Capitolo 14
HEYY! Dopo circa un mese ecco a voi il capitolo 14, yay! Come sempre, ci scusiamo per le lunghe attese, ma per chi non ci seguisse su Instagram, siamo state entrambe all'estero quindi era praticamente impossibile trovare del tempo da dedicare alla traduzione. . . speriamo vi piaccia e buona lettura. x
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HARRY'S POV
Ero vuoto. Completamente e assolutamente vuoto. Era come se il mio corpo fosse stato sottratto al sentimento, al colore e all'umidità, e al loro posto ci fosse della sabbia in deriva nella mia mente arida. Ero come un deserto senza fine. La mia pelle era screpolata e la mia gola bruciacchiata. Questo corpo secchissimo era rimasto essiccato per un'eternità e non riuscivo a pensare ad altro.
Ma poi incontrai una nuvola che annebbiò la luce ardente del sole. Ebbi il coraggio di guardarla, battendo i miei occhi asciutti. E sentii una goccia.
Era acqua. Pioggia. Una tempesta stava per essere evocata, e le vorticose nuvole finalmente oscurarono l'intensa luce del sole, e all'inizio ebbi paura. Ma le goccioline d'acqua fredda continuarono a scendere, si infiltrarono nei miei pori e viaggiarono lungo il mio viso, senza provocare alcun danno, ma al contrario, stavano guarendo il mio corpo cocente. Dopo, le nuvole oscure si mossero e fui in grado di inclinare il mio rigido collo e di aprire la bocca. La pioggia toccò la mia lingua e ingoiai le goccioline d'acqua lungo la mia gola assetata, le quali presero il posto della sabbia e mi rimisero in forza. E risi, risi intensamente nel deserto che urlava con tuoni prodigiosi per quanto fosse bello essere di nuovo vivi.
Così era come ci si sentiva ad amare Rose.
E proprio in questo momento, avevo l'onore di danzare con lei sotto la pioggia. Era qualcosa di indescrivibile, quello che io provavo per lei e quello che io sapevo lei provasse per me. Ne avevamo passate tante insieme in questi ultimi mesi, e nonostante ciò, era stato il periodo più bello della mia vita. E pensavo ci fosse qualcosa di bello in questo. Non lo so, forse aveva qualcosa a che fare questa notte, questo posto, ma era fottutamente bello stare con lei. E sapevo che mi stavo comportando come una femminuccia riguardo a tutto ciò, con i pensieri colmi d'amore che correvano nella mia mente, ma non potevo farci niente. Però, c'erano anche altri tipi di pensieri che passavano nella mia mente. Pensieri in cui la svestivo e la facevo sdraiare difronte a me.
Non riuscii a tenere a bada questi pensieri, mentre la guardavo muoversi nei suoi stretti jeans e nella sua striminzita t-shirt.
Così ballammo un altro po', per poi pensare che fosse meglio allontanarci dalla animata folla.
Lei era poggiata sul mio petto con la lenta canzone che era appena giunta tra la confusione. Sorrisi e la lasciai ferma così per un po' prima che le mie labbra sfiorassero il guscio del suo orecchio. "Rose," mormorai.
Alzò la testa per guardarmi.
Indicai l'uscita e non potei fare a meno di sogghignare. "Dovremmo andare, non trovi?"
"Probabilmente dovremmo," concordò.
E l'espressione sul suo viso mi fece capire che lei sapeva quali fossero le mie intenzioni. Mi voltai in direzione dei tavoli e iniziai a dirigermi verso di essi, con Rose dietro di me. "La stanza per i cappotti," dissi tra me e me.
"Cosa?" Chiese Rose, saltellando accanto a me. Alzai la voce.
"Sicuramente qualcuno avrà lasciato il portafoglio nel cappotto."
"Secondo te c'è né una? Una stanza per i cappotti intendo?" Domandò. "Non ho visto nulla del genere quando siamo entrati."
