Capitolo 16
Il capitolo è stato postato oggi da Natalie ed ecco a voi la traduzione. . . amateci dai!
Buona lettura! x
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GRANT'S POV
Erano passati tre giorni da quando mi era stato assegnato questo caso. Avevamo cercato in ogni centimetro del Wickendale Mental Hospital, senza aver trovato nessuna prova. Il mio team si era dato da fare, intervistando i pazienti e gli impiegati che conoscevano i nostri fuggitivi. Ma non avevano trovato niente in grado di dar loro qualche idea su dove sarebbero potuti essere.
Ma ci dovevano essere delle prove da qualche parte, degli indizi in altre città. Ma ora come ora non erano in un luogo qui vicino. Sapevo che i pazienti fossero evasi e fuggiti via, nonostante l'ostinazione della Signora Hellman. Erano lì fuori da qualche parte e si stavano allontanando sempre più. Era giunto il momento di prendere le cose sul serio per rintracciare questi fuggitivi e allontanarli dalle strade.
Ma catturarli era persino meno difficile che dirglielo alla direttrice.
Non si trovava nel suo ufficio. Per i miei gusti era troppo presa da questo caso, dal momento che voleva sapere ogni dettaglio. Per quel che sapevo, lei li stava dando la caccia da sola.
"Mi scusi, dov'è la Signora Hellman?" Chiesi ad una giovane guardia che sorvegliava il corridoio.
"Penso sia appena andata al bagno, signore," disse.
Mormorai un grazie e mi diressi verso i bagni. Erano proprio dietro l'angolo.
E quando mi girai mi imbattei proprio lei. Inciampò leggermente e poi mi guardò irritata. "Grant," mi salutò, in un tono non tanto amichevole. Così non mi scusai nemmeno.
"Signora Hellman, stavo giusto cercando lei."
"Oh davvero?" Chiese monotonamente, come se si fosse già stufata della conversazione.
"Già. Ho qualcosa da dirle."
Mi guardò in attesa, ma rimase comunque diffidente.
"Sono passati giorni, abbiamo cercato i resti dei fuggitivi. Non abbiamo trovato nulla."
"Beh cercate di più," insistette. Non avevo nemmeno finito il mio pensiero e mi stava già interrompendo con la sua opinione. "Il fiume. Avete cercato lì? Sicuramente non lo avete potuto perlustrare tutto in così poco tempo."
"Linda," dissi, usando il suo primo nome che sapevo non le piacesse. "Non sono qui per discutere con lei. Capisco che questo è il suo istituto, ma questo è il mio caso. È fondamentale che lei sappia che sono io a decidere, e la decisione è già stata presa. Sono semplicemente venuto qui per avvertirla."
Non fu colta di sorpresa da ciò che avevo detto, e se lo fosse stata, non lo mostrava. Avevo subito notato che odiava non avere il controllo, ma ancora di più odiava mostrare paura, preoccupazione o qualsiasi tipo di debolezza.
"E in cosa consiste questa decisione?" Chiese.
La guardai dritto negli occhi e le dissi tutto. "Spargeremo la voce. Ai reporter, alle notizie della televisione. I tre fuggitivi sono vivi, e si stanno allontanando. Ma fiduciosamente, se abbiamo tutto il paese a conoscenza di ciò, non lo faranno ancora per molto."
ROSE'S POV
Harry si era già tirato in su quando i miei occhi si spalancarono. Una scossa rimbombò attraverso il mio intero corpo e guardai lui per ricevere delle rassicurazioni. Ma il suo sguardo era fisso in direzione del muro accanto a noi.
I passi.
Avevo sperato che appartenessero ad un sogno. Avevo spesso degli incubi, ma poi, una volta che mi svegliavo in una realtà più piacevole, venivo confortata da Harry. Ma no - questa volta la paura era reale. Anche Harry li aveva sentiti.
Mi sedetti e lui si accorse della mia agitazione. Mi guardò e immediatamente mise un dito sulle sue labbra per farmi segno di stare zitta. I suoi occhi non sembravano spaventati, solo preoccupati.
E guardare il suo coraggio mi aiutò a evitare le mie conclusioni scandalose. Magari non erano qualcosa di cui preoccuparsi. Forse era solo un senzatetto, qualche ragazzino. Harry li avrebbe facilmente cacciati via e noi non saremmo finiti nei guai.
