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Fino all'ultimo (parte quarta)

Antonietta continuò, leggendo alcuni documenti: "Il suo avvocato ha proposto un affidamento temporaneo. In fondo, lei è l'unico familiare che rimane a Mario e, a quanto vedo, siete ancora molto legati. Il giudice ha stabilito una settimana di prova durante la quale il ragazzo vivrà con lei, con l'assistenza dei servizi sociali. Al termine del tempo stabilito, raccoglieremo le vostre testimonianze per sapere come avete trascorso sette giorni insieme e poi il giudice rivedrà la sua decisione."

"Questo è tutto ciò che dovevo comunicarvi" terminò, togliendosi gli occhiali.

Chiara e Mario si guardarono, ancora intontiti.

La donna chiese, con stupore: "E... quando comincerà la settimana di prova?"

La signora Palmieri allargò le mani. "Domani, se siete d'accordo."

Chiara strabuzzò gli occhi e guardò Mario. "Tu... ti senti pronto per questo passo?"

Il ragazzo si mise le mani sul volto: stava accadendo tutto così velocemente.

"Non lo so, forse è troppo presto..."

Chiara abbassò lo sguardo e Antonietta intervenne: "Facciamo così: ora vi lascio soli, avete tanto di cui parlare. Al termine della vostra conversazione, mi direte la decisione che avete preso. D'accordo?"

Chiara annuì e si rivolse al ragazzo, le loro mani erano ancora intrecciate.

La signora Palmieri si alzò e uscì dall'ufficio, per permettere ai due di parlare con calma.

Dopo un istante di silenzio, fu il ragazzo a parlare.

Alzò lo sguardo verso la zia. "Mi dispiace, ma... sono ancora confuso. Sono contento di averti ritrovata, però... nello stesso tempo ho paura."

"Di cosa?" chiese lei, che aveva spostato la sedia nella sua direzione.

Mario alzò la testa. "Non lo so, forse... di condividere la mia quotidianità con una persona che ha contribuito a... distruggermi."

Chiara si scurì in volto. Per lei, ciò che era successo era un marchio impresso a fuoco sulla sua pelle e del quale non si sarebbe più liberata.

Gli strinse le mani. "Ho sbagliato e mi odio tantissimo. Il nostro ultimo incontro è stato l'incubo di ogni notte, ma... dobbiamo andare avanti. È un periodo che ormai è passato e che non ritornerà più. Siamo usciti entrambi a pezzi, ma possiamo ricomporci solo insieme." Chiara gli accarezzò una guancia. "La signora Palmieri mi ha detto che è andata in tribunale a sentire le vostre testimonianze. Mi ha raccontato tutto ciò che hai detto in aula. Sei..." La voce le si spezzò in gola. Era troppa la tensione che sentiva in quel momento. "Sei stato grande, Mario. Io sono fiera di te. Hai avuto il coraggio di denunciarli e di far sentire a tutti ciò che hai subito." Abbassò lo sguardo. "Avrei voluto essere forte come te, quando mi hanno contattato sette anni fa, ma non ci sono riuscita. Ero in un periodo buio della mia vita e alla fine ci hai rimesso tu. Non basta scusarmi per tutto il male che ti ho causato." Gli strinse di nuovo le mani. "Voglio dimostrarti che, nonostante tutto, posso essere una brava zia."

La bocca di Mario si aprì in una smorfia. "Non è facile, per niente. Io... mi voglio fidare di te, però ho bisogno di tempo. Fino a ieri ero rinchiuso in una località segreta per impedire che potessero uccidermi e domani sarò in una nuova casa con una persona che non vedo da sette anni. Io ti credo, zia..." Si bloccò e si mise di nuovo le mani sul volto: stava per dirle di aspettare, ma... che cosa?

Cosa sarebbe cambiato tra qualche giorno? Lui avrebbe continuato a vivere in casa famiglia e sarebbe stato tutto più complicato. L'esperienza sotto il giogo di Broxen e ciò che aveva vissuto in autogrill il mese prima gli aveva insegnato che la vita era una e che doveva essere vissuta fino in fondo. Non poteva aspettare. Sentiva che con sua zia avrebbe recuperato un nuovo equilibrio familiare, quindi perché aspettare?

Nella sua giovane vita lui aveva sempre seguito la testa. Ora voleva lasciarsi guidare dalle proprie sensazioni, che lo portavano da sua zia. Guardò Chiara negli occhi: no, non era una cattiva persona. Quel sorriso così radioso non poteva nascondere alcun pericolo.

"Ti credo, e..." cominciò, anche lui con il cuore in gola. Le strinse forte le mani, entrambe sudaticce. "...voglio vivere con te!"

