Furto con sorpresa (parte nona)
"Ora... ti devo lasciare, ci sentiamo dopo! Quando la luce si spegne, mandami un messaggio!"
Chiuse la chiamata ancora prima di sentire la sua replica e mise il cellulare nella tasca dei pantaloni.
Si rivolse verso Edoardo e notò che il poliziotto stava continuando a fissarlo. Di sicuro non era contento di vederlo lì.
Il giornalista si mosse verso di lui, ma il poliziotto si allontanò, coinvolto da altri colleghi in una conversazione.
Damiano sospirò e si avvicinò al tavolo in cui i camerieri offrivano i bicchieri di amaro. Aveva bisogno di qualcosa di forte per affrontare quella dura serata.
Dopo mezz'ora, Damiano salì sull'ascensore per arrivare all'ultimo piano, quello dell'ufficio del direttore. Cherifa gli aveva comunicato un quarto d'ora prima che le luci si erano spente e lui voleva effettuare un sopralluogo per controllare la situazione.
Arrivò al piano e uscì dall'ascensore, che si richiuse dietro di lui.
Si guardò attorno: a destra e a sinistra era presente un lungo corridoio con i lumini accesi. Il tappeto rosso e i soffitti ornati di fiori affrescati abbellivano l'ambiente e lo rendevano quasi surreale.
Dopo un attimo di indecisione, Damiano si instradò nel corridoio a destra e guardò le targhette esposte vicino alle porte.
Quando arrivò davanti all'ufficio del direttore, si fermò. Tutto era tranquillo.
Il vociare degli invitati si sentiva persino da quella posizione.
"Scusi, lei non può stare qui!"
Damiano sobbalzò sentendo quella voce.
Si voltò e vide una ragazza con l'uniforme dell'hotel: camicia bianca, cravattino, giacca grigia e un tubino che le arrivava fino al ginocchio. I suoi lunghi capelli biondi erano raccolti in una coda e gli occhi azzurri erano così espressivi e profondi che sembravano innaturali. Il particolare che più colpì Damiano fu la pelle del viso: era diafana, bianca come un lenzuolo, irreale.
"Allora? Non può restare qui, scenda di sotto con gli altri invitati!"
Il giornalista annuì. "Ha ragione, mi... mi scusi. Stavo cercando il bagno e non so nemmeno io come sono finito qui..."
Abbassò lo sguardo e le passò vicino.
La ragazza si voltò verso di lui. "Certo, si aspetta che io le creda? Scommetto che lei è uno di quei giornalisti curiosi che ha ottenuto l'invito solo per uno scambio di favori!"
Damiano girò il capo verso di lei e alzò un sopracciglio, cercando di mantenere la calma. "Non so di cosa lei stia parlando..."
Quella ragazza sbuffò. "Adesso scenda... Avanti!"
Damiano, messo in soggezione da una voce così tonante, annuì e si allontanò con passo veloce, attraversando quel corridoio sotto lo sguardo dei lumini.
Un sorriso soddisfatto comparve sul volto diafano della ragazza.
Un'ora dopo, Damiano era seduto in una delle ultime file. Il concerto di Ludovico Einaudi era cominciato da quaranta minuti e il pubblico continuava ad assistere estasiato a quel mondo di suoni. Il pianoforte era posto sul palco e ai lati l'orchestra accompagnava il musicista durante i vari pezzi.
Dopo l'ennesimo brano, ne cominciò un altro e già dalle prime note fu subito chiaro quale sarebbe stato: il celebre Le Onde. Pochi accordi che bastavano a far scuotere l'anima anche alle persone più fredde e introverse.
https://youtu.be/Vg-0DFNTBm0
Mentre le mani di Einaudi danzavano sui tasti, nelle orecchie del pubblico c'era davvero la sensazione di trovarsi in una spiaggia, di sentire le onde che si infrangevano sulla battigia, il vento che cullava la loro pelle. Un brano che era una vera e propria carezza al cuore.
Mentre Damiano lo ascoltava, chiuse gli occhi e subito davanti a sé apparvero molti ricordi legati alla sua dolce metà, Elisabetta: la prima volta che si erano visti in redazione, il primo sguardo che si erano scambiati, la prima stretta di mano in cui lui cercava di mostrarsi tranquillo anche se era agitato alla notizia di lavorare all'interno di Vite dal mondo.
