Fino all'ultimo (parte terza)
Il ragazzo esclamò, spazientito: "Perché? Che senso ha proseguire dopo tutto ciò che ci è successo?" Cominciò a piangere. "Ogni volta che siamo felici accade qualcosa di brutto. È capitato tante volte, mamma, e non puoi negarlo."
"Questa volta è diverso" tentò di dire lei, avvicinandosi al figlio.
Lui scosse la testa. "Certo, fino a quando la sfortuna si abbatterà di nuovo su di noi..."
Aura gli accarezzò una guancia. "Perché parli così?"
"Sono stanco, mamma" spiegò lui, cercando di asciugarsi le lacrime. "Non riesco a sopportare tutto questo dolore. Non ti rendi conto che ormai questo viaggio è diventato... surreale?"
Aura aggrottò le sopracciglia. "Perché?"
"Hai anche il coraggio di chiedermelo?" replicò lui, stizzito. "Perché siamo arrivati a uccidere decine di persone solo per la nostra sopravvivenza. Io... non riuscirò più a vivere con questo peso sulla coscienza! Sono stato io, mamma. Sono stato io a proporre di modificare i registri senza ucciderci, ma non potevo pensare che la bomba sarebbe scoppiata lo stesso. È... tutta colpa mia" concluse, con voce rotta.
Aura lo abbracciò. "Non devi neanche pensarlo, Pip. Quell'uomo stava per ucciderci e l'unico modo per evitarlo era quella proposta."
Il ragazzo scosse la testa e si allontanò da lei. "Voglio ritornare a Veen. Non m'importa più niente di questo viaggio, ormai Londra è diventata solo un miraggio. Ritorneremo nella nostra casa insieme a Luke e io continuerò a lavorare nei campi da Jakob." La madre gli si avvicinò e lui continuò: "Ti ricordi come eravamo felici prima che mio papà si ammalasse? Eravamo poveri, ma ai nostri occhi non ci mancava nulla perché eravamo una famiglia unita e serena."
Aura si morse la lingua. "Cosa succederà al flauto e al ciondolo di Caroline?" chiese lei, con voce triste.
Il volto di Pip si aprì in una smorfia e si mise le mani sul volto, agitato. "Non lo so. Potremmo conservarli per tempi migliori. Avevo promesso a Caroline che avrei tenuto il ciondolo e che sarei entrato in quel caveau, ma ormai nulla di tutto ciò ha senso."
"Ti sbagli" insistette lei, accarezzandogli la schiena. "Questo è solo un momento di sconforto, è normale dopo ciò che è successo. Non possiamo ritornare a Veen per vari motivi."
"Quali?" chiese lui con la voce spenta.
Ormai aveva perso ogni speranza.
Aura guardò il pavimento cercando un appiglio per convincerlo a non arrendersi. "Ti ricordi cosa hai promesso a Jim?"
Il ragazzo annuì, ma liquidò la questione con un semplice: "Capirà."
Aura insistette: "Gli avevi promesso che una parte dei soldi ricavati dalla vendita del flauto sarebbero stati suoi. Ti sentivi in colpa per ciò che gli era successo e per ringraziarlo gli avevi fatto questa promessa."
Pip continuò a scuotere la testa. "È più forte di me, mamma. Ormai sono stanco di viaggiare. Ogni volta che ci sembra di essere felici, succede qualcosa di brutto. Jim capirà, gli parlerò io stesso."
La madre gli toccò le spalle, costringendolo a guardarla negli occhi. "Un mese fa, su quel treno, ci sono state decine di morti. Sono stati uccisi per far vivere noi, giusto?"
Il figlio non rispose e si limitò a guardarla senza capire dove volesse arrivare.
"Giusto?" ripeté lei, alzando di poco la voce.
Pip annuì, sentendosi ancora di più in colpa.
"Grazie al loro sacrificio noi possiamo continuare il nostro viaggio. Se invece ritornassimo a Veen, a cosa sarebbe servita la loro morte? A niente" concluse la donna, cercando di ragionare in modo lucido.
La bocca di Pip si aprì in un sospiro: sua mamma aveva ragione.
Si allontanò di nuovo da lei, ancora più confuso. "Ho paura. Non abbiamo saputo più nulla del controllore o delle indagini della polizia sull'esplosione. E se Lütfü scoprisse che siamo vivi? Non possiamo vivere nella costante angoscia di poter essere colpiti da un momento all'altro."
La madre si avvicinò di nuovo a lui. "Pip, calmati. Il piano è perfetto, ormai la vicenda del treno è andata nel dimenticatoio. Le autorità del paesino non riusciranno mai a scoprire la verità sull'esplosione e chiuderanno il caso per mancanza di prove. Noi usciremo puliti da tutto questo."