"Io sì," dissi, girando la mia testa in direzione dell'entrata. Una piccola porta verso destra, ecco dov'erano i cappotti.
"Aspetta," disse Rose prima che continuassi.
Mi voltai verso di lei, fermandomi davanti ad un tavolo vuoto. Alzai un sopracciglio ma lei non mi stava guardando. Stava fissando i piatti di cibo posti sulla tovaglia del tavolo. Con mani golose portò tre patatine nella sua bocca.
Guardai a destra e a sinistra, l'attenzione di tutti era rivolta al loro partner. Presi una forchetta e tagliai un pezzo di pollo portando il boccone tra i miei denti. Entrambi prendemmo altri pezzi di cibo di qualcun altro prima di dirigerci verso i cappotti.
"Okay, scusa," disse Rose, scusandosi con la persona a cui apparteneva il cibo.
"Ma dai," risi con la bocca piena.
Ci muovemmo tra la marea di gente fino ad arrivare alla stanza dei cappotti. Spinsi la porta e mi trovai davanti una sala lunga e stretta ricoperta da tantissime grucce che a sua volta erano ricoperte da tantissimi cappotti invernali. Tuttavia, non eravamo soli.
C'era un uomo che cercava tra i diversi indumenti. Feci lo stesso, fingendo di essere alla ricerca di una cosa specifica. Rose mi seguiva dietro e analizzò i cappotti. L'uomo trovò quello che stava cercando, tirando dalla gruccia un cappotto prima di lasciare la stanza. Aspettai fino a che la porta non si fosse del tutto chiusa prima di parlare.
"Guarda veloce, prima che entri qualcun altro. Portafogli, soldi sparsi nelle tasche, qualsiasi cosa."
Rose annuì e iniziò a frugare tra le grucce. Io scavai tasche dopo tasche, trovando chiavi e cose simili. Ma nel quarto cappotto, trovai finalmente un portafoglio.
"Quattro pounds!" Urlò Rose prima che potessi aprirlo.
"Davvero?" Chiesi, guardandola per vederla infilare i soldi nella tasca dei suoi jeans. "Perfetto, piccola, continua a cercare."
Guardai nel portafoglio che avevo trovato. "Un pound, e cinquanta pence," dissi ad alta voce, mentre contavo i soldi e rimettevo a posto la custodia in pelle.
"Niente," sentii Rose dire tra l'arruffarsi di cappotti e il crepitio delle grucce. Le dissi che anche io non avevo trovato nulla. Fino a che non guardai l'ultimo cappotto.
E questo era piuttosto carino, era in pelle ma c'era una specie di lana che lo rivestiva internamente. Anche il portafoglio era piuttosto carino. "Due pounds in questo," dissi felicemente.
"Sì!" Disse Rose, in eccitazione.
In effetti entrambi stavamo diventando eccitati. Non era dovuto ai soldi che avevamo appena guadagnato, ma aveva a che fare con l'intera nottata, la quale stava culminando in una scarica di adrenalina esplosiva.
Tuttavia, fummo costretti a reprimere questa sensazione di eccitazione, quando la porta si aprì. Un uomo più anziano- beh, non anziano, ma un po' più vecchio di noi, forse sulla quarantina- iniziò ad analizzare i cappotti.
Ero incerto se aspettare che lui uscisse o lasciare la stanza prima che lo avesse fatto lui. Nel frattempo, guardò me con il cappotto nella mia mano e l'abbondanza di grucce. Me e le grucce.
"Su Mary, andiamo," dissi a Rose, indossandolo. Sarebbe stato sospettoso rimetterlo a posto, e diciamocelo, era carino. Avevo già preso i soldi, quindi perché non avrei dovuto prendere anche il cappotto? Ma infilai il vuoto portafoglio in una tasca vicino a me. Non volevo portarmi dietro identificazioni di qualcuno o altri possibili indizi.
