Capitolo 9
La porta del motel sbatté dietro di noi come lo sparo di un fucile, come quello che dà l'avvio ai corridori impazienti di correre. I nervi e il panico si scatenarono dentro di noi attraverso un'elettricità allarmante, ma non stavamo correndo verso un traguardo per ricevere una medaglia; stavamo solo cercando di sparire da quel posto.
L'aria frizzante era tagliente mentre mi inghiottiva, aggiungendosi al mio panico. Una volta che fummo abbastanza lontani, Rose diede voce ai miei pensieri.
"Chi cavolo era quella?" Era calma anche se il suo tono scioccato la portò ad urlare.
Scossi la mia testa, la mascella serrata. Ero furioso. "Sua zia, la sua fottuta zia. Deve essere una specie di scherzo del cazzo e di cattivo gusto." Volevo urlare, ma continuai a parlare con dei sussurri. "Cazzo, merda, dannazione."
"Credi che stesse parlando con la Signora Hellman? Al telefono?" Chiese Rose.
"Posso quasi garantirlo," cercai di mandar via il panico e di ricordarmi la conversazione. Stava parlando di James, di questo ero certo. L'istituto, gli 'orribili criminali' che lo avevano ucciso, di chi altro avrebbe potuto parlare?
E ciò non era nemmeno la parte più spaventosa. La cosa peggiore era che stava parlando con la Signora Hellman. Avevamo corso per miglia e miglia, avevamo fatto attenzione, eravamo stati prudenti. Avevo pensato che ci fossimo persino sbarazzati di lei, anche se solo per un po'.
Ma ovviamente il Wickendale continuava a perseguitarci. Se io e Rose avessimo parlato, se quella donna ci avesse prestato più attenzione, sarebbe stata la fine per noi.
E ben presto si sarebbero sparse ancora più di più voci. Presto avrebbero scoperto che io e Rose non fossimo morti, e presto le nostre foto sarebbero state dappertutto. E la gente ci avrebbe riconosciuti. E poi sarebbero stati ad un passo più vicino per rinchiuderci di nuovo.
Cazzo, merda, dannazione.
ROSE'S POV
I lineamenti di Harry erano rigidi, pensieri spaventosi stavano correndo nella sua mente. E sapevo su chi fossero. Sfortunatamente anche i miei erano simili ai suoi. Avevamo appena incontrato la zia dell'uomo che avevamo ucciso, e lei neanche lo sapeva. Il pensiero era terrificante, ma ancora più terrificante era il fatto che, in un futuro non tanto lontano, lei ci avrebbe potuto riconoscere e sarebbe potuta andare dritto dalla Signora Hellman.
Eravamo entrambi silenziosi mentre camminavamo sul marciapiede della città apparentemente affollata. Forse era solo la mia mente paranoica, o forse stavamo raggiungendo il centro della città, ma sembrava che quest'ultima fosse diventata più movimentata. Mentre camminavamo, iniziarono ad apparire dei palazzi, decine di persone che uscivano o entravano in essi. Uomini che andavano a lavoro, una mamma che camminava con i suoi due bambini. A differenza di ieri, era come se oggi tutta la città avesse deciso di uscire fuori.
Non c'erano foreste o vie di fuga; solo dei palazzi vicino ai marciapiedi. L'area urbana era piena di attività, gente normale con vite normali. Sperai soltanto che nessuno di loro ci avesse riconosciuti.
Ma ogni macchina parcheggiata accanto ai marciapiedi, ogni persona che apriva la porta di un negozio, il ragazzo che vendeva i giornali all'angolo, sembravano osservare me ed Harry un po' troppo a lungo. Come se avessero una specie di sospetto.
Ma scacciai via questo pensiero. Anche io avrei fissato qualcuno se questo qualcuno stesse indossando qualcosa di strano o avesse qualche tratto particolare. E non avrei pensato che loro fossero dei fuggitivi. Tipo come il giornalaio. Era senza dubbio innocente, ma catturò comunque la mia attenzione. Qualcosa in quello che stava dicendo. All'inizio non riuscii a capire chiaramente cosa, a causa dei rumori della città, ma alla fine ci riuscii.
EXTRA! EXTRA! Una donna è stata uccisa la scorsa notte proprio qui ad Ashbury! Leggetene di più proprio qui!
Lo fissai più a lungo del solito. C'era qualcosa riguardo quella notizia, riguardo l'impiegata al telefono con la Signora Hellman, riguardo il mio sogno, e tutte queste cose culminarono in una nuvola di grande terrore. Indugiava su di me con un certo peso, facendomi avere brutte sensazioni.
Ovviamente questo assassino non aveva niente a che vedere con noi, e non ero scioccata dalla notizia; si era soltanto aggiunta al mio cattivo umore e mi aveva fatto venir voglia di lasciare la città.
Guardai Harry, che era stranamente tranquillo. Non stava osservando nessuno, stava solo pensando tra sé e sé. Le sue sopracciglia erano unite al centro, si stava mordendo il labbro, mentre fissava la strada davanti a lui. Non parlò e non prese la mia mano perché non era davvero presente. Ero sul punto di chiedergli la stessa cosa che gli chiedevo sempre; qual è il piano? Cosa facciamo? Dove stiamo andando?
