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86.

"Fammi capire, Walker. Tu mi stai chiedendo se ci sono borse di studio per le quali fare domanda?" Le parole aleggiarono per lo studio della Davenport mentre un'incredula Responsabile Disciplinare mi osservava come se fossi uno strano essere piombato lì da chissà quale pianeta. "E da cosa nasce questa richiesta, se è lecito domandarlo?" La donna appoggiò i gomiti sul tavolo e, senza perdere neppure per un attimo il contatto visivo con me, unì fra loro polpastrelli delle mani facendoli rimbalzare di continuo contro le labbra, serrate in una specie di sorriso innaturale.

Feci spallucce, non mi andava di raccontarle i fatti miei né ciò che mi aveva portato a prendere quella decisione. Per tutto il tragitto di rientro al Campus, sempre nella scatoletta celeste di Mrs Gray, avevo meditato sul da farsi e sul modo di 'andare a riprendermi Matthew', come mi aveva praticamente ordinato la vivace vecchietta sia nella cucina della sua casa sia per tutto il tempo in cui eravamo rimaste in auto. E, alla fine, ero giunta alla conclusione che l'unico sistema era evitare di prestare il fianco ai ricatti di Nathan, così anche Matthew non avrebbe più dovuto sottostare a qualsivoglia richiesta della sua famiglia.

Quindi avrei dovuto tagliare i ponti. Quindi avrei dovuto arrangiarmi. Quindi, per finire l'università, sarebbe stata una bella soluzione accedere a qualche borsa di studio.

Quindi avevo preso subito appuntamento con Mrs Davenport, sempre lei, per capire se ci potevano essere possibilità in quel senso. Non ero contenta di andare a fare proprio a quella donna una richiesta del genere, ma non c'erano alternative. E così eccomi di nuovo in quel dannato ufficio stile Hogwarts, a dover dipendere dalla buona luna della Responsabile Disciplinare per cercare di raggiungere il mio obiettivo.

"Voglio camminare con le mie gambe." Risposi semplicemente, sperando che quella scarna spiegazione le sarebbe bastata. "I miei voti sono ottimi e mi risulta che ci siano un paio di borse di studio per le quali potrei fare domanda." Tacqui, avevo detto quello che serviva. Ora toccava a lei.

La quale Mrs Davenport, con mia sorpresa, si mise quasi a ridere e scrollò la testa. "Sei una continua sorpresa, ragazza. Mai avrei pensato di udire da te una richiesta del genere, ma del resto non mi sarei mai aspettata neppure che chiedessi 'la grazia' per quelle sciocche cheerleaders che hanno ceduto gli schemi a Yale, né che ti abbassassi a girare per il campus in una mini auto vecchia di mille anni guidata da una vecchietta quasi centenaria..." Rise di nuovo, sembrava sul serio divertita da qualcosa. "Ero nei pressi della Residenza quando siete arrivate ieri e credo che ricorderò finché campo la faccia che hanno fatto gli studenti che erano vicini a me nel vederti scendere da quell'auto e abbracciare la nonnina che ti stava puntato l'indice contro con aria severa. Non c'è che dire, Walker, sai sempre come farti notare. Ma torniamo a noi. In effetti non ha importanza il motivo della tua richiesta. Ti confermo che hai i requisiti per richiedere almeno tre borse di studio. Credo che dovresti riuscire nel tuo intento."

Così facile? Avevo pensato a fuoco e fiamme da parte della professoressa, invece era più che disponibile, come se l'avversione che avevo percepito così evidente negli incontri precedenti, tranne l'ultimo, non fosse mai esistita. Meglio così, un problema in meno da affrontare.

La Davenport si alzò di scatto e andò ad aprire un cassetto di un immenso mobile posto dietro la sua scrivania. La vidi trafficare all'evidente ricerca di qualcosa, poi si voltò e tornò alla scrivania con alcuni fogli in mano che fece arrivare fino a me con poca buona grazia.

"Compilali e riconsegnali entro una settimana, la scadenza è a fine novembre" disse secca guardando l'orologio che aveva al polso. "Buona giornata, Anna Walker." Il colloquio era chiaramente finito e io, presi i fogli, mi alzai e mi diressi verso la porta dello studio cercando di tenere a bada il senso di trionfo che stava per soffocarmi. Le borse di studio esistevano e avrei potuto fare domanda per una di esse, era un passo in più verso il raggiungimento del mio scopo.

"Grazie Mrs Davenport, buona giornata." Avevo mai usato un tono così zuccheroso con quella donna? Sorrisi fra me e me, ero in piena mutazione genetica e chissà dove sarei andata a finire.

"Walker, non ti si addice la parte della santerellina. Sparisci" rispose lei, quasi mi avesse letto nel pensiero. Dovetti fare uno sforzo sovrumano per non scoppiare a ridere, non sarebbe stato il massimo.

