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Capitolo XXVIII | Teenage Fever



William

«Se mi fai fare un altro giro su quelle, vomito!» farfuglia Cherry indicando le montagne russe da cui siamo appena scesi. Si poggia con la mano sulla mia spalla in cerca di equilibrio e non posso fare altro se non ridere. Tutti i suoi ricciolini sono arruffati e voluminosi. 

Mette le mani sulla chioma selvaggia e scoppia unendosi alla mia risata, è incantevole.

«Vuoi qualcos'altro da mangiare o bere?» 

«William, perché vuoi vedermi rimettere a tutti i costi?» risponde asciugandosi il sudore dalla fronte. Alzo le mani in segno di resa quando vengo catturato da un'altra delle sue crisi d'assenza. Non so se la ragazza ne sia consapevole, forse pensa che siano tutti distratti per farci caso ma io, che la osservo attentamente, mi sono accorto che ogni tanto si sofferma su dei dettagli, come se, d'improvviso, sentisse una melodia irresistibile che la obbligasse ad ascoltarla con dedizione, alienandola dal mondo per qualche secondo.

Cherry sta fissando una coppietta di anziani impegnati alla macchinetta dei peluche nel tentativo di afferrarne uno con la mano metallica, la moglie, un'anziana dai corti capelli bianchi e gli occhi cerulei, indica dolcemente un orsacchiotto con l'indice rugoso. Quel gesto basta a far raddrizzare meglio la sua dolce metà che affila lo sguardo leccandosi le labbra e preme il pulsante. Quello è il momento, non me ne rendo neanche conto che sistemo meglio l'obiettivo e scatto. 

Oggi la mia lente, è Cherry. Tutti i dettagli che la attraggono sono stati fotografati dal sottoscritto silenziosamente. Per fortuna non sembra averlo capito, mi piace immortalare quello che i suoi grandi occhioni guardano, mi piace vedere il mondo dalla sua prospettiva. Il modo migliore per conoscere una persona è questo.

Dei bambini, sfrecciando come trottole fuori dal labirinto di specchi, rischiano di farci cadere per terra scontrandosi su di noi e riportandoci con i piedi per terra. Il più piccolo, con un caschetto marrone, finisce con le ginocchia per terra, borbotta delle scuse e appena vede l'espressione severa della ragazza al mio fianco diventa tutto rosso.

«Mi perdoni S-signora!» si scusa rialzandosi e abbassando lo sguardo sulle scarpine.

«Signora?» chiede Cherry mettendosi entrambe le mani sui fianchi.

«U-una b-b-ellissima signora» continua il bambino, poggiandosi la guanciotta sulla spalla non riuscendo a reggere lo sguardo della ragazza che, divertito, si addolcisce. 

«Fai più attenzione la prossima volta, ti sei fatto male?» domanda premurosa abbassandosi.

«Un pochino» spiega il marmocchio massaggiandosi il ginocchio sbucciato facendo lo sguardo da cagnolino bastonato.

«Oh, povero piccolo! Posso fare qualcosa per aiutarti?» chiede Cherry guardando la ferita minuscola e regalandogli una carezza sulla testolina. Il bambino sgrana appena gli occhi mentre nel volto gli si disegna un sorrisetto luminoso.

«Un bacino, così passa!» sentenzia sporgendo la guancia verso la ragazza che trattiene un sorriso di stupore. Quando le labbra della ricciolina lasciano un casto bacio sulla guanciotta del moccioso, questo diventa rosso come un peperone e comincia a sorridere timido e soddisfatto. Frettolosamente corre via raggiungendo i suoi amici, salutandoci con la manina. 

Piccolo stronzetto furbacchione.

«Vieni prima che chiudono il labirinto!» spiego vedendo il giostraio cominciare a spegnere delle luci. Quando arriviamo con il fiatone di fronte all'uomo che sta per chiudere il passaggio, questo ci guarda seccato.

«Mi dispiace, è chiuso» borbotta sistemandosi il berretto giallo.

«La prego!» dico tentandolo con delle banconote verdi. Il giostraio sgrana gli occhi e afferra i soldi cercando di darsi un certo tono.

«Va bene ma avete dieci minuti e poi comincio a spegnere le luci!» borbotta mentre afferro la mano della ragazza introducendola nel labirinto. 

Dopo pochi metri veniamo circondati da specchi, i nostri riflessi sono ovunque. Solo Cherry e William mano nella mano. Quando la ragazza se ne rende conto, ritrae la mano imbarazzata.

«Vediamo se mi trovi!» propone divertita sistemandosi i capelli e sparendo dietro uno specchio.

Rido debolmente e comincio ad addentrarmi tra i sentieri serpentosi, sento la sua risata e provo a seguirla ma la musica mi fa perdere quasi immediatamente la sua posizione. 

