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Amy si guardò intorno nel piccolo ufficio in cui si trovava, vari opuscoli e dépliant riempivano la scrivania, e il ticchettio incessante di un orologio da parete era l'unico rumore che si udiva. Fino a quando la porta non si aprì.

"Scusami se ti ho fatto aspettare Amy." Disse un uomo sulla trentina.

"Si figuri, ho tutto il giorno." Rispose sarcastica la giovane, sedendosi svogliatamente sulla sedia nera in plastica.

Mr. Stevenson, così l'uomo si chiamava sospirò all'atteggiamento sarcastico della studentessa, come consulente scolastico aveva a che fare con molti adolescenti arrabbiati e volubili. "Sai perché sei qui?"

"Me lo dica lei." Ribatté la bruna con tono sarcastico.

"Amy..."

"Ok, ho accidentalmente rovesciato del succo addosso a qualcuno."

"Accidentalmente?"

"Va bene non è stato affatto un incidente, contento?" Inveì infastidita la bruna.

"E la ragione per cui hai praticamente inzuppato Lauren con del succo di frutta ai frutti rossi?" Domandò l'uomo.

La bruna si alzò dalla sedia, quel poco che le serviva per avvicinarsi di più alla scrivania. "Oh non faccia finta di sapere perché l'ho fatto."

"Voglio che tu sia tu a dirmelo."

"Perché Lauren è una stronza totale!"

"Amy la lingua. Tu e Lauren non eravate amiche?" Chiese Mr. Stevenson.

Amy rise senza umorismo. "Oh, le va bene una snob vuota e insopportabile? Quello è stato tanto tempo fa." Si, Lauren era sua amica, prima che decidesse di tradire la sua fiducia.

"Cosa ha detto o fatto Lauren di recente, da meritarsi tutto quel liquido sulla sua testa?"

"Non lo sa? Cosa c'è non arrivano i pettegolezzi in sala professor?"

"Amy non rispondere alle domande con altre domande, avanti su dimmelo."

La giovane si spostò leggermente il largo maglione che indossava, mostrando un rigonfiamento. "Ecco perché."

"Sei incinta? Domandò incredulo il consulente.

"No, ho solo mangiato tanto. Certo che sì!"

"Amy questo succede quando non si utilizzano le giuste precauzioni."

"Non mi faccia la predica, so come funziona. Solo una volta, ho fatto sesso solo una volta, ed ecco che rimango incinta. Patetico vero?"

"Sai già cosa fare con il bambino? Insomma, sembra che tu stia già a metà strada."

"Pensavo di metterlo in una cesta dentro al corso di un fiume, e aspettare che una ricca famiglia lo trovi e lo allevi."

Mr. Stevenson esasperato si mise una mano sulla fronte. "Per favore Amy può smetterla di usare il sarcasmo per tutto, ti trovi in una situazione molto delicata, te ne rendi conto?"

"Lo so! Cosa crede? Comunque lo terrò, almeno credo." Sbottò nervosa Amy.

Mr. Stevenson guardò la giovane con occhi severi. "Signorina dovresti iniziare a pensarci seriamente, stai aspettando un bambino, non è qualcosa da prendere alla leggera."

"La smetta di darmi la colpa per ogni cosa, so esattamente cosa mi sta succedendo, non serva che lei puntualizzi su ogni punto." Il suono della campanella coprì le ultime parole della ragazza, che scocciata e irritata si alzò in piedi, avviandosi verso la porta.

"Vorrei che tu venissi qui anche la prossima settimana, ci sono molte cose di cui discutere. Ci stai?"

"Beh non ho altra scelta, tanto se non mi presentassi nel suo ufficio, lei mi verrà a cercare in tutta la scuola." Rispose Amy mentre apriva la porta dell'ufficio.

Prossima settimana.

Una studentessa aveva appena lasciato l'ufficio di Mr. Stevenson, incrociando per poco il cammino di Amy, la quale si stava dirigendo appunto dal consulente scolastico. Fortuna o fato che la bruna non abbia visto la ragazza in questione...

"Allora come stai Amy?" Le chiese l'insegnante.

"Grossa" Rispose senza mezzi termini la giovane.

"Ti vedo in salute, ad ogni modo ho appena parlato con Lauren..."

Amy lo interruppe all'istante. "Qualunque cosa le abbia detto quella è una bugia! Direbbe di tutto per ingraziarsi chiunque."

Il consulente ignorò le esagerazioni della studentessa, e cominciò a parlare di cosa gli era stato riferito. "Mi ha detto che non sai chi è il padre del bambino, e per questo che..."

"Che mi ha dato della sgualdrina? Si lo so."

"Ed è vero? Insomma, che non sai chi è il padre del tuo bambino?"

"Che cosa? Non è affatto vero! So esattamente da cui aspetto un figlio!" Gli erano bastati un paio di occhi dolci, parole sussurrate all'orecchio, e una camera libera a sua disposizione. Amy non si pentiva di quello che aveva fatto, d'altronde quegli occhi blu erano sempre stati il suo punto debole fin dall'inizio.