Aprii la porta e, mentre uscivo dallo studio, udii la Davenport aggiungere "E compila bene quei fogli, che ce la farai a ottenerne una." Anche lei aveva una mutazione genetica in corso, era evidente. Sembrava essere dalla mia parte, cosa fuori da ogni logica e previsione.

Con l'animo sollevato tornai a piedi fino alla Residenza, immersa in talmente tanti pensieri che non resi conto del tragitto tanto che fui sorpresa quando mi trovai di fronte alla Cheers Hall. Non vedevo le ragazze da quando ero stata "rapita" da Mrs Gray, perché quando ero rientrata il giorno prima erano tutte all'allenamento e poi io mi ero chiusa in camera perché non avevo voglia di chiacchierare. In quel momento, invece, il mio stato d'animo era decisamente migliorato, per cui mi avrebbe fatto piacere vederle, soprattutto Monica.

Non feci in tempo a finire quel pensiero e a entrare, che sentii qualcuno afferrarmi il braccio sinistro e tirarmi verso di sé in un abbraccio stritola-ossa. "Queen Anna finalmente!" esplose la voce di Monica. Quando avrebbe perso l'abitudine di spiare fuori dalla finestra ogni volta in cui udiva rumori anomali? "Ti davamo per dispersa! Ma chi era quella che ti ha portato via, la nonnina di Cappuccetto Rosso? E rispondere ai messaggi ti pare brutto? Stavamo iniziando a preoccuparci!" Mi apostrofò fingendosi arrabbiata.

D'impulso le diedi un bacio sulla guancia, mi era mancata. "Non di Cappuccetto Rosso, di Maleficent", dissi sottovoce prendendola sottobraccio. "E non avevo con me il cellulare. Vieni con me, dobbiamo parlare".

Senza tanti complimenti, la trascinai su per le scale e andai in camera mia, badando di chiudere bene la porta.

"Devo preoccuparmi?" chiese Monica fingendosi perplessa e iniziando a camminare su e giù per la stanza.

"Dipende..." risposi, poi lasciai scorrere alcuni secondi per fare sì che la sua attenzione fosse solo su di me. Si fermò quasi subito e mi si piazzò davanti a braccia conserte e gambe larghe ben piantate terra.

"Sono tutt'orecchi. Parla, Queen Anna. Questo silenzio è più assordante di un concerto di trombe. Hai un'aria... strana che non mi fa presagire niente di buono..."

Sospirai e mi buttai sul letto, restando immobile a fissare il soffitto. Decisi di tralasciare l'incontro con Mrs Gray, per quello ci sarebbe stato tempo più avanti.

"Sono stata dalla Davenport. Ho appena chiesto, e ottenuto, di fare domanda per alcune borse di studio. Voglio tagliare i ponti con Nathan." Sparai.

Monica fischiò. "Questa sì che è una notizia bomba! Brava, ti ammiro. Ma come mai hai deciso di compiere questo passo? ... secondo me ha molto a che fare con un certo ragazzo di mia conoscenza..." disse meditabonda "Sbaglio?"

Mi limitai a scuotere la testa. "È l'unico modo per non subire più ricatti, io dalla mia famiglia e lui dalla sua. Ho intenzione di andare da Nathan e concludere la cosa entro un paio di giorni, poi voglio andare da Matthew e convincerlo a fare lo stesso. Se io sono libera, lui non dovrà più sottostare ai ricatti della sua famiglia e..."

"E vivrete per sempre felici e contenti" terminò per me Monica, che si mise a mimare passi di danza in giro per la stanza canticchiando "Il bel Danubio blu". tentò invano di coinvolgermi, ma io avevo voglia solo di restare stesa sul letto a non fare niente.

"Paparino Walker e nonnino Hawthorne avranno una bella sorpresa, spero" soggiunsi pensierosa. Stavo sempre fissando il soffitto, così non mi accorsi che Monica si era bloccata in mezzo alla stanza.

"Per la miseria!" esplose facendomi sussultare sul letto.

"No dico, sei impazzita? Vuoi farmi morire d'infarto?" Esclamai tirandomi su a sedere. Incrociai il suo sguardo e rimasi sorpresa per l'espressione fra il confuso e il sorpreso che le si era dipinta sul volto espressivo.

"Anna, la mia testa non funziona più! Me ne stavo dimenticando..." iniziò a dire, poi si interruppe e si precipitò alla porta. "Aspettami qui, torno fra due secondi." Un istante dopo era sparita.

Non stavo capendo più nulla, ma non feci in tempo a fare alcuna congettura che Monica tornò in camera tenendo un giornale in mano.

"Il nonno è il senatore, vero? Hawthorne di Boston."

