Il segreto di Mario (parte sesta)
Il suo cuore cominciò a pulsare più del dovuto e quindi lei cercò di calmarsi chiudendo gli occhi e facendo un altro respiro profondo.
Li riaprì e gli chiese con tono monocorde: "È vero ciò che mi ha detto Cherifa? Che tu le hai spiegato che Damiano non è l'uomo che fa per me e che è un criminale?"
Lui si morse la lingua. "Io... mi dispiace, Elisabetta, ma ho detto solo ciò che penso."
Lei digrignò i denti. "Non ti permetto di parlare di lui in questo modo. Tu non sei nessuno per affermare queste cose! Hai capito? Nessuno!"
Lui si avvicinò a pochi centimetri dal suo viso. "Sono un poliziotto, Elisabetta. Un poliziotto che è stato incaricato di lavorare sul suo caso e che è convinto della sua colpevolezza. Sei tu quella che si rifiuta di guardare in faccia la realtà. Basta trovare scuse, basta intraprendere cacce alle streghe quando la verità è sotto gli occhi di tutti. Damiano è colpevole, punto."
Lei indietreggiò, confusa e spaventata per il suo tono categorico. "Ti stai sbagliando, non... non può essere. Io mi fido di lui, ha il mio appoggio. Troverò un avvocato che lo difenderà e quando dimostrerà la sua innocenza, ti vergognerai a tal punto da volerti nascondere sotto terra."
L'ispettore mise le braccia conserte. "Non ti sembra di essere troppo coinvolta in questa storia da non riuscire a distinguere la verità dalla menzogna? Non sei obiettiva e non lo sarai mai fino a quando non accetterai Damiano per quello che è: un criminale!"
Lei si infervorò ancora di più: "Perché ti accanisci tanto contro di lui? Quali prove hai in mano da essere così sicuro della sua colpevolezza?"
Il poliziotto spiegò, certo della sua tesi: "Io e i miei colleghi stavamo assistendo al concerto di Einaudi. A un certo punto, abbiamo sentito un vociare e quando ci siamo accorti da dove proveniva, abbiamo visto Damiano alzarsi e uscire di fretta dalla sala. All'inizio non ci ho dato peso, ma poi l'allarme ha suonato e, credendo che fosse successo qualcosa nell'ufficio del direttore dell'hotel, siamo andati all'ultimo piano." Mise la mano destra in tasca e con la sinistra cominciò a gesticolare. "Abbiamo trovato una parrucca sulle scale che portavano alla terrazza e ci siamo recati lì. Arrivati a destinazione, abbiamo trovato Damiano in stato confusionale. Continuava a dirmi che non era stato lui, che era innocente... Io non capivo, ma è stato tutto più chiaro quando i miei colleghi hanno trovato il cadavere di Dark Rose sul marciapiede. E ciò che è peggio è che nella tasca di Damiano abbiamo trovato il Rubino celeste. Ora ti è tutto più chiaro?"
La giornalista scosse la testa. "Ho parlato con Cherifa e mi ha detto che ha assistito a tutta la scena dal basso. Certo, non riusciva a distinguere chi fosse chi perché era troppo distante, ma mi ha raccontato la dinamica dei fatti: Dark Rose si è buttata dal parapetto della terrazza! Perché non le vuoi credere?"
Lui si guardò attorno per evitare che ci fossero orecchie indiscrete e rispose con un'altra domanda: "E io perché dovrei credere a un'amica di Damiano, eh? Avanti, non dirmi che non pensi anche tu che loro due si fossero messi d'accordo!"
La giornalista aggrottò le sopracciglia. "C-Cosa vuoi dire?"
Lui spiegò con tono fermo: "Che Cherifa sta coprendo Damiano. E lo sta facendo o di sua spontanea volontà o perché gliel'ha chiesto lui. Oppure un'altra valida ipotesi è che Damiano si sia servito di lei come alibi. Per questo le ha chiesto di osservare la stanza del direttore: lui ha escogitato tutto nei minimi dettagli."
Elisabetta rimase inorridita dalle sue insinuazioni. "Stai trattando Damiano come il peggiore dei criminali, ma lui non è così..."
"E tu lo stai trattando come se fosse un Santo, il protettore dei giornalisti, ma sai che non è così..." Allargò le braccia e continuò: "O forse vuoi negare che la sua breve carriera giornalistica sia stata costellata da errori e reati? Finora gli è sempre andata bene perché c'ero io a insabbiare i suoi colpi di testa, ma quello che ha fatto ieri sera è troppo grave e si merita di finire in galera."
La giornalista abbassò lo sguardo. "È vero, non è un mistero che Damiano si è sempre messo nei guai, ma... lui ha agito in buonafede."