Sì, sicuramente era così. Lo vidi guardarsi intorno e prendere la borsa, afferrando la pistola. Inizialmente mi preoccupai di nuovo, ma poi realizzai che aveva fatto la stessa cosa la notte scorsa. Era solo una minaccia se ci fosse stato bisogno di spaventare un intruso. Non significava che avrebbe sparato. La portò sotto la coperta così da nasconderla ma allo stesso tempo da poterla prendere facilmente se ce ne fosse stato bisogno.
E poi i rumori si avvicinarono a noi. I passi erano leggermente pesanti, sicuri, lenti. Come se qualcuno stesse perdendo il suo tempo a passeggiare qui dentro.
Io ed Harry eravamo sempre più nervosi. I nostri corpi erano immobili e nessuno di noi due parlava.
L'attesa era insopportabile, ma ciò che venne dopo lo fu ancora di più.
Degli stivali da uomo sbucarono da dietro l'angolo. Lo analizzai lentamente, il mio battito accelerò ogni secondo di più. Indossava dei pantaloni scuri, di un tessuto tipico di un'uniforme da lavoro, ed un lungo cappotto abbottonato dello stesso tessuto. Una sorta di simbolo era inciso vicino la spalla, probabilmente lo stesso che era inciso sul suo cappello. Le sue mani erano ferme su una cintura, la quale conteneva un walkie-talkie, una pistola e solo Dio sa cos'altro.
Era un poliziotto.
Merda. Il mio cuore sembrava esser sprofondato nel mio stomaco e poi salito in gola tutto in una volta. Mi si smorzò il respiro, ma chiusi velocemente la bocca. Va tutto bene, dissi a me stessa. Comportati casualmente. E poi, stupidamente, grazie a Dio che ieri ci siamo rivestiti.
Harry era impassibile, con la sua mano sulla mia coscia sopra il lenzuolo in segno di protezione, nonostante la compagnia. I suoi lineamenti erano rigidi, ma solo per un momento, prima di ritornare alla normalità.
"Salve - uh, agente," disse. La sua voce era tremante e si guardava intorno come se fosse nervoso. Non quel tipo di nervoso da sono-uno-dei-più-ricercati-fuggitivi-di-Londra ma più come sono-soltanto-un-ragazzo-che-è-entrato-in-un-edificio-abbadonato. Era molto più innocente, e stava recitando bene.
"Giorno," rispose il poliziotto, nessun segno di confidenza nel suo tono. "E voi siete?"
"William. William Harris," disse Harry.
"Mary Baker," aggiunsi, sorridendo timidamente all'uomo nell'uniforme.
"Bene, Mary e William, immagino che voi due non siate i residenti di questo edificio".
"No," disse Harry, sorridendo leggermente. Iniziò velocemente ad infilare le cose nella borsa. "Mi dispiace signore, ce ne andremo via subito."
"Non così in fretta," l'uomo intimidatorio interruppe. Harry si fermò, e così successe al mio battito. Se ci avesse riconosciuti, tutto ciò che avevamo passato, non avrebbe significato nulla. Ci avrebbero mandati dritti al Wickendale.
"Siete entrati abusivamente in una proprietà privata. Anche se è abbandonata, un'agenzia ha il diritto di ristrutturare e mettere in vendita l'edificio, e sembra che voi due abbiate rotto la finestra posteriore, il che è un atto di vandalismo."
Mi guardai le mani, picchiettandomi le unghia. Non volevo incontrare i suoi occhi. Mi sentivo come se fossimo due bambini che venivano rimproverati da un genitore. Ma sembrava che agli occhi dell'agente apparissimo innocenti. Guardò me ed Harry mentre aspettavamo che continuasse.
"Dal momento che si tratta solo di un'infrazione, suppongo che vi lascerò andare per questa volta," disse.
Sospirai vivamente e la tensione sulle spalle di Harry andò via. Saremmo dovuti sembrare come due innamorati che volevano passare la notte assieme, non potendolo fare a casa dove c'erano i nostri familiari. Non c'erano dei graffiti sull'edificio e non avevamo rovinato il posto; se fossi stata in lui, avrei ipotizzato la stessa cosa.