Il volto della zia si illuminò di colpo e Chiara abbracciò forte il nipote, ringraziandolo più volte. Gli occhi della donna cominciarono a pizzicare e lei si lasciò andare a un pianto liberatorio. Aveva desiderato tanto quel momento come se fosse un miraggio. Ora che lo stava vivendo, non poteva crederci. Giurò a se stessa che non avrebbe commesso errori e che Mario, alla fine della settimana, sarebbe stato fiero di lei. Voleva recuperare il tempo perduto e donargli tutto l'amore di cui lui aveva bisogno.

Intanto, la signora Palmieri era uscita dall'ufficio e stava scendendo al piano inferiore per andare a bere un caffè. Vicino alla macchinetta vide Ilaria, che stava guardando verso l'alto con occhi assenti. Non appena la ragazza notò la presenza di Antonietta, si rivolse a lei con un sorriso forzato.

"Sei preoccupata per Mario?" le chiese la donna, controllando nel suo portafoglio se aveva delle monetine.

Ilaria annuì. "È così evidente?"

La donna assentì e inserì due euro nella macchinetta.

Ilaria continuò: "Non riesco ancora a capire come Mario possa perdonare sua zia. Quella donna dovrebbe marcire in galera, invece è ancora libera e può ingannare di nuovo suo nipote..."

"Prova a metterti nei panni di Chiara De Serio. Neanche per lei è stato semplice..." commentò Antonietta, aspettando il caffè.

La ragazza rise. "Non ho intenzione di stilare una classifica su chi ha sofferto di più. Voglio solo che Mario capisca che quella donna non merita alcun perdono, come mia mamma..."

"A proposito di tua madre" cominciò la signora Palmieri "nel periodo in cui non eri presente in casa famiglia, il giudice ha stabilito che Carmine avrebbe potuto vedere sua madre una volta a settimana e non due volte al mese, come prima. Ora che sei tornata, dovrà modificare i documenti per il consenso..."

Ilaria la bloccò: "Guardi, la fermo subito. Non ho alcuna intenzione di rivedere mia mamma. Per me lei è morta, non esiste più."

La signora Palmieri stava per bere un sorso di caffè, ma non ci riuscì: "Come puoi parlare così di lei?"

"C'è bisogno di spiegare i motivi per cui la odio?" sputò Ilaria, con fermezza.

Antonietta posò il bicchierino di caffè sul davanzale. "Non ti permetto di giudicarla così. In questa casa famiglia ci sono ragazzi che hanno perso davvero i loro genitori e che farebbero di tutto per riportarli in vita. Tua mamma, invece, è ancora viva e devi cercare di recuperare il rapporto con lei. Capisco che tu non voglia vedere tuo padre perché è un assassino, ma tua mamma..."

"Quella donna mi ha venduto. Ha sacrificato la mia vita solo perché era la soluzione più comoda. Non ha avuto il coraggio di dire di no. Perché dovrei riavvicinarmi a lei?" chiese Ilaria, agitata.

Antonietta bevve il caffè in un sorso ed esclamò: "La vita va avanti. Prendi Mario come esempio. Quando ha visto sua zia, sono scomparsi tutti i timori che aveva e credo che nel suo cuore sia rimasto solo un grande vuoto che solo Chiara può colmare. Succederà lo stesso con te, quando vedrai tua mamma."

Ilaria ribatté, per troncare il discorso: "Questa conversazione sta prendendo una piega che non mi piace, signora Palmieri. Io... non posso perdonare mia mamma perché lei non lo merita. È scomparsa sia dalla mia mente sia dal mio cuore. Ora c'è posto solo per Carmine... e per Mario."

La donna annuì e buttò il bicchierino di plastica nel cestino vicino alle macchinette. "Mi sembrate molto... complici. Tieni molto a lui?"

Ilaria si ricordò che aveva visto il loro bacio a fior di labbra e abbassò lo sguardo.

Rialzò il capo. "Sì, come ho detto prima, è una delle persone più importanti della mia vita e mi dispiace perderlo. Da una parte sono felice per lui e per la famiglia che vuole costruire con sua zia, ma dall'altra parte... sono triste per la sua partenza. Io... ma perché è tutto così complicato? Proprio adesso che l'ho conosciuto..." Cercò di non piangere e continuò: "Non voglio essere egoista, però... Ci conosciamo solo da un mese, ma è importante per me."

Antonietta era stupita per le sue parole. "Come puoi parlare così della stessa persona che ti ha adescato?"

"Lei non può capire. Lui era costretto" cercò di difenderlo Ilaria.

La signora Palmieri la bloccò: "Anche tua madre era stata obbligata. Perché perdoni lui e non lei?"

