Chapter 11
"Qui qui! Qui lo troveremo sicuramente! Ci vengo sempre a comprare." Disse Sophie tirandomi via per un braccio entrando in un negozio.
Dopo aver finito la nostra conversazione al cellulare ci accordammo per il giorno dopo per trovar un bel vestito per l'homecoming d'autunno. Il vestito del findanzamento di mio fratello era veramente troppo per una festa del genere, serviva perciò qualcosa di più semplice.
Avevamo passato tutto il pomeriggio a fare shopping, un frappuccino da Starbucks e così finalmente arivammo all'ennesimo negozio dove Sophie mi promise che avremmo trovato il vestito perfetto.
Ovviamente lei aveva già il suo, lo aveva comprato tempo prima, lei si innamorava a prima vista di questi vestiti e così li prendeva e trovava sempre la giusta occasione dove usarli.
Aveva comprato un vestito arancione per trovarsi in accordo con i colori autunnali o almeno così aveva detto lei.
Quel pomeriggio con me comprò le scarpe dorate che le mancavano.
Il negozio nel quale eravamo appena entrate era pieno zeppo di vestiti di ogni genere, una commessa si avvicinò a noi e ci chiese se avessimo bisogno di aiuto e una volta accettato il suo di aiuto inziammo a vedere i vestiti che lei ci proponeva. Dopo averle detto che non avevo idea di che genere di vestito volessi ne tolse fuori tantissimi di ogni tipo o genere, di tutti i colori. Ne iniziai a provare qualcuno fino a che non mi vidi addosso quello che sicuramente non avrei cambiato con nessuno. Era Il vestito. Blu. Adoravo quel colore sui vestiti.
Era perfetto, mi stava giusto giusto. Fasciava perfettamente il seno e copriva benissimo i miei fianchi larghi. Avevo una fisionomia veramente strana e quel vestito mi faceva sentire bene, mi piaceva moltissimo come mi stava così decisi di comprarlo. Non lo pagai neanche molto così mi lanciai subito alla ricerca delle scarpe perfette da abbinarci.
Le trovai poco dopo, un paio di scarpe argentate perfette da mettere sotto il vestito.
"Bene, ora manca da prenotare l'estetista e la parrucchiera, poi credo che possiamo dirci pronte per l'homecoming." Disse Sophie e mi strascinò ancora in giro per negozi.
Alla fine, stanca morta tornai a casa. Non c'era nessuno, Shawn era uscito, probabilmente era andato agli allenamenti, cosi iniziai a mettere a posto tutta la roba che avevo comprato, mi misi una felpa e poi inziiai a cucinare qualcosa per me e per colui che sarebbe tornato di li a poco.
Appena tornato filò come un autotreno sotto la doccia e non ne uscì prima di una mezz'ora. Qualcosa mi sa che era andato storto. Ne uscì fuori solo con un asciugamano in vita (aveva questa benedetta abitudine di girare mezzo nudo per casa sempre e comunque) venne in cucina e prese un bicchiere d'acqua congelato.
"Usciamo." Disse e poi se ne andò via.
Credeva veramente che saremmo usciti proprio la sera in cui mi ero impegnata a cucinare?
"Ehi." Tentai un approccio gentile, forse non era andata proprio nel migliore dei modi agli allenamenti. "È successo qualcosa?"
"Porca puttana!" Sentii urlare da dentro.
"Posso entrare?" Dissi aprendo piano piano la porta.
"Fai quel che cazzo ti pare! Lo fai sempre no?" Sbraitò contro di me.
"Ehi coglione! Vedi di calmarti! Io non ho fatto un cazzo, sei tu che sei incazzato come una bestia! Porca puttana Shawn, calmati, non è come me che dovresti essere incazzato." Dissi aggiungendo qualche rafforzativo. Ma che aveva contro di me?
"Fanculo!" Urlò infine sbattendo l'anta dell'armadio dal quale aveva appena cacciato una felpa. Si mise a sedere sul letto e iniziò a passarsi freneticamente le mani tra i capelli.
"Calmati. Cosa è successo di così grave?" Chiesi lentamente.
"Ero agli allenamenti, stavo correndo in giro per il campo quando poi mi hanno chiamato dalla panchina. Ho sempre fatto del mio meglio nel campo, abbiamo sempre giocato bene, abbiamo vinto un sacco di trofei a differenza di quella squadretta del cazzo di figli di papà. Mentre facevamo l'allenamento oggi è arrivato il preside Wetherby e ha parlato per un po' con il coach. Il coach aveva iniziato ad urlare contro il preside ma lui imperterrito continuava a sventolare un fottuto foglio di carta che aveva in mano. Dopo che quel pezzo di merda se ne era andato il coach ci ha chiamati tutti. La squadra di basket chiude i battenti, la prossima sarà l'ultima partita. Ci ritiriamo dal campionato pare per mancanza di fondi. Quei ricconi del cazzo hanno i loro genitori che pisciano soldi su quel campo del cazzo. Noi non abbiamo nessuno. Non è giusto. È l'unico modo per avere i crediti necessari per poter entrare al college."