"Ma non voglio che tutto questo si ripeta di nuovo, da parte di entrambi, o ci saranno delle conseguenze. Ci siamo capiti?"
Harry ed io annuimmo, con il 'si, signore' che proveniva dalle nostre labbra. "Grazie."
"Ora andate via di qui e ritornate nelle vostre case."
"Lo faremo, buona giornata, agente," disse Harry e poi continuò ad infilare il jeans che stava per terra, dentro il suo borsone. Il poliziotto annuì, andando via.
E sentii come se la pesantezza del cielo fosse stata spazzata via dalle mie spalle. Harry mi guardò con piacevole sorpresa e io lo guardai fisso mentre sospiravo di sollievo.
Ma dopo, i passi rassicuranti dell'uomo che si allontanava si arrestarono. Per un momento ci fu silenzio, come se si fosse fermato per pensare. Trattenni il respiro.
E tornò indietro, verso di noi. "Come avete detto che vi chiamate?" Chiese. Non volevo rispondergli. Già lo sapeva.
"Will e Mary," disse semplicemente Harry.
Eravamo sotto esame, il volto evidentemente perplesso sotto il berretto del poliziotto lo rivelava. "Davvero? Perché pensandoci bene, mi sembrate molto familiari."
Harry fece spallucce, fingendo di non capire, come se non avesse idea di ciò che stesse dicendo l'agente. Io, d'altro canto, lo fissavo in cerca di una guida. La paura che era andata via poco prima, riemerse, più forte, questa volta. Questo non portava affatto a nulla di buono. E non avevo idea di cosa fare.
"Posso vedere qualche documento d'identità?"
Strinsi la coperta attorno a me, ed Harry aprì la tasca del suo borsone, facendo finta di cercare. "Non ne ho con me, mi dispiace," disse.
"Neanche io," sospirai.
La mano dell'uomo fu sul suo fianco mentre spostava lo sguardo tra me e lui. "Bah," borbottò. Più fissava e più il mio cuore batteva contro il mio petto. Ci aveva riconosciuti. Sapeva che noi eravamo i fuggitivi, o almeno, era altamente sospettoso. Lui sapeva di Harry Styles e di Rose Winters ed ora stava collegando i nostri volti ai nomi. Stavamo per essere scoperti.
Ma il mio corpo dimostrava il contrario, mentre cercavo di restare calma. Deglutire nervosamente, avere occhi spaventati e mani tremanti, sarebbe stato solo peggio. Se fossi stata calma, probabilmente Harry sarebbe stato capace di tirarci fuori da questa situazione. Sapevo di fare troppo affidamento su di lui, ma avevo altra scelta? Lui era tranquillo e controllato mentre io stavo avendo problemi nell'evitare che il mio corpo tremasse.
"Vi dispiace seguirmi alla stazione di polizia? Non siete in alcun pericolo, vi devo soltanto fare qualche domanda."
No, no, no, questo non doveva accadere. Avevo la nausea.
"Signore, se è per la finestra, posso semplicemente pagare-"
"No, non è per la finestra," disse. "Una donna è stata assassinata non molto lontano da qui, la scorsa notte, e voglio soltanto assicurarmi che voi due, ragazzi, siate chi dite di essere."
Per un momento smisi di recitare e i miei occhi preoccupati corsero verso Harry.
"Assassinata?" Harry fece eco. Alzò le sue mani in segno di difesa e incredulità. "Signore, noi non abbiamo ucciso nessuno." Disse le parole con un sorriso spensierato, come se l'idea fosse ridicola.
"Oh, ne sono sicuro," disse il poliziotto, e non riuscivo a dire se fosse sarcastico o se lo dicesse sul serio. "E in quel caso voi non avete nulla di cui preoccuparvi. È solo una precauzione."
"È davvero necessario?" Aprii bocca. Entrambi gli uomini presenti in stanza mi guardarono come se si fossero dimenticati che ero lì. "Dovrei tornare a casa prima che i miei genitori inizino a preoccuparsi." Un po' stupido, ma stavo reggendo il gioco di Harry - soltanto una teenager che trascorreva la notte con qualcuno, in privato.
