Condannata a morte (parte quarta)
A Roma l'orologio sul muro della stanza segnava le quattro. Ilaria stava guardando in modo assente il libro che aveva preso nei giorni scorsi in biblioteca. Attorno a lei c'erano altri ragazzi della casa famiglia che stavano studiando. I più piccoli erano in cortile a giocare. I più grandi li invidiavano e ogni tanto guardavano dalla finestra. Dopo la notizia dell'imminente rapimento Ilaria era assente. Non le importava più nulla della sua vita. Le ragazze stavano ancora parlando della verifica di Latino. Lei aveva detto di non ricordarsi le risposte. Non era vero: In quell'ora non aveva nemmeno sfiorato il foglio. Era rimasta tutto il tempo a guardarlo. Si era sforzata di rispondere, ma dalla sua testa aveva cancellato tutto. Non ricordava niente delle declinazioni e dei vari costrutti. Forse perché non le importava più. Che senso aveva prendere un bel voto nella sua situazione?
Ogni volta che qualcuno le rivolgeva la parola, lei voleva urlare, dire di essere in pericolo, ma la voce le si spezzava in gola. Se avesse parlato, avrebbe messo in pericolo la madre, il fratello e il nascituro. Nella sua testa rimbombavano le suppliche della madre di non dire niente. Come si era permessa di domandarglielo?
Non si sarebbe mai dimenticata del suo tono di voce supplichevole. Il silenzio della stanza fu interrotto da Massimiliano, che si avvicinò a Ilaria. "È arrivata la polizia. Ti porteranno da tua madre" le sussurrò all'orecchio.
Ilaria annuì. "Arrivo subito."
***
Dopo qualche secondo, la ragazza si alzò prendendo il libro. Massimiliano si offrì di portarlo in biblioteca, ma lei scosse la testa. "È una sorpresa per mamma!"
La ragazza uscì dalla stanza e vide i poliziotti vicino a una volante. Sembravano persone rassicuranti. Per un attimo pensò che mamma avesse avvisato Alessio e che quelli fossero veri poliziotti. Lo sperò tanto.
Si guardò intorno per vedere suo fratello: Carmine stava giocando a calcio, come portiere.
Si avvicinò alla porta e posò il libro per terra.
"Vado da mamma" sussurrò con un filo di voce.
Il fratello annuì distrattamente e si raccomandò di abbracciarla da parte sua.
Ilaria sospirò. "Quando hai un attimo di tempo, puoi portare questo libro in biblioteca? Devo andare da mamma e mi sono dimenticata di restituirlo."
Carmine continuò ad annuire guardando attentamente la palla.
Ilaria notò la sua distrazione, abbassò lo sguardo e lo salutò: "A dopo..."
Carmine percepì uno strano tono nelle sue parole.
Si girò e guardò Ilaria allontanarsi.
"Tutto bene?" le chiese da lontano.
La sorella si girò e annuì, salutandolo con una mano.
La ragazza si avvicinò al cancello e Massimiliano lo aprì.
Lui salutò i poliziotti, che gli sorrisero gentili.
Ilaria li fissò: ispiravano fiducia. Forse sua madre aveva davvero parlato con Alessio.
Volle chiedere, ma si trattenne.
Un poliziotto aprì la portiera e la invitò a salire.
Ilaria guardò la casa famiglia: era ancora in tempo per scappare. Poteva dire di non sentirsi bene, ma avrebbe peggiorato la situazione. Doveva trovare il coraggio per salire sull'auto.
Massimiliano le toccò una spalla e lei entrò nella volante. Nel sedile a fianco c'era un altro poliziotto e il suo collega chiuse la portiera.
D'istinto Ilaria mise una mano sulla maniglia per aprirla e cominciò a soffocare, poi la tolse e si grattò la fronte tenendo lo sguardo basso per non vedere il paesaggio.
***
Dopo qualche minuto arrivarono in una strada sterrata.
Il cellulare dell'uomo vicino a lei squillò.
Lui rispose limitandosi a dire: "Tutto bene."
Ilaria alzò lo sguardo e guardò il panorama: non c'erano più edifici, ma solo erba e campi.
Arrivarono in un paesino. Gli edifici erano semidistrutti e per le strade non c'era quasi nessuno.
Ilaria pensò di dover parlare.
"Non è la strada per il penitenziario" disse la ragazza con lo sguardo basso.
Il poliziotto accanto a lei rise e il guidatore esclamò: "Cominciavo a pensare che non avessi la voce. Finalmente te ne sei accorta!"
Ilaria girò lo sguardo verso l'uomo accanto a lei.
La persona se ne accorse e le consigliò con voce fredda di non muoversi.