Sputò tutto fuori d'un fiato.
"Tranquillo, troveremo un modo. Lo troviamo sempre." Dissi cercando di confortarlo. Ogni piccolo ostacolo che ci si parava d'avanti lo affrontavamo insieme da quando vivevamo insieme.
"Credi veramente che riusciremo a salvare la squadra. Nell'altra non potrei entrare, io non sono figlio di nessuno che conti in questa scuola di merda." Disse sconsolato.
"Oh ma dai! Tranquillo, in qualche modo faremo. Comunque, passando a cose importanti: ho cucinato!" Dissi entusiasta.
"Non è il tuo turno oggi?"
"Si"
"E allora di cosa dovrei meravigliarmi?" Chiese
"Del fatto che mi ci sono applicata molto e che penso che ti piacerà. Alza il culo dal letto e vieni." Dissi andandomene in cucina.
Mi seguì poco dopo e mangiammo la cena che avevo cucinato, non era Master Chef ma schifo non faceva quel che avevo preparato. C'erano un sacco di cose sul tavolo e le finimmo tutte, poi lavai i piatti e vidi che Shawn si era cambiato ma non aveva il pigiama addosso.
"Ehi, dove vai?" Chiesi
"Usciamo, te lo ho detto prima." Disse ovvio.
"Ah ok." Dissi stranita, durante la settimana di solito non uscivamo a causa della scuola ma quella sera sembrò che avremmo fatto un'eccezione.
Mi tolsi la sua felpa comoda e ne misi una mia, presi il cellulare e le chiavi e uscii insieme a lui.
Salimmo in macchina e Shawn girò senza meta per le strade di New York, adoravo girare di notte in quella città piena di luci. Amavo New York forse anche più di Parigi. Poi come se gli venne un colpo di genio girò e si addentrò in una via, si fermò davanti un bar e scese dicendomi di aspettarlo in macchina. Ritornò cinque minuti dopo con una busta che posò sui sedili posteriori.
"Dove andiamo?" Chiesi
"Ora te lo mostro."
Prese diverse strade finchè non arrivammo in un luogo isolato, c'era poca gente e tutti erano seduti per terra sul prato verde. Guardavano tutti verso l'alto. C'erano molte macchine dove avevamo parcheggiato la nostra e molte di quelle si muovevano, era una cosa abbastanza disgustosa. Seguii Shawn che si allontanò un po' dalla nostra macchina e ci sedemmo lontano dalla gente che era in quel parco.
Aveva portato con se la busta del bar, ne cacciò fuori una bottiglia di vodka alla pesca, sapeva che era la mia preferita, e un pacco di sigarette.
"Mi pare che un po' di tempo fa avevi voglia di una serata così, vodka e sigarette. Quindi eccola qui." Sentenziò e mi porse la bottiglia mentre apriva il pacchetto di sigarette.
Sorrisi tra me e me. Se ne era ricordato.
"Hai ragione. È una cosa che desideravo. Ammetto che quando ero a Parigi a volte prendevo una bottiglia di qualche tipo e una sigaretta e mi rilassavo così sul balcone del mio appartamento che era con vista sulla Tour Eiffel." Dissi ricordando la mia vita a parigi e prendendo un sorso dalla vodka. Bruciava nella mia gola ed era una cosa che mi piaceva da morire.
Presi una sigaretta e l'accesi. Aspirai il fumo e poi lo gettai fuori. Il ragazzo di fianco a me si era sdraiato e io lo guardai dall'alto: aveva gli occhi chiusi, era rilassato e con una tranquillità invidiabile mise una mano alla base della mia schiena. Se pensava minimamente di avere qualcosa da me quella sera si sbagliava di grosso.
"Sdraiati e guarda su, è rilassante. Passami la bottiglia." Disse e tolse la mano dalla mia schiena per prendere la bottiglia. Mi sdraiai anche io e guardai il cielo. Era pieno di stelle, più o meno New York era la stessa, un sacco di luci vicine vicine.
"Vorrei rimanere qui per sempre." Dissi di getto prendendo un altro tiro dalla sigaretta.
"Se solo non dovessimo andare a scuola domani potremmo anche rimanere qui." Disse
"Che palle la scuola. La odio. Lei e tutti i suoi eventi del cazzo." Dissi prendendo un sorso di vodka.
"Non ti piacciono gli homecomings della scuola? Sei una ragazza dovrebbero." Rispose invece lui.
"Non sono proprio il genere di feste che piacciono a me."
"Almeno dopo il prossimo per due giorni non dovrò guardare la McDermott in faccia. Quella donna riesce a farti scendere gli ormoni sotto lo zero." Disse ridendo
"Già, dopo il ballo d'autunno c'è il giorno del ringraziamento. Dove lo passerai?" Chiesi
"Di solito lo passo con la mia famiglia, le feste le passo con loro, a parte il capodanno, il Natale e il resto li passo con loro. Tu invece?"