Rose mi guardò per un momento, e capii che anche l'uomo dietro di me mi stava guardando. Sembrava essere sospettoso di noi. Rose non se n'era accorta e si morse il suo carnoso labbro inferiore pensierosa prima di fare lo stesso con il cappotto alla moda che aveva tra le mani.
"Hey. . . " disse una voce roca dietro di noi. Ma non mi girai. Sapevo quello che stesse per dire.
"Vai, vai,"sussurrai a Rose, portandola velocemente fuori dalla stanza.
"Aspettate! Quello è il mio cappotto!" Una mano si allungò nella mia direzioni ma io ero già fuori dalla porta.
"Corri, Rose, corri!" Gridai, mentre correvamo per tutto il locale. Ma stranamente, stavo ridendo.
Anche lei stava ridacchiando un po', divertita, il che non ci stava aiutando a tenere lontana l'attenzione. Ma a questo punto, tutte le buone maniere erano inutili.
Stavamo già volando verso l'atrio con un un uomo dietro di noi, la cui faccia era arrabbiata e rossa, ed urlava, "Quella è la mia giacca, figlio di puttana!"
"Veloce!" Urlai con un sorriso enorme anche se Rose era proprio dietro di me.
Feci zig-zag tra i corpi delle persone, ero così dispiaciuto di dover togliermi davanti al cazzo le persone.
Arrivammo alle porte dell'atrio, con molti spettatori che ci stavano guardando. La maggior parte di loro cercava di valutare la situazione, e altri provavano persino a fermarci, ma noi eravamo più veloci della prontezza delle loro menti.
Uscimmo dalla porta in pochi secondi, e le nostre risate uscirono in delle nuvolette di aria bianca, non più mescolate alla confusione del locale.
I miei occhi si inchiodarono con i suoi verde-blu per un secondo, illuminati dall'eccitante culminazione di questa entusiasmante serata. "Da questa parte," dissi, girando a sinistra. I nostri passi picchiettavano sul pavimento, continuando a muoversi con la stessa velocità. L'uomo sarebbe uscito fuori a seguirci tra pochissimi secondi e non volevo stare qui impalato ad aspettarlo.
Ci allontanammo facilmente dall'edificio e girammo l'angolo proprio prima di sentire dei rumori.
"Prendiamo le nostre cose," dissi ad entrambi. Sentii le foglie taglienti dei cespugli e poi la Terra sotto di essi prima di afferrare la cinghia della mia borsa. La sollevai sulle mie spalle vedendo che anche Rose aveva fatto lo stesso in pochi secondi.
"Pronta?" Sussurrai.
Annuì.
Mi accovacciai un po' per sbirciare da dietro il muro, sorvegliando l'area da dove eravamo venuti. "Da che parte sono andati?" Disse un uomo ad un altro. Poi, quello che sembrava essere la vittima del cappotto rubato guardò nella nostra direzione. Dopo, molto lentamente, guardò nella direzione opposta alla nostra e, sempre lentamente, mi feci più avanti pronto a scappare via di qui.
"Vai!" Dissi a Rose prima di esplodere da dietro l'angolo.
"Hey!" Urlò l'uomo quando fece scattare la sua testa verso di noi, ma la sua voce sembrava essere lontana ed io e Rose stavamo correndo nella direzione opposta.
"Stronzo, torna qui!"
"Corri, piccola, corri!" Urlai, dirigendomi verso delle scale.
Lei inclinò un po' la testa per guardare indietro, e riuscii a vedere il suo bellissimo viso sorridente con i capelli legati.
Parte della nostra gioia era dovuta all'adrenalina del nostro crimine, e al fatto che noi e quell'uomo eravamo parecchio distanti, e che lui fosse troppo lento, ma principalmente era dovuta al fatto che noi fossimo troppo veloci, troppo eccitati e troppo vivi per permettere che qualcosa di sgradevole succedesse a questa perfetta nottata.
"L'abbiamo perso," disse Rose con un'ansimante e ancora sorridente bocca.