Lei si sedette. "Non ti nego che qui possiamo essere ancora in pericolo ed è per questo motivo che dobbiamo allontanarci il prima possibile."
Pip si asciugò le lacrime. "Accetterò di partire solo se... mi prometti che non ci succederà più niente di brutto."
Aura gli accarezzò i capelli scuri e spettinati. "Io... vorrei giurartelo, ma non posso. Ciò che posso prometterti, però, è che farò tutto il possibile per rimanere con te e Luke. Quante volte il tuo flauto si è macchiato di sangue? Quante situazioni pericolose abbiamo affrontato dall'inizio del nostro viaggio? Tante, ma nonostante tutto siamo qui, insieme, e lo saremo fino alla fine perché nulla riuscirà a separarmi da voi, capito?"
Il ragazzo annuì e abbracciò la madre.
Aura gli sussurrò: "Non proseguirei mai il viaggio se sapessi che siamo in pericolo. Fidati di me, ti chiedo solo questo."
Pip forzò un sorriso e il suo sguardo cadde sul flauto, posto sul comodino. Prima di ritornare a Veen avrebbe scoperto tutti i segreti che quello strumento celava e soprattutto il suo legame con il caveau e con il nonno. Era solo questione di tempo e la verità sarebbe venuta alla luce.
Quella mattina, Ilaria e Mario erano seduti sui gradini della casa famiglia che portavano al piano superiore. Massimiliano aveva detto a De Serio che sua zia era arrivata e che lo stava aspettando nell'ufficio della signora Palmieri. Ilaria aveva cercato di sapere quali fossero le sue intenzioni, ma Giudice era rimasto sul vago, non dando una reale risposta. Le mani dei due erano intrecciate, come una promessa di rimanere per sempre insieme.
"Sei pronto?" chiese lei, con un leggero magone.
Lui annuì. "Sembri più agitata tu che io!"
La ragazza rise e poi ritornò seria. "Io... non condivido la tua decisione di andare a vivere da tua zia, ma cercherò di rispettarla. Promettimi che starai attento e non ti lascerai ingannare di nuovo."
Lui la tranquillizzò e le accarezzò una guancia: "Non ti devi preoccupare per me. Ormai riesco a capire se una persona ha buone o cattive intenzioni. Mi renderò subito conto se mia zia trama qualcosa contro di me."
Si alzò e aiutò Ilaria a drizzarsi. Le lasciò un bacio a fior di labbra e, sempre mano nella mano, salirono le scale verso il piano superiore.
Ilaria aveva davvero paura di non rivederlo più. Non avrebbe mai potuto vivere senza la sua presenza. Ormai era diventato una parte importante del suo cuore e non avrebbe sopportato di perderlo.
Arrivarono al piano superiore e si incamminarono verso l'ufficio della signora Palmieri.
"Aspetta" lo fermò lei. Voleva ritardare quel momento a ogni costo. "Mi dispiace per il comportamento di Carmine. Avrei tanto voluto che lo conoscessi, ma..."
"Diciamo che non gli sono simpatico" si limitò a dire lui.
Lei sorrise. "È un peccato perché se ti conoscesse davvero, scoprirebbe una persona fantastica e ti amerebbe come ti amo io."
Lui le parlò con tono pacato: "Diamo tempo al tempo, Ilaria. È normale la sua reticenza nei miei confronti."
Continuò a camminare verso l'ufficio della signora Palmieri e, non appena arrivò davanti alla porta, si limitò a guardarla, inespressivo.
Lei lo raggiunse. "Scusami. Non volevo cominciare questo argomento. Adesso starai pensando ad altro... Vedrai che andrà tutto bene."
Lui avvicinò la mano al vetro, ma non aveva il coraggio di bussare.
"Ho paura..." bisbigliò in un soffio. Lei gli mise una mano sulla spalla e lui continuò: "Sono passati tanti anni da quando ho visto mia zia l'ultima volta. E se non la riconoscessi?"
Ilaria sospirò. "Mario, devi fare solo ciò che ti senti. Se non vuoi parlarle, lo dirò alla signora Palmieri..."
Il ragazzo scosse la testa e chiuse gli occhi, per evitare che potessero scendere le lacrime. Tirò un lungo sospiro, con il quale voleva liberarsi di tutte le paure e le preoccupazioni.
Deglutì e bussò alla porta. Dall'interno si udì il rumore di una sedia e poi qualcuno aprì. Mario fu accolto dal sorriso della signora Palmieri, che salutò i due con cortesia.