Sbatto almeno tre volte contro i vetri ritrovandomi a ridacchiare prima di captare nuovamente il rumore dei suoi passi, furtivamente mi muovo tra i corridoi del labirinto fin quando scovo il suo riflesso solitario. Sposta il peso da un piede all'altro allungando il collo per capire se sono nei paraggi. 

Prendo la macchina, disattivo il flash e comincio a zoomare sulla sua figura, scatto più volte, immortalando le sue movenze ed espressioni. Si morde il labbro inferiore, scatto. Volta la testa lasciando scivolare la chioma lungo le spalle, scatto. 

Alcuni corridoi piombano nel buio, lasciando solo dei neon blu a fare da illuminazione, torno a scattare prima che la ragazza cominci a cercarmi. Immortalo lo stupore che presto muta in spavento sul suo viso.

«Okay, adesso è inquietante! Dove sei? Will?» continua muovendosi tra gli specchi. La seguo cautamente mentre dalla casse sparse partono dei bassi che riconosco subito, è Teenage Fever di Drake.

«Dai William! Lo sento che sei qui!» si lamenta girando in tondo e confondendosi con quelle mille versioni di sé stessa. Corre verso la fine del corridoio lungo e stretto, trovandosi ingannata da un vetro che la fa arrestare con i palmi aperti. 

Il suo vestito si è alzato di qualche centimetro lasciandole le cosce nude, sento lo stomaco cadere nel vuoto. 

«Will e dai! Guarda che mi spavento!» borbotta smarrita.

Il rumore dei passi alle sue spalle la fanno voltare e appena i suoi occhi incontrano i miei, diventa rossa, indietreggia aderendo con la schiena contro lo specchio. Cammino piano, senza fretta, mentre le luci sopra le nostre teste si spengono, lasciandoci nella penombra del blu. L'aria diventa pesante mentre osservo il suo corpo debolmente illuminato dai neon.

Sento le mani tremare a ogni passo verso di lei che, presto, schiude le labbra poggiando la testa sul vetro e alzando il viso. Mi guarda con i suoi occhi da Lolita, la mia Lolita.

Quando ci dividono centimetri cerco di placare il mio respiro, inspiegabilmente già affannato.

Poggio le mani sul vetro appena sopra la sua testa, imprigionandola. Il labbro inferiore le trema lievemente mentre cerca di controllare il respiro. 

«Presa» sussurro perdendomi nei suoi occhi. C'è un imbarazzo strano nell'atmosfera, è imbarazzo innocente anche se, di innocente, nei nostri occhi, non c'è proprio un bel niente.

Per qualche minuto è come se fossimo due adolescenti alle prime prese con l'intimità, i nostri palmi sudati stanno appannando qualche centimetro di specchio e mi trovo stregato, obbligato a guardarla come se fosse un faro nel mare in tempesta.

«Smettila di mangiarmi con gli occhi» supplica in difficoltà. Le accarezzo il viso per finire tra i suoi folti riccioli, rovescia ancora di più la testa sofferente a quel tocco. La mia mano scivola verso l'orlo del vestitino per sfiorarle la coscia e il fianco, ha la pelle così setosa che mi ritrovo ad affondare con forza nella sua carne con le dita. Sento formicolare ogni pezzo di pelle, ho voglia di conoscere il suo sapore.

Lolita inclina ancora di più la testa guardandomi disorientata.

«Non ci riesco bambina, non ci riesco proprio» farfuglio prima baciarla, le nostre lingue si cercano immediatamente. Sento il suo sapore dolce e fresco, mi serra con delicatezza la punta della lingua per poi succhiarla lentamente, muovendo la testa. Il mio ventre comincia a formicolare, voglioso di essere stuzzicato in quel modo. Sì, dovrebbe esserci qualcos'altro al posto della mia lingua. 

Sollevo la ragazza afferrandola per i fianchi e ritrovandomi le sue gambe avvolgermi. Non c'è più distanza voglio che mi senta, voglio vedere il suo viso stravolto per me. Le bacio il collo, la clavicola, la bacio ovunque giungendo al seno che, con un gesto fulmineo, libero dalla stoffa del vestito. 

Nessun reggiseno, rimango stupito nel vederlo nudo. Ci guardiamo un nanosecondo prima che cominci a giocare con il suo capezzolo turgido, la ragazza spinge il bacino verso di me e con un colpo, deciso e ritmico, la spingo verso lo specchio.

Le sue mani cominciano ad accarezzarmi i capelli mentre comincio a baciarle il seno. La mia lingua segue il contorno dell'areola scura, fino a succhiarle il capezzolo. Lo mordicchio, sentendo la pelle ricoprirsi di brividi tanto da farmi ringhiare. Tra i gemiti mi strattona i capelli facendomi alzare il viso. 