"Anche quando voleva pagare quei tre ragazzi per ottenere un'intervista sul pestaggio di Carmine? Persino in quel caso ha agito in buonafede, per amore nei confronti della giustizia?" Abbassò la voce e terminò il discorso con una stoccata: "Ricordati che sono stato io a far sparire quell'assegno e che se non fosse stato per me, a quest'ora starebbe in galera da almeno due mesi." La giornalista stava per replicare, ma lui continuò: "Andare in prigione gli servirà a capire che lavorare come giornalista non significa agire indisturbato oltrepassando i limiti della legge. Se l'ho sempre coperto fino a ora, è solo perché lo ami, ma adesso non posso più tacere. Arrenditi e guarda anche tu negli occhi il suo lato oscuro."
Elisabetta si mise a ridere. "Ancora? Sembra che stiamo parlando di Al Capone. Senti, non m'interessa cosa pensi di lui, io sono convinta che è innocente e te lo dimostrerò." La testa cominciò a girarle e sospirò più volte per calmarsi. "Prova a ragionare: chi è stato ad attivare l'allarme in hotel se non Damiano? Perché l'avrebbe fatto se avesse avuto qualcosa da nascondere? Anche il fatto che sia uscito dalla sala del concerto provocando tutto quel rumore mi sembra strano. Se lui avesse voluto agire proprio durante lo spettacolo, non si sarebbe mai comportato così attirando gli occhi di tutti. La tua teoria, caro Edoardo, fa acqua da tutte le parti."
Il poliziotto abbassò lo sguardo: non ci aveva mai pensato. "Beh... forse c'è stato un imprevisto. Oppure era tutto un piano per passare dalla parte della vittima contro Dark Rose. Non possiamo escludere alcuna ipotesi."
Lei rise per le sue strampalate obiezioni. "Certo, in fondo il confine tra giornalista e criminale provetto è molto labile. Quale sarà il prossimo passo? La sua evasione in grande stile aiutato da un'organizzazione criminale?"
Edoardo sbuffò. "Dai, basta prendermi in giro. Sono sicuro di quello che dico, da Damiano dobbiamo aspettarci di tutto. Mi dispiace pensare queste cose di lui, mi rendo conto che ti sto ferendo, ma... è un bene che tu scopra adesso chi è davvero e non quando sarà troppo tardi."
Elisabetta finse di non aver sentito le sue parole e continuò: "Se sono giunta fin qui, non è di certo per litigare con te. Voglio vedere Damiano e dargli tutto il mio supporto, dove si trova?"
L'ispettore allargò le braccia. "Non puoi vederlo, mi dispiace. Serve l'autorizzazione del giudice."
La donna rimase stizzita dall'ennesimo atteggiamento di sfida del suo amico. "Non posso crederci... ora vuoi pure negarmi di parlare con Damiano? Quindi io sono uscita stamattina dall'ospedale contro tutte le raccomandazioni di medici e infermieri per venire qui e farmi dire che non posso vedere Damiano? Ho chiesto di essere dimessa apposta per arrivare fin qui e parlare con lui, tu non mi fermerai!"
Si allontanò e cominciò a percorrere il corridoio guardando le targhette sulle porte. "Dove si trova? Dov'è Damiano? Dimmelo!"
Edoardo la prese per un braccio e la invitò a comportarsi in modo consono all'ambiente in cui si trovava. "Lui non è qui... Stanotte è stato trasportato in carcere. Questa volta non posso fare delle eccezioni per te, mi dispiace. Serve un'autorizzazione del giudice e non so entro quanto tempo riuscirai a ottenerla."
La giornalista si divincolò per far lasciare la presa al poliziotto, schifata dal suo comportamento. Erano amici, perché si stava comportando così? Damiano aveva bisogno di tutto il suo sostegno.
A un certo punto, una porta si aprì e uscirono due figure: la prima con lo sguardo basso e la seconda con un'aria di stanchezza sul viso.
"Cherifa..." si lasciò sfuggire la giornalista vedendo la ragazza.
Duca alzò lo sguardo e, appena incontrò gli occhi azzurri di Elisabetta, rimase paralizzata.
"C-Cosa ci fai qui? Tu dovresti essere in ospedale!"
"È quello che le ho detto anch'io" commentò Edoardo incrociando le braccia al petto.
La giornalista sospirò. "Lo so, ma non riuscivo a rimanere sdraiata nel letto aspettando la fine della flebo mentre Damiano era nei guai. Avevo bisogno di venire qui per... sentirmi utile."
"Lei dovrebbe essere Elisabetta Ebre, giusto?" domandò la seconda figura, dandole la mano. "Piacere, sono il commissario Giovanna De Martino e gestisco il caso del suo fidanzato."
