Capitolo 5
Ciao a tutti; finalmente il capitolo 5 è pronto dopo taaanto tempo! Scusateci per avervi fatto aspettare un bel po', ma credeteci se vi diciamo che siamo state sommerse da impegni e roba varia. Cercheremo di aggiornare più velocemente..x
Buona lettura!
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Per la seconda volta in meno di 24 ore, il mio corpo era diventato teso da farmi innervosire. Era come se i nervi mi stessero letteralmente mangiando viva dall'interno, il mio stomaco in subbuglio e il mio respiro irregolare. Ci eravamo già andati due volte, in città intendo, ma questa volta ero più spaventata rispetto a quelle precedenti. Più i giorni passavano più si spargeva la voce. E forse questa volta non sarebbe andata liscia come le altre volte.
O forse, stavo solo pensando troppo. Respira, mi dissi. L'idea mi era sembrata buona proprio qualche ora fa. E quando avremmo camminato davvero per le strade, sarei stata bene. Stava tutto nel fare il passo iniziale, le prime persone che avessimo potuto incontrare sarebbero potute essere dei comuni passanti o agenti dell'FBI. Ma dopo aver aspettato un po' dietro gli alberi, avrei realizzato che non ci fosse stato nessuno ad aspettarci o a fissarci, ma semplicemente delle persone che conducevano il loro lavoro e la loro vita. Potevo stare calma. Ma tutto ciò non era ancora successo, ed eccoci qua, spaventati e scossi dietro agli ultimi alberi che separavano il loro mondo dal nostro.
Strinsi istintivamente la mano di Harry per ricevere conforto, facendo sparire la mia paura e le mie preoccupazioni solo con questo gesto. Doveva averla percepita, l'agitazione, poiché strinse la mia mano nella sua, strofinandola con il suo pollice. Come la scorsa notte, il gesto mi rassicurò, facendo rallentare il mio preoccupante battito cardiaco.
Alzai lo sguardo su di lui, che era qui accanto a me, immobile. Non stava tremando e non stava mostrando alcun segno di paura sul suo viso. Ogni tratto del suo volto mostrava solo calma. E mi chiesi come faceva a rimanere così.
"Pronta?" Chiese, senza guardare me, ma gli spazi tra gli aghi di pino di fronte a lui.
"Sì," dissi. Non lo ero.
Fece un respiro profondo e serrò la sua mascella, dicendo le parole. Stavo sperando che non le avrebbe dette così presto, che avrebbe dovuto prima pensare o domandarsi cosa dovesse realmente fare. Ma fuoriuscirono troppo velocemente, e le nostri azioni le seguirono altrettanto troppo velocemente.
"Andiamo."
E feci un passo. Fuori dagli alberi che ci stavano nascondendo. Eravamo allo scoperto ora, ed ogni faccia diventava quella di un poliziotto o di qualcuno che ci avrebbe presi. Se qualcuno ci avesse riconosciuti, sarebbe stata la fine. Sì, avevo tagliato i capelli ed Harry indossava il suo cappello da baseball, e avevamo persino deciso di usare dei nomi falsi e popolari davanti ad altre persone, così che i nostri nomi fossero rimasti segreti. Io avrei dovuto chiamarlo William e lui avrebbe dovuto chiamarmi Mary, quando eravamo in pubblico. Ma questo non mi fece sentire meglio.
Ci dirigemmo, con passo regolare, verso il marciapiede alla fine della collina da cui eravamo arrivati. Non c'era un'anima nelle strade. Nessuno era qui ad aspettare di vederci emergere dal bosco, ma la mancanza di attività umana rendeva la situazione ancora più misteriosa.
Mi guardai intorno, notando alcuni edifici posizionati di qua e di là. La maggior parte di essi sembrava essere dei vecchi negozi, non molto accoglienti. Ma questo era perfetto per noi; una città ricca e piena di gossip sarebbe stata molto più rischiosa per due fuggitivi. Qui, nelle pareti arrugginite di un negozio, sembrava essere il posto adatto a noi.
Quando i nostri piedi toccarono il pavimento, una macchina passò. Poi, dopo qualche passo, due ragazzine, che si stavano godendo l'aria fredda invernale, facevano una passeggiata lungo il corso, dimostrando che ci vivessero davvero delle persone qui. Improvvisamente Harry avvolse le sue braccia attorno a me, avvicinandomi al calore della sua giacca. Ora era anche meglio, poiché sembravamo una coppia normale che stava facendo una passeggiata. Nessuno avrebbe potuto dire altrimenti.