"Vuoi spiegarmi qualcosa oppure no?" sbuffai, la situazione mi stava irritando tanto più che mi stava sorgendo il sospetto che si trattasse di qualcosa di spiacevole.

Monica piombò sul letto di fianco a me con molto poca grazia e mi mise il giornale in mano.

"Magari è solo una mia congettura e non ci sono legami... È di stamattina. Vai a pagina 38, trafiletto in basso a destra" disse senza aggiungere altro ma continuando a muoversi come se fosse seduta su un cuscino di spine. La fissai ma lei sfuggì il mio sguardo e un campanello d'allarme iniziò a suonare furiosamente. Sentii la bocca dello stomaco stringersi in una morsa, cosa voleva che leggessi? Era forse successo qualcosa a Matthew?

Con mano tremante aprii il giornale e girai le pagine fino a che non raggiusi quella che mi aveva indicato lei. "Angolo gossip", già il titolo prometteva bene. Guardai in basso a destra e il mio cuore si fermò per qualche istante.

'Il senatore Hawthorne lascia la carriera politica. L'annuncio ufficiale sarà dato durante la festa di fidanzamento del nipote che si terrà sabato nella villa di famiglia e a cui parteciperanno i personaggi più di spicco della città, fra cui..."

Con un grido accartocciai il giornale e mi alzai in piedi guardando Monica con gli occhi fuori dalle orbite.

"No. Non può essere Matthew. No" continuavo a ripetere, ma il gelo che sentivo dentro indicava tutt'altro. Monica era immobile sul letto e si fissava le mani.

Matthew che torna a casa. Che deve sottostare a un ricatto del nonno per salvare me. Che però taglia i ponti, con l'idea di rifarsi vivo appena può.

E se fossero state tutte menzogne? Se in realtà non avesse mai rotto con la sua famiglia? Quel trafiletto stava dicendo quello, né più né meno.

La festa di fidanzamento del nipote.

Era stata tutta una scusa per tagliare i ponti senza colpo ferire la messinscena che aveva fatto, con me e con Mr Gray?

Dov'erano finite le belle parole? Possibile che mi fossi sbagliata così tanto su di lui, che ciò che avevo provato in sua presenza fosse solo fumo, che nulla di ciò che avevamo condiviso fosse vero?

Mi sentii svuotata. Era tornato a casa e aveva ripreso il posto che gli spettava, nella sua famiglia e nella società, cancellando tutto quello che era successo prima. Ma allora quanto di quello che mi aveva raccontato era vero? Possibile che il Matthew che avevo conosciuto io fosse solo un personaggio creato ad arte?

"No!" gridai. Non ci potevo credere. Quello che c'era stato fra noi non era stata una menzogna, me ne sarei accorta. I suoi occhi non mentivano, non c'erano ombre quando mi guardava. Non potevo essermi sbagliata così tanto.

Decisi di dare credito a questa sensazione, contro ogni logica e ogni evidenza, e di far tacere le voci dentro di me che urlavano di lasciarlo perdere e metterci una pietra sopra. Decisi di crederci altrimenti sarei impazzita.

Ma dovevo sapere, toccare con mano, farmi dire da lui come stavano in realtà le cose.

Mi avvicinai a Monica, che ancora non si era azzardata a guardarmi, e le diedi un bacio sulla guancia. Avrei voluto dirle qualcosa, ma in quel momento non ero in grado. C'era solo una cosa che volevo fare. Afferrai la borsa e le chiavi dell'auto e uscii di corsa dalla mia camera e dalla Cheers Hall.

Dopo neanche dieci minuti ero davanti alla porta dell'appartamento di Matthew. Suonai, senza pensare a come dovevo essere ridotta in quel momento. Non mi interessava, non mi importava più di niente altro che non fosse Matthew e capire cosa stesse succedendo.

Udii il rumore di una chiave che gira nella toppa e un istante dopo mi trovai di fronte un Jude piuttosto sorpreso. Senza tante cerimonie lo scansai ed entrai nell'appartamento, rifiutando di pensare alle altre volte in cui ero stata lì con Matthew.

"Ciao anche a te, Anna" disse Jude, sempre più esterrefatto. "Qual buon vento?"

Mi piazzai di fronte a lui e gli sbattei addosso il giornale che avevo portato con me.

"Dimmi dove lo posso trovare."

_________

Ciao! Scusatemi l'immenso ritardo... in questi ultimi tempi di sera crollo senza scampo e non riesco a scrivere, troppo stanca... spero di riuscire a riprendere gli aggiornamenti settimanali, d'ora in poi.

Siamo quasi alla fine di questa storia... cosa dite che succederà, quando Anna troverà Matthew? ^_^

Un grande abbraccio, a prestissimo! :-*

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