A quelle parole, la giornalista rimase bloccata e i suoi occhi azzurri saettarono dal viso di Cherifa a quello della sua interlocutrice. Erano molto simili, a parte i capelli della seconda, che erano legati in uno chignon.
Si notava la loro differenza d'età, ma i tratti somatici erano quasi identici: il naso all'insù, le labbra carnose e le guance piene.
Cercò di destarsi dai suoi pensieri e ricambiò il gesto porgendole la mano. "Sì, sono io... piacere. Ci siamo già viste da qualche parte?"
Il commissario scosse il capo. "No, ma ho sentito parlare molto bene di lei. È una delle firme più importanti di Vite dal mondo, quindi la sua fama la precede. La stimo molto come giornalista."
Elisabetta arrossì per l'imbarazzo. "Grazie, io... non me l'aspettavo..."
"Scusate se vi interrompo" disse Cherifa per attirare la loro attenzione. "Devo andare a lavoro, sono in ritardo. Stamattina ho avvertito il mio capo che sarei andata a lavorare più tardi a causa dell'interrogatorio, ma non posso farlo aspettare ancora."
Il commissario annuì e le strinse la mano. "Capisco, grazie per la tua collaborazione. Buon lavoro."
Elisabetta propose alla ragazza: "Se vuoi, ti posso portare io a lavoro. Sono venuta qui in macchina con il mio capo, magari lui potrebbe accompagnarti al bar."
Cherifa scosse la testa. "Grazie, ma il bar è nelle vicinanze. Non ci vorrà molto."
Salutò anche Edoardo e la giornalista e si allontanò a passo svelto.
Dopo la sua uscita di scena, calò il silenzio.
Ci pensò Elisabetta a romperlo, consapevole di avere ancora un asso nella manica da giocarsi. "Possiamo darci del tu, vero?" Giovanna annuì con un sorriso e la giornalista continuò: "Bene, mi piacerebbe incontrare Damiano... Vorrei solo parlargli e... capire se è colpevole o no. Io mi fido di lui, con me si confiderà. Se lui c'entra qualcosa con il furto del Rubino celeste, lo capirò. Mi basterà guardare i suoi occhi e vedere se riesce a reggere il mio sguardo per comprendere se mi sta mentendo."
Il commissario sgranò gli occhi, come se quella proposta l'avesse colta alla sprovvista.
Si voltò verso Edoardo per cercare il suo consenso e lui si limito a dire: "Le ho spiegato che serve un'autorizzazione del giudice. Non è così facile parlare con Damiano..."
"...ma possiamo fare un'eccezione, no?" chiese lei alzando un sopracciglio.
Dal suo tono, quella domanda sembrava più un'affermazione.
Edoardo si mise una mano tra i capelli e annuì. "C-Certo, nessun problema. Però..."
"Perfetto" sentenziò il suo capo senza lasciarlo parlare. Si voltò verso la giornalista e le mise una mano sulla spalla. "Non ti preoccupare, me ne occuperò io. Ti farò telefonare per fissare un colloquio con Damiano. Forse già per domani, ma non ne sono sicura."
Gli occhi azzurri di Elisabetta si illuminarono di colpo. "Oh, sì, sarebbe fantastico. Grazie mille!"
Edoardo corrugò la fronte e guardò il commissario, quasi non riconoscendola più. Perché era così accondiscendente nei suoi confronti? In quelle settimane di lavoro insieme non l'aveva mai vista sorridere a una persona coinvolta in un caso. Aveva sempre mantenuto le distanze, come se avere un coinvolgimento emotivo nei loro confronti non le permettesse di ragionare in modo obiettivo.
La giornalista con un po' di incertezza le domandò: "E... credi che Damiano sia colpevole?"
Spazio Sly
Vi è piaciuta la sesta parte del ventesimo capitolo? Cosa ne pensate? Elisabetta ha discusso con Edoardo e nel frattempo si sono aggiunte alla conversazione anche il commissario De Martino e Cherifa.
Il dettaglio sulla somiglianza tra Giovanna e Cherifa non è casuale ovviamente, è un particolare che sarà di fondamentale importanza nei prossimi capitoli (cioè nel terzo volume).
Mi scuso se non ho pubblicato questa parte alla solita ora: ho avuto un problema con la tastiera del pc e sono stato tutto il pomeriggio a capire come risolverlo, ma non ci sono riuscito. Vi sto scrivendo dal computer fisso.
Ci vediamo sabato con un nuovo aggiornamento!
P.s. Giovedì ho un altro esame in università: visto che l'altra volta mi avete portato fortuna, potete augurarmi in bocca al lupo? Stavolta ne ho davvero bisogno.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro