Condannata a morte (parte terza)
La ragazza sentì un suono distante: era la campanella. A Ilaria non importava niente e anche lei cominciò a piangere. "Dovevi opporti con le unghie e con i denti per salvarmi. Sono tua figlia!"
"Mi ha minacciata. A me non importa di morire, ma poteva ferire la creatura che porto in grembo!"
La risposta aveva ferito ancora di più Ilaria, che rispose freddamente: "Sei la vergogna delle madri. Per proteggere uno dei tuoi figli sei disposta a venderne un'altra! Perché non hai avvisato la polizia?"
L'insulto aveva paralizzato Elena, che non riusciva più a muovere le labbra.
La figlia attese una risposta e pensò che non sarebbe mai arrivata. "Se fossi al tuo posto, non avrei neanche il coraggio di respirare."
Con le poche energie rimaste Elena la implorò: "Non dire niente alla polizia e a Carmine. Ti prego: Broxen è pericoloso e potrebbe ucciderci tutti!"
"Dovrei sacrificarmi per la famiglia? Che razza di ragionamento è?" urlò la ragazza, sconvolta dalla richiesta.
Ilaria non riusciva più a parlare con la madre. Si limitò a dire: "Va bene. Non parlerò con nessuno e accetterò questa situazione senza intervenire, ma se morirò la responsabile sarai solo tu. Addio... mamma!"
Pronunciò quell'ultima parola con disprezzo, concluse la telefonata e spense il cellulare.
Elena lo lasciò cadere sul letto e si distese continuando a piangere. Sua figlia aveva ragione: non avrebbe mai dovuto firmare, ma non aveva avuto scelta.
Si toccò la pancia e sperò che fosse una femmina: giurò che l'avrebbe chiamata Ilaria per ricordarsi di dover espiare la colpa di aver mandato a morte la figlia.
Durante la mattinata, Aura e Pip trascorsero il tempo a parlare all'ingresso dell'albergo. Luke era in commissariato e stava interrogando per l'ennesima volta Gökay. Il ragazzo le stava raccontando le varie vicissitudini vissute con Caroline. Ora la donna capiva il cambiamento del figlio: i pericoli affrontati lo avevano formato.
Anche lei raccontò del tempo a Cipro, ma la descrizione non durò molto: era stata tutto il tempo in pena per lui sperando che spuntasse da dietro l'angolo della strada.
Raccontò anche di quando aveva creduto di averlo trovato, ma si trattava solo di un ragazzo simile a lui nell'aspetto.
Gli prese le mani. "Spero che tu abbia capito la mia sofferenza. Per questo mi hai ferita quando hai detto che ho passato tutto il tempo tra le braccia di Luke. A dire la verità, a un certo punto sono arrivata anch'io ad arrabbiarmi con lui."
"Perché?" chiese il figlio, curioso.
Lei si morse un labbro. "Niente, non me lo ricordo. Non è stato così importante."
Pip capì: "Credo di sì e non lo vuoi dire per paura di una mia reazione. Ti giuro che non mi metto a sbraitare come poco fa."
Lei annuì e spiegò: "Ho letto un articolo di una rivista straniera nella quale c'era un'intervista di Luke sul suo lavoro. Ha parlato anche di noi."
Il ragazzo era curioso di sapere cosa avesse detto.
La madre continuò abbassando lo sguardo: "Ha spiegato che mi lascio condizionare da te e obbedisco sempre ai tuoi ordini. È come se tu mi tenessi al guinzaglio e i ruoli sembrano invertiti."
Pip rise per un attimo. Era contento delle sue parole. "Questa è la dimostrazione che lui abbia sempre puntato ai soldi. Ci ha aiutato solo per questo motivo."
La madre cercò di frenare la fantasia del figlio: "Ti sbagli: ne ho parlato con lui e ha detto di essersi sentito ferito per la nostra fuga da Luang Prabang. Ha ragione... Non avremmo mai dovuto comportarci così."
Pip era ancora più convinto della sua opinione. "Sei ingenua. Finalmente ha commesso il primo passo falso con quell'intervista e non riesci ancora a capire. Aspetti che esca ancora allo scoperto?" Aura non voleva più discutere con lui, ma il ragazzo continuò: "Toglimi una curiosità: prima hai parlato della sua partenza da Cipro per venire qui. Da quel giorno non l'hai più sentito. Perché non ti ha chiamato?"
Aura spiegò la situazione: "Luke è stato minacciato dai suoi colleghi."
Pip rise. "Credi davvero a questa menzogna? La morte di papà e l'amore per lui ti hanno resa più ingenua..."
"...e tu troppo sospettoso. Sono stanca delle tue tesi senza senso. Hai promesso che avresti rispettato la mia scelta e devi mantenere la parola!" sbottò Aura.
Il figlio continuò imperterrito: "Non mi stupirebbe se fosse implicato nel tentativo di togliere il potere al Benefattore."
Aura finse di non sentire e cambiò argomento: era stanca di discutere con il figlio. Non avevano quasi mai litigato a Veen prima di partire. Era ammirata dalla determinazione del figlio, ma come poteva essere così testardo? E se invece avesse ragione?
Cacciò subito quel pensiero: non doveva lasciarsi influenzare dalle parole del figlio.
Dopo qualche ora, a Mestre, il cielo era nuvoloso.
Elisabetta guardò all'insù per scorgere il sole, ma non ci riuscì. Era nel solito ristorante dove andava in pausa pranzo. Prima della partenza mangiava sempre lì con Damiano. Si sedeva al solito tavolo dal quale poteva vedere i monumenti circostanti. Guardava la sedia davanti a sé pensando che tra due giorni ci sarebbe stato anche Damiano. Aveva preso due panini con mozzarella e pomodoro e stava aspettando che il cameriere glieli portasse.
Colse l'occasione per avvertire le sue sorelle del pranzo del giorno dopo e iniziò chiamando Irina, che fu felice di sentirla. "Mi sto prendendo un periodo di pausa dal lavoro dopo ciò che ci è successo poco più di due settimane fa. Sai quanto abbia sofferto in quella stanza senza cibo e acqua. Per fortuna c'eravate voi che mi avete aiutata!"
Elisabetta le consigliò di non pensarci più: "Ormai quei giorni sono passati. Anch'io sono stata male, ma ti ho chiamato per comunicarti una bella notizia. Domani ritornerà Damiano e voglio organizzare un pranzo; ho pensato di invitare anche te e Angela. Come sta?"
Irina spiegò che la sorella si stava preparando per partire per un altro viaggio: "Non teme il pericolo. Vorrei essere come lei: avere il coraggio di affrontare ogni situazione brutta della vita con lucidità..."
Irina chiese alla sorella se il giorno dopo ci sarebbe stato anche Edoardo al pranzo.
Elisabetta aspettò qualche secondo per rispondere. "No. È impegnato in un'importante operazione" mentì la giornalista.
L'avvocato tirò un sospiro di sollievo. "Non ho voglia di litigare con lui. Mi ha lasciata e lo devo accettare. Tra me e la fedeltà al suo lavoro ha compiuto la scelta sbagliata. Spero che se ne accorga molto presto."
"Non vi vedete più? Per me è assurdo dimenticare venti anni vissuti insieme per una menzogna. Hai soltanto cambiato la versione sui fatti accaduti a villa Bacco" commentò Elisabetta.
L'avvocato le diede ragione: "Edoardo pensa che io possa mentire ancora. Se avessi saputo che sarebbe finita così, non avrei aiutato Elena. Per lei ho rovinato tutto." Un amaro sorriso comparve sulle sue labbra. "Ho cercato di evitarle la galera, ma il destino ha voluto che fosse arrestata lo stesso. La mia bugia ha soltanto posticipato il momento."
La donna cambiò argomento: "Ho letto sui giornali che con Damiano arriverà in Italia anche Cherifa, la figlia di Dawud Duca. È vero? Ci sarà anche lei al pranzo?"
Elisabetta sospirò. "Vorrei che fosse una bufala, ma è la verità. Damiano vuole aiutare Cherifa perché lei non riesce a vivere a palazzo. Vuole fuggire da quel mondo di sangue e violenza in cui è cresciuta. Mi sembra giusto, ma..." Lasciò la frase in sospeso per un attimo e poi la completò: "...non so cosa succederà tra me e Damiano. Ho paura che lui possa dedicare più tempo a lei che a me."
L'avvocato capì e consigliò: "Ti ricordi cosa dice sempre mamma? Se non sei in grado di affrontare un nemico, rendilo amico."
Elisabetta sorrise e ironizzò: "Diventeremo grandi amiche, proprio come ha detto Damiano."
Il cameriere portò i due panini e la giornalista ringraziò. "Ora ti devo lasciare. Ti dispiace avvertire Angela? Domani verrò a prendervi alla stazione. Mandami un messaggio quando state per arrivare!"
Irina la salutò e concluse la conversazione. Era felice di rivedere Elisabetta, anche se avrebbe percorso le stesse strade in cui aveva passeggiato con Edoardo.
***
Quel pomeriggio le nuvole diventarono sempre più cupe a Mestre.
Elisabetta guardò il cielo, pensando che tra poco avrebbe piovuto. Era appena arrivata in commissariato per intervistare un poliziotto e cercò l'ufficio di Edoardo.
L'uomo era nel corridoio e stava finendo di bere un caffè.
"Sei molto zelante oggi" ironizzò Elisabetta.
Edoardo si voltò: aveva riconosciuto la sua voce.
"Per tua informazione, questa mattina non sono uscito dal mio ufficio. Sto lavorando a un caso importante" spiegò l'uomo. La giornalista gli propose di andare in ufficio per parlare, ma lui precisò: "Sai che non ti posso dire nulla del caso. Questa volta devo mantenere la massima riservatezza. È appena stato trasferito un commissario al posto di Campolo e si tratta di una donna dura e integerrima."
Elisabetta alzò le mani. "Ti prometto che non cercherò di sapere nulla."
L'uomo sorrise e indicò la porta aperta del suo ufficio.
La donna entrò e si sedette. "Pensavo che fossi nominato tu commissario. Te lo meriti."
Edoardo si lasciò sfuggire un fatto che lasciò sorpresa Elisabetta: "Angelo me l'ha chiesto. Voleva promuovermi e, in cambio, dovevo eliminare le prove che lo collegavano a Mariano. Ho rifiutato: voglio continuare la mia carriera in polizia senza scendere a compromessi. Ho eliminato comunque le prove, ma ho rifiutato la sua proposta. Il questore Lambertini ha una grande esperienza in polizia e rischiavo di rovinare la sua carriera piena di gloria. Le voci girano e qualcuno avrebbe potuto pensare che l'avessi denunciato solo per un avanzamento di carriera."
Elisabetta non capì. "Da quando ascolti il parere degli altri?"
Edoardo cambiò argomento: "Perché sei venuta?"
La giornalista gli parlò del pranzo del giorno dopo: "Ci saranno anche Angela e Cherifa. Ho pensato di invitarti perché ci saranno solo donne e con te Damiano si sentirà più a suo agio!"
Edoardo sorrise. "È un pensiero gentile, verrò volentieri."
Si fermò un attimo, poi chiese perché non ci fosse anche Irina.
Elisabetta inventò una scusa: "È appena tornata a lavoro e domani avrà un'udienza importante in tribunale. Ti dispiace?"
Edoardo rise. "No, sono contento. Meno la vedo, meglio è."
Elisabetta non capì quelle parole. "Non credi di essere troppo duro con lei? State insieme da venti anni e non potete cancellare tutto per una piccola bugia..."
"Per me è importante. Mi ha mentito perché non ha fiducia in me. Sapeva bene quanto avrei sofferto se avessi scoperto tutto!" esclamò Edoardo. Si alzò e ripercorse gli anni vissuti con lei: "All'inizio passavamo tutto il tempo insieme, ma poi siamo cresciuti e abbiamo preso strade diverse. Sono entrato in polizia qui a Mestre e lei si è trasferita a Brescia a lavorare in uno studio legale. Ci vedevamo solo nei weekend o durante le feste. Abbiamo ragionato molto su ciò e non siamo riusciti a trovare un punto d'incontro. Uno dei due doveva rinunciare al proprio lavoro, ma non volevamo abbandonare ciò che avevamo costruito." Si sedette. "Nell'ultimo periodo la situazione era cambiata: eravamo pronti a compiere il grande passo. Infine è arrivata la menzogna di Irina che ha cambiato tutto. Ho aperto gli occhi: il nostro rapporto era fragile ed era inevitabile la fine della relazione. Se nessuno dei due era pronto a rinunciare alla carriera per l'altro, c'è un'unica spiegazione: il nostro non era vero amore."
Elisabetta non era convinta delle sue parole. "Stai solo cercando di dare una giustificazione alla fine della relazione. La verità è che non ti fidi di lei, ma la fiducia si può recuperare."
"Non me la sento. Adesso devo lavorare" disse lui per interrompere il discorso.
Lei si alzò e uscì dall'ufficio.
Edoardo non sapeva che il giorno dopo avrebbe rivisto Irina e la giornalista era sicura che l'incontro tra i loro sguardi sarebbe bastato a cancellare la fine della relazione.
Spazio Sly
Come promesso, ho pubblicato la terza parte dell'ottavo capitolo. Cosa ne pensate? Elisabetta sta preparando tutto il necessario per accogliere al meglio Damiano e Cherifa: cosa succederà secondo voi durante il pranzo?
Sentitevi liberi di commentare per esprimere la vostra sincera opinione.
A presto!
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