Mi guarda dall'alto con gli occhi socchiusi e tentatori, china la testa per leccarmi lentamente le labbra di netto. Come un animale affamato che ha appena marchiato a morte la sua preda.

La sua mano finisce nel mio blue jeans e appena trova quello che cercava, comincia a giocare con la mia erezione. Movimenti lenti e poi veloci. Veloci e lenti e proprio come un ragazzino alle prime armi, rischio di venire. Per quanto la stoffa sia d'intralcio riesco a sentire tutto a tal punto da ritrovarmi a tremare sotto il suo tocco.

Lei mi ride a un soffio di labbra e pagherei per fotografare questa sua espressione soddisfatta e maliziosa. Ha la bocca spalancata mentre si muove spudorata, fremente di farsi prendere.

«Io non so come sia possibile ma è come se già potessi sentirti dentro di me» geme tra una sospensione e l'altra. I suoi occhi sembrano giocare proprio come la sua lingua faceva con la mia.

La libero dalla parte superiore del vestitino, il suo seno pieno sembra disegnato per le mie mani. Intento a baciarlo, seguo il suo sguardo divertito, i nostri riflessi sono ovunque. Mi spinge con più forza sul suo seno ondeggiando con le anche sulla mia eccitazione. Le sue dita sudate si intrecciano alle mie per farmi strizzare con più forza la pelle nuda.

Ci sono miliardi di solo William e solo Cherry attorno a noi e la cosa non fa che rendere il tutto ancora più fottutamente stuzzicante. Voglio la mia Lolita. La voglio, ora. 

«Voglio vederti poggiata su tutti gli specchi, in tutti i modi. Ti voglio, Cherry. Voglio farti godere, voglio farmi godere. Ho bisogno di sentirti, di guardarti. Voglio...» la mia supplica ridotta a un filo di voce spezzata viene interrotta dalla sua bocca che, dopo aver torturato il mio orecchio, si scontra con la mia. Le sue mani affusolate cominciano a sbottonarmi e abbassarmi i jeans per maneggiarmi meglio. I boxer in cotone le permettono di posizionarlo liberamente proprio dove dovrebbe essere. C'è solo una sottilissima stoffa tra noi adesso.

Ci guardiamo solo un secondo, tremanti e impazienti di essere l'uno nell'altro. Ha le labbra tutte gonfie e gli occhi lucidi di lussuria.

La sento, emozionata per me. Bagnata e calda per me. Spingo verso di lei, verso la mia Lolita che chiude gli occhi gustandosi quel quasi contatto gemendo più esplicitamente.

Si avventa sulle mie labbra, mordendomi e spalancando meglio le gambe, adesso sono io ad avere paura possa mangiarmi. Non l'ho mai vista o sentita così. Una mano cede per la tensione scivolando sul vetro, le afferro il sedere spingendola meglio su di me. 

Eppure, in un secondo mi allontana delicatamente e comincia a scuotere la testa coprendosi gli occhi con le mani. Comincia a sbuffare, cercando di recuperare fiato. 

«Cazzo! No! no! no!» sbuffa poggiandosi con le mani su uno specchio distante per guardare le punte dei piedi colpire debolmente il riflesso. Mi avvicino preoccupato e confuso.

«Perché dobbiamo girarci intorno? Ogni volta finisce così ed è sempre meno probabile che qualcuno riesca a fermarsi, merda! Avevi ragione, è impossibile e si è visto» spiega arresa indicando lo specchio frontale in cui stavamo rischiando, nuovamente, di scopare.  

«E sappiamo benissimo cosa ci frena, anzi, cosa mi frena e tu, non sai quanto sia difficile frenarmi. Non puoi spingermi fino a questo punto, tu non puoi e il fatto che tra i due sono io ad avere remore, mi lascia pensare. Quindi, andiamo dritti al punto una volta per tutte. Ami Chantelle?» chiede di botto lasciandomi scioccato. La sua sincerità mi destabilizza.

«Non è così semplice, è complicato» è l'unica cosa che riesco a dire. Ho il petto che mi sta esplodendo e non solo quello, cerco di riprendere il controllo e la lucidità ma mi sento completamente fuori di me.

«Tutto è complicato, William. Siamo persone complicate con delle esperienze sulle spalle complicate, la vita è complicata ma, questa, è una risposta semplice»

«L'amore è la cosa più complicata e lo sai benissimo, anche più di me. Quando parlavi del tuo ex, i tuoi occhi...non so neanche se sono pronto a sapere quello che hanno visto. Il rapporto con Chantelle è diverso» cerco di formulare al meglio.

