Le sigarette, mannaggia.

Ci presta più attenzione del solito.
È un giorno qualunque, nessuna casualità astrale, nessun motivo particolare. Ci presta attenzione, semplicemente, ché gli è impossibile, d'improvviso, staccar via gli occhi.
Diventa una dipendenza allora, quella di farsi rollare le sigarette da Simone.
Si sente uno stupido, uno sciocco malizioso, ma tant'è.
"Mi scoccio", dice, "ho le mani sudate", e allunga a Simone tabacco, filtri e cartine.
Finge di distrarsi poi, lo fissa di nascosto con la coda dell'occhio, e ancora sente d'essere stupido e ingenuo, che gli basta la vista di quella lingua rossa a fargli stringere il cavallo.
Fuma, poi, e si lascia andare a pensieri che paiono infantili, che le labbra le ha messe dove le ha messe Simone, che è come un bacio, ma senza toccarsi davvero, e intanto che rimugina e ogni tiro è un bacio non dato continua a guardare Simone mentre gli sorride, mentre chiacchiera con qualcun'altro, mentre se ne sta seduto in garage, mentre sono fuori in giardino, e aspetta il suo turno, che tanto smezzano sempre.
Poi succede che controllarsi diventa difficile più del solito.
Succede che Simone d'estate è maniacale, e tra creme e cappellini spunta un burrocacao a ciliegia che gli fa le labbra un sogno.
Succede che sono in giardino, che è notte, che a bordo piscina sono avvolti dall'argento e che Simone è steso sul prato e Manuel perde ogni ponderato controllo.
Si sporge a coprirgli il cielo, ché la cicca la sfila da quella bocca insolente soltanto per affondarci il pollice, e se lo gode appieno lo stupore in quegli occhi grandi.
Si agita un po', Simone, che n'è tanto sconvolto quanto eccitato, ma è un attimo, che s'è già acquietato e lo guarda tra le ciglia, deciso quanto mai prima.
Stringe con intenzione le labbra attorno alla suo pollice e s'affanna, beandosi delle carezze che Manuel lascia sul piatto della sua lingua.
I piedi gli scivolano sull'erba fresca e le guance s'arrossano di voglia e imbarazzo, e Manuel ha il cuore che gli fugge dal petto.
"Me la sogno da mesi questa bocca", confessa, e Simone gli sospira attorno al pollice, accenna una suzione tanto lieve che Manuel la compiange ancora prima che sia finita.
"Non ti fermare", prega, "fammi sentire".
C'è tanta luce attorno, ma è tutta argentea di luna, e il frinire dei grilli è tanto forte che Manuel un poco s'irrita, che copre i sospiri dolci di Simone e gli schiocchi disordinati delle sue labbra.
S'inarca, il piccolo, cerca il suo corpo, ne piange l'assenza e ne accoglie con sollievo il peso, stringe le cosce ancora vestite attorno ai fianchi di Manuel e sugge più forte, più avido e distratto,che dalle labbra sfugge un filo di saliva a illuminargli il mento, e Manuel è pazzo di lui e si china rapido a coglierne il sapore sulla lingua.
Carezza il palato, gli separa le labbra con leggera pressione, affonda la sua stessa lingua accanto al pollice e teme quasi di morire, ché i fianchi ormai hanno preso ritmo contro quelli di Simone e il dolore della stoffa è nullo rispetto al piacere che gli brucia i lombi e gli annebbia i pensieri.
Simone viene, improvviso e dolcissimo, e i pantaloncini di cotone nulla possono per nasconderne i segni, e Manuel s'allontana dalla sua bocca solo per spingere il viso contro il suo inguine e ispirarne forte l'odore, leccare la stoffa umida cercandone il sapore.
Torna sù poi, le cosce di Simone issate sulle spalle e i fianchi impazziti.
Ringhia e geme contro le sue guance, lecca la bocca ormai rossa e gonfia, bacia via una lacrima da quelle ciglia di pece e si viene nei jeans con un'ultima spinta.
Ha il respiro in affanno Simone, e Manuel con lui, e se lo tira sul petto e ne bacia la fronte sudata, i riccetti umidi e gonfi, le guance bollenti e ancora la bocca, che sa di ciliegia e d'estate e Simone.
Glielo giura poi, sulle labbra, che "la prossima volta facciamo l'amore".
....
Ho un po' sistemato uno degli headcanons ❤️
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