Sabato 22 febbraio 2003
Non ero scesa quel weekend, ormai lo facevo solo se strettamente necessario. A pranzo avevo invitato Cinzia, sapevo che era rimasta a Bologna per studiare tutto quello che non era riuscita a fare nelle settimane passate, braccata da Simone e dal suo eccessivo bisogno di "contatto".
Mi aveva chiesto se mi andava di andare da lei per una cosa veloce, perchè sapeva che se fosse venuta da me, si sarebbe trattenuta mezzo pomeriggio a cazzeggiare e raccontare del suo moroso dagli appetiti sempre più incontenibili e della sua coinquilina sempre più agitata per quella situazione assurda.
Mentre stavamo per buttare una banalissima pasta spuntò Vale dalla sua camera.
«Me ne butti sessanta grammi in più?» chiese, avvicinandosi alla pentola e guardandoci dentro.
«Ma certo, Contessa Dracula.»
Tempo di cucinarsi la pasta e Vale venne a prendersi il suo piatto. Sembrò titubante se andare a consumarlo in camera o rimanere lì con noi, ma infine scelse la seconda, con un'aria di chi sta soppesando pro e contro in quello che sta facendo.
Cinzia chiese come mai amavo rimanere a Bologna nei weekend e io spiegai brevemente che avere a che fare con i miei era a dir poco terribile e che Lorenzo sapeva essere saggio sulla quantità di tempo in cui vedersi. Involontariamente, finimmo di nuovo a parlare del suo moroso, di alcune voci che arrivavano su presunti tradimenti più o meno pesanti.
Vale ci osservava in silenzio, ma all'ennesimo commento deprimente di Cinzia, alzò la forchetta.
«Cinzia, ma perchè non inizi a farci qualche chat erotica. Tanto sono maschi, ci sono abituati.»
La guardammo in maniera piuttosto interrogativa. Non era un commento che ci aspettavamo, nel senso che non erano argomenti che bazzicavamo. Io non avevo mai nemmeno provato e non ci tenevo, Cinzia non so, ma considerato che aveva un moroso pressochè perennemente eccitato, difficilmente aveva tempo per altro.
«In che senso?» chiese la padrona di casa.
«Angela non vuole Simone tra i piedi, Simone è in tua adorazione quando state insieme e passerebbe la vita a fare sesso con te. Un buon modo per unire le due cose è fare sesso a distanza.»
«Cioè lui si masturberebbe mentre chattiamo?»
«Tanto è tutto qui dentro» disse Vale indicandosi la testa, «le sensazioni vengono da qui. Tu ci fai sesso virtuale, gli abbassi la pressione del testosterone e lui non va a far danni. Meglio la sua mano destra che quella di qualcun'altra, no?»
«Ci penserò» disse Cinzia tagliando corto. Non parlammo più di Simone, quel pranzo, ma ci saltò agli occhi quanto Vale si stesse staccando dalla realtà.
Il fatto che non uscisse praticamente mai di casa, non interagisse con nessuna di noi se non per cortesia o per impellente necessità, e se ne uscisse con quelle trovate da nerd allupato, mi fece a lungo pensare a quanto stava buttando via la sua vita.
Quanto era bella quando veniva a ballare di nascosto, facendo girare la testa a chiunque fosse nei paraggi. Mi si strinse il cuore e cercai di cancellare quelle immagini che mi facevano tornare a quel periodo bello ma incasinatissimo.
Cos'era rimasto di quella Vale? Forse nulla. Al posto suo c'era un caschetto azzurro sopra una pelle anemica, che navigava in un mare di nero formato da felpe e tute. Gli occhi iniettati di sangue e le occhiaie facevano pensare a notti passate davanti allo schermo a fare chissà cosa. Chat erotiche magari.
Scacciai quell'idea, che però tornò più volte a ripresentarsi nei giorni successivi. Forse volevo solo evitare che prendesse una china complicata poi da risalire, forse era un sentimento di gelosia, sebbene lei mi avesse già specificato di non volere nemmeno una vera e propria amicizia, con me.
****
Cinzia non riusciva a fare quella cosa che le aveva consigliato Vale, anzi, quel paio di volte in cui aveva accennato ad argomenti espliciti online, Simone aveva detto qualcosa tipo "Arrivo subito, fatti trovare senza slip, grazie".
«Brava Rei, adesso va pure peggio» ci scherzai su, un paio di settimane dopo.
«Si ma che palle voi, sembra che sia sempre tutto colpa mia. Se non sa gestirsi il tipo, non deve scaricare la colpa sugli altri. È lei quella che studia per fare la psicologa, mica io.»
«Dai, sabato pomeriggio io, te e Angela usciamo un po', lasciamo posto a Sperminator» replicai.
Non nascondo che la mia idea era quella di schiodarla un po' di casa, per farla uscire dal suo mondo digitale. L'idea che se ne stesse in camera a chattare con maschi allupati mi dava agitazione. Ma non sapevo dire esattamente da dove venisse quell'agitazione.
«A far vasche in centro magari, bleah» rispose lei, disgustata «Poi con Angela, che tutto al paese suo costa meno. No, uscite voi, per carità.»
«Con Angela mi arrangio io» disse Cinzia, «tocca a lei fare la spesa grossa, guarda tutti i prezzi quindi le servono almeno due ore. Mi guarderà male al massimo.»
«Cinzia ma a me non mi frega se fate sesso, potete farlo, mica mi disturbate» disse Vale, cercando di risultare serafica.
Cinzia si mise le mani sui fianchi, guardandola male.
«Sono io che mi disturbo a pensare a te lì, di fianco che ci... senti, mentre ti fai i fatti tuoi.»
«Che rottura di scatole.»
Convincerla fu una piccola vittoria. O per lo meno la sentii tale, e ringraziai per quella fortuita combinazione di eventi che mi aveva dato modo di averla ottenuta.
In fondo persino Napoleone diceva che era meglio un generale fortunato che uno bravo.
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