Quella domanda aveva spiazzato Ilaria. Si voltò verso la macchinetta, come se in mezzo a quelle immagini dei caffè potesse trovare la risposta a quella domanda. Antonietta aveva ragione, la sua era una grave incoerenza.

"Io..." si sforzò, guardando nel vuoto "...non l'ho perdonato."

"Non si direbbe da come l'hai baciato!" commentò la donna, in modo ironico.

La ragazza non si lasciò intimorire. "Quello che faccio con Mario non è affare suo, ha capito?"

La signora Palmieri strabuzzò gli occhi. "Beh, ti sbagli. Finché vivi qui, sei sotto la mia responsabilità." Ilaria stava per ribattere, ma la donna la bloccò: "Il giudice ha stabilito una settimana di prova durante la quale Mario e sua zia potranno convivere a casa della signora De Serio. Se questo periodo sarà positivo per entrambi... è probabile che lui sia affidato a lei."

La ragazza rimase impassibile a quelle parole, anche se si sentiva morire dentro. Abbassò lo sguardo per non far trapelare la sua paura. "Voglio solo il meglio per lui. Se deciderà che il meglio è sua zia, allora lo accetterò."

Quelle frasi le erano costate molto, ma aveva dovuto pronunciarle per concludere quel discorso spinoso.

"Ora devo andare. Domani ho intenzione di ritornare a scuola e voglio chiedere alle altre ragazze se mi possono passare gli appunti" terminò la ragazza, allontanandosi.

"Sei sicura di voler già tornare in aula?" chiese la donna, sorpresa.

Ilaria annuì. "Ho già perso fin troppo tempo in queste settimane. Mamma non me lo permetterebbe mai."

Antonietta sorrise per quell'affermazione e la guardò allontanarsi: la sedicenne non aveva dimenticato la madre, nonostante le sue brutte parole.

Intorno alle due e mezza del pomeriggio, Cherifa e Damiano erano appostati vicino al palazzo in cui si trovava l'appartamento di Dark Rose. Erano riusciti a conoscere l'indirizzo tramite Internet, quell'informazione era stata resa pubblica.

La ragazza commentò: "Prima, con l'auto, siamo passati davanti all'entrata e abbiamo visto una volante della polizia. La perquisizione non sarebbe dovuta avvenire questa mattina?"

Damiano scosse la testa, appoggiando la testa al sedile. "No, prima ho chiamato Edoardo con una scusa e sono riuscito a scoprire che gli agenti sarebbero intervenuti dopo pranzo."

"E perché non me l'hai detto subito?" chiese lei, infastidita. "Credevo che fossimo una squadra!"

Damiano sorrise. "Ehi, mi sono solo dimenticato! Stai prendendo un po' troppo seriamente questa vicenda..."

L'algerina annuì. "Certo, qui c'è in gioco la vita di Elisabetta."

Damiano abbassò lo sguardo. "Hai ragione, scusami. Adesso però dobbiamo pensare a come entrare in quell'appartamento."

"Vuoi dirmi che non hai un piano?" chiese lei, ancora più sorpresa.

Il giornalista sbuffò. "Hai finito di pormi domande? Cerca di ragionare per trovare un modo per entrare..."

Cherifa si stupì per quel comportamento e si mise una mano sul volto. "Sei... davvero sicuro di voler entrare?"

Damiano annuì. "Quell'appartamento è l'unica pista che abbiamo."

La ragazza sospirò e guardò il proprio volto allo specchietto. "Beh, allora è arrivato il momento di agire!"

Il giornalista si girò nella sua direzione e chiese, mentre lei si stava sistemando i capelli: "Hai un piano in mente?"

La ragazza annuì. "Certo, ma prima devo sapere quanti uomini stanno intervenendo per la perquisizione."

"Beh..." pensò il giornalista, picchiettando sul volante: "...credo quattro o cinque, a giudicare dal fatto che è parcheggiata una sola auto davanti al portone."

"Perfetto" commentò Cherifa, passandosi una mano sulle guance. "Non perdiamo tempo, Elisabetta non può aspettare!" 

Spazio Sly

Come promesso, ho pubblicato la quarta parte del sedicesimo capitolo. Cosa ne pensate? Mario dovrà trascorrere una settimana con sua zia e poi si deciderà per l'adozione definitiva. Secondo voi andrà tutto bene in questi sette giorni? Quale sarà la reazione di Ilaria quando lo scoprirà?

Per quanto riguarda la storyline di Damiano, riusciranno lui e Cherifa a trovare Elisabetta? Quale piano avrà in mente la ragazza?

Vi prego di lasciare un commento, per me è molto importante conoscere la vostra opinione. 

Al prossimo sabato con un nuovo aggiornamento!

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