Il maniero dei Rowle
La brughiera inglese era il luogo perfetto, secondo i nobili di fine ottocento e inizio novecento, dove situare i propri manieri; lontani dalla povertà delle grandi città, dallo smog e dalla confusione.
Meglio la salutare campagna o la respirabile aria fresca della brughiera.
L'idea era stranamente condivisa dai nobili maghi purosangue, e rimase radicata anche dopo la metà del Novecento, per questo le famiglie più abbienti possedevano prestigiose ville di periferia.
Anche i Rowle, una delle sacre ventotto, possedevano un maniero nella brughiera.
Un tempo avrebbe fatto invidia a qualsiasi altro mago, ma ora non era altro che una lugubre e spettrale villa abbandonata.
Come ogni villa che si rispetti, anche il maniero dei Rowle era circondato da dei muretti con un unico accesso; un cancello in ferro decorato che dava, non appena si aveva il permesso di varcarlo, su un intricato labirinto di fontane, statue, gazebi e roseti e sopra questo enorme giardino si stagliava imponente il maniero dei Rowle.
Sarebbe stato un luogo a dir poco paradisiaco, ma lo stato di decomposizione avanzato delle piante, le fontane spente, i gazebi, i roseti devastati e le statue ricoperte di muschio, impedivano di godersi la bellezza di quel luogo.
Nessuno sembrava più prendersi cura del maniero da anni e nessuno si preoccupava di passare lì vicino, nemmeno i viandanti, questa fu la ragione per cui nessuno vide mai che ogni mattina le tende venivano aperte e, anche se solo per pochi istanti, si poteva intravedere la sagoma di una bambina.
Questa fu la vera disgrazia della piccola Delphi: vivere isolata.
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