Ma questa volta non sembrava neanche sapere tutte queste cose, così lo lasciai pensare e rimasi in silenzio. E camminammo.
Camminammo attraverso il centro della città fino a che non iniziarono a diminuire i palazzi e ad aumentare gli spazi. Meno macchine parcheggiate, e la gente era più sparpagliata. Per dieci, quindici, venti minuti camminammo sulle strade urbane fino a che non si sbiadirono nella rusticità. O almeno fino a che non intravedemmo una zona di boschi nella quale ritirarci. Anche se tutti pensavano che fossimo morti, meno persone incontravamo meglio era.
Così dopo aver passato il cuore vivace della città, iniziarono ad apparire più foreste. All'inizio c'erano solo un paio di alberi sparsi qua e là, ma poi iniziarono ad aumentare e ad addensarsi dietro dei negozi sparsi.
Così io ed Harry ci dirigemmo verso la foresta. Lo seguii mentre camminava vicino ad una boutique di legno, andando dietro di essa. Controllò che la zona fosse libera e poi salimmo su una lieve collina per farci proteggerci dagli alberi. Rabbrividii durante la salita, strofinando i miei occhi per evitare la neve e il vento pungente.
Alla fine arrivammo nel rifugio della piccola foresta. L'atmosfera intorno a noi era rimasta tranquilla, trasportando con sé fiocchi di neve anziché rumori. Uno strato leggero stava iniziando ad imbiancare il terreno. Ma gli alberi interrompevano le frustate del vento, rendendo la situazione meno critica. Le nostre giacche e i nostri stivali erano sufficienti per mantenerci al caldo, permettendo agli effetti positivi dell'inverno di farsi notare. L'aria fresca rinfrescò i nostri polmoni, la bellezza della scintillante terra innevata, l'odore di legno e pino. Tutto ciò aiutò a liberare un po' la mia mente stressata.
Ma non sembrò succedere la stessa cosa con Harry. Guardai il suo viso, il sole che penetrava attraverso gli alberi, illuminava alcuni dei suoi tratti. Era assolutamente meraviglioso l'effetto che la luce aveva su di lui. Sembrava illuminarsi sotto ad essa, e sapevo che lo sarebbe stato ancora di più se avesse indossando uno dei suoi sorrisi mozzafiato o se i suoi lineamenti fossero rilassati. Ma invece erano stressati; muscoli tesi sulle sue spalle, la sua mascella serrata, una piega tra le sue sopracciglia.
Lo raggiunsi e presi la sua mano nella mia. Sembrò sorpreso dal tocco in un primo momento, come se si fosse dimenticato che io ero lì. "A cosa stai pensando?" Chiesi.
Guardò in basso, verso le nostre mani intrecciate inconsciamente, la fronte ancora corrugata. Leccò le sue labbra e poi guardò davanti a sé, senza dir nulla. "Dove vuoi vivere?" Chiese. Fui presa alla sprovvista dalla domanda.
"Cosa?" Chiesi per verificare di aver sentito bene.
"Dove vorresti vivere, una volta che abbiamo finito di scappare? Di' il nome di un qualsiasi posto, di un qualsiasi paese." La sua espressione era ancora fortemente pensierosa, era completamente serio.
"Oh, non saprei," dissi. Feci del mio meglio per dargli una risposta, la mia mente correva attraverso posti in cui ero stata e di cui avevo sentito parlare. Ma non riuscii a pensare a niente di specifico, solo idee. "In qualche posto soleggiato," decisi. Con la leggera conversazione iniziai ad oscillare le nostre mani un po' avanti e indietro. "Dove potremmo stare fuori parecchio."
"Si, concordo," disse Harry, ora le sue labbra indossavano un debole sorriso.
"Perché me lo stai chiedendo?" Domandai.
"Stavo solo pensando . . . a cosa dovremmo fare. Dove dovremmo andare." Era pensieroso, ma sapevo stesse pensando ad altro, a più conclusioni.
"A cos'altro stai pensando?"
Sospirò, fermandosi per un momento. "Dobbiamo lasciare il paese. Alla fine, quando realizzeranno che non siamo morti, dovremo scappare. E anche quando loro smetteranno di cercare e noi di scappare, avremo sempre quella possibilità di essere riconosciuti girando intorno o imbattendoci in qualcuno che conosciamo qui. Voglio dire, è già successo con la fottuta sorella della signora Hellman." E di nuovo i suoi lineamenti ritornarono di pietra.
"E come ce ne andremo?" Chiesi. "A piedi? In aereo?"
"Già," annuì lui. "In aereo. In qualsiasi posto in cui possiamo camminare, potrebbero trovarci. Loro non si aspetterebbero di trovarci su un aereo, e quest'ultimo potrebbe portarci in un posto in cui non siamo conosciuti. C'è solo una piccolissima possibilità che loro possano trovarci se andiamo in un paese straniero."
"Okay, allora come facciamo tutto questo? Prendere soldi, falsificare documenti e tutto?"