Tra le sue braccia, e grazie agli sguardi non-tanto-lunghi- che le ragazzine ci stavano rivolgendo, specialmente ad Harry, riuscii a calmarmi. Non sospettavano nulla, e sperai che qualsiasi altra persona, che ci fosse passata davanti, si fosse comportata allo stesso modo.
Le macchine passavano e la gente era in giro, e qualcuno entrava in qualche negozio. C'era vita in questa città, ma non tanta da farmi avere paura.
Dopo aver visto altre persone lungo le strade, vedemmo un negozio di alimentari piuttosto grande, in fondo alla strada. Non era decisamente un negozio elegante, c'era della vernice e della ruggine che macchiava le sue bianche mura.
Aspettammo ad attraversare la strada, fino a quando non ci fossero state più macchine. Eravamo riusciti ad arrivare fin qui senza nessun sospetto, così stavo iniziando a tranquillizzarmi un po'. La vista di ogni altra persona mi faceva ancora sobbalzare e faceva martellare il mio cuore, ma non avevo più la sensazione di nausea o agitazione. Le braccia di Harry, poggiate protettivamente sulle mie spalle, aiutavano.
Ci fermammo quando arrivammo vicino al negozio, aspettando di attraversare la strada, finché non fosse stato sicuro. Non aspettammo a lungo, e giungemmo sul marciapiede opposto a quello da cui eravamo arrivati. Intravidi circa una decina di macchine nel parcheggio. Probabilmente c'erano una ventina di persone all'interno.
Merda, devo smetterla, dissi a me stessa. Smettila di contare le persone, va tutto bene.
Harry doveva aver notato il mio disagio, poiché sentii la sua mano accarezzarmi la schiena. "Rilassati," sussurrò nel mio orrecchio. "Stiamo bene."
Annuii, sforzandomi di sorridere per lui. I suoi occhi splendevano di fiducia mentre cercava di vedere la stessa cosa nei miei. Prima che lui si potesse accorgere che non fossi affatto fiduciosa- in parte per non mostrargli che avessi paura e in parte perché ero stata io a suggerire che uscire fuori dai boschi non sarebbe stato un grosso problema- gli lasciai un bacio sulla guancia. Sogghignò, abboccando.
Appena arrivammo davanti la porta, Harry non esitò neanche per un secondo ad aprirla. L'intero negozio apparve davanti ai nostri occhi.
Non era il luogo adatto a noi. Questa fu la prima cosa che pensai non appena vidi gli scaffali di alimentari per le famiglie che vivevano nelle case e che si sedevano tutti insieme a tavola per cenare. Questo non era un luogo adatto a noi. Ma cercai di comportarmi come se invece lo fosse, come se questa fosse una cosa che io ed Harry facevamo quotidianamente. Ma era comunque strano, noi due che ci tenevamo per mano in un supermercato. E mi domandai se un giorno anche noi due saremmo stati in grado di fare ciò, comprare il cibo da mettere nella nostra credenza, senza avere paura della polizia o degli agenti dell'FBI.
E mi domandai se, anche allora, sempre se potesse accadere, Harry avrebbe avuto la sua carica attrattiva. Pensavo fosse solo nel Wickendale, dove i pazienti erano così diversi da lui da far sembrare che appartenesse ad una specie diversa. Ma ora realizzai che succedeva dappertutto. Persino ora, in un piccolo negozio di alimentari di una città sconosciuta, aveva una certa solennità sulla stanza. Era come se tutto fosse suo, tutte le cose e tutte le persone. Come un Re nel suo castello, lui possedeva il posto. E non era un modo arrogante o intenzionale, c'era soltanto qualcosa dentro di lui. Attirava gli sguardi di tutti quelli che gli passavano accanto, e tutti facevano un passo indietro quando camminava davanti a loro. In ogni parte che andava, aveva questa presenza straordinaria, come a dire che la sua faccia doveva essere ricordata, attirando l'attenzione di tutti, che lui lo volesse o meno. Era l'unica persona che conoscevo ad avere questo effetto sulla gente.
"Trovate," disse l'uomo famigerato, facendomi distogliere dai pensieri su di lui. Mi ero troppo persa in essi da non realizzare di esserci spostati verso un altro scaffale, vicino la parte destra posteriore dell'edificio. Era uno scaffale pieno di bottiglie d'acqua. Harry si guardò intorno, come se fosse alla ricerca di qualcuno. Ma c'eravamo solo io e lui in questo reparto. Dopo essersi accertato che il reparto fosse sgombro, i suoi occhi incontrarono i miei e sollevò un sopracciglio. Ero un po' confusa fino a che non fece scivolare la sua borsa dalle spalle e la aprì. Velocemente, vi infilò una bottiglia dopo l'altra, riempiendola più che poteva.