Sembrava passata un'eternità da allora, ma il tutto era successo solo tre mesi prima. In quel lasso di tempo gliene erano capitate di tutti i colori, ma nonostante tutto era lì, in quella sala, in veste di giornalista per conto della più importante redazione di Mestre. Non riusciva ancora a crederci. Tutti i giorni che aveva passato lottando per avere quel posto finalmente avevano un senso. Un posto che si era guadagnato, un posto che gli spettava di diritto. Certo, arrivando lì aveva rovinato la famiglia Bacco, ma per lui era giusto così: ognuno doveva assumersi le conseguenze delle proprie azioni. Per essere lì, in quella sala, aveva dovuto guadagnare la fiducia di Eliseo, il suo capo. Aveva dovuto agire sotto copertura nell'Accademia di Medicina di Algeri, aveva dovuto sopravvivere nei sotterranei del castello del padre di Cherifa. Aveva dovuto stringere i denti e trovare la forza dentro di sé per sopravvivere, per andare avanti in nome di un amore che la differenza di età rendeva più complicato. In nome di un amore che rischiava di non realizzarsi a causa delle molte situazioni di pericolo in cui era stato coinvolto. E infine, si ricordò gli inganni di Dark Rose, il rapimento di Elisabetta, l'evasione della ladra... e il motivo per cui si trovava lì.
Mentre la mente del pubblico si lasciava trascinare da quella valanga di emozioni che il brano causava, facendo pizzicare gli occhi e provocando i brividi da quanto fosse commovente, nelle orecchie di Damiano un improvviso suono sovrastò le note delicate di quel pezzo.
Una parola, sei lettere che gli rimbombarono nelle orecchie e nell'animo: Avanti!
Una parola pronunciata con un tono seccato, con un'espressione crucciata. Una parola e una voce che aveva già sentito non solo quella sera nel corridoio dell'ultimo piano, ma anche prima. Dove le aveva già udite?
Abbassò lo sguardo e cercò di isolarsi dal mondo di suoni circostante.
Tentò di navigare nel mare confuso dei suoi ricordi, nel turbine di voci con cui era entrato in contatto.
Poi, all'improvviso, proprio quando il brano aveva raggiunto il massimo grado di intensità, alzò il capo e aprì la bocca, sbalordito.
Quella voce, la stessa che aveva udito nel corridoio dell'ultimo piano, non gli era nuova. L'aveva già ascoltata: era quella di Dark Rose.
Si alzò di scatto, attirando su di sé gli occhi di chi era nelle vicinanze.
Guardò confuso intorno a sé, intontito da quell'universo di suoni che lo stava circondando. Era solo una sua percezione, un'intuizione che poteva rivelarsi sbagliata. Un mese prima, poco prima che lui leggesse a Dark Rose il documento che riguardava il sistema di sicurezza di quell'evento, la ladra l'aveva invitato alla lettura con un sonante Avanti!. Esattamente lo stesso tono concitato con cui la parola era stata pronunciata da quella ragazza.
Ma era impossibile, non poteva essere lei. Durante il dialogo di poco prima, l'addetta aveva parlato con una voce squillante che non corrispondeva a quella profonda e calda di Dark Rose. E poi la ladra aveva capelli e occhi scuri. A proposito di quegli ultimi, si ricordò dell'impressione che aveva avuto guardandoli poco prima: azzurri, agghiaccianti, irreali. Una pelle così diafana che pareva colorata di bianco. Un travestimento e un trucco perfetti!
La gola gli si seccò di colpo e si voltò indietro cercando di fare lo slalom tra le sedie. Doveva uscire da lì il prima possibile e controllare che la situazione nell'ufficio fosse tranquilla.
Al suo passaggio lasciò una breve scia di brusii legati al suo modo poco carino di districarsi in quel labirinto di sedie. Essendo tra le ultime file, impiegò poco tempo a uscire dalla sala.
Corse verso la hall e salì sull'ascensore, diretto verso l'ultimo piano.
Dalla sua fronte calarono piccole gocce di sudore. Quell'abito così elegante gli sembrava un'armatura che gli impediva di agire in libertà.
Sbuffò e appoggiò una mano alla parete dell'ascensore. Forse si era sbagliato, magari era solo una sua suggestione data dal pensiero fisso nei confronti di quella donna. Un'ossessione che gli stava facendo perdere la sua lucidità mentale.
Arrivato al piano, sentì battere forte il cuore. Il momento della verità era arrivato, il momento in cui avrebbe finalmente scoperto se era diventato pazzo o se le sue supposizioni avevano fondamento.
Avanzò di qualche passo e si girò verso destra, guardando il lungo corridoio che lo separava dall'ufficio del direttore.
E fu proprio in quel momento che strabuzzò gli occhi e corse stringendo i denti verso la porta aperta. Quella donna era lì dentro, ne era certo.
Ogni passo che lo avvicinava all'ufficio gli stringeva lo stomaco. Finalmente si sarebbe trovato faccia a faccia con la donna che stava rovinando la sua vita.
I suoi movimenti erano rallentati a causa di quel vestito troppo ingombrante.