Notò delle cicatrici sul volto e sulle braccia. Sotto l'uniforme nascondeva un'arma che non avrebbe esitato a usare. Ilaria era paralizzata dalla paura. Fino a quel momento non si era davvero resa conto del pericolo, ma ora quelle parole gelide l'avevano portata alla realtà.
Tentò di aprire la portiera, ma era chiusa e sentì un'arma a contatto con la testa. L'uomo accanto a lei le aveva puntato una pistola.
Il guidatore sbuffò. "Non sparare. Deve arrivare viva alla struttura."
L'uomo sul sedile posteriore rise. "Non sopravvivrà una settimana!"
Ilaria non ebbe il coraggio di voltarsi. "Cosa mi succederà?"
"Dobbiamo solo portarti là. Non sappiamo nulla" si limitò a dire l'uomo.
***
Oltrepassarono il paesino e Ilaria si chiese cosa sarebbe successo. Era pentita di non aver parlato con Alessio. Avrebbe dovuto chiamarlo.
All'improvviso una macchina sbucò da una strada laterale e si fermò davanti alla volante.
Il guidatore, finto poliziotto, frenò di colpo e ordinò all'uomo seduto dietro di lui di scendere.
Costui lo fece e puntò la sua pistola verso la propria auto.
Dalla macchina scesero Alessio e altri tre poliziotti, che rivolsero l'arma verso i criminali.
"Posatela!" ordinò Dimaro con tono autoritario.
Presto la finta volante fu accerchiata: arrivò un'altra macchina dal fondo della strada.
I finti poliziotti erano bloccati.
Colui che era sul sedile posteriore continuò a tenere l'arma puntata verso la propria auto. "Abbassate l'arma, altrimenti sparerò verso la macchina. Dentro c'è Ilaria!"
La ragazza tentò di uscire, ma la portiera era chiusa.
Si guardò intorno, ma non c'era alcun oggetto a disposizione.
Osservò l'uomo con la pistola in mano: sapeva che avrebbe sparato. Urlava e voleva che i poliziotti abbassassero l'arma. Alessio preferiva non sparare: i morti non potevano essere interrogati. Erano l'unica pista possibile per arrivare al motivo del rapimento.
Ilaria si tolse la scarpa sinistra, si parò la faccia e con l'oggetto colpì il finestrino finché non riuscì a spaccarlo.
I finti poliziotti si voltarono e i poliziotti ne approfittarono per arrestarli.
Alessio ordinò ai colleghi di portarli in macchina e aprì la portiera della finta volante per liberare Ilaria.
La ragazza uscì spaventata e lo abbracciò piangendo.
Il commissario cercò di tranquillizzarla: "Ora è tutto finito. Con me sei al sicuro!"
La ragazza si aggrappò a lui piangendo sempre più forte e continuò a ringraziarlo senza tregua. Ormai aveva perso la speranza e si era rassegnata.
***
Restò lì qualche minuto per rendersi conto della situazione. Non poteva ancora credere di essere salva: il suo incubo era finito.
Il commissario era vicino a lei e le accarezzò i capelli. "Vuoi andare da Elena?"
La ragazza lo fissò e scosse la testa. "Dovrebbe interrogarmi per sapere cos'è successo."
Alessio scosse la testa: "Abbiamo molto tempo. Ti porto in casa famiglia?"
Lei annuì ed entrò in macchina. L'altra auto con i finti poliziotti era già partita.
***
All'inizio del tragitto Ilaria non parlò.
Guardò il panorama ripercorrendo le stesse strade di prima. Ora il suo sguardo era più attento.
Alessio interruppe i suoi pensieri: "Sei stata furba. Carmine mi ha avvisato non appena ha portato il libro in biblioteca. Per fortuna sono riuscito a rintracciarti."
Ilaria lo guardò e sorrise. Era contenta del complimento. Aveva inserito un biglietto nel libro che aveva chiesto a Carmine di portare in biblioteca. Era sicura che l'avrebbe letto: c'era scritto di dover avvisare la polizia al più presto e che quegli uomini volessero rapirla.
"Ora ti devo spiegare tutto" esclamò la ragazza seriamente.
Il commissario la guardò e ascoltò le sue parole.
Alessio notò gli occhi della ragazza: erano gli stessi della madre, ma c'era una luce, come una fiamma. Era la voglia di lottare per la verità, la stessa che Elena si ostinava a tenere segreta.
Spazio Sly
Come promesso, ho pubblicato la quarta parte dell'ottavo capitolo. Cosa ne pensate? È una parte completamente dedicata a Ilaria, che è riuscita con uno stratagemma ad avvisare il fratello e così a salvarsi. La vicenda è finita qui, dunque?
Sentitevi liberi di commentare per esprimere la vostra sincera opinione.
A presto!
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