"Beh," iniziò a dire. "Dopo che uscii dal Wickendale la prima volta, non passai il mio tempo con della bella gente. Avevo un amico con cui lavoravo che sguazzava in qualche cazzata illegale del genere, falsificazione d'identità e tutto. Scommetto che potrebbe procurarci dei passaporti."
"Davvero?" Chiesi eccitata, ma Harry non sembrava altrettanto felice. "Non è fantastico?"
Fece scorrere la sua mano libera attraverso i capelli in difficoltà. "Beh, si. Ma uh . . . Il padre di Emily era il nostro capo. Potrebbe uccidermi solo a vedermi se mi presentassi lì. Tutti, in quella piccola fattoria di merda, probabilmente mi disprezzano, pensano l'abbia uccisa." La sua espressione era forzata. Provò a tirare le sue labbra in un piccolo sorriso, ma riuscivo a dire che le parole gli facevano male.
Avvolsi la mano che non era stretta in quella di Harry attorno al suo braccio, abbracciandolo e stringendolo a me. Ero ad un passo dietro di lui così che le mie labbra erano sulla sua spalla. In quel momento il suo sorriso iniziò a diventare vero.
"Possiamo sempre provarci," dissi. "O magari potrei parlare io con il tuo amico. Probabilmente non mi riconoscerà."
Harry aprì la sua bocca per obbiettare, ma continuai prima che lui potesse riuscirci.
"Ma avremmo bisogno di tanti soldi per questo, giusto? Dovremmo pagarlo. E pagare per i biglietti aerei."
Harry premette le sue labbra in una linea stretta e annuì. "Questo è l'altro problema. Non ne abbiamo neanche a sufficienza."
Ci pensai per un momento. Non era come se noi potessimo trovare lavoro o fare un prelievo dai nostri risparmi bancari o qualcosa del genere. Non potevamo vendere nulla e neanche sederci per strada con tazze vuote chiedendo soldi. E non potevamo neanche ritornare al Wickendale per chiederne un po' in prestito da Kelsey o Lori. Non avevamo altra scelta se non questa.
"Dovremmo rubarli."
"Già," disse lui con rimorso. "Potremmo pianificare una grossa rapina, ma credo che nessuno dei due sia equipaggiato per questo tipo di cose. Per cui potremmo anche fare piccole cose tipo qualche borseggio discreto o scippare borse e portafogli. Potrebbe richiedere più tempo ma è meno evidente."
Sospirai con profondo disagio. Non mi piaceva questa idea, ma cos'altro potevamo fare? Sarebbe potuto sembrare egoista, ma preferivo che delle persone perdessero i soldi dai loro portafogli invece che ritornare al Wickendale o scappare con la paura per sempre. Se avessimo rubato soldi, la vita delle vittime sarebbe continuata. E se non l'avessimo fatto, la nostra vita non sarebbe continuata. Non avremmo potuto far nulla se non scappare e nasconderci fino alla morte.
Dovevamo lasciare l'Inghilterra.
"Okay," conclusi. Cercando di comprendere il grande compito che si proponeva davanti a noi. "Allora adesso, tutto ciò che dobbiamo fare è trovare riparo e rifornimenti per ogni notte, prendere un passaporto falso, e rubare più di 100 libre fino a quando non ne avremmo abbastanza per lasciare il paese senza essere scoperti o uccisi."
Merda.
Harry fece di nuovo scorrere la mano nei suoi capelli, rilasciando un sospiro che sembrava essere trattenuto da molto. "Immagino sia così."
E con quelle parole, con quelle tre piccole parole casuali, sentii un mix di sensazioni. Terrore e speranza, apprensione ed eccitazione, preoccupazione e sollievo. Perché avevamo un piano. Sì, sarebbe stato estremamente difficile, ma non impossibile. Era qualcosa, qualcosa su cui lavorare, un obiettivo da raggiungere invece di tutto quel correre senza scopo. L'esito sarebbe potuto essere orribile, tortuoso, persino mortale. Ma sarebbe anche potuto finire con me ed Harry stesi sotto i caldi raggi di un sole battente, mani intrecciate mentre quelle libere reggevano drink esotici. Niente poliziotti, niente storie nuove, nessuno ci avrebbe trovato familiari in un terra straniera. E valeva la pena rischiare.
Ma nessuno di noi due realizzò veramente in che cosa ci stessimo andando a cacciare. Sarebbe stato molto più difficile di quanto avessimo immaginato. Le bugie sarebbero potute venire fuori, i racconti sarebbero potuti essere divulgati, e tutto ciò ci avrebbe cacciato in guai molto, molto seri.
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Ciao a tutti!
Ovviamente dovevamo postare un capitolo l'ultimo giorno del 2014 lol volevamo anche dirvi che Natalie, alla fine di questo capitolo, ha scritto che è molto felice ed emozionata perché dal prossimo capitolo le cose diventeranno più interessanti e. . . movimentate.
Detto questo, cosa farete di bello stasera?
P.s. Vi auguriamo anticipatamente di passare una bellissima serata! Buon 2015 a tutti voi e grazie di cuore per leggere le nostre traduzioni. x
-TheCousinsGang.
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