Ma dopo si fermò per un momento, guardandomi in attesa. "Oh!" Dissi, abbassandomi dietro allo scaffale e facendo la stessa cosa che aveva fatto prima lui.
La gente stava chiacchierando e trovando altri alimentari in altri posti del negozio, senza prestare tanta attenzione a questo specifico scaffale. Intanto, noi stavamo riempendo le nostre borse di bottiglie d'acqua.
Una volta piene, le chiudemmo, ed ora erano molto più pesanti. Tirai la mia sulla mia spalla e mi alzai. Ciò non fu una buona idea. Fui quasi sul punto di cadere, a causa dell'aggiunta di peso nelle borse. Mi appoggiai allo scaffale come supporto, facendo rovesciare una brocca di plastica.
"Tutto bene lì?" Ridacchiò Harry.
"Sì," risposi, portando indietro i capelli e camminando - questa volta con costanza - verso il reparto del cibo. Lui continuò a ridere dietro di me, avvicinandosi e intrecciando la sua mano con la mia. Girammo un angolo per ritrovarci di fronte a scatole e scatolette di cibo.
"D'accordo, facciamolo più velocemente questa volta. Niente uh, patatine e soda, okay?" Disse Harry, guardando verso di me con un sorriso di scherno sulle sue labbra.
"Hey!" Protestai. "Tu hai preso il cioccolato e la CocaCola, per cui non hai il diritto di parlare."
Alzò le mani in segno di difesa. "Lo so, lo so. Ma . . ." Si interruppe, afferrando un pacco di barrette di cereali. "Queste le pagheremo. Non credo riescano a starci nelle nostre borse," disse a bassa voce. Mentre lui afferrava le barrette e i crackers, io mi mossi in cerca di altro cibo.
"Andrebbero bene le banane?" Chiesi, girandomi verso Harry.
"Si, prendine un po'," disse. "Ci assicureremo che non vengano schiacciate."
Alla fine avevamo una dozzina di bottiglie d'acqua, crackers, arachidi, banane e barrette di cereali. Sarebbero state sufficienti a sostenerci per qualche giorno. Harry prese le nostre cose e ci dirigemmo verso la parte anteriore del negozio, per pagare. I nervi erano praticamente spariti in questo momento, così come i tanti pensieri dell'istituto, che di solito mi turbinavano in mente. Ovviamente, avevo sempre dei ricordi di me ed Harry che scappavamo attraverso la foresta senza mai fermarci, ma non stavo pensando a come o perché lo stessimo facendo. Fino a quando non lo vidi.
Harry strinse la mia mano come per dirmi di guardare, ma lo stavo già facendo. Su uno scaffale della cassa c'erano dozzine e dozzine di giornali. E noi eravamo in copertina.
SI DICE CHE I FUGGIASCHI DEL WICKENDALE SIANO MORTI.
Anche se non confermato, fonti sostengono che tre pazienti dal Wickendale, istituto mentale per pazzi criminali, siano scappati giovedì, 4 Dicembre. Tra questi criminali c'era il famigerato Harry Styles, conosciuto per aver spellato tre donne vive. Ma i dipendenti del Wickendale dicono di non preoccuparsi. Per la posizione geografica dell'istituto, sarebbe stato apparentemente impossibile per i pazienti andare molto lontano a meno che non siano scappati attraverso la parte anteriore della struttura, che una guardia insiste dicendo sia impossibile. La dirigente ha anche detto che "se finora non li abbiamo trovati [i pazienti], allora sono morti."
Sull'angolo superiore destro non c'erano foto di noi, grazie a Dio, solo della facciata dell'istituto. E quello fu tutto ciò che riuscii a leggere prima di sentire la voce di una ragazza. "Desiderate acquistare quelle cose?" Chiese la cassiera.
Sia la mia testa che quella di Harry scattarono per guardarla. Era giovane, forse diciassettenne, e i suoi occhi erano su di Harry. Ma non mi importava e neanche ci feci caso. La mia attenzione era focalizzata fuori dalla finestra dietro di lei. E il mio corpo si immobilizzò. Loro due si scambiavano parole ma io non ascoltavo.
Perché i miei occhi erano attratti da una figura fuori. Il mio cuore balzò in gola.
Era lei.
Dietro i fitti e ombrosi alberi. Era in piedi a qualche centimetro di distanza, ma era sicuramente lei, non importavano le volte in cui cercai di convincermi che non fosse lei. E i suoi occhi sembravano vedere all'interno del negozio. I suoi occhi mi guardavano.
Provai a muovermi, a dirlo ad Harry, a gridare. Ma non riuscivo ad emettere suono. Era lo stesso arresto cardiaco e la stessa paura agghiacciante di prima. Come se fossi immobilizzata in quel punto. C'erano delle voci che vorticavano intorno a me e delle persone che si muovevano, ma non ne ero consapevole.