«La ami o no? Cioè adesso cosa le dirai? Scusa se sono sparito per due giorni? Non ti farà domande? Cos'è, siete una coppia aperta?»

Scuoto la testa frastornato dal modo crudo con cui mi mette spalle a muro per smontarmi pezzo per pezzo.

«Allora sei un traditore seriale più semplicemente?»

«Non sono un traditore!» sbotto sinceramente offeso. Cherry inclina la testa curiosa e poco convinta della mia reazione.

«Quante volte l'hai tradita? Soprattutto, quand'è stata l'ultima volta?» azzarda sospettosa ma lungimirante.

«Ma che razza di domande sono?» spiego cominciando ad abbottonarmi i pantaloni.

«Rispondi William. Ti prego, mi serve saperlo» mi prega poggiandosi con la schiena allo specchio afflitta.

«Sì, l'ho tradita più volte durante gli anni, va bene? Questo cosa significa?» spiego alzando la zip.

«Quand'è stata l'ultima volta?» domanda sistemandosi il vestitino e scacciando via i riccioli infastidita mentre i suoi occhi mi inchiodano. Non ho via d'uscita, sono in un fottuto labirinto.

«Poco tempo fa» svelo d'un fiato chiudendo gli occhi e maledicendomi. Sto mandando tutto a puttane.

«Non voglio essere la scappatella di nessuno» dice irrigidendosi e proteggendosi dietro la sua spessa corazza. E come biasimarla. Tutte le mie linee scure sono annodate, il mio groviglio di pensieri è così confuso che la sola idea di formulare a parole qualcosa che non risulti terribile è impensabile e terrificante.

«Tu per me non sei una scappatella!» rivelo avvicinandomi a lei.

«Oh, certo! L'hai detto pure alla tua amante, vero?» si beffa di me roteando gli occhi.

«Georgette non c'entra niente! Lei è una cosa diversa da te o Chantelle»

Alla mia confessione, interpretabile solo a me stesso, la ragazza fa un altro passo indietro. No, ti prego, non posso perderti di nuovo in questo modo.

 «Georgette? Quella Georgette?» in cerca di conferme i suoi occhi si frantumano, inorriditi.

«Non devi essere gelosa...non capisci l..» borbotto nel panico non riuscendo a esprimere nulla di sensato.

«Vaffanculo William! Come cazzo potrei essere gelosa della tua fidanzata o di Georgette? Più che gelosa dovrei vergognarmi. Non sono nessuno, sono un'intrusa. Come possiamo omettere questo particolare? Non so neanche chi ho di fronte certe volte. Solo William, William, Morgan» farnetica non nascondendo la sua amarezza.

«Sono io, con te sono sempre io»

«Ah sì? E allora dimmi, perché con me è diverso? Tagliamo la testa al toro, subito. Non possiamo fare questa cosa. O meglio, io non posso fare questa cosa sapendo che hai una compagna e addirittura Georgette, pensa un po'!» spiega ironica «vederci senza fare danni è impossibile, questa è l'unica certezza che ho. Vuoi o non vuoi ci finiamo sempre nei jeans»

«Tu mi piaci Cherry e non solo fisicamente, mi incuriosisci. C'è qualcosa in te che sento già mio, per me è strano. Questa attrazione è qualcosa di nuovo. Quello che hai detto prima, il fatto che è come se potessi sentirti già dentro di me. Per me è lo stesso e intendo anche qui» chiarisco, picchiettandomi la tempia «ogni singola volta mi trovo impreparato davanti a te. Non sei come una qualunque Georgette»

«E ora dimmi, come potrei crederti? Dimmelo! Ti prego, dammi un solo buon motivo per farlo» rabbiosa fa un passo verso di me, sistemando la spallina del vestito. Non riesco a comunicare come vorrei e questa cosa sta cominciando a farmi incazzare. 

«Io...» non so che dire. 

«La ami o no? Perché per come la vedo io, non la ami affatto. Neanche la rispetti un minimo, come fai a dormirle accanto sapendo di Georgette? Sapendo di me? Come puoi fingere così? Sulla base di cosa dovrei crederti, esattamente?»

Non riesco a trovare le parole, come posso spiegarle tutto così? Non riesco neanche a respirare, ho il suo sapore in bocca, il suo odore ovunque e il terrore nel cuore.

Non aspetta risposta, si volta e comincia a correre tra i corridoi specchiati, cerco di seguirla ma presto mi perdo rimanendo in compagnia del mio stesso riflesso. 

Una voce metallica minacciosa fuoriesce dalle casse rischiando di farmi venire un infarto.

«Se non trovate l'uscita entro cinque minuti vi chiudo dentro il labirinto!»




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