"Frequenta questa scuola? Voglio che sia presente anche lui durante le nostre conversazioni."

"Mi dispiace deluderla, ma la vedo un po' difficile da realizzare questa sua idea."

"Quindi non è uno studente di questo istituto." Disse l'insegnante, cercando di mettere in ordine i pezzi della storia della studentessa.

"Non è nemmeno di questo stato se è per questo, vive a Londra. Prima che me lo chieda ho frequentato uno stage delle arti sceniche questa estate, è lì che l'ho conosciuto."

"Capisco, e lui cosa ne pensa della gravidanza?"

"Non lo sa, e non è necessario che lo sappia." Affermò la quasi madre, come se fosse la cosa più naturale e ovvia del mondo.

Mr. Stevenson strabuzzò gli occhi alle parole della giovane. "Come non lo sa? Amy se questo ragazzo è il padre del bambino ha tutto il diritto di sapere la verità."

"L'ho detto a mia madre." Sbottò Amy, cercando di sviare il discorso sul suo presunto ragazzo.

"Amy non cercare di sviare il discorso." Disse Mr. Stevenson dando alla studentessa delle occhiate di rimprovero. "Comunque parlami di tua madre."

"Lei ha pianto quando le ho detto di essere incinta. Beh, per lo più lo ha scoperto. Mi sono sentita tremendamente in colpa."

"Per aver fatto sesso?" Chiese il consulente.

"No, di quello non me ne pento. Non voglio essere ipocrita e rimangiarmi ogni parola detta e negare quello che ho fatto."

"Allora di che cosa ti senti in colpa? Per aver nascosto la cosa così a lungo?"

"Si."

"So che gravidanza ti abbia in qualche modo spaventata, e che ora senti che tu debba nasconderti da tutto e tutti, ma se lasci fuori dalla tua vita chi vuole solo aiutarti, in questo modo fai del male solo a te stessa."

"È solo che... dannazione!" imprecò la giovane, asciugandosi la lacrima che le colava sul viso. "Dannati ormoni!

Odio sentirmi così, e odio il sentirmi sempre giudicata per qualcosa a cui non avevo pensato minimamente." Urlò Amy camminando avanti e indietro per la stanza. "Non avevo programmato di rimanere incinta."

"È una delle tante conseguenze del sesso non protetto."

"In quel momento non ci ho pensato... è stato un attimo in cui ho perso completamente la testa. Non mi fraintenda, il nostro è stato un rapporto strano, non facevamo altro che litigare, davvero a volte mi dava addirittura sui nervi, però c'erano certi momenti in cui era il ragazzo più dolce al mondo, nonostante io la trattassi sempre in mal modo. Non so come abbia fatto a sopportarmi, per non parlare di piacergli. Siamo rimasti poi soli... non sono, anzi non siamo riusciti a resistere. "Amy ricordò con nostalgia i momenti passati con Felix, come se fossero passati chissà quanti anni.

"A me sembra che questo ragazzo ti piaccia molto, anzi credo proprio che tu provi qualcosa di molto profondo per lui."

"Forse, è complicato. Ok provo ancora qualcosa con lui, e la cosa mi spaventa perché non so se quello che provo dipende da me o da questi dannati ormoni che mi stanno uccidendo."

"Qualunque cosa tu provi questo ragazzo."

Amy lo interruppe. "Felix."

"Felix merita di sapere che diventerà padre."

"Non so come dirglielo, l'ho ignorato in tutti questi mesi, lui invece continuava insistentemente a scrivermi e a chiamarmi."

"A maggior ragione merita di saperlo, lui continua a interessarsi a te, merita che tu gli dica tutta la verità. Non voglio obbligarti a fare qualcosa che non vuoi, ti dico solo di riflettere per bene prima di prendere qualsiasi decisione. Non sei sola."

Un paio di settimane dopo, Mr. Stevenson trovò Amy davanti al suo armadietto, o meglio il suo vecchio armadietto.

"Che ci fai tu qui? Non dovresti essere a casa?" Domandò sorpreso l'uomo.

"Sono venuta a prendere un paio di libri, e dirle che ho raccontato a Felix tutto, beh è stata per lo più mia madre a costringermi a farlo."

Mr. Stevenson prese i libri della ragazza per aiutarla. "Sono davvero felice che tu abbia fatto la scelta giusta, e lui come l'ha presa?"

Amy sospirò. "Era sorpreso e arrabbiato, non posso dargli torto gli ho nascosto la verità per davvero tanto tempo, probabilmente mi odia, lo farei anch'io se fossi al suo posto." La bruna ricordò il momento Felix seppe la verità, era arrabbiato terribilmente, il suo shock iniziale, il litigio avuto nella sua camera, erano ancora impresi nella sua mente.

"Non credo che ti odia, anzi, penso che stia soltanto elaborando la notizia, ed è comprensibile in fin dei conti."

Amy annuì, facendo poi spallucce." Spero sia così. Ho bruciato l'opportunità che avevo con lui, ed è sempre stato così gentile con me. Si occuperà del bambino, questo è un inizio, no?"

"È un ottimo inizio questo."



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