Fino a quando la mano di Harry non toccò la mia spalla. "Mary!" Esclamò con urgenza, come se mi stesse chiamando da tanto tempo. Beh, il mio falso nome. Ma non riuscivo ancora a muovermi o respirare. Lottai per un po' di aria, ma il panico non me lo permetteva.
"Che succede?" Mi chiese di nuovo, il suo viso di fronte al mio.
Ma prima che potessi rispondergli, lei scomparve. E fu come se io fossi stata rilasciata dal suo incantesimo. Improvvisamente riuscii a muovermi, ed andai in panico. Non ero stata capace di respirare in quei pochi secondi senza fine, e quando avevo lottato per respirare, i miei polmoni non me l'avevano permesso. Mi sentivo come se fossi in iperventilazione, quasi senza fiato. Il mio corpo era scosso, i miei occhi si riempirono di lacrime e iniziai a tremare. Continuavo solo a sentire la sua voce sussurrare il mio nome, continuavo a vederla trascinarsi con un raccapricciante pasticcio al posto di un paio di gambe, continuavo a sentire la sua mano arrivare solo a pochi centimetri da me.
"H-harry," pronunciai, la mia voce tremante disse il suo nome in un gemito terrorizzato. A quel punto, proteggere i nostri nomi non passava più per l'anticamera del mio cervello. "Io-io ho appena-"
"Può tenere queste cose solo per un momento, per favore? Deve scusarmi, facciamo subito," Harry disse velocemente alla cassiera sconcertata.
"Shh, vieni qui, vieni qui," mi disse di nuovo, questa volta dolcemente. Lui mi afferrò per le spalle e mi guidò verso il retro del negozio. Ma non ci vedevo passare attraverso gli scaffali. Non ero consapevole della gente che fissava il mio corpo ansimante e scosso.
Vedevo solo i punti di sutura nelle sue gambe. La mia voce ansimava parole che cercavano di diventare frasi, ma Harry non mi permise di continuare. "Sh, prenditi un minuto, Rose."
Mi spinse attraverso le porte di qualche sorta di magazzino. Lacrime scendevano lungo le mie guance ed ero sicura che Harry riuscisse a sentire il mio cuore martellare nel mio petto. Quest'ultimo continuava a sollevarsi con respiri stracciati e singhiozzi. "Era lei," riuscii a dire. "Io-io l'ho vista, lei era lì, lei era-" stavo parlando velocemente, i miei occhi setacciavano la stanza in cerca di lei.
"Rose!" Disse Harry, prendendo il mio viso con entrambe le mani mentre io facevo un passo indietro, contro il muro.
"Guardami."
A quel punto fui in grado di comprendere, e feci ciò che mi era stato detto. Afferrò la mia mano destra e la portò al petto. "Respira piccola, respira con me." Lui inalava profondamente, lentamente. Percepii il suo petto in un costante sali e scendi sotto il mio tocco.
La sua fronte cadde contro la mia, aiutandomi a focalizzare. Percepii il lento ritmo del mio petto, su e giù. "Va tutto bene, Rose," mi sussurrò. Lasciai che i miei occhi si chiudessero con la sua voce roca e confortante. "Sei al sicuro."
Stavo ancora tremando, ma il mio respiro irregolare iniziava a ritornare normale. Harry aveva sostituito i ricordi orrendi. Mi tirai via dalle sua mani, solo per allacciare le mie braccia attorno al suo busto. Premetti la mia testa contro la sicurezza del suo petto e le permisi di svignarsela, anche solo per un momento.
Un braccio di Harry era stretto intorno alla mia schiena, e con l'altro faceva scorrere le sue dita nei miei capelli. I suoi movimenti erano così dolci, che mi calmarono. Rimanemmo così ancora per un po'.
"Stai bene?" Mi chiese.
Presi un respiro lacero e scosso. Le lacrime scorrevano lungo le mie guance, ma risposi comunque, "Si."
Premette un dolce bacio sulla mia fronte. "Ora," iniziò a dire, ma in un modo che mi fece capire che fosse riluttante nel continuare. "Vuoi dirmi cosa hai visto?"
Sobbalzai alla domanda. Provai a bloccare la sua immagine, focalizzandomi solo sulle parole che venivano fuori dalla mia bocca. "L'ho vista, Harry. L'ho vista nella foresta."
Harry allora bloccò i suoi movimenti, ma non riuscii a vedere la sua espressione. "Chi?"
Questa volta allontanai la mia testa dal calore del suo corpo per guardarlo negli occhi.
"La ragazza con le gambe al contrario. Ci sta seguendo."
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