglione, ma lasciati andare ora. Non pensarci. Beviamo qualcosa. Ti piace lo scotch?" Mi chiese quasi premuroso.
"Si certo, perchè no. Senza ghiaccio per favore." Sorrisi. "Non credere sia successo granchè, uno stupido battibecco, ma tutta la situazione, mio fratello che sta male e io che mi preoccupo. Poi tutto mi ha portata ad una crisi ed eccoci qui." Poi ci pensai su "ma tu perchè sei qui? Perchè non se a quel compleanno fatto?"
"Non mi piacciono le droghe" disse e Paul il barista ci portò due bicchieri pieni a metà di scotch. "Non mi piace l'erba e non volevo stare più in quel posto. Me ne stavo per tornare a casa e poi sei arrivata tu. Non solo per te è stata una brutta serata. Quindi perchè non stare di merda insieme?" Chiese
"Hai ragione. Insieme nella merda. Salute." Dissi, feci cin cin con il mio bicchiere e bevvi un sorso. James non era poi così male, in fin dei conti era una persona gentile e brava e mi fece passare la rabbia che avevo in corpo. Passammo del tempo in quel bar, conversammo con Paul per un po' parlando del più e del meno e quando fui abbastanza stanca e assonnata decisi di voler andare via e James acconsentì. Mi offrì anche lo scotch, a nulla servirono i miei tentativi di pagare al posto suo perchè mi prese di peso e mi spostò da davanti la cassa.
"Dove vuoi tornare? A casa o in hotel?" Mi chiese. Non ne avevo idea. Non volevo vedere Louis in condizioni pietose, se l'era sempre cavata senza di me da fatto, ce l'avrebbe fatata anche quella volta, e io non volevo tornare in quel posto. Decisi di voler tornare a casa.
Quando arrivammo James parcheggiò l'auto perchè aveva bisogno di usare il bagno e scese con me. Mi avviai verso l'ascensore e James mi seguì. Aprii la porta del 13B ed entrai facendo entrare anche James. Girandomi vidi però sul divano qualcuno che non mi aspettavo di trovare. Shawn era seduto sul divano e stava guardando distrattamente la tv. Cosa ci faceva a casa?
"È con lui che eri?" Chiese mettendosi seduto.
"Non penso siano proprio fatti tuoi." Senza darci molto peso. James salutò Shawn e poi andò in bagno.
Quando tornò mi ringraziò. "Grazie a te James. Grazie davvero." Dissi e lui salutò Shawn il quale gli lanciò una brutta occhiata.
"Sta tranquillo amico, l'ho solo riaccompagnata a casa." Disse e andò via.
"Toh, visto che non ti faceva differenza se ci fossi io o qualcun altro hai deciso di darla anche a lui?" Mi disse alzandosi.
Non fece in tempo a guardarmi che si sentì il rumore della mia mano sulla sua faccia.
"Non ti devi permettere, mai più a darmi della puttana." Dissi e girai i tacchi per andare in camera mia. Non avrei dormito con lui quella sera.
Quando entrai però fui sorpresa da vedere qualcuno nel mio letto. Mi avvicinai meglio e mi investì la puzza di erba addosso a mio fratello che dormiva beatamente nel mio letto.
Che diamine ci faceva quel deficiente li?
"Che ci fa Louis qui?" Chiesi tornando nel soggiorno.
"L'ho riportato a casa quando ho visto che stava fin troppo male. Chissà quanto diavolo ha fumato." Disse
Non gli risposi nemmeno e tornai in camera mia per mettermi il pigiama. Poi decisi di andare in cucina e prendermi un bicchiere d'acqua. Shawn venne poi anche lui in cucina a prendere una pasticca per il mal di testa e senza dire una parole uscì. Decisi che avrei preso una coperta e mi sarei messa a dormire nella vecchia camera di Louis dove c'era solo il materasso privo di lezuola e piumone. Vidi Shawn entrare in camera sua e lasciare la luce aperta, passai li davanti senza neanche guardarci dentro e andai in quella camera vuota dove mi sdraiai sul materasso e mi misi la coperta addosso. Ero talmente esausta da non voler nemmeno prendere un lenzuolo pulito e stare solo con la coperta.
Tentai di addormentarmi ma mi scossero mille pensieri. Era stata difficile quella serata. I miei tentativi fallirono quando sentii dei passi nella stanza. Mio fratello non avrebbe mai avuto la forza di alzarsi dal letto e non ci volle un genio a capire che quello che era appena entrato era Shawn.
"Va via." Dissi senza nessuna emozione.
"No." Rispose.
"Che cosa vuoi ancora?"
"Che mi ascolti." Disse
"Ho ascoltato abbastanza stasera."
"Non ancora. Non hai ascoltato le mie scuse. Mi dispiace."
"Ti dispiace per cosa di preciso?"
"Mi dispiace di essermene andato. Di non averti aspettata e di non aver chiarito." Disse. Era un inizio.
"Per favore, non parliamone più." Dissi "voglio dimenticarmi di questa serata."
"Vuoi dimenticare proprio tutto?" Chiese
"Tutto." Sentenziai.
"Posso sdraiarmi con te?" Chiese
"No."
"Perchè?"
"Perchè non voglio e c'è Louis nell'altra stanza." Dissi ma sentii il suo peso posarsi vicino a me.
"Ti prego bambolina, non riesco a dormire da solo." Disse. "Sono quasi le sei. Giuro che mi sveglio prima di tuo fratello e me ne vado in camera mia. Starò pochissimo."
"Sta zitto. Dormi." Dissi ancora e lui mi lasciò un bacio tra i capelli.
Mi ero quasi addormentata quando lo sentii sospirare e mormorare.
"Tutto quello che abbiamo fatto lo desideravo tanto quanto lo desideravi tu."
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