Ilaria si voltò verso Mario e gli diede un bacio sulle labbra: "Io sono qui, ti aspetto."
Antonietta rimase stupita da quel gesto. Non sapeva che il rapporto tra i due ragazzi fosse così intimo. Mario annuì, imbarazzato, e la signora Palmieri lo invitò a entrare. La ragazza rimase fuori dall'ufficio, con il cuore in gola. Temeva di perderlo, anche se voleva solo la sua felicità.
Non appena Mario entrò all'interno dell'ufficio, vide una donna in piedi, davanti alla finestra. Il volto era incorniciato da un caschetto di capelli biondi e la bocca si aprì in un radioso sorriso, il più bello che lui aveva mai visto. Indossava una giacchetta nera e si intravedeva un vestito rosso che evidenziava il corpo filiforme. La donna si avvicinò al ragazzo e, commossa, gli tese una mano. Lui rimase stupito. Non si ricordava che sua zia fosse così bella.
"Mario..." farfugliò lei, in preda alla commozione.
"Zia!" esclamò lui, gettandosi sul suo collo.
Chiara fu felice di quell'abbraccio e lo strinse forte, come se fosse il suo bene più prezioso. La signora Palmieri guardò quella stretta con un ampio sorriso sulle labbra.
La zia si staccò e, accarezzandogli le guance, commentò: "È incredibile! Mi sembra di vedere tuo padre, quando aveva la tua età. Siete... uguali!"
Mario sorrise, imbarazzato, e la abbracciò di nuovo. Lei era l'unica persona che gli rimaneva della sua famiglia e non voleva staccarsi. Chiara non si aspettava un'accoglienza così calorosa. La loro ultima telefonata, dopo tanti anni, era stata piuttosto fredda e credeva che il nipote l'avrebbe vista come un'estranea.
Mario la squadrò dalla testa ai piedi. "Tu invece sei... diversa. Sembri... ringiovanita!"
Chiara cominciò a ridere: "Beh, l'ultima volta che mi hai visto, non ero in splendida forma."
Abbassò lo sguardo e ricordò, per un attimo, il periodo che aveva trascorso nella comunità di recupero che l'aveva aiutata a disintossicarsi. Era stato difficile: lei era dimagrita e aveva rischiato l'anoressia, ma era riuscita ad accettare la sua situazione e a lottare con tutte le sue forze contro la droga. Ormai era completamente guarita e aveva smesso persino di bere un semplice bicchiere di vino. La schifava perché le ricordava tutto ciò che aveva passato. Dopo l'ultimo incontro con suo nipote, lei si era lasciata lentamente cadere, ma era riuscita a riprendersi dopo un lungo percorso di terapia. Anche lei aveva vissuto il suo Inferno, fatto di tentazioni e ricadute.
La signora Palmieri li invitò ad accomodarsi e si sedette vicino alla scrivania.
I due obbedirono, mano nella mano.
Antonietta cominciò a parlare, analizzando la loro situazione, e ogni tanto Mario si voltava verso la zia, che ricambiava il sorriso. Negli occhi cerulei di Chiara, lui vedeva una luce brillante, la gioia per una felicità ancora possibile e per un sogno avverato. In quel momento, per il ragazzo, c'erano solo lui e lei, il resto era puro contorno. Le stringeva le mani con intensità perché voleva recuperare tutto l'affetto perduto. Vederla dopo sette anni gli aveva fatto uno strano effetto. Gli era sembrato di ritornare bambino e in un attimo gli erano passati nella mente vari flash sulla loro vita prima di Broxen.
La signora Palmieri spiegò: "La procedura per l'adozione di Mario De Serio non può continuare perché lei, Chiara De Serio, non ha un fidanzato e non è sposata. Ha un lavoro precario e il suo passato criminale rende tutto più complicato..."
Gli occhi di Mario si spensero di colpo. Le pupille cominciarono a pizzicare: no, non poteva cominciare a piangere. Doveva mostrarsi forte.
Anche Chiara era agitata: Il suo cuore martellava nel petto e non le permetteva di parlare, come se si sentisse soffocare.
Spazio Sly
Come promesso, ho pubblicato la terza parte del sedicesimo capitolo. Cosa ne pensate? Pip, alla fine, ha deciso di continuare il viaggio insieme ad Aura e a Luke. Ha compiuto la scelta giusta? Quali altre sorprese lo attendono?
Per quanto riguarda la storyline della famiglia Bacco, l'adozione di Mario sembra essere più difficile del previsto. La signora Palmieri riuscirà a trovare una soluzione? Cosa succederò?
Vi invito a lasciare un commento per esprimere la vostra sincera opinione.
Ci vediamo sabato con il prossimo aggiornamento!
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