"Beh, potevate pensarci prima di irrompere qui," disse senza cascarci. "Impiegheremo solo qualche minuto."
Eravamo in pericolo, me lo sentivo. Questo tizio non ci avrebbe lasciati andare così facilmente, non dopo che gli eravamo parsi familiari.
"Potete portarci semplicemente dalle nostre famiglie?" Chiesi. "Loro potranno confermarvi chi siamo."
Harry mi guardò improvvisamente con occhi spalancati e non avevo idea se stesse recitando o facesse sul serio. Ma ci avrebbe fornito più tempo.
"Sarebbe molto più semplice se ciascuno di voi collaborasse," rispose, la sua irritazione crebbe.
Guardai di nuovo Harry, la sua espressione calma ma la sua mascella stretta. La parte che aveva messo in scena era convincente ma riuscivo a sentire la fila di maledizioni che gli attraversavano la testa. Nessuno di noi due si mosse. Non sapevo se ci fosse un piano, ma di sicuro ne ero del tutto ignara.
E poi ricordai della pistola di fianco ad Harry.
"Voi due dovete venire con me," parlò l'uomo. Che cosa diavolo avremmo potuto fare? C'era un modo per sviare questo tizio? Come saremmo usciti fuori da questo posto? Non avevamo un piano per una cosa come questa. Non eravamo preparati per ciò che sarebbe accaduto.
Nessuno di noi due si era mosso, e l'espressione dell'ufficiale cambiò dall'irritazione alla rabbia. "Non volete mica che usi questa," disse acutamente, slacciando la pistola dalla sua fondina. Merda.
"Whoa," disse Harry, alzando di nuovo le mani in segno di difesa ed esasperazione. "Dai-"
"No," disse l'agente. "Dovete alzarvi entrambi, adesso." Il suo tono era duro, ed era ovvio che non stesse scherzando. Se noi ci fossimo rifiutati, saremmo stati sparati, e se noi avessimo obbedito . . .
"Signore, per favore, la state spaventando," disse Harry. Non era una bugia.
"Non mi interessa," rispose, questa volta urlando. E poi realizzai che probabilmente anche lui era spaventato. Ci aveva riconosciuti, e anche se aveva una pistola in mano, tenerla dritta verso la faccia di colui che pensava fosse un noto serial killer, sembrava innervosirlo. "Dovete salire entrambi sulla mia auto, adesso!"
Ero entrata in panico, il mio respiro e il battito del cuore aumentarono. Eravamo stati capaci di fuggire per più di una settimana, ed anche se non era molto, a che cosa era servito se eravamo giunti a questo punto? Avevo promesso ad Harry di farlo uscire dal Wickendale, ma volevo durasse più a lungo. Volevamo anche sposarci. Chi lo sa, magari avere anche dei bambini. Ma ora, con questo uomo che era in piedi tra noi e i boschi sicuri, sembrava improbabile. Il nostro futuro, in questo momento, era trattenuto dalle sbarre della prigione, dalla stretta sorveglianza e dalla punizione più dura. Ci avrebbero separati ed io non avrei mai più avuto l'occasione di svegliarmi con la voce roca di Harry, non avrei mai più avuto l'occasione di guardare nei suoi dolci occhi, ma sarei stata lì da sola al Wickendale. E in questo instante, non c'era nulla di peggio. Avrei preferito morire.
Guardai verso di Harry, disperata, preoccupata e terrorizzata. I suoi occhi non possedevano nulla di tutte queste cose. Erano coraggiosi, erano sicuri. Come se stessero dicendo, porterò entrambi fuori di qui. Ti terrò al sicuro. Ma d'improvviso si staccarono dai miei, e vidi la sua mano muoversi sotto la coperta.
Improvvisamente la mia vista si oscurò. Fu tutto così veloce, successe tutto in pochi secondi. Harry afferrò la mia testa e la tirò verso di se, verso il suo petto. Rilasciai un urlo di sorpresa, gli occhi che vedevano nient'altro che l'oscurità. Il poliziotto stava ancora urlando, pronto a sparare. Ma quando ci fu un'esplosione così forte vicina al mio orecchio sinistro, così forte da non riuscir a sentire più nulla se non un rumore assordante, realizzai che Harry avesse sparato per primo.
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