Prologo
«Akaashi, in palestra ci sono le partite di pallavolo dei liceali, ci andiamo?»
Yasuhiro seguiva il suo amico per i corridoi con lo zaino in spalla, sperando di convincerlo ad accettare.
Keiji Akaashi, solo qualche passo avanti a lui, non si guardava mai indietro, deciso a tornare a casa il più in fretta possibile.
Alla sua proposta, il ragazzo avrebbe voluto sprofondare. Gli piaceva la pallavolo, infatti giocava nella squadra della scuola, e non aveva nessun impegno in particolare a cui doveva recarsi. Avrebbe potuto inventarsi una scusa ma, forse per stanchezza, forse perché aveva capito di non poter scappare ogni volta, si fermò e si voltò verso il suo amico per rispondere un tranquillo «Sì, certo» e trovare su di lui un'espressione di grande stupore.
La sorpresa in poco tempo lasciò posto all'allegria e il ragazzo corse via in direzione della palestra, lasciando Keiji da solo a sperare che non venisse richiamato dagli insegnanti.
Il ragazzo dai capelli corvini arrivò a destinazione poco dopo il suo compagno, e si sedette sugli spalti in silenzio, guardando le squadre che si preparavano.
«Chi gioca?» Chiese ad un tratto.
«Adesso dovrebbe esserci l'accademia Fukurodani, non so contro chi sono. A proposito, tu avevi ricevuto una raccomandazione da quella scuola, o sbaglio?»
«No, non sbagli»
«Allora perché sei ancora indeciso su dove andare? Sembra essere fortissima e non dovrai neanche avere problemi con l'iscrizione!»
«Hai ragione, ma sento di doverci pensare ancora un po'»
«Capisco» concluse Yasuhiro, facendosi una ragione dell'inaspettata indecisione dell'amico.
I giocatori si misero ai loro rispettivi posti e, non appena l'arbitro fischiò l'inizio della partita, tutto iniziò a prendere vita.
La rete separava due mondi collegati solo da una palla, il cui destino lo determinava il suo contatto col pavimento. Le chiamavano "le battaglie a mezz'aria", un po' come quelle in natura, in cui bisogna cavarsela sia in cielo che in astuzia per riuscire a prevalere.
Ecco perché l'accademia Fukurodani era una delle favorite: i gufi, animali d'aria, notturni, acuti e saggi; le sentinelle del cielo. Le caratteristiche necessarie le avevano tutte.
Keiji guardava la partita come ipnotizzato: essendosi sempre allenato con persone che lo facevano solo per non finire nei guai, il ragazzo rimase affascinato dal vedere qualcuno giocare con tutta quella passione. In particolare la sua attenzione fu attirata dal bizzarro giocatore numero 12 della Fukurodani. Ogni suo movimento, ogni suo salto, ogni suo sguardo sprigionava pura luce ed energia. Keiji ne rimase estasiato. Era la prima volta che lo vedeva, ma aveva un'aria particolarmente familiare: era sicuro di non averlo mai incontrato prima? Che so, per strada? Al supermercato? Non riusciva a ricordare, ma in qualche modo era certo che lo conoscesse già, anche fin troppo bene.
Il vederlo fu come una secchiata d'acqua gelida per Keiji, che improvvisamente sentì qualcosa svegliarsi in lui. Brividi percorrevano ogni centimetro del suo corpo, e la fugace idea che quel ragazzo fosse una stella, la più luminosa di tutte, gli attraversò la mente come un fulmine.
Erano forse quelli i primi sintomi della sua felicità?
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