Diedi un'occhiata dietro di noi per scoprire che lei aveva ragione. Ci aveva rinunciato, come presumevo avrebbe fatto. Non era come se fosse una macchina o i suoi risparmi di una vita, ma solo un cappotto. Non era neanche qualcosa di così grave per andare dalla polizia. E quell'uomo sembrava una cazzone, quindi questa volta mi potei godere il tutto.
"È stato divertente," rise Rose.
Dio, quella fottuta risata. Era così sexy.
Improvvisamente il mio istinto prese il sopravvento. Presi la sua mano e mi diressi tra due edifici alla nostra destra. "Harry, cosa stiamo-" chiese, ma la bloccai contro il muro in mattoni prima che avesse potuto dire di più.
Ansimò per gli improvvisi movimento, ma dopo i suoi occhi si illuminarono. Sorrise, un sorriso accattivante contornato dagli stessi miei pensieri. Avvolse le sue mani attorno il mio collo, e le mie labbra si scontrarono con le sue. Spinsi contro di lei, le mani sui suoi fianchi, la lingua nella sua bocca.
Ma questo non mi bastava, neanche minimamente. Accarezzai il suo fondoschiena e mugolò nel bacio.
Cazzo.
"Dai, dobbiamo andare via da qui," dissi.
"E andare dove, esattamente?" Mi chiese Rose, le sue mani scorrevano tra i miei capelli. Mi avvicinò per un altro bacio, facendomi capire che anche lei mi desiderava. Ma non potevo andare oltre, poiché più la baciavo più impazzivo.
"Ovunque," mormorai. Le mie labbra si poggiarono di nuovo sulle sue. "Ma non posso scoparti in mezzo alla strada."
Rise, stupita dal mio commento. La baciai un altro paio di volte prima di trovare finalmente la forza di fermarmi.
"Andiamo," ghignai. La portai fuori dal vicolo, e iniziammo di nuovo a camminare.
Il passo era veloce e i miei occhi erano spalancati davanti a noi. La città sembrava diventare sempre di più desolata, più tranquilla e non più illuminata dalle insegne. Sperai che tutto questo fosse una cosa positiva. Ero in cerca di un posto abbandonato dove saremmo potuti restare per la notte.
Ma anche col ritmo veloce, Rose aveva trovato il modo per essere coccolata, avvolgendo le sue braccia attorno al mio braccio sinistro e tenendomi la mano con il suo braccio destro, con la testa sulla mia spalla mentre camminavamo.
Girai la testa verso di lei, baciandole la fronte in una silenziosa risposta.
"Ti amo," sussurrò lei.
Non appena la sua voce melodiosa pronunciò quelle parole, i miei muscoli che non sapevo fossero tesi, si rilassarono. E sentii delle - farfalle? Gli uomini sentivano le farfalle? Non conoscevo la risposta, ma voglio dire, nessuno doveva saperlo. Mi sentivo semplicemente bene.
"Ti amo anche io, piccola," dissi. E dicevo davvero, ma aggiunsi. "Anche se fai schifo a correre."
"Hey!" Disse lei, ed io risi alla sua reazione.
"Ho mantenuto il tuo stesso passo prima. A dire il vero ho creduto di essere anche un po' più veloce di te."
"Oh, davvero?" Chiesi. "Non credo di ricordarmelo esattamente così." Lasciò cadere le sue braccia da dove si reggevano sulle mie.
"Okay, va bene," iniziò a dire, e sollevai un sopracciglio mentre la guardavo. "Se sei così tanto veloce, allora prendimi."
E corse via. Schizzò in avanti prima che potessi capire, già parecchi metri davanti a me. Sapevo fosse veloce. Volevo soltanto ottenere una reazione da lei. E sembrava anche che avesse funzionato.
Scossi la testa, morendomi il labbro per sopprimere il sorriso che stava venendo fuori. Ma sotto di me i miei piedi incominciarono a muoversi e alla fine mi abbandonai alla caccia giocosa.