Finalmente arrivò davanti all'ufficio e appoggiò una mano allo stipite della porta.
All'interno la ragazza bionda che aveva visto prima aveva una torcia in bocca e stava frugando in una cassaforte.
Appena sentì il respiro affannato di Damiano, si voltò e il giornalista fu travolto da quel fascio di luce bianca.
Si parò gli occhi con le mani. "Ehi, così mi accechi!"
La ragazza si tolse la torcia dalla bocca e continuò a puntarla verso di lui.
"Non ti muovere!" lo minacciò con tono determinato.
E fu in quel momento che Damiano ebbe la conferma che quella ragazza fosse Dark Rose, la riconobbe dalla voce profonda con cui aveva parlato.
Lui non l'ascoltò e si avvicinò a lei cercando di pararsi gli occhi.
Dark Rose mise una mano all'interno della cassaforte, sempre tenendo puntata la torcia su di lui, e poi con un balzo si lanciò sul giornalista colpendolo alla testa con l'oggetto.
Damiano, barcollando confuso per il fascio di luce che continuava a muoversi e ad accecargli gli occhi, cadde all'indietro, battendo la nuca contro la libreria.
Dark Rose si mise la torcia in bocca e, continuando a puntarla su di lui, si inginocchiò tastando le braccia del giornalista e il fianco sinistro.
Dopodiché girò Damiano su un lato e scappò via.
Il giornalista si alzò imprecando a denti stretti, ma i suoi occhi, ancora abituati al ballo di quel fascio di luce, non gli lasciavano vedere nitidamente.
Si appoggiò alla libreria, aprendo e chiudendo le palpebre.
In più un terribile mal di testa a causa della botta subita non gli permetteva di orientarsi.
Tutto era confuso, gli oggetti intorno a lui si muovevano vorticosamente.
Si mise una mano sulla nuca e, grazie alla luce del corridoio, gli parve di vedere sulla mano delle gocce di sangue.
In preda al terrore, uscì dall'ufficio reggendosi allo stipite della porta.
Cercò di riprendersi e si avvicinò a fatica a un rettangolo rosso con un pulsante nero al centro.
Lo schiacciò, in modo da attivare l'allarme dell'hotel.
All'improvviso il rumore di una sirena gli trapanò i timpani e contribuì a peggiorare il suo mal di testa.
Nei piani bassi dell'hotel si alternarono voci spaventate e altre che tentavano di mantenere l'ordine.
Gli invitati, però, in preda al panico, si alzarono dalle sedie del concerto e si sviluppò un'isteria generale.
Intanto, Damiano percorreva il corridoio toccandosi la testa, cercando di non guardare i lumini per non confondere ancora di più la sua scarsa visuale.
Dopo qualche minuto, i suoi occhi si abituarono a quella condizione e arrivò alla fine del corridoio.
Si fermò e si domandò dove potesse essersi diretta Dark Rose. Da una parte c'era il corridoio opposto a quello che aveva appena percorso, dall'altra parte una rampa di scale che conduceva al tetto dell'hotel e vicino a lui l'ascensore.
Damiano sbuffò e pensò che magari poteva essere entrata in una delle camere.
Proprio quando si stava dirigendo verso il corridoio opposto, si voltò verso i gradini e vide una parrucca bionda sulle scale.
Il giornalista sorrise e salì la rampa, reggendosi al mancorrente per evitare di cadere per il mal di testa.
Dopo aver percorso un numero di gradini che gli parve infinito, arrivò in cima e aprì la porta di sicurezza che lo separava dall'esterno.
Un brivido di freddo lo colse all'improvviso.
Folate di vento sferzavano il suo volto, a causa delle quali fu costretto ad abbassare lo sguardo. Era sicuro che Dark Rose si fosse diretta lì.
Spazio Sly
Come promesso, ho pubblicato la nona parte del diciannovesimo capitolo. Cosa ne pensate?
Finalmente è arrivato il momento clou del capitolo: Dark Rose ha rubato il Rubino celeste, come tutti voi avete previsto. Ma adesso cosa accadrà? Nelle prossime due parti ci sarà un altro grande colpo di scena che sconvolgerà tutti gli equilibri. Il bello deve ancora arrivare!
Spero che il brano di Ludovico Einaudi vi sia piaciuto. Io l'ho ascoltato e devo dire che mi sembra il sottofondo perfetto per raccontare la storia di Damiano, da quando ha conosciuto Elisabetta fino a oggi. È pazzesco: in Chiave sono passati solo tre mesi, ma nella realtà ho cominciato a scrivere di Damiano ben sette anni fa!
Mi sento vecchio XD
Vi invito a commentare per esprimere la vostra sincera opinione.
Ci vediamo sabato con un nuovo aggiornamento!
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