"Non ne ho idea. L'anno scorso ero a Parigi e non lo ho festeggiato proprio. Non voglio tornare a casa, neanche per un giorno da sola, credo che lo passerò a casa. Pizza, birra e Netflix." Sentenziai
"Vieni da me." Disse lui semplicemente. Aveva controindicazioni l'accettare il suo invito?
"Sembra un'alternativa migliore rispetto a quella che ho. Ma non voglio essere di troppo nella tua famiglia." Dissi.
"Figurati. Non sei di disturbo, nel peggiore dei casi possiamo continuare la finta che abbiamo messo in scena al fidanzamento di tuo fratello così sarai di famiglia, anche se per finta." Disse
"Ok, accetto. Ma niente finte. Io e te siamo solo amici." Asserii.
"Va bene." Annuì.
Passammo qualche minuto in assoluto silenzio, semplicemente passandoci la vodka e una sigaretta. Quella bottiglia non era arrivata nemmeno a metà, non potevamo ubriacarci. Smisi di guardare le stelle dopo un po' e mi concentrai su altro. Il mio sguardo cadde su Shawn che ancora guardava in cielo. I lineamenti del volto rilassati, lo sguardo perso, sembrava un bambino.
"Vorrei giocare nell'NBA." Disse di getto "è il mio sogno da quando sono bambino."
"Vorrei dirigere un film. Questo è il mio sogno da quando sono bambina." Dissi io invece.
"Sul serio? Un film?" Chiese girandosi nella mia direzione, allora i nostri sguardi si intrecciarono.
"Si. Amo il cinema e sogno di diventare una regista di successo. Non un'attrice quanto una regista. Mi metterei li, a studiare ogni inquadratura, ogni sfumatura di colore durante le riprese, l'orario perfetto e preciso al minuto, le parole soppesate una per una." Dissi
"Quindi al college avresti intenzione di studiare Belle Arti? O una scuola di cinema per quanto ne sappia." Chiese
"In realtà al college vorrei prendere anche io Medicina come te. Per quanto siano due cose completamente diverse la carriera da regista è un sogno e quello rimarrà probabilmente per sempre. Credo che ci sia bisogno di crearmi una carriera che possa darmi sicurezza e se poi riesco a scrivere qualcosa di bello e trovare qualcuno che lo sostenga economicamente che ben venga." Dissi con gli occhi sognanti ma che non si staccavano dai suoi
"Al momento il mio sogno è cambiato." Disse lui con voce roca. "Credo che ce ne dovremmo andare, è tardi e domani abbiamo scuola." Disse alzandosi di scatto.
"Si. Andiamo." Annuii e ci alzammo per andarcene.
Arrivammo alla macchina dove ora le persone che c'erano prima si erano dimezzate. Le macchine erano sempre le stesse.
Shawn mise in moto e dopo poco arrivammo a casa, andai in camera mia per mettermi il pigiama mentre Shawn andava in camera sua. Per un momento pensai che forse sarebbe stato il caso di dormire nel mio letto ma poi mi resi conto che dopo tutto il tempo che avevamo dormito insieme sarebbe sembrato strano se non avessimo continuato a farlo.
Mi misi una maglia due volte più grande di me con la Tour Eiffel disegnata sopra, un pantalone e andai ad infilarmi nel letto del mio coinquilino. Era triste dormire da soli li dentro. Non sembrava che ci potessero essere controindicazioni nel dormire insieme per quanto fosse strano perciò continuavamo a farlo.
Shawn guardava il cellulare e vi scorreva sopra il dito. Si accorse di me e mi guardò mentre andavo a sedermi vicino a lui.
"Che c'è? Perchè mi guardi così?" Chiesi
"Non ti gurdo in nessuna maniera particolare. James mi ha appena detto che domani andremo a parlare con il preside per la squadra. Sarà una cosa impegnativa suppongo." Disse
"Si, credo che sarà molto impegnativa."
Mi sdraiai infilandomi sopra le coperte. Ero girata verso di lui e mi venne in mente di ringraziarlo per la serata appena passata, lui aveva ricordato.
"Grazie per stasera. Ti sei ricordato della mia serata io tu la vodka e le sigarette. Perciò grazie. Ti voglio bene Shawn." Dissi senza aver effettivamente programmato l'ultima parte.
"Oh mio Dio, tutta questa dolcezza per me è più cancerogena delle sigarette." Disse ridendo cosí gli tirai un pugno sul braccio.
"Ehi! Questo mi è costato molto! Io non esprimo molto i miei 'sentimenti' e tu mi rispondi così? Fanculo Shawn." Dissi girandomi facendo la finta offesa
"Oh ma andiamo, so che esci pazza per me." Disse con la voce dolce e abbracciandomi da dietro, da vomito.
"Nei tuoi sogni Anderson."
"Ti voglio bene anche io bambolina." Disse sussurrandomelo all'orecchio.
Mi scossero mille brividi. Mi venivano i brividi quando mi parlavano all'orecchio.
"Buonanotte Anderson." Dissi girandomi verso di lui e accucciandomi di più a lui.
"Buonanotte bambolina." Disse baciandomi la fronte come faceva ogni sera.
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