Pompai le mie gambe persino più velocemente di quando eravamo scappati con i nostri nuovi cappotti, perché ora si trattava di una gara. E se Rose non l'avesse ancora capito, avrebbe imparato molto presto quanto io fossi competitivo.
Riuscivo a sentire i miei piedi battere contro il suolo, passo dopo passo, e mi ero già avvicinato a lei. "Ah!" Strillò quando mi sentì vicino. Si girò soltanto per un secondo, realizzando quanto fossi vicino, e accelerò un po'. Ma ero più alto, e le mie gambe più lunghe, e in meno di dieci secondi ero lì. E anche lei lo sapeva.
"Nooo!" Urlò quando avvolsi le mie braccia intorno al suo corpo. La bloccai stretta così che non potesse scappare via. Si dibatté un po', per differire la sconfitta. La presi in braccio stile sposa prima che i suoi piedi potessero ritornare alla loro precedente corsa.
"Facile," dissi.
"Allora perché hai il respiro così pesante?" Chiese Rose con il respiro altrettanto affaticato.
"Perché stavo correndo," le dissi. "È a causa di questo nuovo modo figo di camminare, ma è più veloce e tu-"
"Sta' zitto," si lamentò Rose, colpendomi al petto non-troppo-giocosamente.
"Scherzo, sto scherzando," la riassicurai, portandola ancora tra le mie braccia.
Continuammo con le nostre battute e con le nostre prese in giro per un po'. Anche se non la portai in braccio per tutto il tempo.
Impiegammo una buona ora per trovare un posto comodo in cui restare per la notte, e ci arrivammo con entrambi i nostri piedi. Era in un'area più rustica della città, o forse totalmente in un'altra città, ma era perfetta per noi. Utilizzammo il giudizio di entrambi per trovare l'area più schifosa con le strutture più abbandonate. Ed eravamo stati in grado di scovarne una che sarebbe stata fantastica per la notte.
Era vicino alla foresta - il che era buono nel caso avessimo avuto il bisogno di scappare velocemente, dietro ad un piccolo ammasso di altre strutture. Sembrava avere circa tre o quattro fasce di mattoni in decomposizione, con qualche finestra distrutta e alcune ancora intatte. Ne scelsi una distrutta per strisciarne attraverso. Feci indietreggiare Rose mentre rompevo il vetro all'interno.
Sembravano esserci soltanto imprese ed uffici intorno, piuttosto che delle case residenziali, per cui non mi aspettavo che qualcuno sentisse o si insospettisse. E durò soltanto pochi secondi. Entrai io per prima e poi aiutai Rose ad entrare, reggendola per i fianchi in modo che i suoi piedi toccassero delicatamente terra.
Era un po' polveroso, ma non tanto. Ed era anche completamente vuoto, senza stanze e senza aggeggi. Soltanto un grande, piano vuoto. Lasciai cadere il borsone dalla mia spalla, inginocchiandomi, in cerca di qualcosa in particolare.
"Che cosa stai facendo?" Mi chiese Rose.
Le mie dita vennero a contatto con il metallo freddo e recuperai la pistola. "Resta qui, piccola, voglio soltanto assicurarmi di essere al sicuro."
Sembrava un pochino spaventata per ciò che tenevo tra le mani. "Soltanto non vorrei che qualche uomo drogato o senza tetto mi sentisse scoparti," dissi, baciandola sulla guancia. "Sarebbe un po' imbarazzante."
Le mie parole ebbero l'effetto desiderato e fui premiato dalla sua risatina. "Okay, ma fai subito," mi sorrise.
"Torno subito," promisi.
Camminai lungo il primo piano, e girai dietro un muro, fuori dalla vista di Rose. C'erano delle scale dietro l'angolo e le usai, facendomi ogni piano e scandagliando tutti gli angoli.
Volevo soltanto assicurarmi nuovamente che non ci fosse nessun altro nascosto qui. Avevo portato la pistola con me ma non è che avessi intenzione di sparare loro, avevo bisogno solo di una piccola protezione. E se avessi trovato qualcun altro vagare per la struttura, con la mia mano nuda, probabilmente non sarei stato tutta questa minaccia.
Tuttavia, la struttura era vuota. Non trovai nulla di strano, come avevo sperato. Così mi affrettai a ritornare giù da Rose.
Ed un enorme sorrisetto si formò sulle mie labbra quando la vidi.
Aveva già tirato fuori le coperte, ognuna piegata su se stessa per raddoppiare i livelli su cui noi avremmo dormito. Lo stesso con le due coperte rubate dal motel.
E lei era lì, ancora nei suoi jeans stretti ma senza giacca, che guardava fuori dalla finestra. Il suo viso provava meraviglia mentre osservava le stelle fuori. E rimasi semplicemente in piedi ad ammirarla per un momento.
Lei era così bella sotto il flusso chiaro della luna che attraversava il vetro, e non volevo ancora disturbarla.
In un posto diverso e ad un tempo differente, lei sarebbe stata la ragazza per cui mi sarei ritrovato sveglio alle 4 del mattino, mentre tutto il mondo dormiva. Sarei stato così irrequieto, ma in un modo soddisfacente, con la sua risata ed i suoi occhi e le sue labbra a farmi sentire troppo vivo. Alle scuole superiori o all'università, lei sarebbe stata la ragazza inaccessibile per i miei amici perché loro l'avrebbero capito. Avrebbero capito che questa ragazza fosse fatta per me. Le avrei chiesto di venirmi a vedere ad ogni partita di calcio, avrei parlato al telefono con lei ogni notte, e l'avrei presa in giro in classe tutti i giorni, fino a quando lei non sarebbe diventata mia. E in quel mondo o in questo di ora, io l'amavo.
Era lì in piedi davanti la finestra, un'espressione leggermente confusa sul suo volto e improvvisamente si girò verso di me.
"Hey, da quanto tempo sei lì in piedi?" Mi chiese come se mi stesse accusando di qualche sorta di crimine.
"Meno di un minuto."
"Beh, vieni qui," mi disse impazientemente, ma gli angoli delle sue labbra si piegarono in un sorriso.
Obbedii, camminando verso di lei.
Allacciai le mie braccia intorno alla sua vita, e la tirai con fermezza verso di me. Non riuscii a fare a meno di far toccare le mie labbra con le sue immediatamente. Le sue mani a scavare nei miei capelli nel modo in cui sapevo avrebbe fatto.
Presi il suo labbro superiore tra i miei denti, tirandolo delicatamente. Ringhiai giocosamente prima di rilasciarlo e lei rise. La sua mano si avvicinò al mio collo e avvicinò le mie labbra alle sue con ancora più forza e passione prima che io la interrompessi.
"Hey," dissi senza fiato, sorridendo verso di lei.
"Ciao," rise lei.
"Qui," dissi. La sollevai in modo tale che le sue gambe fossero strette attorno al mio busto. Le mie mani premute sul suo fondoschiena mentre trasportavo entrambi verso il letto improvvisato.
Lei aveva ancora le sue braccia avvolte attorno a me, e le sue rosse labbra carnose piantavano baci umidi ed erotici sul mio collo. Il suo petto cresceva e decresceva contro il mio e non riuscii più a continuare. In poche parole - non eravamo riusciti a raggiungere il nostro obiettivo.
La sbattei contro il muro solo qualche centimetro più in là.
"Eravamo in questa posizione non molto tempo fa," feci notare quando i suoi piedi scivolarono a terra.
Lei ridacchiò, ma le mie labbra toccarono le sue prima che potesse rispondere. E non volevo che lei lo facesse. Volevo soltanto sentirla.
Le nostre lingue scivolavano insieme, le sue dita nei miei capelli. Le mie a scorrere su e giù lungo i suoi lati, percependo la forma del suo corpo. Ma volevo di più. Le mie labbra andarono sulla sua mascella, toccando la pelle soffice lì.
"È fantastico," commentò Rose senza fiato.
"Baciarsi?" Farfugliai contro la sua pelle, le mie labbra assunsero un piccolo sorrisetto.
"Questa serata," quasi sussurrò, senza respiro. "Tutto questo."
"Già," concordai e poi continuai lungo il suo collo. Le sue dita stringevano i miei capelli ed io bisbigliai. "Grazie a te."
"Non c'è di che," disse in una risatina che venne fuori in delle piccole nuvolette per via del freddo. "Sono rimasta sorpresa del fatto che tu abbia accettato."
"Anche io," risposi tra i baci. "Ma l'ho fatto sopratutto per portarti a letto dopo, e sta funzionando finora." Ero sulla sua clavicola ora e leccai una striscia lungo di essa.
Lei gemette un po', ma parlò di nuovo. "Oh, sta' zitto," disse, la natura delle sue parole era l'opposto delle reazioni del suo corpo. "Sai che l'adori. Desideravi ballare più di me."
Risi, la mia testa arrivò a livello della sua. Ma non sapevo in che posizione fosse la sua per cui entrambe le nostre teste si urtarono. "Ow," ci lamentammo entrambi.
Scoppiammo in delle risate, la testa di Rose si poggiò contro il muro mentre delle pieghe si formarono sul suo naso e agli angoli dei suoi occhi.
"E credo anche che tu sia più bravo a ballare che a fare questo," disse lei scherzando.
Scossi semplicemente il capo e mi avvicinai a lei per un altro bacio in cui entrambi sorridemmo. Sembrava non potessi mai smettere di sorridere con lei, attorno a lei. Non importava dove ci trovassimo, lei rendeva tutto così bello.
"Sposami," sussurrai. Rose mi tirò indietro dai capelli per guardarmi negli occhi.
"Cosa?" Chiese, i suoi occhi scintillanti.
Annuii, cercando di avvicinarmi a lei per un altro bacio e lei mi lasciò fare. "Non ora, ma tra qualche anno. Quando andremo via da qui e saremo soltanto me e te, a stringerci la mano sulla spiaggia, a spruzzarci acqua a vicenda, a prenderci in giro, a parlare e a fare l'amore. Voglio stare con te per il resto della mia vita." Non riuscivo a tenere le mie labbra via da lei tra le frasi, ma ciò la fece sorridere ancora di più.
"Soltanto tu ed io?" Chiese.
Annuii. "Nessun poliziotto, nessuna fuga, nessun nascondiglio. Soltanto tu ed io, piccola."
"E non è soltanto questa sera?"
Capii ciò che mi stesse chiedendo. L'emozione e l'elettricità dell'aria erano innegabili, ma Rose era Rose. "Non è solo questa notte. Anche domani, il prossimo mese o tra venti anni, lo sentirò. Lo sento dal primo giorno in cui ti ho incontrata."
Le sue labbra arrivarono sulle mie per distrarmi, ma non prima che io vedessi le lacrime scivolarle sulle guance.
"Ne sarei onorata," disse.
Il mio sorriso crebbe col suo, e la presi di nuovo in braccio stile sposa. Sembrava avessi preso l'abitudine di farlo ultimamente. Una volta arrivati alle coperte piegate, l'adagiai lì sopra.
Lei mi guardava mentre io rimanevo in piedi di fronte a lei, afferrando la camicia dalla schiena e tirandola su per le spalle. La lasciai cadere a terra accanto a me e le mie dita raggiunsero il bottone dei jeans.
"Harry," disse Rose, sedendosi dritta. "Lascia che lo faccia io."
"Vuoi spogliarmi, piccola?" Chiesi, inginocchiandomi al suo fianco.
Misi un braccio su ogni suo lato così da essere sopra di lei.
Guardò coraggiosamente nei miei occhi, sicura delle prossime parole che sarebbero uscite dalla sua bocca. "Voglio fare tutto."
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